I due gruppi storici «Colti nelle immagini più segrete 1963-69» dall'obiettivo di Mark Hayward

Non c'è mai stato un ragazzo
che amava i Beatles e i Rolling Stones


di Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini

Sono istantanee di un mondo ormai lontano quelle raccolte nei due libri fotografici di Mark Hayward dedicati ai Beatles e ai Rolling Stones - Colti nelle immagini più segrete, 1963-69, dall'obiettivo di Mark Hayward - pubblicati da De Agostini in vista del Natale. Strenne che evidentemente intendono fare appello alla nostalgia dei ventenni di allora, quando, per parafrasare una famosa canzone di Gianni Morandi, c'erano ragazzi che amavano i Beatles e i Rolling Stones. Ma era davvero così? In realtà, come tutti sanno, un simile archetipo giovanile negli anni Sessanta e successivi non è mai esistito se non, appunto, nella canzone di Morandi, un inno a un certo pacifismo in stato confusionale per motivi di mercato.
In Italia, in effetti, doveva apparire attraente per i giovani la romantica immagine del capellone degli Stati Uniti d'America, che - cantando Help, Ticket to Ride, Lady Jane e Yesterday - finiva ucciso in Vietnam. Sorvolando sulla fugace escursione che la musica leggera italiana dell'epoca, di solito incline a tematiche molto più melense, fece in territori pallidamente politicizzati, si deve notare come la scelta del giovane Morandi (o meglio dei suoi discografici) non corrisponde per nulla alla realtà del tempo. Perché non è mai esistito - e tuttora non esiste - un ragazzo che possa amare i Beatles e i Rolling Stones.
I due schieramenti sono rimasti sempre fieramente contrapposti:  troppo diverso lo stile, il modo di proporsi al pubblico, ma soprattutto troppo grande il divario di creatività musicale. Certo non sono mancati transfughi e pentiti che, per lo più in tarda età, sono passati da una parte all'altra. O per meglio dire, sono noti i personali percorsi di alcuni musicisti - come Eugenio Finardi - che dopo aver abbandonato le posizioni più estremistiche (che, come direbbe qualcuno, ancora una volta si rivelano come un errore di gioventù) si sono accostati al grande e consolatorio patrimonio di suoni, di atmosfere e di colori offerto dai Beatles.
Non si vuole qui rinfocolare vecchie polemiche, ma davvero non è possibile fare paragoni:  meno di dieci anni di originalità Beatles, fatta di ricerca e di contaminazioni, valgono molto di più di quasi mezzo secolo di ripetitività bluesy dei Rolling Stones, i quali, nonostante gli evidenti segni che il tempo e il successo hanno lasciato sui loro volti e sui loro conti in banca, continuano imperterriti a definirsi insoddisfatti e a giocare con la loro immagine di belli (non tutti e molto tempo fa) e maledetti. Ciò che resta dei Beatles - praticamente il solo Paul McCartney, visto che l'unica occupazione di Ringo Starr pare quella di dedicarsi alla bella vita - ripropone invece in modo filologicamente commovente lo smisurato repertorio di cui egli stesso è autore. Accade ad esempio nel recentissimo doppio live Good Evening New York City che vede il bassista riproporre le sue vecchie canzoni in quello che una volta fu lo Shea Stadium, l'impianto sportivo dove ebbe luogo un concerto dei Beatles divenuto celeberrimo soprattutto per il fatto che le isteriche urla del pubblico e l'inadeguatezza dell'amplificazione rendevano i brani appena riconoscibili. Così tra una tiratissima Drive my Car e una roboante versione di Helter Skelter Paul McCartney declina ancora una volta l'abc del rock. Questo signore ormai avviato verso la terza età, alla cui vena creativa si devono canzoni come Yesterday, Let it be e Hey Jude, è lo stesso ragazzo in bianco e nero immortalato da Hayward. E anche lo stesso ad apparire assieme ai suoi tre compagni di avventura nei primi fotocolor dagli incerti toni pastello.
Se di operazione nostalgia doveva trattarsi, quindi, il bersaglio è stato centrato. Così come viene messo in moto il rimpianto, quando, a conclusione del volume, vengono pubblicate alcune immagini inedite di John Lennon quarantenne, ripreso nello studio di New York dove venne registrato Double Fantasy, il suo ultimo album. Un paio di giorni dopo quegli scatti una mano omicida mise fine all'avventura umana e artistica di Lennon e spense per sempre l'illusione di una riunione dei Beatles, gettando per questo nello sconforto milioni di fans in tutto il mondo.



(©L'Osservatore Romano 25 dicembre 2009)
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