A colloquio con il segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute

L'accesso alle cure
diritto garantito per tutti


di Mario Ponzi

Lotta all'esclusione di una gran parte dell'umanità dai servizi sanitari e, dunque, accesso garantito per tutti ai medicinali necessari alle cure; diffusione della compassione come modello di convivenza ispirato alla carità cristiana; difesa della vita attraverso la tutela della dignità e dei diritti della persona in ogni momento e condizione della sua esistenza; creatività nella programmazione di interventi locali aperti alle integrazioni territoriali e multiculturali. Sono i punti qualificanti del "decalogo" raccomandato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute alle istituzioni sanitarie cattoliche sparse nel mondo. Se ne parla giovedì 17 aprile alla tavola rotonda organizzata proprio dal Pontificio Consiglio per la presentazione degli Atti del III Congresso Mondiale dell'Associazione Internazionale delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche. Il vescovo segretario del Pontificio Consiglio, monsignor José Luis Redrado, ha accettato di parlarne con L'Osservatore Romano alla vigilia dell'incontro.

Da diversi anni si sta organizzando una forma di confederazione tra ospedali cattolici nel mondo:  Qual è il ruolo del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari in questa attività?

Il ruolo del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari è propriamente quello di promuovere l'unità degli ospedali cattolici. In accordo con i propri vescovi, gli ospedali tutelano l'identità cattolica delle istituzioni sanitarie con progetti di formazione adeguati, organizzazioni di servizi efficaci e lo sviluppo della pastorale sanitaria.
Il Pontificio Consiglio inoltre promuove le Associazioni di ospedali cattolici a livello nazionale, continentale e mondiale con speciale attenzione alle istituzioni che operano in Paesi disagiati o al servizio di persone meno privilegiate. In quanto tale, è il cuore pulsante di questo progetto che esso coordina insieme ad altri programmi di pastorale sanitaria animati per mandato della Chiesa.
Il Pontificio Consiglio cura i rapporti tra le varie associazioni, ne supporta i progetti e ne favorisce, anche attraverso l'uso dei mezzi più moderni, la comunicazione reciproca come segno di comunione ecclesiale.

Il III Congresso mondiale dell'AISAC tenutosi in Vaticano dal 3 al 5 maggio 2007 ha affrontato il tema dell'identità dell'ospedale cattolico:  come vive oggi una istituzione cattolica nel mercato della sanità?

L'ospedale cattolico fa parte della Chiesa e perciò si incorpora nella chiamata con cui Cristo fonda la sua Chiesa. Curare gli ammalati è un segno del regno di Dio come preambolo della vita in abbondanza che costituisce la felicità portata da Cristo. Occorre rendere effettiva questa visione di fede dell'ospedale cattolico in tutta la sua struttura e attività, e pertanto rispondere a diverse sfide. Innanzitutto le difficoltà locali e le limitate risorse finanziarie risultano inadeguate a fondare l'opera e il ministero della salute. Dobbiamo impegnarci per generare risorse durature e orientarle a esaudire i bisogni fondamentali dei malati.
Poi dobbiamo confrontarci con le forze di una cultura di morte che promuovono legislazioni sull'aborto e l'eutanasia e cercano di limitare la libertà del nostro servizio nel difendere la dignità della vita umana. Dobbiamo raccogliere la sfida formando persone competenti dal punto di vista etico e professionale capace di promuovere legislazioni coerenti alla nostra missione.
Oggi poi c'è da affrontare la problematica riguardante il passaggio di proprietà o la fusione di vari ospedali dovuta alla grave crisi che, soprattutto in Italia, attraversa la sanità. È chiaro che questo problema deve essere affrontato non come operazione di mercato ma come rifondazione delle responsabilità di tipo etico e gestionale.

La situazione attuale delle istituzioni sanitarie cattoliche rivela una varietà di problematiche locali in un contesto sempre più omogeneo di bisogni:  come il Pontificio Consiglio può aiutare queste istituzioni a rispondere alle sfide attuali?

Il Pontificio Consiglio non può gestire direttamente le opere. Dunque deve limitarsi a suggerire, guidare, supportare quelle iniziative capaci di produrre risultati efficaci per il mercato e per la salute spirituale. In altri termini si dovrebbe lavorare per permettere una collaborazione più estesa tra privati e anche con il pubblico, in maniera da non compromettere l'identità cattolica e formulare modelli di collaborazione trasferibili in tutti i continenti. Io credo sia utile concordare alcune linee guida di base per orientare questo settore del ministero della Chiesa. Uno dei temi fondamentali sui quali il Pontificio Consiglio può dare un apporto è quello di impegnarsi accanto alle varie Associazioni per sostenere l'accesso alle cure sanitarie come diritto umano fondamentale. Su questo punto la Chiesa potrebbe convogliare gli interessi di gran parte della società civile indipendentemente dalle fedi religiose, per un ecumenismo della sanità.

