Le priorità pastorali indicate dal presidente della Conferenza episcopale monsignor Aleksander Kaszkiewicz

Nuove vocazioni e nuove chiese
per i cattolici in Bielorussia


di Mario Ponzi

Una fede mai sopita, una speranza mai venuta meno, un amore solido in Dio. Su questi cardini è rinata la Chiesa in Bielorussia, dopo anni vissuti facendo esperienza delle moderne catacombe d'oltrecortina. Da lunedì prossimo, 14 dicembre, i vescovi bielorussi mostreranno al Papa il volto di questa rinascita, alternandosi nei resoconti quinquennali sulla vita pastorale nelle loro rispettive diocesi, in occasione della visita ad limina Apostolorum. Monsignor Aleksander Kaszkiewicz, vescovo di Grodno e presidente della Conferenza episcopale della Bielorussia, ne anticipa alcuni aspetti in questa intervista rilasciata al nostro giornale.

La Chiesa in Bielorussia ha vissuto l'esperienza delle catacombe del ventesimo secolo e sino a una ventina d'anni fa si trovava a compiere la sua missione oltre il muro di Berlino, oltre la cortina di ferro. Cosa evocano oggi i ricordi di quei tempi difficili?

Nonostante in quegli anni ci fosse stata una massiccia campagna di propaganda atea, Dio non è mai stato sradicato dai cuori. In Bielorussia la Chiesa cattolica e i suoi fedeli hanno vissuto veramente un periodo molto difficile. Eppure hanno conservato la fede. E oggi se ne vedono i frutti. E sono frutti abbondanti. Senza la storia non esiste la Chiesa, non esiste la nazione. Dunque proprio perché il ricordo di quei giorni difficili è vivo nel nostro cuore, si rafforza in noi la volontà di annunciare incessantemente il Vangelo, soprattutto oggi e con rinnovato ardore.

Come avete vissuto i primi momenti di libertà religiosa?

Inizialmente abbiamo dovuto affrontare non poche difficoltà, soprattutto perché c'erano poche chiese. Anche le vocazioni erano molto scarse. Abbiamo cominciato il lavoro di ricostruzione a partire dalla ristrutturazione delle chiese abbandonate e dunque ridotte in condizioni disastrose. Contemporaneamente ne abbiamo edificate di nuove e abbiamo costruito anche piccole cappelle in diversi angoli delle nostre città, per essere presenti in modo capillare nel tessuto sociale. Ciò è stato possibile soprattutto grazie alla fede rimasta viva nel cuore della nostra gente. Una fede che ha continuato a sostenere la speranza, mai tramontata, che ha portato fiducia nei pastori e ha aiutato a comprendere l'amore di Dio per il popolo bielorusso. Direi proprio che sono stati i nostri fedeli a dare veramente a noi vescovi, loro pastori, la forza per continuare il lavoro apostolico nel Paese.

E oggi quali sono le reali prospettive di crescita per la Chiesa nella vostra nazione?

Abbiamo tanta fiducia. Negli ultimi anni la nostra Chiesa sta vivendo una nuova stagione di rinascita. Abbiamo il dono di nuovi sacerdoti e anche di nuove suore. Edifichiamo nuove parrocchie. Insomma possiamo dire con orgoglio che la nostra Chiesa mostra il suo volto giovane e tutta la sua dinamicità. Lo testimoniano del resto anche i dati relativi a quanti si accostano ai sacramenti, dal battesimo alla cresima. Ora però avvertiamo la necessità di dedicarci di più all'educazione dei giovani, per far nascere in loro un interesse autentico per la fede e per la religione. Un occhio di riguardo lo abbiamo riservato alle giovani famiglie cattoliche, soprattutto per le nuove. Abbiamo inaugurato per loro una pastorale particolare. Puntiamo molto sulla catechesi. Organizziamo pellegrinaggi verso i santuari più significativi, soggiorni estivi per avvicinare i bambini e i giovani a Cristo. Nel lavoro pastorale abbiamo cura anche dei malati, delle persone sole e dei poveri. In ogni diocesi è attiva la Caritas. Anche la devozione popolare sta crescendo in modo significativo. In questo periodo nel nostro Paese sono state incoronate sette immagini miracolose della Madonna. Le corone sono state loro imposte a nome e con l'autorità del servo di Dio Giovanni Paolo II e dell'attuale Pontefice Benedetto XVI.

Avete adottato iniziative particolari per vivere quest'Anno sacerdotale?

