Monsignor Rezza ripercorre la millenaria storia del Capitolo Vaticano

Professionisti della preghiera
all'ombra di Pietro


di Nicola Gori

Sub umbra Petri:  potrebbe essere il motto dell'antica e nobile istituzione del Capitolo Vaticano, che dall'xi secolo è al servizio dei Papi e della basilica di San Pietro. È una presenza costante e fedele, che affonda le radici nelle prime comunità di monaci che vivevano intorno alla tomba dell'Apostolo. Nel corso dei secoli sono cambiati gli abiti, le vesti corali, le forme e i segni esteriori, ma non è mai venuta meno la dedizione alla liturgia quotidiana e alle opere di assistenza e di carità. La vicinanza con il Successore di Pietro fa di questa realtà un unicum con la Chiesa universale. Immergersi nell'Archivio del Capitolo è come compiere un viaggio nella memoria, dove le vicende ecclesiali, sociali e storiche di ogni epoca hanno lasciato un segno e una loro testimonianza. Abbiamo chiesto a monsignor Dario Rezza, camerlengo del Capitolo Vaticano, di ripercorre la storia e di descrivere la situazione attuale di questa istituzione.

Il Capitolo Vaticano venne istituito nel 1053 da Leone IX. Quali furono i compiti affidatigli?

A questa domanda è arduo dare una risposta certa e definitiva. Infatti la bolla di san Leone ix del 1° aprile 1053, che gli storici considerano tradizionalmente l'"atto di fondazione" del Capitolo Vaticano, non ci dice nulla in proposito. Il Papa si limitò in quella circostanza a confermare ai canonici e alla basilica di San Pietro i possessi e i privilegi elargiti dai suoi predecessori ai quattro monasteri vaticani che, nei secoli precedenti, avevano garantito una presenza orante continua all'interno della basilica. È certo, comunque, - e il tenore della bolla del 1053 ce lo conferma - che per tutto il medioevo, e per gran parte dell'età moderna, il servizio richiesto dai Papi ai canonici oltre al ministero, direi centrale, della preghiera - "professionisti della preghiera" ci ha definiti giustamente Benedetto XVI in un recente incontro avuto con i membri del Capitolo - e della cura d'anime, si estendeva fino a comprendere anche l'amministrazione dei beni e delle sostanze della basilica:  elemento nient'affatto secondario e, come si può ben capire, di grande responsabilità.
L'atto di Leone IX del 1053 non fu comunque un provvedimento isolato, bensì fece parte di un più vasto disegno di riforma del clero romano che giunse poi a compimento sotto la figura eminente, e per molti aspetti epocale, di san Gregorio vii, Pontefice dal 1073 al 1085.

Da una struttura monasteriale, il Capitolo è passato ad assumere una struttura canonicale e di servizio della basilica di San Pietro. Quali aspetti particolari della sua origine monastica sono ancora presenti oggi?

Il passaggio da una struttura monasteriale a quella capitolare è avvenuto progressivamente con il venir meno della vita comune. Il mutamento dell'abito risale invece agli inizi:  già negli Statuti di Niccolò iii del 1279, la magna charta del Capitolo Vaticano, vennero stabiliti la foggia e il colore dell'abito canonicale. Ma, al di là di tali trasformazioni esteriori, è stato conservato intatto per secoli l'impegno della preghiera corale nei vari tempi della giornata. Fin verso la metà del secolo scorso ciò ha comportato un impegno quotidiano, attualmente domenicale, festivo e legato ad altre ricorrenze tradizionali, per esempio le commemorazioni dei santi Pontefici, ai quali sono dedicati altari nella basilica. Ma è in atto quotidianamente l'adorazione del Santissimo Sacramento per l'intera giornata, mentre alcuni canonici prestano il loro servizio nelle celebrazioni liturgiche secondo le necessità.

Il Capitolo è percepito dai fedeli essenzialmente come una struttura al servizio della liturgia. Questa sensazione corrisponde alla verità?

Il servizio liturgico è certamente la cura fondamentale del Capitolo:  una particolare attenzione viene rivolta al canto gregoriano e alla celebrazione in cantu in lingua latina della messa capitolare festiva e di quella quotidiana del pomeriggio. Inoltre affluiscono da ogni parte del mondo corali che si affiancano alla Cappella Giulia della Basilica Vaticana.  Soprattutto alla celebrazione  della  messa  domenicale  solenne c'è grande partecipazione di fedeli.

Come è strutturato attualmente il Capitolo?

Il Capitolo è composto dall'arciprete, dal vicario capitolare e da 34 canonici. Ad essi si aggiungono i sacerdoti coadiutori. Tutte le nomine sono di pertinenza del Pontefice.

Nel corso della storia, i canonici si sono occupati anche delle opere di carità. Questa tradizione è stata mantenuta?

