Tito Faraci lo stile di uno sceneggiatore

Tra epica e spaghetti western un pizzico di Salgari


di roberto genovesi

Nato dalla fantasia di Gian Luigi Bonelli, Tex Willer, in sessant'anni di storie a fumetti, ha visto all'opera tantissimi sceneggiatori. Alcuni di loro sono cresciuti e hanno acquistato notorietà sulle orme del ranger più famoso dei fumetti ma altri sono stati chiamati a scrivere le sue storie come guest star d'eccezione. Così dopo Bonelli padre, le avventure di Tex sono state scritte da Sergio Bonelli, Claudio Nizzi, Mauro Boselli, Giancarlo Berardi, Michele Medda. Ognuno, pur nel rispetto delle peculiarità immodificabili del personaggio, ha arricchito il suo profilo con le proprie idee e il proprio stile. Negli ultimi tempi, la squadra degli autori di Tex si è arricchita di un'altra firma d'eccezione. Tito Faraci, uno dei talenti più interessanti della nuova generazione italiana di autori di fumetti, dopo aver firmato molte storie di altri personaggi famosi come Topolino e Diabolik, è stato chiamato a immaginare le nuove avventure di Aquila della Notte.

C'è uno sceneggiatore della vecchia guardia a cui lei si è ispirato per scrivere le storie di Tex?

Quando ho parlato con Sergio Bonelli per avviare la mia collaborazione alla serie, abbiamo convenuto sulla necessità di pensare a un rinnovamento nel rispetto della tradizione. Il mio punto di riferimento è e resta Gian Luigi Bonelli, con la sua capacità di costruire storie che fossero una contaminazione di generi, strizzando l'occhio alla grande avventura alla Salgari, così come allo spaghetti western di Sergio Leone. Una commistione di stili e forme narrative che oggi è tornata prepotentemente di moda nel modo di scrivere fumetti.

Quando scrive lei Tex cerca di adattare il suo stile di sceneggiatore al "peso" del personaggio o le regole della scrittura per vignette restano le stesse?

Tex è un personaggio dalla forte personalità e io mi trovo bene nello scrivere storie di personaggi classici che hanno alle spalle un solido passato. Ho scritto con piacere e soddisfazione storie per Topolino e per Diabolik e ho provato la stessa soddisfazione nello scrivere le nuove avventure di Aquila della Notte. Tex non è un personaggio giovane, non lo è mai stato; fin dalle prime storie. Questa sua solidità psicologica e caratteriale è un punto di forza che ti permette di scrivere agendo all'interno di regole precise come quando giochi a scacchi e sai che tutte le pedine devono muoversi secondo schemi precisi.

Da cosa si può riconoscere il Tex di Tito Faraci rispetto a quello scritto da altri autori?

Non riesco a vedermi da fuori, non saprei dire. Fino a ora ho scritto molte storie puntando a Tex come personaggio indipendente dagli altri pards. Anzi, in molte delle mie storie agisce da solo, senza l'aiuto dei suoi amici. Questo mi permette di approfondire bene molti aspetti della sua personalità. Tex è una figura matura che porta il peso del suo passato, delle sue esperienze, con grande naturalezza e consapevolezza. Il mio Tex è l'eroe che diventa il centro del mondo e le cui motivazioni sono più profonde di un vago senso della giustizia. Forse è per questo che a me piacciono più di altre alcune sue avventure ritenute di secondo piano o meno spettacolari come, per esempio La cella della morte in cui Tex si ritrova in prigione e la resistenza dell'eroe è messa alla prova fino all'estremo. O anche Gilas in cui egli si finge un bandito pur riuscendo a mantenere una solida integrità morale. È l'eroe che si mette in discussione e che cresce nell'esperienza della sofferenza e delle difficoltà che mi piace leggere e rappresentare quando penso a Tex.

Perché Tex piace così tanto a lettori di estrazione culturale tanto diversa?

Tex è un personaggio dai tratti limpidi. Non ci sono ambiguità nella sua condotta. Ha un profondo senso della giustizia che è anche al di sopra del concetto di legge. Quando vediamo rappresentanti delle istituzioni come sceriffi, rangers o giudici che nelle sue storie appaiono corrotti o insensibili ai bisogni dei più deboli, capiamo che per Tex giustizia e legge possono anche non coincidere nel significato e nei valori. E quando Tex uccide, è evidente che lo fa a livello simbolico. Per questo trovo sbagliato fare un calcolo di quanti banditi abbia ucciso nelle sue storie perché ogni storia è sempre come se fosse la prima, un po' quando si racconta una favola più volte. Sappiamo come va a finire perché la conosciamo ma quando la raccontiamo, in quel momento, si svolge nell'immaginario di chi ascolta, per la prima volta. Quello che piace ai suoi lettori, siano essi operai, impiegati o intellettuali è quel suo dna positivo che lo fa agire sempre in modo corretto. Non spara mai alle spalle, non uccide se può permettersi di disarmare, non estrae mai la pistola per primo e, quando è costretto a sparare, lo fa senza compiacimenti. Tex è un fumetto che nasce maturo fin dalle origini perché si rivolge a un pubblico abituato fino a quel momento a storie con pochi dialoghi e racconti lineari. Tex porta nelle sue storie la complessità della vita senza mai nasconderne le difficoltà. Per questo piace a un pubblico maturo non solo d'età, ma anche di testa.



(©L'Osservatore Romano 15 agosto 2008)
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