A colloquio col presidente della Rai
per l'apertura della stagione dell'Orchestra sinfonica nazionale

La musica può essere un affare


"È la prima intervista che rilascio a un quotidiano:  l'argomento è troppo importante"

di Marcello Filotei

"Questa è la prima intervista che rilascio a un quotidiano da presidente della Rai; non le concedo perché penso che nel mio ruolo sia necessario lavorare e stare in silenzio. In questo caso faccio un'eccezione perché si tratta di un argomento che mi preme e mi appassiona". Paolo Garimberti ci tiene veramente all'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, con la quale ha sviluppato un rapporto speciale, particolarmente da quando qualcuno ha ventilato l'ipotesi di chiuderla. Da allora ha pubblicamente espresso apprezzamento per questa istituzione, l'unica superstite delle quattro che per decenni hanno rappresentato una sorta di spina dorsale musicale della penisola, da Napoli a Roma, da Milano a Torino. Quella di Torino era stata la prima, è rimasta l'unica, ha assunto il titolo di nazionale e il 7 ottobre apre la stagione 2010-2011 affidandosi al nuovo direttore principale:  Juraj Valcuha, classe 1976. Ad ascoltare il Preludio e Morte di Isotta dal Tristano di Wagner e la Quinta sinfonia di Mahler, all'Auditorium Arturo Toscanini ci sarà anche il presidente della Rai. Significa che l'azienda crede nel progetto e che "per il momento il rischio di chiusura è scongiurato".

Per il momento?

La questione è stata oggetto di discussione in Consiglio d'amministrazione. Tra i tagli da fare in questo periodo difficile qualcuno ipotizzava anche di togliere i fondi all'orchestra, che è molto costosa. C'è stata però una quasi unanime sollevazione contraria da parte dei consiglieri e quindi l'idea è stata accantonata, credo che il pericolo sia stato fortemente allontanato. Anche perché nel momento in cui ci siamo opposti alla chiusura ho notato da parte dell'azienda un atteggiamento nuovo, teso a volgere in positivo la situazione, a trovare nuove soluzioni. Voglio però essere cauto e non posso affermare che non ci sia più pericolo, l'ho detto anche all'orchestra, della quale sono un grande fan. In realtà mi sono avvicinato a questa istituzione proprio perché sentivo soffiare venti pericolosi.

Ottimismo dunque, ma i costi rimangono gli stessi. Come pensate di coprirli per allontanare definitivamente future tempeste?

L'orchestra può diventare qualcosa che rende. Lo so che l'espressione non è bella, ma bisogna pensare anche in questi termini.

Questa è una notizia:  c'è qualcuno che ipotizza una iniziativa culturale non in passivo economico? Una dichiarazione un po' in controtendenza. È sicuro che non la prenderanno per estremista?

La cosa è possibile se non ci limiteremo a mettere in piedi un bel programma di concerti con l'Auditorium pieno, cosa che per altro è indispensabile. Ci sono tante occasioni per suonare, non soltanto l'esecuzione pubblica. Voglio fare un domanda io:  all'interno di un'azienda come la Rai, che richiede molta musica in differenti forme, perché non usare la nostra orchestra per fare la nostra musica?

A cosa pensa in particolare?

Alle colonne sonore dei film prodotti dalla Rai, o anche delle fiction se c'è bisogno. In questo modo l'orchestra potrebbe diventare un'asset positivo. È questo che ho intenzione di dire dopo il concerto di inaugurazione.

Ma perché è così importante avere un'orchestra sinfonica per un'azienda come la Rai, che cosa rappresenta precisamente?

È il simbolo di quello che dovrebbe essere il servizio pubblico, rappresenta la massima espressione culturale di un'azienda che è rinomata per produrre cultura in tanti modi. In un momento di crisi e di difficoltà economiche come quello che stiamo vivendo qualcuno si è chiesto se vale la pena mantenere in piedi un'istituzione come questa che richiede ingenti investimenti. Secondo me vale la pena, non solo perché è una buonissima orchestra, lo dicono gli esperti, ma anche perché tutte le grandi televisioni pubbliche ne hanno una:  non esiste un servizio pubblico senza orchestra, un motivo ci sarà.

Se è così importante allora bisogna valorizzarla. Guardiamo ai segnali positivi. Per esempio una delle iniziative più interessanti è quella che dà la possibilità a chiunque possieda una connessione internet di ascoltare e vedere in diretta tutti i concerti in streaming. Solo una parte di questi però vengono ripresi da un numero consistente di telecamere e trasmessi in televisione per altro a orari spesso proibitivi. Siamo alle solite:  la Rai produce eventi culturali e poi ha difficoltà nel programmarli perché gli ascolti che si ipotizzano sono limitati.

Lo streaming è uno dei passi che stiamo progressivamente facendo con l'obiettivo ultimo di creare un canale televisivo culturale nel quale la musica abbia un ruolo fondamentale e l'orchestra una esposizione maggiore. Una rete che produca teatro, musica e trasmissioni di livello molto alto destinate a un pubblico selezionato. In un canale del genere tutti i concerti dell'orchestra verrebbero trasmessi, ma soprattutto una rete così punterebbe ad ascolti di qualità e non dovrebbe preoccuparsi dello share, che è un po' la dannazione della televisione di oggi.

Quali sono i tempi di realizzazione di un progetto del genere, ma soprattutto ci sono delle resistenze?

Il passaggio al digitale si completa nel 2012 e l'obiettivo è quello di definire per quella data la mission di tutti i canali a disposizione, che saranno tredici. Anni fa si diceva che la Rai ha insegnato l'italiano agli italiani, io spero che anche grazie alle reti culturali la Rai, come televisione, possa rendere gli italiani un po' meno ignoranti, o un pochino più colti. Non sono contro le trasmissioni fortemente popolari, non guardo con occhi critici nemmeno L'isola dei famosi. Penso che ci sia posto per l'una cosa e per l'altra, così come avviene nei servizi pubblici di tutta Europa. I programmi popolari ci sono, sul resto ci stiamo lavorando.



(©L'Osservatore Romano 7 ottobre 2010)
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