Nei Musei Vaticani la mostra "La via del mare" e il nuovo spazio espositivo della collezione etnologica
Tutte le barche di Pietro
All'ingresso dei Musei Vaticani è stato inaugurato uno spazio espositivo intitolato "La via del mare". L'ideatore - curatore del Dipartimento etnologico dei Musei Vaticani - ne illustra i contenuti.
di Nicola Mapelli
Con i suoi sessanta modelli di imbarcazioni questa mostra accompagna i primi passi dei visitatori alla scoperta dei tesori custoditi nei Musei Vaticani. I modellini collocati lungo la rampa elicoidale provengono da tutto il mondo e sono stati realizzati circa un secolo fa, poi inviati in Vaticano quali doni a Papa Pio xi in occasione della grande Esposizione missionaria del 1925. Le piccole imbarcazioni sono inserite tra grandi immagini fotografiche in bianco e nero - realizzate anch'esse oltre un secolo fa - raffiguranti volti ed episodi di vita quotidiana dei popoli del mondo, e una serie di remi a grandezza naturale.
Alla base della rampa, il visitatore viene accolto dall'unica barca di dimensioni reali dell'esposizione: una grande piroga melanesiana - circa 10 metri di lunghezza - proveniente dalle Isole Salomone, donata a Pio xi nel 1929. La piroga ha potuto essere presentata al pubblico grazie a un lungo, attento e paziente lavoro di restauro realizzato dal Laboratorio Polimaterico dei Musei Vaticani, coordinato da Stefania Pandozy. Fanno da cornice alla piroga otto sezioni di agate brasiliane, dai colori screziati e variopinti che rimandano alle infinite sfumature della sabbia e dei fondali marini, donate da Primo Rovis.
Il viaggio prosegue con due velieri, uno inglese e uno giapponese, collocati in un'unica vetrina a significare l'incontro e l'unione fra i popoli, e continua con modelli di imbarcazioni dell'Asia, dell'Oceania, dell'America e dell'Africa. Chiudono la mostra tre splendidi modelli di imbarcazioni della popolazione Yoruba, in Nigeria, dell'arcivescovo Carlo Maria Viganò. Il mare, le navi, hanno da sempre simboleggiato il desiderio dell'uomo di uscire dai confini della propria terra e incontrare altri popoli e culture: è significativo che, al termine della "Via del mare", il visitatore dei Musei Vaticani sia accolto dalla visione della cupola di San Pietro.
La Chiesa, "barca di san Pietro", è pronta ad accogliere ognuno nel suo viaggio. Un viaggio che, se il visitatore lo vorrà, potrà condurlo a visitare non solo Michelangelo e Raffaello, ma anche il nuovo spazio espositivo del Museo Etnologico, inaugurato lo scorso 15 ottobre con una mostra dedicata agli aborigeni australiani e alle popolazioni dell'Oceania.
I modelli esposti sono infatti parte di una più vasta collezione di modelli di imbarcazione - oltre duecento - che, a sua volta, è solo una piccola goccia all'interno del grande mare rappresentato dalle collezioni custodite in questi spazi. Il Museo Etnologico dei Musei Vaticani è stato fondato per volontà di Pio xi con il motu proprio Quoniam tam praeclara il 12 novembre 1926 per accogliere i materiali giunti a Roma in occasione della grande Esposizione missionaria organizzata nell'Anno santo del 1925.
Pio xi volle infatti che tutto quel materiale - oltre 100.000 manufatti - non si disperdesse alla chiusura dell'esposizione ma rimanesse a Roma per divenire un "libro aperto" sui popoli del mondo, la loro cultura e l'opera dei missionari. La sede originaria era nel Palazzo del Laterano. Lo studio e l'ordinamento scientifico del materiale vennero affidati al noto etnologo verbita Guglielmo Schmidt, che fu anche il primo direttore del Museo, ufficialmente inaugurato il 20 dicembre 1927.
Nel 1963 il Museo è stato chiuso al pubblico e i suoi materiali, per volontà di Papa Giovanni xxiii, trasferiti temporaneamente presso il Palazzo di San Callisto nell'attesa che si realizzasse uno spazio permanente all'interno della Città del Vaticano presso i Musei Vaticani. Qui, nel 1973, il Museo fu riaperto al pubblico su una superficie totale di oltre 7.000 metri quadrati e un percorso di circa 700 metri suddiviso in venticinque sezioni, corrispondenti ad altrettante aree geo-culturali.
Il nucleo principale delle collezioni è costituito da 40.000 oggetti dell'Esposizione missionaria del 1925. A questo nucleo originario si sono aggiunti nel tempo oggetti e collezioni frutto di acquisti, ma soprattutto di donazioni private fatte ai Pontefici, in particolare in occasione dei loro viaggi apostolici.
