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INCONTRO "LA PROTEZIONE DEI MINORI NELLA CHIESA"
[VATICANO, 21-24 FEBBRAIO 2019]

Aula Nuova del Sinodo
Sabato, 23 febbraio 2019

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2a Relazione *

 

Trasparenza come comunità di credenti

 

Card. Reinhard Marx
Arcivescovo di München und Freising,
Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca

 

 

Santo Padre
Eminenze, Eccellenze, care sorelle e cari fratelli,

Guardando alle dinamiche di questo incontro, avrei preferito – magari – cambiare il mio testo, ma poiché lo avevo già preparato, ve lo leggo. Il titolo è “Transparency as a community of believers”.

Quando oggi vi parlo di trasparenza, lo faccio con due premesse. La prima è quella di una comprensione specifica del concetto di trasparenza. Intendo quest’ultima non come il maggior numero possibile di informazioni diverse non coordinate rivelate. Per me trasparenza significa che le azioni, le decisioni, i processi, le procedure, e così via, sono comprensibili e tracciabili. Ritengo che tracciabilità e trasparenza siano inestricabilmente legate tra loro.

La seconda è che vi parlo di trasparenza in relazione alla tracciabilità come cardinale che è anche tedesco; già so quali idee potrebbero passare per la vostra testa quando si pensa ai tedeschi:” Tutti questi documenti, regolamenti, burocrazia…”. Forse qualcuno di voi adesso penserà subito: è tipico, di fatto non ci si può aspettare altro. Noi tedeschi siamo noti per una certa tendenza all’amministrazione, che include i già citati aspetti della tracciabilità e della trasparenza. Cartelle, documenti, moduli, orientamenti, paragrafi, elenchi, norme procedurali e così via: sembra che queste cose vengano consegnate ai tedeschi alla nascita, e pare che chiunque abbia in qualche modo a che fare con noi si debba confrontare con tutto ciò che ho appena detto. Qualcuno potrebbe considerarlo una peculiarità e non prestarvi ulteriore attenzione. Altri – forse la maggioranza – potrebbero opporsi a tutto ciò. Si domandano seriamente: Questa amministrazione non è contraria alla dinamica della vita? Non capiscono che l’amministrazione mette al centro i dossier invece che le persone e i loro bisogni? Non è forse vero che l’amministrazione crea solo del lavoro in più e distoglie dai compiti veri?

Vorrei affrontare queste domande insieme a voi. E non preoccupatevi: non è un problema solo di tedeschi, svizzeri o americani. È un problema fondamentale che dobbiamo affrontare insieme come Chiesa, in modo speciale e specifico per quel che riguarda la gestione adeguata del tema degli abusi. È importante chiarire di quanta amministrazione ha bisogno la Chiesa. E, a un primo sguardo, sembra che ne serva molta di meno.

Questo assunto può basarsi su diversi aspetti. La fede non può essere amministrata. Lo Spirito di Dio non può essere catturato in un file o in un raccoglitore. L’amore di Dio si riflette in atti specifici di cura per le persone piuttosto che in documenti amministrativi. La preghiera è più forte di qualsiasi serie di procedure amministrative. I sacramenti trasmettono vera misericordia, mentre l’amministrazione rimane parte delle minutiae di questo mondo. Si potrebbero elencare altre argomentazioni per dimostrare che l’amministrazione in realtà non c’entra molto con la Chiesa e può essere più o meno trascurata. Ma è davvero così? Cerchiamo di chiarirlo seguendo insieme i seguenti processi mentali e prendendo coscienza di: che cosa costituisce la Chiesa; che ruolo dovrebbe svolgere l’amministrazione; in che modo l’amministrazione adempie al suo scopo; che cosa occorre fare affinché vi siano i presupposti necessari e quali sono i compiti che ne scaturiscono?

