A colloquio con la scrittrice Sara Yalda

L'Iran
vissuto e raccontato
al femminile


di Elisabetta Galeffi

Il paese delle stelle nascoste (Casale Monferrato, Piemme, 2009, pagine 208, euro 15) è un libro sulla coscienza dell'Iran più profondo, quello inscritto nel dna del suo popolo. L'autrice, Sara Yalda, è iraniana, ma vive a Parigi dall'età di dieci anni. Nella capitale francese svolge l'attività di giornalista a "Le Figaro". A trentasette anni, ha deciso di incontrare i suoi ricordi d'infanzia ed è partita per Teheran, dove vive ancora parte della sua famiglia:  il padre, conoscitore della letteratura iraniana, la sorella, ingegnere impegnata nel sociale, il fratello, un signore dalla vita tranquilla. Ma il viaggio in Iran è stato anche l'occasione per raccogliere, e poi raccontare, storie di donne. Donne incontrate per caso sull'aereo o a un caffè, in un intreccio di vite comuni che arricchiscono un Paese dalle molte sfaccettature.

Nel suo libro racconta la vita delle donne della sua famiglia. Donne diversissime tra di loro, ma, in ultima analisi, con un tratto ben comune, che deriva dall'essere profondamente radicate nell'identità iraniana. Lei, cresciuta a Parigi, si sente ancora parte del mondo iraniano?

Mia madre è una ribelle. Per i suoi scoppi di risa, le sue stravaganze, la sua mania di fare sempre di testa sua, è quasi un'eroina da romanzo. Lei resta per me una fonte inesauribile di ispirazione. Tanto tempo fa ho conosciuto la sua assenza. È stata il mio primo amore inaccessibile. Mia sorella è esattamente il contrario. È un'intellettuale affidabile, costante, indulgente. Entrambe sono ugualmente piene di un'energia incrollabile e sono determinate come sanno esserlo le donne iraniane. Ma la loro energia e la loro determinazione si dirige verso direzioni opposte. Io sono diversa. Penso a Samuel Beckett che diceva:  "Sempre provare, sempre fallire, sempre provare ancora, fallire meglio". La mia determinazione è piena di dubbi.

Le recenti statistiche redatte dalle maggiori università iraniane dicono che il sessantaquattro per cento degli studenti universitari in Iran sono donne e che il settanta per cento di studentesse iraniane studiano materie scientifiche. Come è cambiata la vita delle donne in Iran negli ultimi tempi?

L'Iran è un Paese segreto. Per comprenderlo, bisogna decodificarlo al di là delle sue contraddizioni. Con l'avvento della Repubblica islamica, trent'anni fa, le donne sono state obbligate a coprirsi il capo con un velo, ma proprio quest'obbligo ha aperto loro le porte dell'università. Offrendo il sapere, lo Stato iraniano ha offerto loro il modo di combattere per i loro diritti. In maniera paradossale, il velo è quindi divenuto uno strumento di libertà. Prima, le famiglie tradizionali preferivano vedere le loro figlie a casa senza istruzione, piuttosto che lasciarle frequentare ambienti che consideravano corrotti. Oggi invece, le stesse famiglie permettono alle ragazze di iscriversi ai corsi universitari. Le donne sono riuscite ad aprirsi delle brecce nella società iraniana. Il loro intervento nella vita intellettuale, artistica e economica lascerà le sue tracce, contribuendo a cambiare la mentalità e i costumi.

Cosa contraddistingue le donne e, più in generale, il popolo iraniano?

Da sempre le iraniane hanno cercato di distinguersi dalle donne arabe come l'Iran in generale si sente diverso dal mondo arabo. Ciò che contraddistingue la società iraniana, composta da un mosaico di nazionalità diverse, è la profonda coscienza di partecipare alla stessa storia antica di tremila anni. Essere gli eredi dell'impero persiano è ciò che riunisce tutti gli iraniani al di là delle loro differenze. Evidentemente, come tutti i popoli eredi di una storia antica, gli iraniani sono complessi, difficili da decifrare. Un altro segno che li distingue, è la loro familiarità con la poesia. Tutti gli iraniani si riconoscono nella poesia, meglio se ermetica e vecchia di mille anni. La poesia li accompagna per tutta la loro vita. L'Iran è l'unico Paese al mondo, dove le tombe dei poeti sono più importanti delle tombe dei re. Questo solo per sottolineare, che gli iraniani da sempre hanno avuto l'aspirazione alla libertà.

Le donne iraniane sono da sempre in prima linea nei cambiamenti politici in Iran. Dove trovano tanto orgoglio civile?

Le donne iraniane sono sempre state risolute a conquistare un posto nella società. Sono state parte importante della rivoluzione del 1979 che depose lo Scià e le giovani nate allora, quelle che noi chiamiamo "le bambine della rivoluzione", dimostrano una grande forza. Vogliono scrivere una pagina di storia del loro Paese.

Chi può essere considerata simbolo delle ragazze e delle donne iraniane di oggi?

Shirin Ebadi è considerata in Iran come la grande voce della libertà. La prima donna mussulmana a ottenere il Nobel per la pace, nel 2003. Ma anche la prima donna nominata giudice in Iran, nel 1974, quando aveva solo 27 anni. Un esempio per tutte.



(©L'Osservatore Romano 10 settembre 2009)
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