Questa tradizione assistenziale e caritativa del Capitolo di San Pietro non è mai venuta meno:  in passato in forme istituzionali, più recentemente attraverso fondazioni e sussidi per determinati scopi. Alcune opere sono sorte per iniziativa di singoli canonici e hanno poi coinvolto la mensa capitolare nella loro gestione.
Vorrei ricordare, in particolare, un sodalizio sorto per provvedere a sacerdoti anziani, infermi e poveri - senio, morbo, inopia laborantibus - denominato i "Centopreti", che è rimasto dalla sua fondazione, nella metà del XVIi secolo, fino ai primi decenni del 1900 sotto la gestione del Capitolo Vaticano. La costruzione dei muraglioni del Tevere, avvenuta dopo il 1870, stravolse la facies più caratterizzante del luogo dove erano le case lungo il fiume e il cosiddetto palazzo dei "Centopreti", al quale si appoggiava la fontana - poi situata in piazza Trilussa - che allora faceva da pregevole sfondo alla via Giulia. Oggi il grosso edificio con archi e galleria, detto ancora dei "Centopreti", sul Lungotevere dei Tebaldi, all'angolo con via dei Pettinari, ospita anziani sacerdoti, anche se non è più amministrato dal Capitolo.
Per disposizione testamentaria di due canonici, Vincenzo Carcarasi e Domenico Rainaldi, morti rispettivamente nel 1690 e nel 1711, furono istituite delle doti per le fanciulle povere, dall'età dei quattordici anni fino al matrimonio o al compimento del quarantacinquesimo anno. Tale opera assistenziale è proseguita a lungo, sia pure con le modifiche richieste dai tempi mutati.
Oggi l'opera assistenziale e caritativa viene effettuata attraverso sussidi a sacerdoti che ne hanno bisogno o sono infermi, con un Fondo istituito dal canonico Ennio Francia, scomparso nel 1995. A contributi per la mensa dei poveri e a altre opere - ma la carità non va strombazzata - si provvede con un settore speciale del bilancio annuale.

Che vincolo esiste tra il Capitolo e l'ospedale di Santo Spirito in Sassia?

Un rapporto, per così dire, dialettico tra il Capitolo di San Pietro e l'ospedale è testimoniato fin dai tempi della fondazione del nosocomio romano per opera di Innocenzo iii, Pontefice dal 1198 al 1216. E che ciò accadesse era inevitabile data la vicinanza, anche solo meramente spaziale, esistente tra i due enti. Ho definito volutamente dialettico tale rapporto in quanto, come hanno dimostrato studi recenti e come le nostre ricerche storiche sul Capitolo tenteranno in futuro di approfondire, non si trattò sempre di una relazione esente da contrasti. Tuttavia, tanti fattori contribuirono in passato ad incrociare i destini delle due istituzioni, non da ultimo il fatto che molti cardinali arcipreti della basilica furono investiti anche del ruolo di protettori dell'ospedale e, in seguito, fu proprio tra i canonici di San Pietro che vennero eletti molti dei suoi precettori. Che un simile stretto legame fosse già stato pensato ed incentivato fin dalle origini dal papato stesso si ricava poi facilmente se si pensa alla decisione presa dal medesimo Innocenzo iii nel 1208 d'istituire per la prima domenica successiva all'ottava dell'Epifania una solenne processione attraverso la quale i canonici - alla presenza del Papa e dei cardinali, e circondati dalla pia devozione dei fedeli - avrebbero dovuto condurre la sacra immagine del Volto Santo, comunemente noto come la Veronica, dalla basilica, dove si conservava ab immemorabili, fino al Santo Spirito.

Cosa conserva l'Archivio del Capitolo?