Anche qui, però, non posso nascondere ciò di cui sono fermamente convinto e che considero essenziale: l’amministrazione nell’area di responsabilità della Chiesa non è solo una questione tecnica, specialistica o funzionale. L’amministrazione in seno alla Chiesa è strettamente collegata a elementi teologici, ha motivazioni teologico-spirituali, ed è strettamente legata alle azioni specifiche della Chiesa. Un’amministrazione della Chiesa pienamente funzionale è un mattone nella lotta contro gli abusi e nel far fronte agli abusi. Il motivo per cui penso questo emergerà nei prossimi paragrafi.

La comprensione di sé della Chiesa.

La Chiesa ha una missione in questo mondo. Come afferma la Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium subito all’inizio: « la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, la famiglia umana » (n. 1). Questa missione viene svolta da persone specifiche in luoghi specifici in condizioni molto specifiche, il che esige anche adeguati mezzi tangibili, terreni. Pertanto, a giusto titolo poco più avanti nel testo Lumen gentium si afferma: « Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile […]. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino » (n. 8). Mi piace l’espressione utilizzata dal famoso cardinale Roberto Bellarmino: “ La Chiesa è visibile come la Repubblica di Venezia”. E poi - il famoso articolo 8 della Lumen gentium - prosegue : « Per una analogia che non è senza valore, quindi, [la Chiesa; RM) è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo […] ». Fine della citazione.

In breve ciò significa: le azioni della Chiesa in questo mondo non possono essere rigorosamente e meramente spirituali. Trascurare gli aspetti mondani della Chiesa e le sue leggi non rende giustizia alla realtà della Chiesa. In modo analogo, il corpo di Cristo e l’organizzazione umana della Chiesa devono essere visti « senza separazione e senza mescolamenti ». Quando parliamo del mistero della Chiesa non diciamo: “ Il Mistero è al di sopra della realtà della Chiesa”, ma, “è all’interno della realtà della Chiesa”, cioè insieme. Pertanto, tutti i principi fondamentali per una buona società e un’organizzazione che serva le persone nella vita della Chiesa non possono essere ignorati. E i principi sociali della dottrina sociale della Chiesa si adattano anche alla Chiesa stessa e sono sussidiarietà e solidarietà.

Il fine dell’amministrazione

Gli aspetti terreni della Chiesa comprendono essenzialmente il fatto che molte persone diverse lavorano insieme per adempiere alla missione della Chiesa e che hanno anche bisogno di adeguate risorse materiali per le loro rispettive attività. Bisogna pagare salari, mantenere gli edifici ecclesiali, costruire sale parrocchiali, coordinare la cooperazione, rispettare contratti, stampare materiale catechetico: l’elenco è infinito. Ma alla fine della giornata, tutti questi esempi riguardano una sola realtà: per svolgere tutti i compiti che nascono dalla missione della Chiesa – e quindi anche la missione della Chiesa stessa – c’è bisogno di un’amministrazione buona e pienamente funzionale, che deve essere orientata all’obiettivo della Chiesa e basata sul principio di giustizia.

L’amministrazione standardizza procedure e processi, di modo che non sia necessario cercare, chiedere e provare ogni volta come funziona una cosa, anche se occorre fare le stesse cose ripetutamente. Ciò permette di risparmiare risorse e utilizzarle con moderazione ed efficacia per la missione. L’amministrazione documenta ciò che è stato discusso, concordato e realizzato; evita dimenticanze e conserva le questioni ben oltre il momento, sicché consente affidabilità e fedeltà alla propria parola. L’amministrazione oggettivizza, creando e attuando norme e leggi, e in tal mondo aiuta a evitare l’arbitrarietà. È un contributo attivo alla giustizia, poiché norme e leggi vincolanti assicurano che le decisioni e i giudizi non siano basati solamente sul capriccio di chi li compie, o dei superiori. L’amministrazione inoltre orienta e ordina, mantenendo così una visione generale di ciò che accade, registrandolo e rendendolo disponibile. Dunque, crea l’ordine, nel quale l’individuo può trovare il proprio cammino e comprendere o rivedere la ratio delle proprie azioni. L’amministrazione regolamenta, e sanziona le violazioni contro l’interesse comune, le norme e le leggi, agendo così da contrappeso a quella che può essere genericamente descritta come corruzione dell’umanità. In generale, l’amministrazione stabilizza la cooperazione tra diverse persone nelle istituzioni. 

