[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 24 gennaio 1999 Servizio sperimentale

Il custode della dignità umana
Il passo lento, ma fermo. Un passo che conserva tutta la sicurezza dell'incedere caratterizzante l'essere guida.
L'occhio vigile, acuto, dalla straordinaria capacità di abbracciare contemporaneamente singole persone, folle, luoghi e problemi. Un occhio che fotografa e che conserva nitide le immagini nella mente e nel cuore.
Un passo ed un occhio che rivelano tutta la tenerezza del Pastore. Nessuno gli è lontano, nulla gli sfugge. Le gioie, le attese, le delusioni, le situazioni di sofferenza, i drammi, le libertà ferite di ogni persona e di ogni popolo appartengono al suo cuore. Sono proprietà del suo cuore.
Ed ecco che con intrepidezza di parola e di azione in questi primi pochi giorni dell'ultimo anno prima del Duemila ha levato la propria voce con l'amore e la severità del padre in difesa dei figli offesi, non rispettati, non accolti, non riconosciuti nel loro diritto di esistere e di vivere. E di vivere nella pace e nella libertà.
Basti pensare al Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace; all'Angelus di domenica 3 gennaio; al discorso di questa mattina al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Tre interventi decisi, gravi, inquietanti, concreti, aperti alla speranza. Tre discorsi che sono come il tutt'uno di una voce alta e ferma a favore della dignità dell'uomo. Di ogni uomo. È la sola voce che, in questi giorni di patenti e smaccate distrazioni ai vari livelli, si è levata per ricordare che l'uomo, ogni uomo, dovunque egli sia, vale più di tutto. La sola voce. La voce del custode della dignità umana. Mario Agnes
   
Una "geografia"
di speranze
e di sofferenze

Il discorso del Papa
al Corpo Diplomatico
Come ogni anno, l'incontro con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri, svoltosi l'11 gennaio, ha offerto al Papa l'opportunità per richiamare l'attenzione sulla situazione del mondo alle soglie del nuovo millennio. Giovanni Paolo II ha così tracciato quasi una "geografia" delle grandi speranze e anche delle sofferenze dell'umanità. Ripercorriamo questa "geografia" attraverso alcuni passi del discorso del Papa:

Irlanda: "L'accordo firmato lo scorso Venerdì santo ha gettato le basi della pace tanto attesa";
Spagna: "Il processo di pace consente per la prima volta alle popolazioni dei territori baschi di vedere allontanarsi lo spettro della violenza cieca";
Europa: la moneta unica e l'allargamento verso Est, occasioni per costruire un'autentica "comunità europea"; "ciò evidentemente presuppone che le nazioni che la compongono sappiano conciliare la loro storia con uno stesso progetto";
Ecuador e Perù: l'accordo fra i due Paesi è un esempio da proporre a tante altre nazioni; "nutro la ferma convinzione che questi due popoli... sapranno raccogliere la grande sfida della fraternità e della pace";
Cina: "Si deve gioire per gli sforzi compiuti in un dialogo che unisce le popolazioni di entrambe le rive dello Stretto";
La regione dei Balcani: Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Albania e Macedonia: "Continua... un periodo di grande instabilità";
Altri Paesi dell'Europa centrale e orientale: "... sono in preda all'instabilità politica e sociale";
Medio Oriente: è ancora accidentato il cammino della pace; "... e non ha ancora apportato alle popolazioni la speranza e il benessere di cui hanno diritto di godere";
Gerusalemme: non si può rinviare la questione dello statuto della Città Santa; "le parti coinvolte devono affrontare questi problemi con un acuto senso delle proprie responsabilità";
La crisi in Iraq: essa ha dimostrato ancora una volta che la guerra non risolve i problemi, anzi li complica; ma "se la violenza è spesso contagiosa, anche la pace può esserlo";
Algeria e Cipro: "si trovano in una situazione di stallo";
Sri Lanka: "purtroppo è ancora oggi lacerato da lotte etniche";
Sudan, Eritrea ed Etiopia, Sierra Leone: "in questo grande continente si contano otto milioni di rifugiati e di espulsi praticamente abbandonati alla loro sorte";
Rwanda e Burundi: "Le piaghe degli eccessi dell'etnocentrismo non si sono ancora rimarginate";
Repubblica democratica del Congo: "... è lungi dall'aver concluso la sua transizione e dal conoscere la stabilità a cui le sue popolazioni legittimamente aspirano";
Angola: la situazione registra uno sviluppo preoccupante che non ha risparmiato la Chiesa cattolica;
In Asia e in Africa: "recentemente, episodi di violenza hanno drammaticamente provato la comunità cattolica";
In altre regioni in cui l'Islam è maggioritario: "da deplorare sono sempre le gravi discriminazioni di cui sono vittime i credenti delle altre religioni";
In certi Paesi dell'Europa occidentale: si tende a confinare le Chiese nel solo ambito cultuale; "... sotto l'influenza di una falsa concezione del principio di separazione fra lo Stato e le Chiese o di un agnosticismo tenace".

    Un nuovo appello per il Kosovo e per la Sierra Leone
"Le sorti della pace vengono ancora minacciate in tante parti del mondo. In questi giorni si succedono manifestazioni di ferocia e spietatezza, in particolare, nel Kosovo ed in Sierra Leone.
Chiediamo a Dio con fiducia rinnovata che, là dove abbonda l'odio, faccia sovrabbondare la sua misericordia di Padre, risvegliando le coscienze di coloro che guidano il destino dei popoli e muovendo gli animi di tutti a propositi di pace.
Un pensiero di particolare vicinanza e solidarietà va all'Arcivescovo di Freetown, alle missionarie ed ai missionari, che sono trattenuti in ostaggio dai combattenti in Sierra Leone, nonostante la loro infaticabile dedizione a servizio delle popolazioni in quel Paese africano. Faccio appello ai responsabili, perché essi siano quanto prima restituiti alla libertà ed al loro ministero di evangelizzazione e di carità".
(Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 20 gennaio)

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