Città del Vaticano, 18 aprile 1999 | Servizio sperimentale |
Le iniziative di due diocesi italiane in favore dei profughi del Kosovo Oria - Come gesto concreto di solidarietà con i kosovari ospiti della città di Valona, la Caritas diocesana di Oria ha deciso la raccolta di latte, generi alimentari e vestiti per i bambini. Questa è stata, infatti, la richiesta pervenuta dalla Chiesa Cattolica di Valona, con la quale, ormai da tempo, è stato instaurato un duraturo rapporto di amicizia e di solidarietà. "In questo modo - dice don Fernando Mancino, direttore della Caritas di Oria - intendiamo dare il nostro contributo a tanta gente che soffre e che deve essere aiutata in ogni modo". "Vogliamo impegnarci per cementare sempre di più il rapporto di amicizia e di fratellanza che lega la nostra Chiesa con quella d'Albania. In questi giorni c'è un continuo incalzare delle emergenze, proprio per questo deve crescere sempre di più il nostro impegno per favorire la pace". Rimini - La Caritas di Rimini è mobilitata per far fronte all'emergenza del Kosovo. Dopo l'invio di una somma di danaro per le esigenze più immediate a don Giuseppe Vaccarini, missionario della diocesi in Albania, la Caritas, in collaborazione con il Comune di Rimini e la Consulta provinciale della Protezione civile, ha inviato a Kuçove un autotreno carico di generi alimentari ed indumenti. Continua, intanto, oltre la raccolta di danaro, quella di generi alimentari presso tutte le parrocchie della diocesi, presso la Caritas diocesana e presso un capannone messo a disposizione dai vigili urbani di Rimini. Tutti gli aiuti sono organizzati a Kuçove dove ha sede don Giuseppe Vaccarini. Qui i profughi kosovari sono 800 insieme ai 5500 dislocati a Berat, nello stesso territorio parrocchiale. La Missione diocesana di Rimini sostiene direttamente 122 persone alloggiandole e provvedendole di alimenti e di generi di prima necessità. Obbiettivo della missione riminese in Albania è quello di ospitare altre famiglie kosovare e sostenere le famiglie ospitanti che sono in difficoltà economiche. Urge, fra l'altro, trovare una sistemazione più decente per quei profughi che attualmente sono alloggiati nella squallida palestra di Berat. |
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