Al «Bolzano Festival Bozen» due mesi di concerti che puntano sulle nuove generazioni

Giovani musicisti crescono all'ombra delle Dolomiti


di Marcello Filotei

Due orchestre giovanili vicino a un festival e a un concorso pianistico, l'Accademia Mahler accanto ad Antiqua Facing east, una rassegna che esplora la produzione barocca dell'Europa occidentale assieme a itinerari musicali rari incentrati su musicisti dell'Est e del Vicino Oriente:  non è facile orientarsi nel programma del "Bolzano Festival Bozen", che per tutta l'estate inanella decine di concerti uno dietro l'altro, con vocazioni anche molto lontane tra loro. A coordinare tutto questo materiale ci pensa Peter Paul Kainrath, che è anche il direttore artistico del Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni, giunto alla cinquantasettesima edizione.

Ma quale è il filo rosso che percorre le numerosissime iniziative in programma?

Non è un collegamento di carattere tematico, perché preferiamo rappresentare la grande varietà della musica classica odierna senza costrizioni:  abbiamo un denominatore comune rappresentato dal rapporto tra musica e gioventù, un binomio che ha sempre caratterizzato il lavoro artistico musicale nella città di Bolzano, a partire dalle orchestre giovanili fondate da Claudio Abbado (European Union Youth Orchestra e Mahler Jugendorchester), che risiedono stabilmente in città. Ma non ci sono solo le orchestre, il lavoro sulle nuove generazioni di musicisti è rafforzato dall'Accademia Gustav Mahler, anche questa fondata da Abbado dieci anni fa, che forma i professionisti di domani.

Declinare il binomio musica-giovani nel concorso pianistico è quasi naturale.

L'età massima per partecipare è di trent'anni, la minima sedici. Il concorso è un trampolino di lancio, la principale ragione d'essere è questa. Una selezione severa consente di presentare coloro che premiamo nelle maggiori stagioni concertistiche mondiali. Abbiamo avuto tantissime iscrizioni, la giuria è prestigiosa e quindi da questo punto di vista siamo un concorso tra i più quotati. La formula è sperimentata e uguale a quella di molti altri concorsi, ma la sfida vera è quella di penetrare una scena concertistica internazionale che sta cambiando rapidamente. Le iniziative come la nostra devono riuscire a stringere i contatti con il circuito delle grandi sale e per fare questo otto anni fa abbiamo reso il concorso biennale inserendo un Festival pianistico nell'anno in cui non si svolge la finale. In questo modo riusciamo a trattare alla pari con le altre stagioni concertistiche proponendo i nostri premiati e ospitando i migliori talenti del circuito. Questo garantisce la circolazione dei premiati, per il momento a livello europeo, ma stiamo lavorando per allargare il nostro orizzonte:  il mondo del pianismo non è mai troppo grande. La sfida maggiore, tenuto conto che i concorsi al mondo sono troppi anche considerando solo quelli della Federazione internazionale, è riuscire a comunicare che il nostro vincitore ha qualcosa che lo distingue dagli altri.

Quali sono i cambiamenti della scena musicale internazionale che mettono in difficoltà una iniziativa come la vostra?

Il mercato discografico vive una grande crisi per l'affollamento dei titoli e la circolazione di tantissima musica. Questo però ha creato anche una rinnovata necessità di ascoltare gli artisti dal vivo. I concerti, infatti, sono divenuti numericamente molto pochi rispetto alla possibilità di ripetizione continua dei cd e di esecuzioni di altissimo valore registrate e continuamente rilanciate dalle emittenti radiofoniche o reperibili nella rete. Ad esempio al nostro festival quest'anno ha suonato Grigory Sokolov, un pianista notissimo:  alcuni membri della giuria non l'avevano mai ascoltato dal vivo.

La fase di preselezione volge al termine, si può già fare un bilancio?

C'è stata una grande affluenza. Abbiamo avuto oltre duecento richieste, ma per statuto ne abbiamo potuto accettare solamente centocinquanta. In questa edizione abbiamo comunicato anche con il mondo asiatico, soprattutto con la Cina, che ha risposto con entusiasmo. Ora bisogna verificare se alla quantità corrisponde una qualità adeguata. La selezione è durissima, alla finalissima dell'anno prossimo parteciperanno al massimo ventiquattro candidati, più tre esecutori scelti tra vincitori di primi o secondi premi di concorsi della Federazione internazionale negli ultimi due anni.

E il "Bolzano Festival Bozen"?

L'entusiasmo con il quale la città risponde nel vedere i giovani lavorare con i grandi direttori è una costante da anni. Le iniziative sono tantissime, tra le altre è significativo il modo in cui è stata accolta la presentazione di canti liturgici in lingua aramaica. Va riconosciuto però che se in passato le persone acquistavano i biglietti per tutto il festival ancora prima che cominciasse, ora decidono all'ultimo momento e partecipano solo a una parte degli eventi:  è un fattore preoccupante del quale tenere conto, anche se al momento i concerti continuano ad essere esauriti.



(©L'Osservatore Romano 4 settembre 2008)
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