A colloquio con il gesuita Claudio Barriga Domínguez, direttore generale delegato

Con lo sguardo verso l'alto
e i piedi per terra


di Nicola Gori

Decine di milioni di persone sparse per i cinque continenti che pregano ogni giorno secondo le intenzioni del Papa. Anche se è difficile fare un calcolo preciso, poche associazioni al mondo possono vantare una consistenza numerica e una diffusione simile a quella dell'Apostolato della Preghiera, che dal 1844 offre un servizio particolare alla Chiesa attraverso l'offerta spirituale quotidiana dei suoi iscritti. Il 2011 potrebbe essere un anno decisivo per il futuro dell'associazione, visto che sono in corso consultazioni e incontri allo scopo di riscoprire e rilanciare il carisma originario rimanendo al passo con i tempi. Ne parla, in questa intervista al nostro giornale, il gesuita Claudio Barriga Domínguez, direttore generale delegato dell'Apostolato della Preghiera.

Quali iniziative avete in progetto per il prossimo anno?

Il 2011 è un anno importante per l'Apostolato della Preghiera. Stiamo portando avanti un progetto per ripensare, rinnovare, in qualche modo anche per "ricreare" la nostra associazione. Ciò vuol dire che vogliamo rendere questo servizio di spiritualità nella Chiesa - che ha ormai 168 anni - più adatto ai bisogni dei cristiani di oggi. Abbiamo iniziato delle consultazioni e organizzato degli incontri per rivedere il nostro impegno, sia nel linguaggio, sia nella metodologia. Vogliamo tornare al suo contenuto essenziale, nato con l'intuizione originaria del 1844, e rilanciarlo come un valido strumento di spiritualità in questo mondo che ne ha tanto bisogno. Certo, dovremmo rispettare i "colori culturali" delle diverse regioni del mondo. Sappiamo che nella società multiculturale attuale, l'"incarnazione" dell'Apostolato della Preghiera dovrà essere diversa da un continente all'altro, da un popolo all'altro. Sono sicuro però che ognuno può partecipare a questo processo di ri-creazione dell'Apostolato, anche inviando le proprie opinioni attraverso il questionario online reperibile sul sito internet www.apostleshipofprayer.net.

Molte delle intenzioni affidate dal Papa all'Apostolato della preghiera per il 2012 hanno per tema i problemi sociali:  dalla mancanza di lavoro all'accesso all'acqua per tutti, al contributo delle donne allo sviluppo. Perché secondo lei questa scelta?

È vero che nelle intenzioni per il 2012 ci sono, come sempre, molti temi, per così dire, intra-ecclesiali, come le vocazioni al sacerdozio e i bisogni dei cristiani in Europa, ma si può anche dire che lo sguardo del Papa mette in evidenza gravissime situazioni di sofferenza umana, che sono motivo di preoccupazione non soltanto per i cristiani, ma per tutti gli uomini. In gran parte, queste intenzioni vogliono essere un canale di dialogo anche con i non cristiani, invitando tutti a collaborare insieme e ad aprirsi agli altri per cercare soluzioni ai grandi problemi. Anche il dialogo con le altri religioni si alimenta molto di più a partire dalle azioni e dai servizi solidali condivisi, che non dalle semplici enunciazioni teoriche.

Come possono i gruppi dell'Apostolato favorire il dialogo con le altre religioni e testimoniare il Vangelo in una società indifferente e spesso contraria al messaggio cristiano?

Quelli che vivono profondamente la spiritualità dell'offerta quotidiana della vita e compiono la preghiera per le intenzioni del Papa - le due pratiche di base dell'Apostolato della Preghiera - potranno dare testimonianza di una vita coerente e piena di senso. È questa la prima risposta da offrire a un mondo disorientato, che ha perso il senso della vita umana e non riesce più a trovare la presenza di Dio. A partire da una fede cristiana vissuta con profondità si può dialogare con tante persone che sono alla ricerca della luce, che hanno bisogno di un messaggio nuovo, di speranza.

L'associazione non rischia di esser troppo concentrata sulla dimensione spirituale a scapito dell'impegno concreto nel quotidiano?

Se la preghiera non cambia la mia vita, non è una preghiera autentica. Se io prego, per esempio, per la giustizia verso i carcerati e non faccio nulla di concreto per loro, o almeno non mi sforzo di vivere la mia vita in un modo più giusto nei confronti degli altri, la preghiera non serve a nulla:  anzi, è vuota e falsa. La preghiera fatta dagli iscritti deve portare al servizio ai fratelli, altrimenti diventa fariseismo. Posso dire che in genere i membri dell'Apostolato sparsi nel mondo sono in grande maggioranza gente povera e semplice. Hanno un grande amore verso Dio e, allo stesso tempo, sono molto concreti nel prestare piccoli e grandi servizi ai più bisognosi che vivono intorno a loro. Non c'è questo pericolo di dissociare la fede dalla vita:  la loro vita si fa preghiera, la loro preghiera si fa vita.



(©L'Osservatore Romano 28 gennaio 2011)
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