Abbiamo iniziato con il promuovere riflessioni sul significato di questo tempo speciale. Abbiamo convocato una riunione per tutto l'episcopato e per tutti i presbiteri dell'intera Bielorussia a Minsk. Il primo pensiero condiviso da tutti è stato il ringraziamento a Dio per il dono della nostra vocazione. E abbiamo pregato perché sia un dono abbondante anche per il futuro. Non manca mai nelle nostre riunioni, una preghiera al Signore per le nuove vocazioni al servizio di Dio e degli uomini.
Poi abbiamo cominciato a riflettere sul nuovo modo di evangelizzare che ci impone il progresso tecnologico. È sempre più frequente infatti l'uso dei moderni mezzi di comunicazione. Abbiamo per questo fondato case editrici, promosso la pubblicazione di quotidiani e riviste cattoliche. Inoltre curiamo, ogni domenica, la messa trasmessa dalla radio, produciamo trasmissioni televisive e abbiamo aperto una pagina su internet. Attualmente stiamo lavorando alla traduzione in bielorusso di testi biblici. Questo mi pare possa essere in sintesi il contributo che cercheremo di offrire, in questo Anno sacerdotale, con grande slancio affinché la Chiesa possa vivere e rinnovarsi.

Quali sono le principali sfide che la Chiesa in Bielorussia deve affrontare oggi?

Nuove vocazioni e nuove chiese. Queste sono le nostre grandi sfide. Per questo ho detto che nell'Anno sacerdotale pregheremo affinché non manchino candidati al sacerdozio nei nostri seminari a Hrodne e a Pinsk, né vocazioni alla vita religiosa. Abbiamo bisogno di molti altri sacerdoti e di molte altre suore per il lavoro nella vigna del Signore. Dedichiamo particolare attenzione ai nostri bambini e ai ragazzi che frequentano la catechesi. Loro sono il futuro della nostra Chiesa che, per grazia di Dio, ha già una base solida.

Nel suo Paese i cattolici vivono a stretto contatto con gli ortodossi. Di che tipo di convivenza si tratta?

In Bielorussia i cattolici e gli ortodossi vivono gli uni accanto agli altri da secoli. Collaborano effettivamente in spirito di concordia e di fraternità. Abbiamo buone relazioni tra di noi. Esempi di questo rapporto fraterno sono le molte famiglie miste tra la nostra gente. In ognuna regnano la pace e la tolleranza reciproca. Questa realtà, anzi, costituisce per tutti loro un arricchimento. Pensi per esempio al fatto che in queste famiglie si celebrano insieme sia le festività ortodosse che quelle cattoliche e non ci sono assolutamente rivalità di carattere confessionale.

Dunque il dialogo può essere impostato su basi molto solide e con buone prospettive di successo ?

Direi che è la strada che stiamo percorrendo da tempo. Abbiamo già avviato molti progetti comuni, ai quali partecipano anche diverse altre confessioni. I cittadini bielorussi vogliono vederci uniti. Ma perché ci sia l'unità bisogna imparare ad ascoltarsi l'un l'altro, ricordandosi che Dio è Amore. Preghiamo sempre nelle nostre chiese per l'unità dei cristiani. Cerchiamo anche il dialogo con le altre religioni. A Minsk per esempio si è svolta una conferenza sullo sviluppo del dialogo tra i cristiani e gli ebrei. L'importanza della riunione è testimoniata dalla presenza del cardinale Kasper, presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo.

Quali sono i principali ostacoli che si frappongono oggi al cammino dell'evangelizzazione?

Come ho detto, sicuramente abbiamo ancora bisogno di molti sacerdoti e di suore per il lavoro di evangelizzazione. Ritengo però essenziale l'impegno anche dei laici. La nuova evangelizzazione, della quale parlava Giovanni Paolo II, non porterà molto frutto senza l'impegno dei laici. Dove il sacerdote non può arrivare, può esserci un laico. Purtroppo a volte sono un sacerdote e una suora a dover fare tutto. La fede non dovrebbe essere anonima e ogni credente dovrebbe partecipare all'attività di evangelizzazione. La non facile situazione economica e finanziaria ci crea molte difficoltà. Soprattutto per ciò che riguarda la costruzione di nuove chiese sul nostro territorio mentre, ripeto, ne abbiamo grande necessità, specialmente nelle grandi città.

Quanto conosce di Benedetto XVI il popolo bielorusso?

Quanto basta per aver imparato ad amarlo. In molti esprimono il desiderio di poterlo incontrare da vicino. Ma anche in questo caso dobbiamo chiamare in causa la crisi economica che attanaglia il Paese:  in pochi possono permettersi un viaggio a Roma. Noi abbiamo già invitato il Papa a visitare il nostro Paese, e certamente coglieremo anche questa occasione della visita ad limina per rinnovare tale richiesta. Sappiamo che anche il presidente ha invitato il Papa nel nostro Paese. La Chiesa in Bielorussia prega perché questo sogno possa realizzarsi. Tutti desideriamo moltissimo che il Successore di Pietro possa darci la sua benedizione apostolica sulla nostra terra.



(©L'Osservatore Romano 12 dicembre 2009)
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