CELEBRAZIONE DELL'INNO AKATHISTOS PRESENTAZIONE 1. La celebrazione dell'inno Akathistos in rito bizantino la sera della solennità dell'Immacolata Concezione della beata Vergine Maria costituisce uno dei momenti salienti di preghiera voluti dal Santo Padre per il Grande Giubileo del 2000, con lo scopo di onorare la Santa Madre di Dio nell'imminenza del Natale del Signore con un testo che qualifica la tradizione orientale. 2. I Celebranti. La celebrazione sarà presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, con la partecipazione di Rappresentanti di varie Chiese bizantine cattoliche. Altre volte il Santo Padre ha voluto o presieduto la celebrazione dell'inno Akathistos: nel 1981 per commemorare le ricorrenze anniversarie dei Concili Costantinopolitano I (381) ed Efesino (431); durante l'Anno mariano 1987-1988, per solennizzare con la liturgia bizantina la solennità dell'Annunciazione il 25 marzo. Per esprimere le principali voci che compongono la comunione delle Chiese di tradizione bizantina, l'inno Akathistos sarà cantato nelle lingue greca, paleoslava, ungherese, ucraina, romena ed araba. 3. Il momento rituale. Il Grande Giubileo che ha il suo centro commemorativo nel prossimo Natale di Cristo dà un risalto singolare a questa celebrazione. Infatti, "la gioia giubilare non sarebbe completa se lo sguardo non si portasse a colei che nell'obbedienza piena al Padre ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio. A Betlemme si compirono per Maria 'i giorni del parto' (Lc 2, 6), e ricolma dello Spirito diede alla luce il Primogenito della nuova creazione"(Giovanni Paolo II, Incarnationis mysterium, 14).Ora, proprio l'inno Akathistos è il testo patristico e liturgico più adatto per celebrare la Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, in prossimità del Natale. Il tempo d'Avvento che stiamo vivendo nel rito latino e in altri riti orientali mostra ancor più valida questa celebrazione del giorno 8 dicembre, nel quale noi occidentali solennizziamo l'Immacolata Concezione quale preparazione radicale alla venuta del Salvatore, e i bizantini celebrano i Vespri della Concezione di Anna, che essi considerano quale punto terminale di una catena di purificazioni e di grazie che hanno accompagnato l'umanità da Adamo fino a Cristo: Maria infatti è, dopo Cristo, il frutto più eccelso della grazia divina e dell'implorazione umana. Per questo alcuni testi della celebrazione si richiamano a Gioacchino ed Anna, i giusti genitori di Maria, ai quali fu concesso di ricevere da Dio secondo la promessa e di restituirgli in dono, a nome di tutti, la Vergine-Madre. Anche il carattere ecumenico del Giubileo, desiderato e sollecitato dal Sommo Pontefice, trova in questa celebrazione dell'Akathistos un preludio e una conferma:"Tanta ricchezza di lodi, accumulata dalle diverse forme della grande tradizione della Chiesa, potrebbe aiutarci a far sì che questa torni a respirare pienamente con i suoi 'due polmoni': l'Oriente e l'Occidente" (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 34). 4. La celebrazione. Nella liturgia bizantina, da cui è tratta, la celebrazione dell'Akathistos ha il suo posto originario nel periodo quaresimale, il quinto sabato di quaresima, chiamato appunto "sabato dell'Akathistos": e questo non solo per la prossimità con la festa dell'Annunciazione, nella quale tuttora figura un brano dell'Akathistos, ma perché quest'inno, insuperato gioiello di teologia e di spiritualità mariana, proietta il mistero natalizio a quello pasquale: la nascita del Verbo in carne umana alla sua Pasqua di morte e risurrezione e alla nostra rinascita dai sacramenti della rigenerazione, la maternità di Maria a Betlemme alla sua presenza materna presso il fonte battesimale. La celebrazione odierna sottolinea il carattere primario dell'inno: la sua articolazione attorno al ciclo natalizio, il quale costituisce 'una prolungata memoria della maternità divina, verginale e salvifica di colei la cui 'illibata verginità diede al mondo il Salvatore' "(Paolo VI, Marialis cultus, 5). Molti sono gli elementi che compongono questa celebrazione. Suo centro connaturale è l'inno Akathistos. Esso tuttavia è collocato in un contesto orante, nel quale figurano - come in altre celebrazioni bizantine - preci litaniche, il trisaghion, il Padre nostro, tropari, salmi e versetti salmodici. Un posto d'onore ha il 'canone poetico' di Giuseppe l'Innografo ( 886), composto proprio per la celebrazione dell'Akathistos, quale cornice che lo incastona e valorizza. Consta, come la maggior parte dei canoni poetici, di nove odi ispirate ai nove cantici biblici assunti nell'ufficio del Mattutino bizantino (la seconda ode viene omessa, perché riservata ai tempi penitenziali). Il canone di Giuseppe si ispira ai temi dell'Akathistos, ma li rilegge in altra atmosfera cultuale, più laudativa e simbolica. 