Bisogna premettere, innanzitutto, che dal 1940 gran parte della documentazione storica dell'Archivio Capitolare e la sua importante biblioteca furono trasferite in deposito temporaneo alla Biblioteca Apostolica Vaticana per contingenti necessità di conservazione e di studio. Il ricchissimo patrimonio archivistico del Capitolo si trova ancora al presente suddiviso in parti diseguali, quanto a consistenza, tra i locali che ospitano l'Archivio all'interno del palazzo capitolare e la Biblioteca suddetta. Presso la sede originaria si conservano, tra le altre cose, i libri degli stati d'anime e la serie dei diari della basilica, importantissimi per ricostruire l'attività liturgica che si svolse all'interno del tempio vaticano nel corso di tanti secoli.
Quanto al nucleo principale dell'Archivio, conservato come s'è detto presso la Biblioteca Vaticana, non ho remore a ripetere quanto abbiamo già scritto di recente, ovvero che si tratta di uno dei più ricchi archivi capitolari d'Italia e forse del mondo. E ciò appare evidente se solo si considera la posizione privilegiata della basilica di San Pietro - vero e proprio fulcro, non solo simbolico, della cristianità - e il ruolo che nella sua gestione i Papi riconobbero da sempre al Capitolo. Per limitarmi qui ad alcuni cenni citerò le numerosissime Bolle e i diversi atti con cui tanti romani Pontefici, fin dall'epoca più remota, governarono e beneficiarono la basilica; l'interessantissima serie dei libri censuali, ovvero gli antichi registri contabili di San Pietro, che con i loro esemplari più vetusti risalgono al secolo xiv; e la documentazione raccolta a formare la serie denominata delle abbazie, in cui si conservano tante memorie storiche relative a fondazioni monastiche situate in diverse regioni d'Italia e in stretta relazione col Capitolo Vaticano.
Stiamo ora procedendo, con la competente collaborazione della Biblioteca Vaticana, alla digitalizzazione della parte più antica del fondo archivistico. Ho avuto già modo di esprimere la commozione provata nel veder risorgere dal letargo di secoli antiche pergamene, dispiegate ora con estrema cura e con tutte le precauzioni necessarie, e nel poter leggere e interpretare la scrittura di originali documenti pontifici e chartae risalenti ai secoli tra il v e l'xi, ancor prima della istituzione del corpo canonicale. Ciò permetterà di conservarli con maggiore garanzia e faciliterà di molto l'opera degli studiosi che vorranno servirsi di questi documenti importanti per la storia della Roma altomedievale.

I canonici vaticani partecipano alle celebrazioni presiedute dal successore di Pietro. Come vivete questa vicinanza con il Papa?

I canonici partecipano in particolare alle cappelle papali che hanno luogo nella basilica. Ma la vicinanza al successore di Pietro è vissuta in forme più sostanziali, nella preghiera e con il richiamo continuo al suo insegnamento nelle omelie che vengono tenute in basilica durante le celebrazioni domenicali e quotidiane. C'è, cioè, un vincolo di fedeltà, di affetto e d'impegno che deriva dal fatto di vivere sub umbra Petri.

Che legame esiste tra il Capitolo e la città di Roma?

Un intero quartiere di Roma, il rione Borgo, ha avuto legami stretti con il Capitolo nell'ambito del ministero parrocchiale. Dopo il primo volume della storia del Capitolo Vaticano, che abbiamo pubblicato agli inizi di quest'anno, nel secondo e terzo volume previsti avremo modo di approfondire questo rapporto sia dal punto di vista urbanistico che demografico e sociologico, sulla base di una documentazione inedita, che sarà fonte preziosa per qualsiasi ricerca di carattere storico al riguardo.
Va inoltre ricordato che alcuni diaristi della basilica, oltre a descrivere tutte le cerimonie liturgiche che vi si svolgevano, hanno allargato il campo delle loro annotazioni con riferimenti ad eventi che hanno riguardato la città di Roma. Basta ripercorrere le pagine del diario del settembre 1870 per scoprire episodi di quelle giornate convulse, che gettano nuova luce su eventi ben noti, dei quali a volte si coglie nello stesso linguaggio graffiante una visione diversa.
Non vanno dimenticati i decreti capitolari e una vasta documentazione aggiuntiva del cosiddetto "ufficio degli eccetti", riguardante le chiese filiali del Capitolo nell'urbe. Sono come tanti tasselli che impreziosiscono la conoscenza della città.

Esiste una gerarchia all'interno del Capitolo?

Oltre all'autorità dell'arciprete e del vicario, vige il principio di decananza:  ma più che di gerarchia si deve parlare di servizio in campo liturgico, amministrativo, archivistico, al quale vengono eletti a turno i canonici, secondo le modalità e i tempi stabiliti dalle costituzioni capitolari.
Vorrei concludere sottolineando come la millenaria storia del Capitolo di San Pietro in Vaticano - che stiamo cercando di ricostruire sull'ampia documentazione che abbiamo nell'Archivio - presenta molteplici campi di interesse, coinvolgendo il settore di ricerca archivistica propriamente detto, il settore liturgico, giuridico storico, musicale, sociale. Ci serviremo perciò della competenza di diversi collaboratori che per la loro specializzazione sono in grado di fornire una visione sintetica, ma aperta ad ulteriori approfondimenti sulle varie tematiche.

Quando è previsto il completamento di questa imponente opera di ricostruzione storica?

È difficile prevedere i tempi. Comunque sono in preparazione, per una pubblicazione già nel prossimo anno, il secondo volume della storia, sul patrimonio del Capitolo, una rassegna prosopografica dei canonici di maggior rilievo per rinomanza culturale, una selezione di mottetti musicali di maestri della Cappella Giulia. Confido che si propongano anche sponsor che permettano di realizzare pienamente e di portare a termine un'impresa di così vasto respiro.



(©L'Osservatore Romano 30 agosto 2008)
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