Roberto Calvigioni parla di atleti e tornei tra le mura leonine dal 1929 a oggi

Cinture nere, racchette e bici
per i campioni dello sport in Vaticano


di Giampaolo Mattei

Una cintura nera di judo e un tiratore dalla mira infallibile sono stati i più forti campioni sportivi del Novecento in Vaticano. Se freschissimo è il ricordo del kimono bianco di Pio Gaddi, sovrastante del protocollo e dell'archivio generale del Governatorato fino al 1993, la precisione nel tiro a volo con il fucile di Augusto Issopi, sovrastante dei giardini mezzo secolo fa, l'ha riscoperta Roberto Calvigioni, capo sezione della direzione tecnica della Radio Vaticana, che ha appena portato a termine una ricerca sullo sport praticato all'ombra del cupolone, tra la nobiltà del tennis, la fatica del ciclismo e tanto calcio. "Tra il 1930 e il 1940 - dice - Issopi ha vinto tantissime gare internazionali e sempre è stato indicato nelle classifiche e sui giornali come cittadino vaticano. Morto nel 1956, a sessantuno anni, proprio perché cittadino vaticano è sepolto nella cripta della parrocchia di Sant'Anna all'interno delle mura leonine".
In questa intervista a "L'Osservatore Romano" Calvigioni anticipa notizie, curiosità e aneddoti pronti per il libro che ha in cantiere. L'idea di un'originale ricerca sugli sport praticati dai dipendenti del Papa dal 1929 a oggi è scaturita, spiega, dalla tesi di laurea del figlio Stefano in gestione e marketing dello sport all'università del Foro Italico.

Insomma di sport in Vaticano se ne fa tanto e non si parla solo di pallone...

La parte del leone la fa certamente il calcio. Il primo campionato vaticano si è giocato nel 1973, cinque anni dopo è stata la volta del primo torneo di tennis. Per il judo niente gare ma tanta pratica.

Com'è arrivato il judo in Vaticano?

Tutto merito di Pio Gaddi, un grande campione che a ottant'anni non ha ancora appeso il kimono al chiodo. Ha lavorato al protocollo e all'archivio generale del Governatorato dal 1959 al 1993 divenendone sovrastante. La sua è stata una carriera sportiva di prim'ordine culminata nel bronzo agli europei di Parigi nel 1952, prima medaglia italiana nel judo. Ha raggiunto un riconoscimento persino superiore alla mitica cintura nera, un livello raggiunto in Italia solo da altri tre campioni. Come arbitro internazionale ha partecipato a quattro olimpiadi tra il 1972 e il 1988, mancando la quinta per la burocrazia, e a quindici campionati mondiali.
Gaddi ha nel sangue il Vaticano e il judo. Nato a Borgo Pio, suo padre lavorava nell'Anticamera pontificia e lui stesso tra il 1950 e il 1970 ha fatto il sediario straordinario, convocato cioè per occasioni particolari, portando sulla sedia gestatoria tre Papi. È stato il primo a tenere corsi di difesa personale alle guardie svizzere, con un programma studiato ad hoc e modificato poi per allenare i gendarmi e i custodi dei Musei vaticani.

Dopo il calcio sembra essere la racchetta da tennis l'attrezzo sportivo più popolare tra i dipendenti vaticani.

La stagione d'oro del tennis in Vaticano è iniziata nel 1977, con la ristrutturazione del campo nei giardini. Nel 1978 a vincere il primo "torneo dell'amicizia" è stato Gian Battista Ghislandi, coordinatore musicale del programma stereo della Radio Vaticana. A premiarlo padre Roberto Tucci, oggi cardinale. Nella finale per il terzo posto la guardia svizzera Peter Hasler ha battuto 6-2 6-2 monsignor Faustino Sainz Muñoz, ora nunzio apostolico in Gran Bretagna.

"Una guardia svizzera ferma il monsignore" il divertente titolo del "Corriere dello sport" a commento di quel match.

Anche se amatoriali, i tornei vaticani hanno sempre suscitato la curiosità della stampa. Sulla scia del successo della prima edizione, a dominare i tornei del 1979 in singolare e in doppio sono stati gli impiegati dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Nel 1981 si è passati alla formula a squadre con quarantotto giocatori, quattro per ognuna delle dodici squadre. E a vincere sono stati i dipendenti dei Servizi tecnici, capitanati da Pier Carlo Cuscianna, oggi direttore. Piazza d'onore per "L'Osservatore Romano" davanti alla Segreteria di Stato con la sua formazione di tutto riguardo:  Avril, Piovano, Sainz Muñoz e Viganò.

