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PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
"GIORNATA DEL PERDONO"

PRESENTAZIONE  

Basilica Vaticana, 12 Marzo 2000

 

I. Significato della celebrazione 

1. Il 12 marzo 2000, prima domenica di Quaresima, il Santo Padre celebra l'Eucaristia insieme con i Cardinali e domanda perdono al Signore per i peccati passati e presenti dei figli della Chiesa. 

La celebrazione della giornata del perdono è voluta espressamente dal Santo Padre quale segno forte dell'Anno Giubilare che è, per sua natura, momento di conversione. 

"Come Successore di Pietro, chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si inginocchi dinanzi a Dio ed implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli. Tutti hanno peccato e nessuno può dirsi giusto dinanzi a Dio (cf. 1 Re 8, 46)... I cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse. Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell'" amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5, 5) (Incarnationis Mysterium, 11; cf. Tertio Millennio Adveniente, 33).

2. La Chiesa dunque, all'inizio del cammino quaresimale, in una celebrazione eucaristica, quindi nel ringraziamento al Signore, confessa, narra, magnifica l'azione del Signore in lei in questi duemila anni di cristianesimo. Il Signore è stato Signore vivente e presente nella sua Chiesa e attraverso i santi ha mostrato che Egli opera ancora nella storia, nella sua comunità. Certo, i cristiani, nella loro condizione di viandanti e pellegrini verso il Regno, restano peccatori, fragili, deboli, insidiati da Satana, il Principe di questo mondo, nonostante il loro inserimento nel Corpo di Cristo. In tutte le generazioni è brillata la santità della Chiesa, testimoniata da innumerevoli suoi figli; essa è stata tuttavia contraddetta dalla presenza del peccato che ha continuato ad appesantire il cammino del popolo di Dio. La Chiesa è capace di cantare il Magnificat per l'azione di Dio in lei e il Miserere per i peccati dei cristiani che la rendono bisognosa di purificazione, di penitenza e di rinnovamento (cf. LG 8). 

3. " La Chiesa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze e ritardi (TMA 33). La liturgia della richiesta di perdono a Dio per i peccati compiuti dai cristiani nel corso dei secoli, dunque, non solo è legittima, ma la forma più adeguata per esprimere il pentimento e per ottenere la purificazione. 

Giovanni Paolo II, con un atto primaziale, confessa i peccati commessi dai cristiani nel corso dei secoli fino a oggi, nella coscienza che la Chiesa è un soggetto unico nella storia, " una mistica persona". La Chiesa è comunione di santi, ma c'è una solidarietà anche nel peccato tra tutte le componenti del Popolo di Dio: ministero petrino, episcopato, presbiterato, vita religiosa, laicato.

4. Questa liturgia, ricordando i peccati commessi, rende reale la domanda del perdono e apre la strada ad un impegno preso, oltre che davanti a Dio, anche davanti agli uomini: apre un cammino di conversione, di mutamento rispetto al passato. 

Confessare i peccati nostri e di quelli che ci hanno preceduti è atto opportuno della Chiesa che da sempre ha saputo discernere le infedeltà dei suoi figli, ha saputo dire e fare la verità sui peccati commessi. 

Come il popolo di Dio nell'Antico Testamento ha confessato il peccato del vitello d'oro e lo ha ricordato, e come la Chiesa nascente nel Nuovo Testamento confessa e ricorda il rinnegamento di Pietro senza nasconderlo o edulcorarlo, così la Chiesa oggi, attraverso il Successore di Pietro, nomina, dice, confessa gli errori dei cristiani di ogni tempo. 

5. Il riferimento ad errori e peccati in una liturgia dev'essere aperto, capace di individuare la colpa; ma poiché i secoli trascorsi sono venti e i peccati sono molti, ci si deve accontentare di un linguaggio riassuntivo. È opportuno inoltre che tenga conto di ammissioni di colpa già fatte sia da Paolo VI sia, a più riprese, da Giovanni Paolo II nel suo pontificato. 

Queste colpe si possono così riassumere: 

a) Confessione dei peccati in generale (cf PAOLO VI, 4 gennaio 1964 al Calvario a Gerusalemme). 

b) Confessione delle colpe nel servizio della verità (cf GIOVANNI PAOLO II, Promemoria Concistoro 7, 13 giugno 1994; "Tertio MillennioAdveniente" , 35). 

c) Confessione dei peccati che hanno compromesso l'unità del Corpo di Cristo (Cf GIOVANNI PAOLO II, "Tertio Millennio Adveniente" , 34; "Ut Unum Sint", 34 e 82; Paderborn, 22 giugno 1996). 

d) Confessione delle colpe nei rapporti con Israele (cf GIOVANNI PAOLO II, Mainz, 17 novembre 1980; Basilica Vaticana, 7 dicembre 1991; Commissione Rapporti con l'Ebraismo, "Noi ricordiamo" 4,16 marzo 1998). 

e) Confessione delle colpe commesse con comportamenti contro l'amore, la pace, i diritti dei popoli, il rispetto delle culture e delle religioni (cf GIOVANNI PAOLO II, Assisi, 27 ottobre 1986; Santo Domingo, 13 ottobre 1992; Udienza generale, 21 ottobre 1992). 

f) Confessione dei peccati che hanno ferito la dignità della donna e l'unità del genere umano (cf GIOVANNI PAOLO II, Saluto domenicale, 10 giugno 1995; Lettera alle donne, 29 giugno 1995). 

g) Confessione dei peccati nel campo dei diritti fondamentali della persona (cf GIOVANNI PAOLO II, Yaoundé, 13 agosto 1985; Udienza generale, 3 giugno 1992). 

