Ricordi di Ennio Morricone

Mio cognato e il finale di «Giù la testa»


di Marcello Filotei

"Mio cognato si alzò durante una proiezione privata pensando che il film fosse finito e lui tagliò tutto quello che veniva dopo:  dieci minuti di flashback. Un grande atto di modestia, l'insegnamento più grande che ho ricevuto da Sergio Leone e che ricordo ancora oggi a vent'anni dalla sua morte".

Un aneddoto che rivela una grande capacità di ascoltare, soprattutto i collaboratori stretti come lei maestro Morricone, che hanno avuto un ruolo importante nella sua cinematografia.

Lui ascoltava tutti e teneva conto di quello che dicevano gli altri. Quando quella volta portai la famiglia a vedere Giù la testa in anteprima Leone capì che qualcosa non funzionava e nell'edizione italiana fece finire il film nel punto esatto in cui mio cognato si era alzato. Aveva accettato il suggerimento, anche se involontario, e aveva tenuto conto anche delle critiche mosse a C'era una volta il West, del quale avevano detto che c'erano tre finali.

La sua carriera di compositore di colonne sonore era iniziata qualche anno prima con Il federale di Luciano Salce, ma il film che le ha portato il primo vero successo è stato proprio di Leone, Per un Pugno di dollari nel 1964.

Quel film mi ha fatto conoscere, così come Per qualche dollaro in più dell'anno successivo, ma la ribalta internazionale è arrivata con Il buono, il brutto e il cattivo, nel 1968, quando c'è stata anche la nomination al Grammy Award. Poi in realtà non è successo molto, ma quelle musiche sono state molto apprezzate in America e in Europa, specialmente in Germania.

Come era iniziato il suo rapporto con Sergio Leone?

Mi ha cercato lui, mi è venuto a trovare a casa dopo avere ascoltato le musiche di due film western che avevo scritto, uno era Le pistole non discutono di Mario Caiano, e l'altro Duello nel Texas di un regista spagnolo, Riccardo Blasco.

Non vi conoscevate prima?

In realtà c'eravamo conosciuti alle scuole elementari, ai Fratelli delle scuole cristiane a Viale Trastevere, che allora si chiamava Viale del re. Io me lo sono ricordato quando l'ho visto, l'ho riconosciuto subito. Poi mi ha portato a cena da "Checco er carettiere", perché sapeva che il proprietario aveva una fotografia della terza elementare dove c'eravamo tutti e tre.

Una conoscenza precocissima, per un rapporto lavorativo creativo e anche innovativo. Già da Per un pugno di dollari, infatti Leone presenta una visione molto originale del far west americano:  violenta e moralmente complessa. In particolare introduce un marcato realismo dei personaggi e, soprattutto, usa il silenzio come strumento espressivo. La rarefazione dei dialoghi conferisce una grande responsabilità alla colonna sonora.

Lui ha dato molta importanza al silenzio e al suono, sia quello musicale, sia quello che riproduce i rumori della realtà. È stato uno dei primi a lavorare in questo modo. Secondo me c'è qualcosa di Cage nel suo silenzio. Per esempio i primi venti minuti di C'era una volta il West, senza dialoghi, sono nati da un esperimento che io gli avevo raccontato. Si trattava di un concerto al conservatorio Cherubini di Firenze con il Gruppo di improvvisazione di Nuova Consonanza:  il concerto doveva cominciare alle 21, noi suonavamo con il gruppo nella seconda parte. Prima non si sapeva bene cosa sarebbe successo. A un certo punto il pubblico ha cominciato a rumoreggiare, perché non c'era niente da vedere o da ascoltare. In realtà un signore era salito sul palco, poi se ne era andato sulla balconata da dove scuoteva la scala facendogli emettere degli scricchiolii. Dopo un po' qualcuno si accorse che quello che emetteva i rumori non era un operaio e che il concerto era già iniziato, da quel momento cominciò il silenzio in sala. Appena catturata l'attenzione del pubblico il signore si rimise l'impermeabile e se ne andò:  fine della prima parte. Tutti scioccati. Questo episodio lo raccontai a Sergio Leone e lui rafforzò la sua idea di lavorare con il suono decontestualizzandolo, facendogli acquistare un significato più profondo e più intenso, specialmente se manovrato dall'amplificazione. Questo è stato per me un grande insegnamento, ma l'ho capito dopo. Al momento ero arrabbiato, mi sembrava una sciocchezza.

Risultato?

Per venti minuti in C'era una volta il West si sentono solo piccoli rumori enfatizzati:  il verso della gallina, il mulino, la goccia d'acqua sul cappello, poi un personaggio prende una mosca e si sente il ronzio, tutto senza dialogo. Il giorno dopo la prima, quando andai a lavorare alla Fonoroma, più o meno c'era lo stesso tipo di choc che era seguito al concerto di Firenze. La gente mi diceva che eravamo diventati matti.

Ci sono molte storie sull'influenza della musica contemporanea sulla sua produzione cinematografica. Per esempio l'uso di nastri in maniera asincrona?

Ho fatto questa esperienza nei titoli iniziali di Giù la testa, dove ho messo assieme i temi del film in maniera astratta e aritmica, fuori dal metro normale. Gli archi per esempio sono scritti in maniera puntillistica e altri elementi intervengono con molta libertà, tutto rimane sospeso, ma il pezzo regge bene.

Una decisione coraggiosa, ma lei è noto per avere un carattere deciso.

È parte del mio lavoro, se per esempio il regista non mi spiega esattamente quello che vuole non posso scrivere con chiarezza.

Sì ma anche nella vita sembra piuttosto fermo nelle sue decisioni. Per esempio in tutte le sue biografie sottolinea di esserci licenziato da un posto di lavoro il primo giorno. È successo nel 1958, quando non era ancora affermato come compositore. Perché proprio non le andava di fare l'assistente musicale in Rai?

Mi chiamò il maestro Pizzini, che allora era il direttore del centro televisivo di via Teulada, mi avvertì che non avrei avuto possibilità di carriera e inoltre, a seguito di una circolare in vigore da alcuni anni, i musicisti che facevano parte della Rai non potevano essere mai eseguiti dall'emittente pubblica. "Se è così me ne vado subito", dissi. Lui insistette, credeva fosse un errore lasciare un posto sicuro come quello. Ma io avevo studiato per fare il compositore, stare in un posto che impedisce di essere eseguiti non aveva alcun senso. Certo all'epoca non avevo un soldo.



(©L'Osservatore Romano 30 aprile 2009)
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