[Buone Notizie - Testata]

Città del Vaticano, 13 febbraio 2000 Servizio sperimentale

11 febbraio 2000: un momento umile ed alto del Grande Giubileo. È il «Magnificat» del dolore e della speranza. I più poveri tra i poveri, i più fragili tra i fragili, i più trafitti tra i trafitti vivono con il Papa, esperto in sofferenza, il loro Giubileo. Accompagnati, quasi angelicamente custoditi, dai Samaritani del 2000, hanno varcato la «Porta» andando incontro a quella che il Santo Padre ha definito «visitazione quanto mai singolare» di Dio.
È la visibilizzazione di un «Magnificat» inedito. Dolore, gioia e speranza s'intrecciano nei volti dei singoli e nel volto di questa umanità ferita. Dolore, gioia e speranza sembrano provocare una società spesso basata su criteri, su metodi e su risultati efficientistici.
Sì, è proprio una provocazione alla «conversione», ad un capovolgimento di mentalità per stabilire, dentro e fuori di noi, una scala di valori che consenta di guardare con occhio non ipocrita persone e situazioni. Una provocazione a non passare oltre - come ha detto Giovanni Paolo II - di fronte a chi è provato dalla malattia. Non passare oltre fingendo di non vedere: ecco, anche questo è il Giubileo.
(m. a.)
   
Il Papa stringe al suo cuore i testimoni del Vangelo della sofferenza
Il Giubileo degli ammalati e degli operatori sanitari
11 febbraio 2000

«La Chiesa entra nel nuovo millennio stringendo al suo cuore il Vangelo della sofferenza, che è annuncio di redenzione e di salvezza». È questa l'assicurazione che Giovanni Paolo II ha lasciato alle decine di migliaia di ammalati e di operatori sanitari radunatisi da tutto il mondo in Piazza San Pietro per celebrare il loro Giubileo nella festa della Madonna di Lourdes. Questi alcuni punti nodali dell'omelia del Papa:

«L'evento che stiamo vivendo è espressione di una peculiare visitazione di Dio... Voi siete nel cuore del Successore di Pietro, che condivide ogni vostra preoccupazione ed ansia»;
«In ogni situazione Egli è con noi. Ma il Giubileo è esperienza d'una sua visitazione quanto mai singolare. Facendosi uomo, il Figlio di Dio è venuto a visitare ogni persona e si è fatto per ciascuno "la Porta": Porta della vita, Porta della salvezza. L'uomo deve entrare attraverso questa Porta se vuol trovare salvezza. Ciascuno è invitato a varcare questa soglia»;
«Carissimi Fratelli e Sorelle, alcuni di voi sono da anni inchiodati in un letto di dolore: prego Dio perché l'odierno incontro sia per loro di straordinario sollievo fisico e spirituale! Desidero che questa toccante celebrazione offra a tutti, sani e malati, l'opportunità di meditare sul valore salvifico della sofferenza»;
«Certo, è giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. La "chiave" di tale lettura è costituita dalla Croce di Cristo. Il Verbo incarnato si è fatto incontro alla nostra debolezza assumendola su di sé nel mistero della Croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilità di senso, che la rende singolarmente preziosa. Da duemila anni, dal giorno della Passione, la Croce brilla come somma manifestazione dell'amore che Iddio ha per noi. Chi sa accoglierla nella sua vita sperimenta come il dolore, illuminato dalla fede, diventi fonte di speranza e di salvezza»;
«Non è consentito "passare oltre" di fronte a chi è provato dalla malattia. Occorre piuttosto fermarsi, chinarsi sulla sua infermità e condividerla generosamente, alleviandone i pesi e le difficoltà»;
«Il terzo millennio attende dai cristiani sofferenti questa testimonianza. La attende anche da voi, Operatori della pastorale sanitaria, che con ruoli diversi svolgete accanto ai malati una missione tanto significativa ed apprezzata, apprezzatissima».

    Il Giubileo degli Ammalati

In rete
Il testo in formato rtf dell'omelia del Santo Padre durante la solenne Concelebrazione Eucaristica in piazza San Pietro

Il Giubileo degli Ammalati

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