Tra i primi lotti venuti ad accrescere le collezioni si segnalano quelli provenienti dal Museo Borgia, circa duemila, che da oltre due secoli custodiva oggetti inviati a Roma dai missionari nel corso dei loro primi viaggi.
Attualmente il museo custodisce oltre 80.000 oggetti e opere d'arte. Buona parte è dedicata all'Asia, seguono Africa, America e Oceania. Vi è inoltre una ricca collezioni di reperti preistorici e altri oggetti straordinari come per esempio un antico calendario runico: veri e propri tesori continuamente richiesti per mostre internazionali.
Chiuso e riaperto più volte nel corso degli anni per motivi legati allo stato di conservazione delle opere, lo scorso 15 ottobre il museo ha definitivamente riaperto i battenti inaugurando - all'interno di una sezione ricavata dal vecchio percorso e ora dedicata alle mostre temporanee - una mostra dedicata agli aborigeni australiani dal titolo "Rituals of Life".
La mostra vuole contribuire a far conoscere ai visitatori quella che è fra le culture più antiche, se non la più antica in assoluto, dell'umanità con l'esposizione di oltre cento opere donate al Pontefice un secolo fa. Gli aborigeni australiani, che hanno abitato ininterrottamente la loro terra per oltre 40.000-60.000 anni, sono custodi di un'antica sapienza che è possibile cogliere e apprezzare attraverso le opere esposte.
Sono presenti, per esempio, le più antiche pitture "portatili" su pietra e corteccia realizzate dagli aborigeni australiani: opere uniche al mondo.
Per realizzare questa mostra, io stesso mi sono recato presso le comunità degli aborigeni che decenni fa hanno donato le loro opere al Vaticano. L'esperienza ha permesso di ricollegare le opere con i discendenti degli artisti, tutti orgogliosi che quanto è stato realizzato dai loro avi sia ora esposto nel museo del Papa e commossi per la riscoperta, attraverso le immagini a loro mostrate, dei capolavori realizzati dai loro padri.
La stessa commozione si avvertiva quando un gruppo di aborigeni ha accompagnato il cardinale George Pell e molti altri rappresentanti del mondo ecclesiastico australiano il giorno dell'inaugurazione della mostra. Alla cerimonia era presente anche il ministro degli esteri australiano, Kevin Rudd, oltre che l'ambasciatore dell'Australia presso la Santa Sede, Timothy Andrew Fischer, che ha dato il suo prezioso supporto per l'intera durata del progetto che ha coinvolto, fra gli altri, il National Museum of Australia, in particolare Katherine Aigner, e i collaboratori del Museo Etnologico, tra cui Nadia Fiussello.
La mostra "Rituals of Life" è accompagnata da un'esposizione di oltre cinquanta opere d'arte provenienti dall'Oceania, tra cui statue dell'Isola di Pasqua, un grande copricapo in piume della Papua Nuova Guinea, tre preziosissime statue dell'isola di Mangareva nella Polinesia Francese, una Madonna in legno con Bambino delle Isole Salomone, e molto altro ancora.
L'Oceania è il grande continente dell'acqua e ci riporta alle imbarcazioni della mostra "La via del mare". Appartiene infatti a questo vasto e affascinante continente la grande piroga delle Isole Salomone, stupendo gioiello di abilità marina, con la quale abbiamo aperto questo articolo. I Musei Vaticani sono fra i pochi musei al mondo a possedere una di queste straordinarie imbarcazioni delle Isole Salomone, per la costruzione della quale si impiegavano mesi, se non anni.
La piroga Ivukapi - questo il nome presente sull'imbarcazione - viene dalla piccola isola di Choiseul, dove a partire dagli inizi del xx secolo operavano i missionari Maristi. Lunga 10 m, con la prua e la poppa che raggiungono quasi i 2,5 metri di altezza, riccamente decorata da frammenti di conchiglia, la piroga è arricchita da altre decorazioni in legno: due uccelli a prua, ove si trova - lungo la linea di galleggiamento - una testa rappresentante presumibilmente lo spirito protettore, e a poppa una scultura raffigurante un volto umano.
Dopo aver ammirato la lunga piroga, il visitatore potrà iniziare il suo cammino verso le altre zone dei Musei Vaticani passando davanti ai sessanta modelli di imbarcazioni di tutto il mondo. L'internazionalità dei Musei del Papa è così espressa fin dall'inizio del percorso di visita: uno sguardo sul mondo che accoglie visitatori da tutto il mondo.
(©L'Osservatore Romano 30 dicembre 2010)
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