5. L'inno Akathistos. È doveroso dare una più ampia presentazione dell'inno Akathistos, perché è il cuore della celebrazione ed è come una tessera di riconoscimento della dottrina e della pietà mariana delle Chiese di rito bizantino. Infatti, oltre che celebrarne la festa il quinto sabato di quaresima e cantarne una sezione nei quattro sabati che la precedono, monaci, sacerdoti e fedeli lo recitano in molte altre occasioni, anche ogni giorno, perché istintivamente ne avvertono la bellezza e la profondità dei contenuti. Quasi tutti i monasteri e le chiese bizantine riproducono scene dell'Akathistos sulle pareti degli edifici sacri, sui paramenti, sugli oggetti liturgici, o come cornice alle più celebri icone. Nome. 'Akathistos' si chiama per antonomasia quest'inno liturgico della Chiesa bizantina del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti."Akathistos" non è il titolo originario, ma una rubrica:"a-kathistos" in greco significa "non-seduti", perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio. Struttura. La struttura metrica e sillabica dell'Akathistos si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, Sposa vergine dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione. L'inno consta di 24 stanze (in greco: oikoi), quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. Ma fu sapientemente progettato in due parti distinte, su due piani congiunti e sovrapposti - quello della storia e quello della fede -, e con due prospettive intrecciate e complementari - una cristologica, l'altra ecclesiale -, nelle quali è calato e s'illumina il mistero della Madre di Dio. Le due parti dell'inno a loro volta sono impercettibilmente suddivise ciascuna in due sezioni di 6 stanze: tale suddivisione è presente in modo manifesto nell'attuale celebrazione liturgica. L'inno tuttavia procede in maniera binaria, in modo che ogni stanza dispari trova il suo complemento - metrico e concettuale - in quella pari che segue. Le stanze dispari si ampliano con 12 salutazioni mariane, raccolte attorno a un loro fulcro narrativo o dommatico, e terminano con l'efimnio o ritornello di chiusa: "Gioisci, sposa senza nozze!". Le stanze pari invece, dopo l'enunciazione del tema quasi sempre a sfondo cristologico, terminano con l'acclamazione a Cristo: "Alleluia!". Così l'inno si presenta cristologico insieme e mariano, subordinando la Madre al Figlio, la missione materna di Maria all'opera universale di salvezza dell'unico Salvatore. La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2). Essa propone e canta il mistero dell'incarnazione (stanze 1-4), l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni (stanza 5),la rivelazione a Giuseppe (stanza 6), l'adorazione dei pastori(stanza 7), l'arrivo e l'adorazione dei magi (stanze 8-10), la fuga in Egitto (stanza 11), l'incontro con Simeone (stanza 12): eventi che superano il dato storico e diventano lettura simbolica della grazia che si effonde, della creatura che l'accoglie, dei pastori che annunciano il Vangelo, dei lontani che giungono alla fede, del popolo di Dio che uscendo dal fonte battesimale percorre il suo luminoso cammino verso la Terra promessa e giunge alla conoscenza profonda del Cristo. La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17); è la Sempre-vergine, inizio della verginità della Chiesa consacrata a Cristo, sua perenne custode e amorosa tutela (stanza 19); è la Madre dei Sacramenti pasquali, che purificano e divinizzano l'uomo e lo nutrono del Cibo celeste (stanza 21); è l'Arca Santa e il Tempio vivente di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua (stanza 23); è l'Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno (stanza 24). Valore teologico. L'Akathistos è una composizione davvero ispirata. Conserva un valore immenso: - a motivo del suo respiro storico-salvifico, che abbraccia tutto il progetto di Dio coinvolgendo la creazione e le creature, dalle origini all'ultimo termine, in vista della loro pienezza in Cristo; - a motivo delle fonti, le più pure: la Parola di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, sempre presente in modo esplicito o implicito; la dottrina definita dai Concili di Nicea (325), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; le esposizioni dottrinali dei più grandi Padri orientali del IV e del V secolo, dai quali desume concetti e lapidarie asserzioni; - a motivo di una sapiente metodologia mistagogica, con la quale - assumendo le immagini più eloquenti dalla creazione e dalle Scritture - eleva passo passo la mente e la porta alle soglie del mistero contemplato e celebrato: quel mistero del Verbo incarnato e salvatore che - come afferma il Vaticano II - fa di Maria il luogo d'incontro e di riverbero dei massimi dati della fede (cf Lumen Gentium, 65). Autore. Quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali, anche in questo grande Anno Giubilare. L'inno è anonimo: ed è bene che tale sia, così è di tutti, perché è della Chiesa.
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