Un capolavoro del cinema muto italiano ritrovato nella Filmoteca Vaticana

E il cavallo di Troia uscì da una scatola arrugginita


di Claudia Di Giovanni

Quando in una cineteca si apre per la prima volta una scatola, non sempre si sa cosa c'è dentro. A volte non si trova un titolo, ma solo una bobina impolverata, che va pulita con cura prima di passarla in moviola. È allora che le immagini iniziano a "parlare" per raccontare una storia di tanti anni fa, che con l'immediatezza del linguaggio visivo, torna a rivelarci tanti aspetti dell'epoca in cui è stata prodotta.
È stato così in uno dei recenti ritrovamenti della Filmoteca Vaticana, una scatola arrugginita con una vecchia pellicola polverosa, La caduta di Troia, un film di Giovanni Pastrone del 1911, particolarmente importante nella storia della cinematografia per vari motivi.
La pellicola si presentava irrigidita e spezzata in molti punti, pertanto è stata ricostruita manualmente e, solo dopo averla ripulita e lavata, è stato possibile visionarla. Il Museo nazionale del cinema di Torino nel 2005 ha curato un restauro di questo film, partendo da un originale in nitrato e ricostruendo le didascalie mancanti sulla base del visto di censura conservato presso il medesimo museo. Pertanto abbiamo chiesto loro una copia ed è stato possibile fare un riscontro con la pellicola restaurata, verificando che la copia ritrovata nella Filmoteca Vaticana è praticamente integrale.
Ma perché questo film è così importante?
Intorno al 1905 il cinema inizia un nuovo percorso; sono anni di cambiamenti, sia stilistici sia tecnici, e l'industria cinematografica sviluppa un'ampia produzione di pellicole per rispondere alla domanda crescente del pubblico. Le inquadrature si moltiplicano, anche se sono ancora fisse, come se gli attori recitassero su un palcoscenico; si cominciano, però, a sperimentare nuove tecniche narrative e le storie diventano sempre più complesse, con la necessità di aumentare la lunghezza dei film, di prestigio  artistico  sempre  più  elevato.
Proprio in questo periodo l'industria cinematografica italiana inizia il suo rapido sviluppo, al punto che l'Italia è seconda solo alla Francia per film esportati all'estero e i nostri produttori sono tra i primi a realizzare pellicole composte da più di un rullo, superando la durata standard dei quindici minuti.
L'antichità diventa una frequente fonte d'ispirazione e inizia un tipo di produzione che mette in scena il passato. Dopo La caduta di Troia, infatti, seguiranno altri successi tutti italiani come Cabiria, Gli ultimi giorni di Pompei, Quo Vadis?, che lasceranno un segno nella storia del cinema mondiale, portando sullo schermo soggetti ispirati alla medesima fonte, con incursioni nella mitologia, nella storia antica e biblica, e aprendo la strada a un genere che tornerà ad affascinare il pubblico negli anni Cinquanta e Sessanta, il "peplum".
La caduta di Troia è dunque particolarmente importante poiché, oltre a inaugurare questo genere, è il primo lungometraggio italiano composto da più di una bobina, con circa 600 metri di pellicola, per una proiezione ininterrotta di trenta minuti.
Per la sua realizzazione, Pastrone ideò rudimentali carrelli che permisero di sperimentare i primi timidi movimenti della macchina da presa e, per le scenografie, trasse ispirazione dalla pittura, cercando di riprodurre sullo schermo la profondità degli scenari che facevano da sfondo alle vicende. Arrivò persino a far costruire un enorme cavallo di legno e l'impatto su pubblico e critica fu eccezionale, tanto che il film, prodotto dalla Italia Film, di cui Pastrone era comproprietario, portò la casa di produzione a livelli altissimi e fu iscritto nel pubblico registro delle opere protette, dando grande fama al suo regista, considerato il più alto rappresentante dei film di genere.
Incoraggiato, infatti, dal successo ottenuto, egli realizzerà un'opera più ambiziosa, Cabiria, kolossal del 1914 di circa tre ore, abbandonando la fissità della cinepresa, allestendo scenografie spettacolari e scegliendo come collaboratori alcuni illustri esponenti della cultura dell'epoca, tra cui Gabriele D'Annunzio, che scrisse le didascalie e supervisionò la sceneggiatura, e Ildebrando Pizzetti, che compose invece le musiche.
In ogni parte del mondo, La caduta di Troia venne osannato come esempio spettacolare a cui poteva arrivare l'arte cinematografica, e Pastrone rinnovò il modo di fare cinema, con la sua attenzione per la prospettiva, le monumentali scene di battaglia, le innumerevoli comparse che, pur attraverso un montaggio elementare, rese credibile nello spazio l'immaginario dello spettatore.
Pastrone, dunque, portò la cinematografia italiana ai massimi livelli, la pose al centro della scena mondiale, al punto che le nostre produzioni rappresenteranno per anni un forte richiamo anche per il pubblico americano. Il cinema era per lui una vera e propria industria, che non poteva essere lasciata all'improvvisazione e che si realizzava pienamente nel kolossal cinematografico, inteso come spettacolo di notevole livello artistico, con alle spalle uno studio meticoloso dei diversi procedimenti tecnici, ma anche una preparazione maniacale delle scenografie, dei costumi e soprattutto una passione per gli argomenti dai risvolti storici e drammatici.
Per questo le diciassette scene de La caduta di Troia sono uno spettacolo ancora oggi grandioso, curate in ogni particolare e capaci di sintetizzare il poema omerico passando dal rapimento di Elena, all'assedio di Troia, al cavallo, per arrivare alla spettacolare distruzione della città che, con la morte di Paride, chiude una pellicola di grandissimo effetto, che a ogni proiezione sa riproporre intatto il suo fascino.
Trovare questo film nella Filmoteca Vaticana fa tornare alla mente le "opere di alto livello artistico e umano" che nelle intenzioni di Papa Giovanni xxiii dovevano entrare a far parte del patrimonio d'archivio, come documenti di storia e di cultura.
Anche per questo, a fianco degli importanti e, a volte, unici filmati storici sulla Chiesa e i Pontefici, la Filmoteca ritrova quelle pellicole cinematografiche che sono espressione artistica di ogni epoca e cultura, fonte inesauribile di informazioni, per riuscire a comprendere il percorso dell'uomo e che meritano di essere conservate.



(©L'Osservatore Romano 6 marzo 2010)
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