Intervista al nunzio apostolico Adolfo Tito Yllana

Un nuovo modello culturale
per salvare il Pakistan dalla violenza


di Alessandro Trentin

"In Pakistan non c'è soltanto un problema di leggi che favoriscono le violenze, ma la profonda necessità di diffondere la cultura del dialogo negli strati profondi della società". Il nunzio apostolico nel Paese asiatico, l'arcivescovo titolare di Montecorvino, Adolfo Tito Yllana, sintetizza così, nell'intervista concessa a "L'Osservatore Romano", la situazione dopo l'ondata di violenza che ha colpito la comunità cristiana. I morti e le distruzioni provocati durante gli attacchi ai villaggi di Korian e Gojra hanno lasciato una profonda ferita. Il nunzio si sofferma sulla gravità della situazione di emarginazione vissuta dai cristiani. In particolare, il rappresentante pontificio punta il dito contro la legge sulla blasfemia, spesso utilizzata per colpire con accuse ingiuste le minoranze. Ma, allo stesso tempo, sottolinea che finché il dialogo resterà soltanto relegato nella sfera dei leader religiosi, senza coinvolgere la popolazione, non ci sarà mai una vera trasformazione della società che porti alla riconciliazione e alla pace. "Tale esigenza - aggiunge il nunzio - è una condizione essenziale per il futuro del Paese. Nessun altro intervento potrà servire, financo a livello politico, se non avverrà questa trasformazione culturale".

I recenti attacchi ai villaggi di Korian e Gojra hanno portato all'attenzione mondiale la situazione dei cristiani pachistani. Da cosa trae origine quest'ondata di violenza?

In questi ultimi anni stiamo assistendo a un inasprimento dei rapporti tra i musulmani e le altre minoranze. Perché è bene chiarire che il problema riguarda non soltanto i cristiani, ma anche i sikh e le altre religioni che risultano minoritarie nel Paese. Prima la situazione era migliore, ma ora con preoccupazione assistiamo a un aumento degli episodi di violenza, spesso sottaciuti dalle cronache dei giornali. In futuro temo, se gli eventi non prenderanno una piega diversa, che vi saranno ulteriori violenze. Sulla testa dei cristiani e degli affiliati alle altre religioni c'è la spada di Damocle rappresentata dalla legge sulla blasfemia. Questa legge viene sempre più utilizzata impunemente, come pretesto, per colpire le minoranze.

Può spiegare cosa sta accadendo in concreto nel Paese ?

In pratica la legge sulla blasfemia (che punisce chi dissacra Maometto o il Corano, ndr) è diventata un facile strumento per accusare i cristiani di qualsiasi illegalità. Basta anche, per esempio, che un cristiano non paghi un debito per vedersi accusato dal creditore di blasfemia. Da qui alle violenze la strada è breve. La legge sulla blasfemia, quando viene utilizzata dagli estremisti diventa molto pericolosa perché diventa pretesto e strumento per compiere attacchi come quelli avvenuti a Korian e Gojra. Per questo noi ne chiediamo l'abrogazione, non soltanto a nome dei cristiani, ma di tutte le minoranze. Ci vuole la volontà politica per proteggere le minoranze. Nel Paese regna troppa omertà. Tengo, tuttavia, a sottolineare che non basta intervenire sulle leggi, ma occorre dell'altro.

Può specificare il suo pensiero ?

In Pakistan occorre portare il dialogo tra la gente. È la mentalità che deve cambiare. Bisogna diffondere la cultura della tolleranza:  questa è una condizione essenziale, senza la quale il Paese rischia di precipitare in una spirale di violenza. Si parla di dialogo soltanto a livello di leader religiosi, in una sfera elitaria, ma è tra la gente comune che manca il senso del rispetto verso i "diversi", gli appartenenti alle altre religioni. Basti pensare che in alcune zone del Pakistan i cristiani sono ancora visti come degli "impuri". Occorre quindi lavorare su questo fronte, a partire dai giovani. A causa della guerra molte scuole sono state distrutte. Migliaia di bambini e ragazzi sono impossibilitati a seguire le lezioni, Se non si può fare istruzione, non si può neppure infondere la cultura della tolleranza delle nuove generazioni. Ritengo che senza questa prospettiva di cambiamento, nessuna azione, anche a livello politico, potrà essere risolutiva.

Una parte della società pakistana è dunque profondamente intollerante nei confronti delle minoranze ?

Sì, e alcuni leader religiosi non fanno nulla per favorire il dialogo, ma anzi istigano alla violenza. Nelle moschee di alcune città gli imam usano il megafono per lanciare invettive contro le minoranze. I fedeli si infervorano e diventano così violenti. Basta poco per scatenare attacchi come quelli a Korian e a Gojra. La situazione è molto tesa. Sono tanti gli episodi di intolleranza che si verificano nei villaggi e nelle città. Non se ne parla perché non fanno notizia, ma sono come delle scintille che improvvisamente possono provocare un incendio.

Come sta reagendo in generale la comunità cristiana ?

I fedeli si sentono rassicurati e molto confortati dalle parole del Papa. Voglio evidenziare che il recente messaggio di Benedetto XVI ha suscitato una forte emozione:  i cristiani sanno che il Papa, pur essendo lontano a Roma, è vicino a loro e sanno di potere contare sul suo aiuto. I vescovi e i religiosi del Pakistan, inoltre, si danno da fare "in silenzio" per sostenere la popolazione. C'è, in generale, una grande dignità tra i nostri fedeli. Giorni fa, per esempio, un cristiano a cui gli era stata incendiata la casa ha risposto di voler pregare affinché le persone violente possano recuperare la retta via. Questo è un esempio di vero cristianesimo. Da biasimare sono, invece, le reazioni di alcuni cristiani i quali, come accaduto, per esempio, durante una manifestazione di protesta avvenuta nell'area di Lahore, hanno bruciato alcuni autobus.

Lei personalmente quali azioni intraprenderà ?

A partire da oggi, avrò una serie di incontri con le autorità per discutere della situazione e individuare gli opportuni interventi. In particolare, incontrerò per primo il ministro per le Minoranze. Sono poi naturalmente a conoscenza di altre inziative prese da alcune organizzazioni di rappresentanza della comunità cristiana:  in particolare mi riferisco alla campagna di raccolta firme per abolire la legge sulla blasfemia. Ma sono scettico sull'effettiva utilità di questa mossa. Per me, ribadisco, occorre aiutare i musulmani a cambiare la loro percezione dei cristiani.



(©L'Osservatore Romano 13 agosto 2009)
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