XXIV Conferenza del Consiglio per gli Operatori Sanitari

L'integrazione
della persona sorda
nella vita della Chiesa


di Mario Ponzi

Nel mondo ci sono duecentosettantotto milioni di persone con difetti di udito e quasi sessanta milioni completamente sorde. Oltre un milione e seicento sono cattoliche:  di queste, tredici sono i sacerdoti, ma esiste un solo seminario per la formazione di presbiteri non udenti. Evidentemente il fenomeno della sordità rappresenta, per la Chiesa, ancora una sfida pastorale da raccogliere. Il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari comincia con il convocare la sua annuale Conferenza internazionale, la XXIV, proprio sul tema della sordità: "Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa". A partire da giovedì 19 mattina, sino a sabato 20 novembre, nell'aula nuova del Sinodo in Vaticano esperti di tutto il mondo cercheranno proprio di offrire alla Chiesa l'opportunità di valorizzare l'apporto che i non udenti possono dare ai diversi campi dell'apostolato. L'arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio, monsignor Zygmunt Zimowski, ne parla in questa intervista rilasciata al nostro giornale.

Come mai la Chiesa, dopo aver a lungo delegato la formazione e l'assistenza religiosa delle persone sorde a piccoli gruppi di operatori - sacerdoti e suore - oggi le dedica addirittura una conferenza internazionale di tale livello?

Innanzitutto desidero sottolineare come la Chiesa sia sempre una e una sola, composta da sacerdoti e suore, oltreché dai fedeli laici. Le realtà con le quali la comunità ecclesiale interagisce possono presentare aspetti e problematiche diversificate, nella forma e nel raggio d'azione, ma non nella sostanza, a seconda che si tratti di una parrocchia, di una diocesi, di una conferenza episcopale o della Santa Sede.
Il mondo nel quale viviamo, del resto, è profondamente mutato per il diffondersi dei mezzi di comunicazione che hanno fra l'altro reso evidenti, nella loro reale ampiezza, diverse sfide a carattere planetario. Tra queste consideriamo la piena integrazione delle persone sorde nella Chiesa così come nella società civile e il problema, per costoro, dell'accessibilità alla prevenzione e alle cure sanitarie da parte di tutti e in tutto il mondo. Si calcola infatti che dei 278 milioni di persone affette da ipoacusia, ben l'80 per cento viva nei Paesi a basso e medio reddito.
Il totale dei cattolici non udenti è stimato in un milione e trecentomila e dedicare la XXIV Conferenza internazionale del nostro dicastero a questo tema costituisce un'evoluzione naturale dell'impegno ecclesiale nei confronti della disabilità e in particolare dell'ipoacusia. Se una forma di lingua dei segni era già in uso molti secoli fa tra i monaci che avevano fatto voto di silenzio, sono stati due consacrati a favorire la comunicazione con i sordi:  il monaco spagnolo Pedro Ponce de León, che nel XVI secolo ha introdotto il metodo orale, e l'Abbé de L'Epée che, nel XVIII, ha compreso la possibilità di supplire, in modo sistematico, all'assenza di suono con la gestualità.

Quali sono i problemi principali che, per la Chiesa, si presentano nell'approccio con le persone sorde?

I problemi sono in effetti molti. Innanzitutto la sordità è un handicap fisico non appariscente, ma il più difficile da integrare, ad esempio, nella pratica religiosa. Nel caso della cecità, il problema può essere risolto con il semplice accompagnamento in alcuni percorsi, così come si può fare per il paraplegico laddove sussistano delle barriere architettoniche. Privo di un ausilio specifico, come ad esempio la traduzione nella lingua dei segni, il sordo rimane invece isolato, circondato da un invisibile quanto impenetrabile muro di silenzio. Servono dunque dei supporti specifici e soprattutto dei sacerdoti o degli agenti di pastorale appositamente formati e in grado di fare da ponte. Un contributo essenziale, come già dimostrato da numerose esperienze in tutto il mondo, è quello dell'inserimento degli stessi non udenti in questo, così come in tutti gli altri ministeri della vita ecclesiale. È inoltre ancora difficile, per molti consacrati, poter essere adeguatamente formati nella comunicazione con i sordi. Per ora vi è un unico seminario, in California, dedicato alla formazione di non udenti. Ci sono però molti istituti religiosi e diverse diocesi che stanno operando con impegno in questo settore. A livello internazionale vi è la International catholic foundation for the service of the deaf persons, la cui casa madre è in Inghilterra ma ha diverse diramazioni negli Stati Uniti d'America.

