Il 4 dicembre 1968 il primo numero del quotidiano cattolico italiano

Da quarant'anni
un grande «Avvenire»


di Marco Bellizi

Il quotidiano "Avvenire" è e vuole essere soprattutto "un punto di prospettiva cattolico su tutti gli avvenimenti, nessuno escluso":  è quanto scrive Dino Boffo in un editoriale dedicato ai quarant'anni del quotidiano da lui diretto, fondato il 4 dicembre 1968 grazie alla fusione dell'"Italia" di Milano e dell'"Avvenire d'Italia" di Bologna. "Per alcuni - scrive Boffo nel suo editoriale - non è scontato che una prospettiva cattolica esista, ossia che il Vangelo e l'insegnamento della Chiesa forniscano una chiave di lettura intelligente, originale e illuminante delle vicende degli uomini". Una prospettiva, senza formule ottuse o ideologiche, è quanto invece il quotidiano mette a disposizione di chi lo legge. "Avvenire" offre oggi ai suoi lettori due pagine dedicate alla ricorrenza, con una ricostruzione delle vicende che portarono alla fondazione del giornale e con le tappe della sua evoluzione fino ai nostri giorni. Sul quotidiano cattolico italiano "L'Osservatore Romano" ha intervistato il vescovo di Albano, Marcello Semeraro, presidente del consiglio di amministrazione di Avvenire Nuova Editoriale Italiana.

Quarant'anni di vita:  in che stato di salute si trova "Avvenire"?

Direi che troviamo una realtà matura e allo stesso tempo ancora in crescita. Negli ultimi anni, in particolare dal 2002 a oggi, c'è stato un aumento della diffusione. Siamo riusciti a raggiungere il traguardo delle 105.000 copie e contiamo di aggiungerne altre mille il prossimo anno. Cerchiamo insomma di rispondere all'esortazione che ci ha rivolto Benedetto XVI quando visitando la mostra allestita proprio per i quarant'anni del giornale ci ha incoraggiato ad aumentare la diffusione.

Rispetto ai contenuti sono in previsione novità?

Rafforzeremo quelli che riteniamo siano i nostri punti di forza. Riscontriamo molto apprezzamento per l'attenzione che rivolgiamo alle realtà del mondo civile e della vita della Chiesa. La prima pagina del giornale riscuote un particolare successo:  vi si trovano notizie che generalmente vengono sottaciute dagli altri quotidiani e questo viene spesso sottolineato nel corso delle rassegne stampa proposte da diverse radio e televisioni. Altrettanti riscontri riceviamo per gli spunti culturali che offriamo grazie alle pagine di Agorà e anche attraverso gli inserti È famiglia ed È vita. E, anche se può far sorridere, riceviamo molti apprezzamenti per Popotus, il nostro inserto per i più piccoli. Oggi apriamo ufficialmente il sito in rete, che non è solo uno strumento per diffondere maggiormente il giornale ma soprattutto per far conoscere il magistero della Chiesa e direi anche la voce del Papa. Siamo particolarmente grati al Signore per averci dato questa possibilità. Per questo stiamo vivendo questa festa piuttosto come una festa di compleanno in una famiglia cristiana. Oggi, a Milano, c'è la celebrazione in sant'Ambrogio come momento pubblico:  la scelta è chiaramente dovuta al fatto che riconosciamo la paternità della volontà di Paolo vi riguardo alla nascita di "Avvenire" e insieme riconosciamo la culla geografica del quotidiano. Ci sono stati comunque altri momenti celebrativi per quanti lavorano al giornale; domenica ha celebrato una messa il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e il 9 dicembre celebrerò una messa io stesso per la redazione romana.

Cosa significa amministrare, soprattutto in questa congiuntura economica, un giornale come "Avvenire"?

Io partecipo per i compiti che mi riguardano in qualità di presidente di Avvenire Nuova Editoriale Italiana, ma nel consiglio di amministrazione ci sono persone espressione di varie realtà ecclesiali e del mondo culturale. La crescita che si è avuta a partire dal 2002, oltre che al lavoro del direttore Dino Boffo, è merito anche, per esempio, del direttore generale, Paolo Nusiner. Certo le difficoltà non mancano, dall'aumento dei costi della carta e delle spedizioni postali agli ostacoli che ci sono ancora nel raggiungere tutti i luoghi di diffusione:  mi riferisco per esempio alla Sardegna. Tuttavia abbiamo, come "L'Osservatore Romano" una buona base di abbonati, che ci dà fiducia. La stessa fiducia che, devo dire, non manca di farci avere, anche concretamente, la Conferenza episcopale italiana.

Insomma, che posto è riuscito a guadagnarsi "Avvenire" nel panorama informativo italiano?

Basta vederlo, come dicevo prima, dalle rassegne stampa. La prima pagina del giornale - così come quella de "L'Osservatore Romano" - non è ignorata. Anzi viene appunto sottolineata per i contenuti che altri non hanno.



(©L'Osservatore Romano 5 dicembre 2008)
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