Il clima sempre più di amicizia ha portato ad aprire le porte del torneo anche alle famiglie.

Vero, nel 1985 è stata adottata la formula "open", cioè aperta anche ai figli dei dipendenti. Ma il torneo di doppio è andato al fortissimo duo della Segreteria di Stato Chennoth e Lozano. Tennisti d'eccezione per la premiazione:  Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta. Nel 1990 ecco l'exploit dei dipendenti laici della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Poi lo stop per mancanza di partecipanti. Il torneo è rinato un po' in sordina nel 2008, su iniziativa dei dipendenti dei Musei vaticani.

Qualche buon risultato per il Vaticano è venuto anche dal ciclismo.

Nel 2007 i gendarmi Federico Pieri e Carlo Albanesi hanno partecipato ai mondiali di ciclismo per la loro categoria. Nella gara su strada uno è arrivato ottavo, l'altro cinquantesimo. Nella classifica a squadre il Vaticano è arrivato dietro a Italia, Spagna, Francia e Belgio ma davanti a Canada, Gran Bretagna, Svizzera e Austria.

I Papi come hanno seguito le attività sportive dei loro dipendenti?

Non hanno fatto mancare il loro sostegno. Anche tramite il Governatorato e la Segreteria di Stato. I Pontefici del Novecento, del resto, hanno rivolto una particolare attenzione allo sport, visto anche come metodo educativo. Nella ricerca ho toccato con mano come la pedagogia di don Bosco con i suoi oratori abbia fatto centro. Alcuni Papi sono stati loro stessi grandi sportivi. È intitolata ancora oggi ad Achille Ratti, divenuto poi Pio XI, la via per la scalata del Monte Bianco da lui tracciata nel luglio del 1890. Era già salito per primo sul Monte Rosa dalla parte orientale e sul Cervino. E il suo successore Pio XII è chiamato "il Papa degli sportivi".

Pio XII è stato un appassionato di ciclismo.

Non ha mai nascosto la sua stima per Gino Bartali, come corridore e come uomo. E Bartali non faceva che parlare di Pio XII, era legatissimo. Gli ha regalato anche la maglia gialla del Tour de France vinto nell'estate del 1948. In quello stesso anno Pacelli ha indicato come patrona per i ciclisti la Madonna del Ghisallo. La cerimonia di proclamazione fu toccante:  la fiaccola benedetta dal Papa venne portata al santuario lombardo da una staffetta dei corridori, gli ultimi due furono Coppi e Bartali. Gli eterni rivali della bici insieme, uno accanto all'altro, in quella inedita processione avviata in Vaticano da Pio XII.

Pacelli ha sviluppato un vero e proprio magistero sullo sport con interventi puntuali, concreti, competenti.

Resta storica l'udienza del 9 ottobre 1955 al Centro sportivo italiano. In una piazza San Pietro gremitissima il Papa ha assistito anche a una partita di basket. In quella occasione Pacelli ha chiesto di garantire anche ai poveri l'accesso alla pratica sportiva, sollecitando i dirigenti ad avere una preparazione tecnica, scientifica e spirituale e suggerendo di potenziare l'assistenza medica. E non ha mancato di dare consigli pratici, distinguendo tra semplice ginnastica e agonismo. Il mandato di Pio XII agli sportivi cattolici è chiaro e non passa di moda:  essere "lievito di cristianesimo negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare".

Qual è stato lo sport preferito dai Papi del ventesimo secolo?

Forse il ciclismo. Anche Roncalli è stato un tifoso di Bartali, come Pacelli. Una volta gli ha detto:  "Senti Gino, io sono di costituzione un po' robusta, qui in Vaticano ci sono tanti giardini e io ho una bici ma non so andarci tanto bene. Se tu mi aiutassi...". Quando è morto, il 3 giugno 1963, la maglia rosa del Giro d'Italia, Franco Balmamion, ha corso con il lutto al braccio la tappa a cronometro di Treviso.

Roncalli era Papa nel 1960 quando Roma ha ospitato le olimpiadi.