Si fa abbastanza nelle parrocchie per accogliere ed evangelizzare i non udenti?

Vi sono numerose parrocchie che si sono efficacemente attivate e si avvalgono di persone in grado di accogliere i fedeli sordi e, se necessario, di essere loro di ausilio. In diversi casi tali operatori sono essi stessi afflitti da ipoacusia. Oggi come oggi, nel mondo vi sono solo tredici sacerdoti non udenti:  otto negli Stati Uniti d'America, uno in Corea del Sud, due in Gran Bretagna, uno in Congo e uno in Brasile. La maggior parte di loro sono impegnati in altrettante parrocchie. Vi sono però numerosi diaconi e catechisti sordi. Certamente rimane ancora molto da fare. Paolo VI, ad esempio, autorizzò, presso gli istituti della Piccola missione per i sordomuti, di anticipare la celebrazione della liturgia eucaristica domenicale al mercoledì perché molti dei loro allievi non erano in grado di partecipare pienamente alla messa festiva celebrata nelle rispettive parrocchie. Nel giubileo del 2000, Giovanni Paolo II esortò a trovare "lo spazio per i disabili". Durante il suo recente viaggio in Giordania, Benedetto XVI ha ribadito ancora una volta la necessità di continuare a promuovere l'integrazione delle persone afflitte da handicap.

In quale modo la Conferenza internazionale affronterà la problematica di una corretta pastorale dei non udenti?

Vi partecipano diversi esperti internazionali, dunque siamo certi che offriranno un prezioso contributo testimoniando le conoscenze e le esperienze sin qui acquisite. Importante è poi la presenza dei miei predecessori alla guida del dicastero, i cardinale Javier Lozano Barragán e Fiorenzo Angelini; quelle del vice ministro italiano per la salute Ferruccio Fazio, di monsignor Patrick A. Kelly, arcivescovo di Liverpool e presidente della International catholic foundation for the service of the deaf persons, di Silvio Paolo Mariotti, esperto di cecità e sordità all'Organizzazione mondiale della sanità di Ginevra, di Marco Radici, primario otorinolaringoiatra all'ospedale Fatebenefratelli di Roma. Di particolare rilievo, anche in considerazione dell'Anno sacerdotale in corso, sarà l'intervento di padre Cyril Axelrod, presbitero sordo-cieco impegnato a Londra proprio nelle attività pastorali. La Conferenza sarà dunque un autentico laboratorio dal quale certamente scaturiranno i fattori che possono determinare la riuscita del processo di integrazione e alcune linee programmatiche per l'impegno futuro. Da un punto di vista logistico, proprio per permettere la piena partecipazione di tutti, udenti e non, per la prima volta in un appuntamento di questo livello i lavori saranno tradotti ufficialmente e simultaneamente in 4 lingue dei segni:  inglese, inglese angloamericano, spagnolo e italiano.

Sarà dedicata anche un'attenzione particolare alla famiglia dei non udenti?

Certamente. Abbiamo previsto un ampio spazio per la famiglia. Ci sarà una tavola rotonda in programma nella giornata di venerdì sul ruolo e sulla realtà della famiglia per i non udenti. Tre coppie di coniugi con figli e legate in modo diverso alla sordità porteranno la loro testimonianza e si tratterà certamente di testimonianze fondamentali.



(©L'Osservatore Romano 20 novembre 2009)
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