L'intervista all'arcivescovo Paul Cremona

Accogliere i migranti a Malta
così come fu accolto il naufrago Paolo


di Alessandro Trentin

Accogliere i migranti come si accolse il naufrago Paolo. Come deve essere accolta ogni persona che ha anzitutto bisogno di aiuto:  così l'arcivescovo di Malta, Paul Cremona, si rivolge alla comunità cattolica dell'isola e, in generale, a tutta la popolazione. In un'intervista rilasciata al nostro giornale, il presule parla delle iniziative prese per la celebrazione dell'Anno paolino. Una occasione che è spunto di molte riflessioni. "La comunità cattolica maltese - ha detto l'arcivescovo - ha saputo essere testimone privilegiata e fedele del profondo messaggio di amore senza limiti che l'apostolo delle genti ha trasmesso nei secoli". Nella lettera pastorale letta durante la celebrazione eucaristica che il 28 giugno del 2008 ha aperto ufficialmente la celebrazione sull'isola, l'arcivescovo, rievocando il naufragio della barca che trasportava l'apostolo nelle vicinanze della costa maltese, ha scritto:  "La sua sventura si è trasformata per noi in grazia. Il suo naufragio ha avuto l'effetto provvidenziale di farci giungere fin dai primi tempi del cristianesimo la buona novella del Vangelo. Per questo consideriamo il naufragio dell'apostolo una benedizione". I maltesi, accogliendo l'apostolo naufrago, mostrarono un senso forte di apertura verso il "diverso", lo straniero. Un sentimento - ribadisce monsignor Cremona - che deve essere conservato e praticato anche nell'attuale momento storico segnato dalle grandi migrazioni di massa:  un fenomeno che a Malta, situata nel centro del Mediterraneo, si manifesta in modo particolare essendo teatro di sbarchi di stranieri irregolari provenienti dall'Africa.

Con quale atteggiamento il popolo maltese sta vivendo quest'anno particolare?

Quest'anno abbiamo cercato di trasmettere ai fedeli l'insegnamento di san Paolo a saper amare Gesù con entusiasmo. Ecco, ci vuole lo stesso entusiasmo mostrato dal santo per dare a Gesù tutto il nostro amore. Devo dire che finora i fedeli hanno partecipato con calore e gioia alle celebrazioni che si sono susseguite nelle tante chiese dell'isola. Soprattutto abbiamo voluto sottolineare lo spirito di accoglienza con il quale è stata accompagnata la missione dell'apostolo. Per accogliere qualcuno ci vuole un'apertura dell'animo, allontanando i pregiudizi, e soltanto in questo modo ci si può predisporre a ricevere anche la parola di Dio. I maltesi, testimoni privilegiati degli albori del cristianesimo, non perdano dunque questo spirito di accoglienza, ma anzi lo rafforzino ulteriormente per essere degni seguaci del messaggio dell'apostolo delle genti, al fine di diffonderlo nella società che specialmente oggi sembra perdere le proprie tradizioni cristiane scivolando verso una deriva materialista".

Ci può elencare alcuni dei principali avvenimenti celebrativi che hanno caratterizzato finora l'Anno paolino?

L'evento è stato aperto il 28 giugno 2008 con una celebrazione eucaristica a Mdina nella piazza davanti alla cattedrale, alla quale hanno assistito centinaia di fedeli. Subito dopo è seguita la "notte Paolina" in occasione della quale le chiese di Mdina e Rabat sono state aperte al pubblico offrendo attività religiose e culturali. Il 19 ottobre si è svolta una "giornata missionaria"; mentre il 23 novembre, festa del Cristo Re, si è tenuta una celebrazione presso la parrocchia di San Paolo a Safi, con la partecipazione fra l'altro delle alte autorità civili. Un'altra celebrazione è avvenuta l'8 febbraio 2009, a Valletta, dove c'è una parrocchia dedicata al santo. Inoltre, tutte le chiese di Valletta sono rimaste aperte per l'occasione e in ognuna di esse si è tenuta una catechesi sulle diverse lettere scritte dall'apostolo. Infine, l'8 aprile si è snodata la Via Crucis a Rabat, presso la grotta di San Paolo e la parrocchia sempre dedicata all'apostolo. Questi gli avvenimenti principali. Ma senza contare altre innumerevoli iniziative religiose e culturali a livello diocesano, come per esempio, la presentazione di nuovi libri sulla figura del santo o le mostre di pittura. E ancora, i pellegrinaggi a Roma e in Cappadocia da me personalmente guidati e assieme al vescovo di Gozo, Mario Grech.

Come si concluderà l'Anno paolino?

Il 30 maggio, per la Vigilia di Pentecoste, ci sarà la celebrazione eucaristica a San Paolo al Mare, la baia dove fece naufragio la barca sulla quale viaggiava l'apostolo. Il 29 giugno, a conclusione dell'evento, l'inviato speciale del Papa presiederà la celebrazione eucaristica che si terrà di fronte alla concattedrale di San Giovanni a Valletta. Alla celebrazione parteciperà anche la comunità della diocesi di Gozo. Alla cerimonia assisteranno inoltre le più alte autorità civili.

Anche Malta, pur essendo una piccola isola nel Mediterraneo, vive, comunque, profonde trasformazioni sociali e culturali. Come valuta la situazione della comunità cattolica?

La comunità maltese sta affrontando una nuova realtà sociale dovuta al progressivo incremento della popolazione straniera. In questo quadro la religione deve vivere in un contesto multiculturale e ciò influisce anche sulle nostre tradizioni secolari. C'è dunque necessità di aprirsi "all'altro", lo straniero, non arroccandosi a difesa del proprio sentimento religioso. La sfida che dunque si pone è quella dell'integrazione culturale e per far sì che ciò si realizzi deve scaturire la decisione personale in ciascun fedele di andare verso Cristo, diventando testimone nell'oggi dell'agire degli apostoli delle comunità primitive. Ci vuole quindi un ritorno all'antico spirito che animava quelle comunità per vivere la fede con continuo entusiasmo.

Malta è spesso terra di approdo per numerosi immigrati, la maggior parte irregolari, i quali spesso suscitano sentimenti di rifiuto. Come opera la Chiesa per affrontare il problema?

C'è un aspetto del problema che va oltre la politica e le polemiche che ne conseguono:  è quello umanitario. Occorre eliminare i pregiudizi e considerare gli immigrati innanzitutto come delle persone. Sì, è vero, vi è anche una certa situazione politica dietro al fenomeno migratorio, ma si tratta di persone che soffrono. Noi, come Chiesa, diamo per primi l'esempio fornendo aiuti concreti. Attualmente 400 persone sono assistite dall'ufficio diocesano per i rifugiati e gli immigrati; inoltre a Cospicua funziona una struttura di accoglienza gestita dal Jesuit Refugee Service:  agli immigrati vengono offerti vari servizi di consulenza, tra cui quello legale. Questa è la risposta della nostra comunità.



(©L'Osservatore Romano 23 aprile 2009)
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