A colloquio con l'arcivescovo della Madre di Dio a Mosca

In Russia rapporti migliori
tra cattolici e autorità statali


di Alessandro Trentin

"Nella Federazione Russa stanno emergendo positivi e concreti segnali di miglioramento nei rapporti tra la comunità cattolica e le autorità governative, tali da far ben sperare nel futuro":  è la considerazione dell'arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi, espressa in un colloquio con "L'Osservatore Romano". Recentemente, anche il segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia, padre Igor Kovalevsky, in un intervista rilasciata all'agenzia Catholic News Service, aveva usato parole di speranza e di fiducia per il nuovo clima di collaborazione creatosi nella nazione.
"C'è fattivamente - sottolinea l'arcivescovo Pezzi - un miglioramento dei rapporti tale da far ben sperare per lo stabilirsi e l'incremento di pieni rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Federazione Russa". Per l'arcivescovo "si ha nel Paese una percezione di un miglioramento nel rapporto tra la  Chiesa  cattolica  e  il  potere  civile, tanto a livello centrale quanto locale".
L'arcivescovo spiega poi in particolare questo processo:  "Segnali di questo miglioramento nei rapporti reciproci può essere considerata la possibilità di affrontare e risolvere positivamente alcune domande relative alla presenza della Chiesa in Russia, quali, per esempio, il riconoscimento della comunità cattolica a diversi livelli; e favorire una permanenza in servizio soprattutto dei sacerdoti stranieri". Inoltre - aggiunge - "c'è collaborazione anche per quanto riguarda la problematica dei luoghi di culto".
Per l'arcivescovo, dunque, si registra da parte delle autorità una volontà di confrontarsi positivamente con i cattolici. "Vi è una disponibilità a dialogare - evidenzia - e a percepire le nostre preoccupazioni e tendenzialmente a trovare una soluzione".
L'arcivescovo non manca tuttavia di ricordare che in alcune realtà, tale processo di dialogo si scontra ancora con alcune problematiche. "A livello locale - specifica - abbiamo una risposta differenziata:  in alcune comunità ci sono segnali positivi di collaborazione, in altre perdurano difficoltà. Tuttavia, là dove ci sono difficoltà, registriamo un maggior interessamento e coinvolgimento del potere politico centrale nel rispondere alle nostre domande". "Bisogna essere consapevoli - conclude l'arcivescovo - che la nostra speranza è poggiata sulla nostra fede ed è proprio questo che ci dà uno sguardo  ottimistico  e  perciò  costruttivo nei rapporti anche con il potere politico".
Come accennato, anche padre Kovalevsky, ha evidenziato i molteplici segnali di apertura:  "I rapporti della nostra Chiesa con le autorità e la società hanno avuto un significativo miglioramento e la nostra speranza è che questo processo faccia ulteriore passi in vanti". Fra l'altro, padre Kovalevsky fa specifico riferimento al problema dei visti per i religiosi cattolici stranieri che operano nel Paese:  "per il clero straniero - rileva - è ora molto più facile ottenere i permessi dal Ministero degli esteri della Federazione Russa". Secondo il sacerdote, le difficoltà sono state causate da rallentamenti burocratici più che da negativi atteggiamenti nei confronti dei cattolici. Peraltro - aggiunge - "questo non è solo un problema speciale che riguarda i cattolici e, in ogni caso, non è un segno di ostilità verso la comunità ecclesiale".
Il segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici russi riconosce altresì i significativi sviluppi nel dialogo ecumenico con gli ortodossi e che l'opera del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Cirillo fa segnare un'ulteriore progresso. "Già prima le condizioni erano migliorate - ribadisce il sacerdote - ma ora le aspettative sono largamente giustificate grazie alla nuova posizione del Patriarca".
In un altra intervista, sempre a "L'Osservatore Romano", l'arcivescovo Pezzi aveva sottolineato l'impegno comune e concorde delle due Chiese nel dialogo:  "È questo un fattore positivo. Quando si dialoga c'è sempre una possibilità di conoscenza dell'altro, di arricchimento e soprattutto non ci si sente proprietari in modo ideologico del bene, della verità, di come devono andare le cose".



(©L'Osservatore Romano 16 luglio 2009)
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