Il 24 agosto 1960 ha convocato gli atleti in Vaticano. "Siamo certi - ha detto loro - che darete tutti voi un esempio di una sana concorrenza, senza gelosia o risentimento; nelle gare darete sempre prova di serenità e di allegria. Siate modesti nel trionfo, di buon umore nella sconfitta e tenaci nelle difficoltà. Testimoniate al gran numero degli spettatori la verità di un vecchio detto:  mens sana in corpore sano". Un bel programma olimpico.

Poi ha incontrato anche gli atleti disabili...

A Roma, in concomitanza con le olimpiadi, si sono svolti anche i giochi internazionali per paraplegici. Roncalli ne era a conoscenza e ha voluto incontrare i partecipanti per un'udienza emozionante, riferiscono le cronache. Giovanni XXIII ha voluto salutare tutti, a uno a uno, e alla figlia disabile, costretta in carrozzella, del capo delegazione statunitense ha detto:  "In questo momento vorrei essere Gesù e poterti dire alzati e cammina".

Tornando alla passione per il ciclismo, l'immagine sportiva più nota di Paolo VI è forse quella del via al Giro d'Italia nel cortile di San Damaso.

Il 16 maggio 1974 è stato proprio Papa Montini ad abbassare la bandierina per la partenza della prima tappa. Accanto a lui Vincenzo Torriani, storico organizzatore della corsa rosa. Quel Giro lo ha vinto Eddy Merckx. Parlando al mondo dello sport Paolo VI, capace di grandi vedute, ha indicato strade di incontro e di dialogo tra i popoli, nel rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona. Nel messaggio agli olimpionici di Monaco 1972 - nel mezzo della guerra fredda e delle tensioni internazionali che hanno finito per insanguinare quei giochi - ha scritto che lo sport può contribuire a una maggiore comprensione reciproca, alla giustizia sociale e alla pace nel mondo. È durante il suo pontificato che ha preso vita il campionato di calcio vaticano giocato nel rinnovato oratorio San Pietro, benedetto personalmente da Montini il 29 giugno 1968.

Giovanni Paolo II è stato un protagonista anche del mondo sportivo. Quali ricordi le tornano in mente dei tanti viaggi in Italia e nel mondo che ha seguito per la Radio Vaticana?

Atleta lui stesso, in mille occasioni ha incontrato i ragazzini degli oratori più periferici e i campioni più famosi. Agli sportivi ha dedicato giornate speciali, nel 2000 lo ricordo allo stadio olimpico celebrare la messa e assistere poi a una partita della nazionale italiana. E ancora lo rivedo mentre gioca a bocce in una parrocchia romana e abbraccia folle immense nei più grandi stadi del mondo:  ha celebrato la messa anche al Maracaná e al Giants stadium di New York.

Educazione è la parola chiave degli interventi di Benedetto XVI sullo sport.

Con il suo stile Papa Ratzinger continua a incoraggiare gli sportivi a testimoniare i valori dell'onestà, della solidarietà e della fraternità. Di sicuro sarà stato contento per i mondiali di calcio del 2006 nella sua Germania che il grande campione tedesco Franz Beckenbauer è venuto apposta a presentargli. Un'attenzione allo sport testimoniata anche dall'incontro del 1 agosto con i protagonisti dei mondiali di nuoto di Roma.

Facciamo un passo indietro. Quali sono state le fonti della ricerca?

Le memorie di tanti colleghi perché in Vaticano lo sport è praticato solo a livello amatoriale e nessuno ha conservato documenti in modo sistematico. Un aiuto è venuto dai mass media vaticani, a cominciare da "L'Osservatore Romano". Alle partite di calcio in Vaticano il giornale ha sempre dato spazio:   il  23  maggio  1973  ha  pubblicato  la  cronaca  della  vittoria  della propria squadra nel primo campionato ufficiale.

La Radio Vaticana ha una trasmissione sportiva vera e propria.

Dal 2002 ogni lunedì va in onda il programma "Non solo sport". Un contributo lo ha dato anche l'indimenticabile telecronista Nando Martellini, morto nel 2004. Come "L'Osservatore Romano" anche la Radio Vaticana cerca di mettere in luce gli aspetti positivi dello sport denunciando le esasperazioni. La trasmissione ha ospiti illustri. Per citare solo i cardinali, lo juventino Tarcisio Bertone, il laziale José Saraiva Martins e il romanista Fiorenzo Angelini.



(©L'Osservatore Romano 30 agosto 2009)
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