Tutto quanto menzionato finora, compresi lo standardizzare, il documentare, l’oggettivizzare, l’orientare e l’ordinare – nonché il regolamentare – è di fondamentale importanza per il successo delle azioni comuni, anche quelle della Chiesa.

Difficoltà e problemi

Per tutto quello che realizza, l’amministrazione è potente e deve essere chiara. Quello che fa o che non fa ha un impatto significativo su ciò che può essere realizzato – o non – attraverso azioni comuni. Questo potere dell’amministrazione può essere anche usato male. È questo il caso, per esempio, quando l’amministrazione dimentica la sua funzione di servire le diverse persone che vivono insieme e cooperano per raggiungere obiettivi più elevati; quando l’amministrazione si preoccupa solo di se stessa; quando le norme e i regolamenti sono usati soltanto per sostenere l’amministrazione stessa o il potere delle persone. In questo caso si tratta di abuso di potere da parte dell’amministrazione. Ciò che questo può significare è abbastanza evidente in questo momento.

Gli abusi sessuali nei confronti di bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione. A tale riguardo, l’amministrazione non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l’ha oscurata, screditata e resa impossibile. I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio. Le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi, e anzi cancellati o scavalcati. I diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all’arbitrio di singoli individui. Sono tutti eventi in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare. Il modo in cui l’amministrazione della Chiesa è stata strutturata e svolta non ha contribuito a unire tutto il genere umano e ad avvicinare di più gli uomini a Dio ma, al contrario, ha violato tali obiettivi.

Al più tardi, adesso, questo mette in luce un problema difficile: da un lato l’amministrazione è necessaria per adempiere la missione della Chiesa, dall’altro può contrastare direttamente tale missione. Come affrontarlo, dunque? Che cosa dobbiamo cambiare, o a che cosa dobbiamo prestare maggiore attenzione?

Necessità di tracciabilità e trasparenza

Abbiamo urgente bisogno di un’amministrazione che non solo contribuisca ad adempiere la missione della Chiesa, ma che in qualche misura incarni anche ciò che con questa missione si vuole realizzare. Deve essere – proprio come la Chiesa nel suo insieme – non solo uno strumento, ma anche un simbolo dell’unificazione dell’umanità, e dell’unità degli uomini con Dio. Non si tratta soltanto del funzionamento dell’amministrazione per un qualunque scopo, ma piuttosto del fatto che l’amministrazione deve avvenire in modo tale che le persone si sentano accettate nelle procedure amministrative, che si sentano apprezzate, che possano fidarsi del sistema amministrativo, che si sentano sicure e trattate giustamente, e che siano ascoltate e che vengano accettate le loro legittime critiche. Si farebbe così un bel passo avanti verso il raggiungimento di ciò che significa davvero unire le persone e, in ultima analisi, avvicinare le persone di più a Dio; ed è questa, per così dire, la missione teologica dell’amministrazione della Chiesa.

Quanto sia importante che l’amministrazione della Chiesa funzioni in questo modo è chiaramente dimostrato dalle esperienze negative riguardanti i casi di abuso e ancora oggi ricevo lettere da parte di vittime; mi scrivono del modo in cui vengono usate e di come vengono trattate. Il pensiero di alcune vittime di abusi può essere così riassunto: Se la Chiesa pretende di agire in nome di Gesù, e io però vengo trattato così male dalla Chiesa o dalla sua amministrazione, allora preferisco non avere nulla a che fare con Gesù.