Non ritiene che le diocesi debbano cominciare a considerare queste istituzioni effettivamente come opere di Chiesa e dunque meritevoli di grande attenzione e sostegno da parte del vescovo?

Chiaro che, secondo la tradizione di pastorale sanitaria propria della Chiesa, la sua azione nel mondo della salute si realizza concretamente nelle comunità particolari in cui si articola la sua vita. In essa i fedeli vengono chiamati a curare la sofferenza delle persone presenti nel territorio e a collaborare con le strutture sanitarie cattoliche per promuovere una comunità sanante. Una pastorale organica nell'ambito della diocesi fa riferimento al vescovo che esercita il ministero di pastore e guida, attraverso la formazione mirata di professionisti sanitari, l'incremento di relazioni costanti sia con gli operatori che con le istituzioni, la promozione dell'identità cattolica delle istituzioni sanitarie, collaborando con le associazioni professionali e di volontariato. Auspicabile, come afferma la Conferenza episcopale italiana (Nota pastorale 2006), che in questo settore si promuova l'ufficio diocesano che coinvolga soggetti attivi nell'azione pastorale sanitaria come cappellani, parroci e rappresentanti delle varie associazioni ecclesiali. Ritrovare il ruolo centrale delle Conferenze episcopali e incrementare le associazioni sanitarie cattoliche locali è un obbiettivo strategico per realizzare la missione sanante che Cristo esercita nella sua Chiesa. A tal proposito dallo studio di alcune indagini svolte dalla sezione di statistica e rilevazione dati del Pontificio Consiglio, risulta che esistono tra le istituzioni sanitarie cattoliche e le diocesi, parrocchie e ordini religiosi degli accordi formali e/o informali che permettono l'impiego di sacerdoti, religiosi/e come cappellani responsabili di servizi di pastorale sanitaria e organizzatori di corsi di formazione sull'etica medica, la bioetica e la pastorale sanitaria. In particolare, il 41,6% delle diocesi intervistate, ritiene che sia abbastanza sufficiente l'adeguatezza dell'entità di questi accordi rispetto ai bisogni del contesto in cui si opera, auspicando naturalmente un maggiore impegno in questo senso da entrambe le parti.

Nell'ottica di una concreta e reale pastorale d'insieme non ritiene che anche la comunità locale, quella parrocchiale per esempio, debba considerare l'istituzione sanitaria cattolica che è nel suo territorio, come un luogo nel quale esercitare il proprio ministero di assistenza e di vicinanza?

In una situazione in cui la sanità rischia di essere ridotta a pura impresa di mercato, la comunità locale senza dubbio viene chiamata a farsi carico della cura e dell'assistenza dei malati, dell'educazione dei fedeli ai valori cristiani della vita, della loro sensibilizzazione ai problemi della salute, della sofferenza e della morte. Nella Chiesa sparsa in tutto il mondo la comunità parrocchiale diventa il soggetto responsabile per la costruzione di un servizio pastorale che esprima la diaconia evangelica verso i sofferenti e l'impegno per la promozione della salute. Attraverso i sacramenti di guarigione celebrati individualmente e comunitariamente si rende presente l'azione del Signore verso coloro che soffrono. La visita, sia a domicilio che nelle strutture ospedaliere presenti nelle parrocchie, è l'occasione privilegiata per fare sentire a tutti l'appartenenza all'unico corpo di Cristo che è la Chiesa e i cui bisogni possono essere esauriti soltanto dalla presa in carico comunitaria. Le istituzioni sanitarie cattoliche rappresentano il punto di incontro tra il progetto concreto di cura dei sofferenti e la missione caratteristica di un ente che si ispira alla dottrina e al magistero della Chiesa.

Quali speranze e prospettive emergono dagli atti del Congresso presentati nella tavola rotonda di giovedì?

Tra i segni di speranza troviamo la celebrazione della professione di fede che fa delle nostre opere una testimonianza unica di speranza fondata nel mistero della resurrezione di Gesù. L'incontro ci incoraggia ad assumere le responsabilità provenienti dalla nostra fede e continuare il nostro servizio come parti di un unico corpo animato dallo stesso unico Spirito Santo.
Quanto alle prospettive, si afferma chiaramente la necessità condivisa da tutti i partecipanti, anche nei lavori di gruppo, che una Federazione di Istituzioni sanitarie cattoliche sia la più adatta a realizzare al meglio la vocazione cristiana nel mondo della salute. Le nostre opere hanno il ruolo di tutela dei bisognosi nella difesa delle donne e dei bambini; nell'educazione alla salute per tutti i cittadini del mondo.



(©L'Osservatore Romano 17 aprile 2008)
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