Mazzini era anche un critico musicale


di Marcello Filotei

"Nella mia profonda ignoranza non lo sapevo proprio che Mazzini fosse stato anche un raffinato critico musicale". Ci ruba le parole di bocca il presidente dell'Accademia nazionale di santa Cecilia alla presentazione delle iniziative per i 150 anni dell'unità d'Italia, organizzate in collaborazione con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e con la Fondazione Istituto Gramsci. Le manifestazioni sono state inaugurate il 3 febbraio da un concerto all'Auditorium Parco della Musica, con la Banda dell'Esercito e il Coro dell'Accademia diretti da Fulvio Creux. In programma, tra l'altro, la versione originale per coro maschile e banda dell'Inno degli italiani, sul celebre testo di Goffredo Mameli messo in musica da Michele Novaro. Si tratta di un progetto interdisciplinare al centro del quale figurano una serie di lezioni, letture e mostre che si svolgono tra Milano e Roma. Ma il momento di maggiore interesse è rappresentato dal portale www.progettorisorgimento.it nel quale confluiscono tutti i contenuti della programmazione e dove è possibile tracciare percorsi multimediali, costruiti con documentazione anche audiovisiva tratta dal patrimonio archivistico dei tre enti promotori. Affrontando i percorsi multimediali proposti, oltre a sorprese sugli interessi extrapolitici dei patrioti, si possono mettere in relazione fatti e pensieri che raramente vengono presentati congiuntamente. Tra gli altri l'occhio cade sul percorso "Diventare Nazione" che propone politica, letteratura, musica e teatro come "linguaggi dell'identità nazionale", passando dalla comunicazione pubblica alla cultura popolare, da "i molti linguaggi del mondo cattolico" al teatro politico di Felice Cavallotti. Strade che si possono percorrere in molti modi, anche sfruttando contributi multimediali. Il linguaggio è pensato per i giovani, ma accedere a fonti così interessanti sembra utile per tutti. E anche i presidenti delle accademie, per non dire dei cronisti, possono fare utili scoperte.



(©L'Osservatore Romano 4 febbraio 2010)
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