Disegni a colori raccontano la vita del sacerdote filosofo

Per conoscere Rosmini può servire un film di carta



di SILVIA GUIDI

"Se avessi trecento vite, una la darei alla pittura" confida un giovanissimo Antonio Rosmini agli amici d'infanzia; è una delle tavole più belle di Il mio Rosmini! (Verona, Fede&Cultura, 2010, pagine 155, euro 15) la prima biografia a fumetti del beato di Rovereto.
"La cosa più importante del titolo è il punto esclamativo - commenta un lettore in un forum di discussione in rete - questo libro vuole comunicare al lettore la "febbre di vita" tipica dei santi, il "voglio tutto" della piccola Teresa di Lisieux davanti al cesto dei ritagli di stoffa che le porge la sorella: sia Teresa che Antonio vogliono vivere l'esistenza con l'intensità di trecento vite, è questo che li ha portati a essere santi".
Il testo (160 pagine a colori) sarebbe dovuto uscire il 1° luglio 2010, anniversario della morte del Rosmini, ma la traduzione in più lingue - accanto all'italiano, lo spagnolo, l'inglese e lo swahili, grazie alla consulenza di padre Luigi Cerana, mentre la versione in polacco è ancora in preparazione - ha fatto slittare l'uscita al 20 febbraio scorso, in concomitanza con la Festa della Cella.
Il mio Rosmini! è nato dalla curiosità e dalla tenacia di una studiosa del pensiero del sacerdote roveretano, suor Maria Michela Riva. "Ora che Rosmini è nella schiera dei beati - si è chiesta la religiosa - come farlo conoscere in un'epoca di così forte e capillare nichilismo? Stretto nella dimensione del filosofo, e altrettanto stretto in quella del quasi-santo, potrebbe restare un profeta sconosciuto in perpetuo. Come parlare della sua esperienza ai giovani?".
La risposta è stata questo libro. "Rosmini è morto relativamente giovane, a 58 anni - spiega suor Riva ad Antonio Gaspari di Zenit - per cui il libro parla di lui da studente, da universitario, da giovane prete e da uomo d'azione, che sempre ha cercato la verità e la giustizia, pagando di persona. E questo attira i giovani; l'adolescenza è il passaggio dell'identificazione di sé con gli adulti, l'idea di amore proposta è molto vicina alla visione che può averne un ragazzo: totale, totalmente coinvolgente. Vogliamo venire incontro alla povertà di moltissimi di loro, soprattutto in Occidente, non educati o tenuti all'oscuro di punti di riferimento che li potrebbero rendere felici. Volevo che la sintesi visiva del fumetto, la costrizione delle figure e dei dialoghi "forzasse ad entrare" chi ha fame e sete di verità e bellezza ma è malato di inedia, di non conoscenza, e non può darsi la forza di uno scatto di desiderio".
Un lavoro cominciato nel 2004 e considerato a pieno titolo opera di carità intellettuale per i giovani e per i ragazzi, "ma - dice suor Riva - ci accorgiamo che il fumetto attrae molto anche gli adulti. Nel vuoto di conoscenza di Rosmini, questo è un buon pasto anche per loro, anzi, un facile antipasto che scatena la fame. E per chi conosce Rosmini gioca la voglia di conoscerlo di più, e tanto più in un piccolo film di carta, a colori, che ci si può godere a casa tranquilli e su cui riflettere a fondo".
L'elaborazione dell'opera è stata affidata a Stefano Ripamonti, ex allievo rosminiano, e alla colorista Marina Jovine, che collabora con l'editrice ReNoir. Un lavoro molto complesso, perché ogni dato è stato tratto da carteggi, epistolari, documenti e sono stati ricostruiti i paesaggi, gli abiti, gli arredi, e le mode dell'epoca, oltre ai personaggi con cui il filosofo venne in contatto, come Tommaseo, Mazzini, Manzoni, Gregorio XVI, Cavour, Pio IX, Newman e don Bosco.
Il fumetto, stampato in trentamila copie grazie al finanziamento di privati (sono stati stanziati centomila euro), viene diffuso nelle biblioteche e nelle scuole. Il ricavato andrà all'Associazione di volontariato "Amici di Rosmini" di Domodossola. "Ai giovani - continua suor Maria Michela Riva, vicepresidente dell'Associazione rosminiana, parlando della genesi del libro - potrà dire che è possibile un potenziamento di sé, del proprio io, e che ciò non ha nulla da invidiare alle mode e ai comportamenti della massa. Se pensiamo che Antonio Rosmini nasceva mentre Napoleone si impadroniva dell'Italia (1797), e che morì mentre l'esercito di Cavour combatteva in Crimea perché la questione Italia acquistasse voce in Europa (1855), e se si considera il ribollire sociale, politico, insurrezionale, bellico che caratterizzò l'epoca compresa fra queste due date, bisogna dire che egli fu uno di quegli uomini-dono che Dio puntualmente e a sorpresa manda alla sua Chiesa e al mondo nei tempi più ingarbugliati e drammatici, per offrire luce e metodo ai naufraghi del passato e agli "imprenditori" del futuro".



(©L'Osservatore Romano 30 aprile 2011)
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