A colloquio con Uwem Akpan

Il gesuita
e la regina dei talk show


di Silvia Guidi

L'ultimo racconto, La stanza dei miei genitori, ha commosso Oprah Winfrey; il video in cui la regina dei talk show americani legge le prime righe sul Rwanda devastato dagli scontri tra hutu e tutsi (I'm nine years and seven months old. I'm at home playing peekaboo in my room with my little brother Jean...our parents have kept us indoor since yesterday) visto attraverso gli occhi di due fratellini che hanno i genitori di entrambe le etnie, è stato scaricato migliaia di volte da Youtube e ha reso immediatamente celebre in tutto il mondo l'autore, Uwem Akpan, un sacerdote gesuita nigeriano. La prosa secca, precisa e "visiva" di Akpan, punteggiata da termini yoruba, hausa e igbo, commovente nella sua asciuttezza completamente priva di sentimentalismo, aveva già conquistato i lettori del "New Yorker" quattro anni fa, quando la prestigiosa rivista ne pubblicò un'anteprima; la critica statunitense è stata unanime nel salutarlo come una delle nuove grandi voci della letteratura africana.
Dì che sei una di loro (Milano, Mondadori, 2009, euro 18, pagine 353) è un libro duro e sorprendente, in cui ogni storia porta alla progressiva scoperta di un orrore indicibile accuratamente nascosto nella banalità di giornate apparentemente normali; la minaccia che circonda costantemente i personaggi, il clima brutale in cui vivono viene reso con il metodo che Eliot chiamava del correlativo oggettivo:  un dettaglio del paesaggio, come il cielo scolorito dall'Harmattan, il vento polveroso che soffia dalle regioni del Sahara verso il Golfo di Guinea, un pullman carico di cadaveri che compare all'improvviso su un piazzale, il braccio mutilato - la mano destra gli è stata amputata dopo un furto - di Jubril, un ragazzino di etnia hausa fulani che dal nord fugge verso il Delta con una medaglia della Madonna al collo per fingersi cristiano. Nel racconto preferito di Oprah Winfrey una bambina di nove anni, Monique, capta i segni della tragedia imminente guardando i suoi genitori, improvvisamente duri e sfuggenti; la sera a cena parlano poco, si scambiano brevi frasi nervose, alternano lunghi silenzi a scoppi di tenerezza improvvisa. Di notte Monique sente voci e rumori strani sul soffitto della sua stanza; "è il respiro degli spiriti" pensa la bimba finchè il sangue dei feriti scampati al massacro nascosti dai genitori in soffitta non inizia a colare sangue dalle pareti della casa, facendole capire che si tratta di uomini in carne ed ossa e non spettri. Monique non ha ancora paura, piuttosto si sente delusa dall'inaffidabilità degli adulti ("da un po' di tempo nessuno mi dice la verità") fino al misterioso dialogo finale che prelude a un terribile colpo di scena (che non anticipiamo per non togliere gusto alla lettura).
Abbiamo chiesto all'autore di raccontarci qualcosa di più sulla sua vita, da affiancare alla scarna scheda biografica in quarta di copertina:  "Sono nato a Ikot Akpan Eda in Nigeria. Ho studiato filosofia e inglese alle università Creighton e Gonzaga e teologia alla Catholic University of Eastern Africa. Dopo l'insegnamento ho vissuto e lavorato insieme ai lebbrosi, suonato il banjo e fatto il dj di musica classica. Ho lavorato con i ragazzini di strada in Tanzania e nelle zone più povere di Chicago. Sono stato ordinato sacerdote gesuita nel 2003; ho ottenuto un diploma post laurea in scrittura creativa presso la University of Michigan nel 2006".

Quando ha iniziato a scrivere? Come è nato l'amore per le short stories?

Ho sempre amato i racconti. Ho ascoltato moltissimi racconti popolari e storie tratte dalla Bibbia durante la mia infanzia. Il mio migliore insegnante è stato Father Gerry McIntyre, un gesuita americano che ha insegnato a Ibadan in Nigeria l'ultimo anno del mio noviziato.

Com'è la sua vita adesso?

Da dove potrei cominciare? Adesso la mia parrocchia è Cristo Re a Mushin, Lagos. Siamo tre preti. Quando sono in zona, contribuisco al lavoro in parrocchia; ma viaggio molto per conferenze e letture. Comunque il lavoro in parrocchia non manca; i nostri parrocchiani sono più di 15mila! La prima volta che ho celebrato il Battesimo c'erano settanta bambini. Di solito quando un bambino inizia a piangere la mamma lo porta fuori, ma certamente non è possibile farlo il giorno del Battesimo!
Spesso i suoi personaggi sono bambini
Sì, amo molto il loro modo di vedere il mondo, la loro innocenza e la loro totale apertura verso le cose e le persone.

Cosa la preoccupa di più dell'attuale situazione economica e politica in Nigeria?

La disoccupazione. Non solo a Lagos, ma in tutto il Paese. Anche in America è durissimo perdere il lavoro, è un problema grave in ogni Paese del mondo, ovviamente, ma da noi non c'è nessun aiuto da parte dello Stato. Faccio fatica a reggere lo sguardo disperato di così tanti giovani senza lavoro. Non fare niente rende terribilmente vulnerabili, distrugge psicologicamente ed espone ad ogni sorta di male.

Qual è stata la sua soddisfazione più grande  da  quando  ha  iniziato  a scrivere?

Il fatto che Dio ha benedetto l'opera delle mie mani; il mio primo libro è andato molto oltre le mie aspettative. Da bambino sognavo di diventare sacerdote, ma non avrei mai pensato di diventare uno scrittore. Non c'erano molti scrittori in giro nel paese dove sono nato. A volte sono un po' spaventato dalla sindrome della pagina bianca, talvolta sinceramente non so da dove cominciare. Ma poi le storie arrivano da sole; almeno da dieci anni a questa parte, prima scrivevo solo poesie e saggi.



(©L'Osservatore Romano 17 aprile 2010)
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