. A colloquio con Valerio Massimo Manfredi

"L'Odissea è il libro più bello"


. Riportiamo dall'ultimo numero del settimanale "Famiglia Cristiana" l'intervista di Alberto Picci a Valerio Massimo Manfredi, archeologo, scrittore  e collaboratore del nostro giornale.

Com'era composta la sua famiglia d'origine?

Sono il primo di quattro figli e in casa abbiamo vissuto con i nonni paterni. L'epica di nonna Amelia viene spesso rievocata in famiglia, lei che si era sposata con un uomo che inizialmente non ha voluto riconoscere mio padre. Anche i nonni materni sono figure meravigliose. In particolare il nonno, un cantastorie eccezionale che lavorava in un'azienda agricola.

Chi e perché ha scelto il suo nome?

Mia madre in quegli anni lavorava al servizio di una famiglia:  i figli della "padrona" si chiamavano Valerio e Massimo e quando venne il momento di darmi un nome, non sapendo decidere, scelse entrambi.

Che rapporto ha con i suoi fratelli?

Siamo molto diversi, in particolare con il secondo, Fabrizio. Ma essere cresciuti insieme ha creato una profonda forma di comprensione. Anche alla fine di un litigio troviamo una soluzione.

Cosa le hanno insegnato i suoi genitori?
L'idea che niente è impossibile, che non si può rimandare, che ogni errore comporta delle conseguenze e delle responsabilità.

Qual era il suo gioco preferito?

La fantasia:  all'asilo raccontavo di avere a casa un leone addomesticato e ci credevo così tanto da essere diventato credibile. Adoravo i mitici fumetti de Il Vittorioso.

Quale fiaba le raccontavano?

Il nonno materno mi incantava con avventure di cavalieri e viaggiatori in dialetto letterario.

Un frammento della sua gioventù.

Ricordo quando tornai dal collegio:  mio padre noleggiò un'auto e ci portò a Castelfranco Emilia in un cinema con le poltrone rosse per vedere Un dollaro d'onore.

Cosa sognavano i suoi genitori per il suo futuro?

Ero bravo a scuola e c'era l'idea che avrei studiato. La scintilla per l'archeologia è nata all'Università a Bologna. C'era grande fermento, ogni sogno era a portata di mano. Anche i ragazzi di campagna volevano diventare giudici, fisici, professori universitari:  nessuna, insomma, sognava di fare la velina.

Come è composta la sua famiglia di oggi?

Sono sposato con una ragazza americana. Christine:  l'ho conosciuta quando ho accompagnato nonna Amelia in America per ritrovare suo fratello. Abbiamo avuto due figli:  Giulia vive a Berlino e ha già fatto diverse mostre; Fabio Emiliano ha appena consegnato la tesi e anche lui vuole andare all'estero. Assurdo perché entrambi amano l'Italia, ma questo Paese sta cadendo a pezzi, non ascolta i giovani.

Quali  valori  pensa  di  aver dato loro?

L'onestà, l'importanza della parola data, la solidarietà, il senso del dovere, l'amicizia. E l'amore per l'Italia.

Quale  libro  ha  raccontato  più spesso?

L'Odissea perché è la storia più bella. Odisseo è un uomo che sfida tutto confidando nella sua mente senza mai dimenticare la casa e gli affetti. Un uomo a 360 gradi.



(©L'Osservatore Romano 27 novembre 2010)
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