Le attese della popolazione di Cipro nell'intervista al nunzio apostolico Antonio Franco

Dalla visita del Papa un valore aggiunto
nel cammino verso la pace


di Mario Ponzi

Un valore aggiunto nel cammino verso la pace nella vasta regione mediorientale. Così l'arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico a Cipro, ha definito il prossimo viaggio di Benedetto XVI nell'isola mediterranea. Nell'intervista rilasciata al nostro giornale il rappresentante pontificio si sofferma su quelle che, a suo parere, saranno le linee direttrici lungo le quali si svilupperà la visita. Il Papa "sarà missionario sulle orme dell'apostolo Paolo e di san Barnaba"; "promotore di un nuovo slancio per la ripresa e la positiva conclusione del processo di pace e di riunificazione dell'isola", divisa dal 1974; "testimone della validità del dialogo ecumenico"; "conforto per le due eroiche comunità cattoliche di Cipro"; "faro sul cammino sinodale verso l'assemblea speciale per il Medio Oriente".

Benedetto XVI si reca a Cipro. Difficilmente però l'attenzione sarà contenuta nei confini dell'isola. Dopo Turchia, Giordania, Israele e Territori Palestinesi questo viaggio assume un significato emblematico dell'attenzione con la quale il Papa segue lo sviluppo della questione medio orientale, nelle sue diverse sfaccettature.

Non vi è dubbio che sia una concreta chiave di lettura. Cipro rappresenta, nel suo piccolo, la problematica che scuote il Medio Oriente:  dalla convivenza di religioni diverse, al confronto con l'islam, alle contese territoriali. Il Papa non può certo obbligare nessuno, tanto meno pretende di risolvere annosi problemi politici. Certamente la sua sola presenza potrà servire da stimolo per un rinnovato impegno comune. È quello che si augurano un po'tutti, anche se per motivi diversi.

Diversi in che cosa?

I motivi degli uni riguardano per esempio il ripristino dell'unità territoriale dell'isola, con tutto ciò che ne consegue:  dalla possibilità di circolare liberamente, a un rinnovato incremento turistico, visto l'alto valore archeologico del nord del Paese. I motivi degli altri sono forse più legati alla realizzazione di programmi politici di più ampio respiro, per esempio in un'ottica europeistica. Comunque non è nelle possibilità del Papa risolvere le situazioni, lo ripeto. C'è già l'Organizzazione delle Nazioni Unite che sta lavorando molto e bene per una composizione della controversia. Dunque si deve solo attendere che la buona volontà abbia il sopravvento. Senza dubbio è di buon auspicio il fatto che nei giorni della vigilia dell'arrivo del Pontefice a Cipro, dopo quasi due mesi di sospensione si è riaperto il negoziato tra le parti contendenti - esattamente il 26 maggio - e un accordo sembra finalmente più vicino.

Dal punto di vista ecumenico quale sarà l'impatto di questa visita?

Naturalmente non ci aspettiamo nulla nell'immediato. Ma devo dire che i suoi effetti la visita li ha già avuti in questi giorni, cioè ancora prima che inizi. L'arcivescovo ortodosso Chrysostomos ii ha espresso più volte soddisfazione e si è molto adoperato per far sopire sul nascere ombre di possibili contestazioni estremiste. Ha cercato ripetutamente di far capire il senso profondo di questo viaggio che, sebbene non sia dovuto o ispirato esclusivamente da motivazioni di carattere ecumenico, certamente porterà frutti anche per lo sviluppo futuro del dialogo. C'è da considerare anche la particolarità del Medio Oriente, vitalizzato dalla presenza di Chiese orientali sui iuris:  melchita, siriaca, maronita, copta, armena e caldea. Si tratta di Chiese che se da una parte hanno bisogno di vivere i loro particolarismi liturgici, linguistici e pastorali dall'altra hanno bisogno di sentirsi in comunione tra loro. Qualche problema in questo senso si è avvertito negli ultimi anni. Un p0' meno a Cipro, dove vivono solo tre piccole comunità di cattolici latini, maroniti e armeni. Ritengo provvidenziale la visita del Papa proprio come elemento visibile di quella comunione che cercano. Sul piano più squisitamente ecumenico ci si aspetta un ulteriore elemento di speranza nel rapporto con la Chiesa greco-ortodossa. Ma i frutti, lo ripeto, li coglieremo ben dopo la visita del Papa. A Cipro la Chiesa cattolica è stimata per il suo impegno nel sociale, soprattutto nel campo dell'istruzione.

In quale modo si preparano le comunità cattoliche ad accogliere il Papa?

C'è tanto entusiasmo. Intendiamoci, si tratta di piccole comunità. Per avere un'idea pensi che su una popolazione di 794 mila persone i cattolici sono appena 25 mila. Sono riuniti in un'unica provincia ecclesiastica suddivisa in tredici parrocchie. Due vescovi, dodici sacerdoti diocesani, diciotto sacerdoti religiosi, diciotto religiosi non sacerdoti, oltre quarantadue religiose professe costituiscono la forza che la Chiesa cattolica può mettere in campo in questo momento a Cipro. E purtroppo c'è attualmente un solo seminarista maggiore. Tuttavia questo sparuto gruppo riesce a dirigere diciotto scuole primarie, quattro scuole medie e sei tra orfanotrofi e asili nido. Per un totale di quasi 7 mila studenti. Nell'assistenza sanitaria gestisce direttamente due ospedali, tre ambulatori e un centro per anziani. Proprio sui loro assistiti puntano per offrire al Papa una degna assistenza. Io credo poi che, grazie all'atteggiamento positivo di Sua Beatitudine Chrysostomos ii, anche molti ortodossi si presenteranno all'appuntamento con il Papa. Noi riteniamo per esempio che alla messa presso l'Eleftheria's Stadium di Nicosia parteciperanno oltre ventimila persone. Lo stadio ne contiene solo settemila, dunque altri tredicimila saranno costretti a seguire la messa dall'esterno.

Come mai è stata scelta Paphos per l'arrivo del Pontefice?

Certo sarebbe stato suggestivo accogliere il Papa a Salamina, nella parte nord dell'isola, sorta nel luogo in cui la tradizione vuole che nel 46 approdasse san Paolo, accompagnato dal suo amico san Barnaba, il fondatore della Chiesa a Cipro. Paphos è l'antica capitale romana. È un suggestivo sito archeologico, ricco di testimonianze e di simboli della religiosità. Tra l'altro c'è la famosa colonna alla quale, secondo la tradizione, l'apostolo Paolo fu legato e fustigato.

Che tipo di accoglienza si aspetta?

So che si stanno facendo molti preparativi. Sia il governo sia la Chiesa ortodossa e le comunità cattoliche stanno lavorando a tempo pieno per una degna accoglienza. Io credo che alla fine ci sarà una grande mobilitazione da parte dei ciprioti ai quali sicuramente si aggiungeranno moltissimi fedeli provenienti dalle zone vicine. Alcuni hanno già annunciato la loro partecipazione insieme con i loro vescovi. L'attesa è molto vivace. I ciprioti sono gente aperta. Sono certo che anche gli ortodossi guardano al Papa con stima e simpatia. Tutti sperano che la sua visita porti un vento di pace in uno spirito di perdono e di riconciliazione.



(©L'Osservatore Romano 3 giugno 2010)
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