Va detto con forza: la confessione dei peccati che il Papa fa si rivolge a Dio, che solo può rimettere i peccati, ma è fatta davanti agli uomini, ai quali non si possono nascondere le responsabilità dei cristiani. 

6. Questa confessione non significa giudizio su coloro che ci hanno preceduto: il giudizio spetta solo a Dio e sarà manifestato nell'ultimo giorno. I cristiani di oggi non pensano di essere "migliori dei loro padri" (cf. l Re 19, 4), ma vogliono dire quali nella storia sono stati oggettivamente errori di comportamento rispetto al Vangelo e allo Spirito di Cristo. Per questo nella confessione si indicano in modo chiaro alcune mancanze storiche, ma non si giudicano né si nominano i responsabili. La confessione avviene nella solidarietà dei peccatori: i battezzati di oggi, infatti, si sentono legati ai battezzati di ieri. Non si giudicano i cristiani del passato, né si escludono circostanze attenuanti, ma ci si rammarica e si confessa il male perpetrato, facendoci carico delle mancanze commesse da chi ci ha preceduti. 

7. Ponendo il culmine della confessione dei peccati nell'ambito della liturgia, Giovanni Paolo II vuole manifestare che questo atto procede unicamente da una dinamica interiore e ha come fine la purificazione della memoria, la riconciliazione tra cristiani e tra Chiesa e umanità.

La confessione dei peccati storici dei cristiani non intende tuttavia operare solo una purificazione della memoria: vuole essere anche un'occasione perché cambi la mentalità, la prospettiva di certi atteggiamenti ecclesiali, e perché emerga un insegnamento per il futuro, nella consapevolezza che i peccati del passato permangono come tentazione nell'oggi. 

La confessione dei peccati favorisce il dialogo, la riconciliazione, la pace. 

8. Questa liturgia è un servizio alla verità: la Chiesa non ha paura di misurarsi con le colpe dei cristiani, quando si accorge dei loro errori. 

È un servizio alla fede: il riconoscimento e la confessione dei peccati aprono la via a una rinnovata adesione al Signore. 

È un servizio alla carità, una testimonianza di amore nell'umiltà di chi chiede perdono. La Chiesa è maestra anche quando chiede al Signore il perdono, la remissione dei peccati. 

II. Elementi caratteristici della celebrazione 

1. La presenza del Crocifisso 

Accanto all'altare della Confessione della Basilica Vaticana è collocato il Crocifisso di S. Marcello al Corso (sec. XIV) tradizionalmente venerato in S. Pietro in occasione degli Anni Santi. La presenza del Crocifisso intende sottolineare che la confessione dei peccati e la richiesta di perdono si rivolgono a Dio che solo può rimettere i peccati. 

2. La "statio" iniziale 

All'inizio della celebrazione ha luogo una "statio" del Santo Padre con i Cardinali concelebranti davanti alla immagine della "Pietà" all'ingresso della Basilica: la Chiesa, come Maria, vuole abbracciare il Salvatore crocifisso, farsi carico del passato dei suoi figli e invocare il perdono del Padre. 

3. Le litanie dei Santi 

Alla "statio" fa seguito la processione penitenziale verso l'altare aperta dalla Croce con sette candelabri e dal Libro dei Vangeli, mentre si cantano le invocazioni litaniche. I Santi nella Communio Sanctorum intercedono per i fratelli e le sorelle peccatori, ancora pellegrini verso la Gerusalemme celeste.

4. La confessione delle colpe e la richiesta di perdono

Dopo l'omelia e prima della professione di fede ha luogo la preghiera universale con la quale il Santo Padre compie l'atto di confessione delle colpe e della richiesta di perdono.

La preghiera si apre con una monizione del Papa ed è seguita da un invitatorio e da un'orazione intercalata da una breve pausa di silenzio e dal canto di un triplice Kyrie, eleison. L'invitatorio è detto da alcuni Capi Dicastero della Curia Romana, l'orazione dal Santo Padre. Durante il canto del Kyrie, eleison vengono accese le lampade davanti al Crocifisso.

Dopo l'orazione conclusiva il Santo Padre abbraccia e bacia il Crocifisso in segno di venerazione e di richiesta di perdono.

5. Impegno per un cambiamento di vita

Al termine della celebrazione dopo la solenne benedizione, il Santo Padre rivolge l'invito affinché la purificazione della memoria e la richiesta di perdono si traducano per la Chiesa e per ciascuno in impegno di rinnovata fedeltà al Vangelo.

 

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