Affinché l’amministrazione agisca in conformità con la missione della Chiesa e con la natura della Chiesa quale « simbolo e strumento », occorrono trasparenza e tracciabilità delle procedure amministrative. Le procedure amministrative diventano trasparenti se è comprensibile e tracciabile chi ha fatto che cosa, quando, perché e a quale fine, e che cosa è stato deciso, respinto o assegnato. Così, le persone che sperimentano un’amministrazione trasparente possono portare alla luce errori e sbagli nelle azioni amministrative e difendersi contro tali azioni. Possono far conoscere in modo vincolante il loro punto di vista, del quale si terrà conto. La gente che incontra l’amministrazione non si deve confrontare con una struttura di potere anonima, incomprensibile, ma può esercitare un controllo autodeterminato sulle procedure amministrative.  Le persone non sono meri oggetti dell’amministrazione, ma possono percepirsi come soggetti. Per questo – ad esempio - l’introduzione di una giurisdizione amministrativa nella Chiesa è così opportuna e necessaria ed è un argomento di cui bisogna parlare.

Obiezioni e timori

Penso non esitano alternative alla tracciabilità e alla trasparenza. Tuttavia, ci sono obiezioni di cui occorre tener conto. Riguardano principalmente la violazione del segreto pontificio, come anche il rovinare la reputazione di sacerdoti innocenti o del sacerdozio e della Chiesa nel suo insieme attraverso false accuse, se queste vengono rese pubbliche.

Penso che tali obiezioni alla tracciabilità e alla trasparenza non siano particolarmente convincenti. Ogni obiezione basata sul segreto pontificio sarebbe rilevante solo se si potessero indicare dei motivi convincenti per cui il segreto pontificio si dovrebbe applicare al perseguimento di reati riguardanti l’abusi di minori. Allo stato attuale, io di questi motivi non ne conosco.

I principi di presunzione di innocenza e di tutela dei diritti personali e la necessità di trasparenza non si escludono a vicenda. Anzi, è proprio il contrario.  Da un lato, una procedura trasparente, regolata in modo chiaro e definita, assicura che vengano fatti i passi giusti prima che coloro che devono pronunciare la sentenza lo facciano. È il miglior meccanismo di sicurezza contro pregiudizi o falsi giudizi sulla questione. Dall’altro, una procedura chiaramente definita e pubblica stabilisce un grado di credibilità che permette di riabilitare la reputazione di una persona falsamente accusata, la quale altrimenti sarebbe esposta a pettegolezzi qualora le indagini non fossero adeguate, trasparenti o conclusive.

Trasparenza non significa accettazione acritica e diffusione non disciplinata di accuse di abusi; deve rispettare la protezione, è chiaro. Il fine è un processo trasparente, che chiarisca e specifichi le accuse, e che segua gli standard generalmente accettati riguardo a quando e come il pubblico, le autorità e la Curia Romana devono essere informati. Queste procedure standard faranno capire con chiarezza che non è la trasparenza a danneggiare la Chiesa, ma piuttosto gli atti di abuso commessi, la mancanza di trasparenza o il conseguente insabbiamento.

Compiti e sfide

La tracciabilità e la trasparenza non arrivano dal nulla. Sono un impegno costante, che si può adempiere anche con il sostegno di esperti esterni alla Chiesa. A essere decisivo è sempre l’atteggiamento personale di coloro che lavorano nell’amministrazione e di coloro che ne sono responsabili. In sostanza, si tratta della domanda fino a che punto si è disposti a giustificare le proprie azioni con gli altri e, in qualche misura, anche a essere controllati da altri e questo è il problema. Sviluppare un tale atteggiamento positivo e fare in modo che incida in modo opportuno esige tempo e spazio per discutere, differenziare e chiarire, praticare e imparare. Tuttavia, data l’urgenza del tema, - e anche di altri temi; abbiamo parlato anche di altre difficoltà nella Chiesa, non solo degli abusi sessuali -  le misure più importanti devono essere avviate immediatamente. Tra queste si potrebbero includere:

1. Definizione del fine e dei limiti del segreto pontificio:

I mutamenti sociali del nostro tempo sono sempre più caratterizzati da modelli di comunicazione in cambiamento. Nell’era dei social media, in cui è possibile per tutti e ognuno di noi stabilire quasi immediatamente un contatto e scambiare informazioni attraverso Facebook, Twitter, e così via, è necessario ridefinire la confidenzialità e il segreto, e distinguerli dalla protezione dei dati. Se non ci riusciremo, sprecheremo l’opportunità di mantenere un livello di autodeterminazione riguardo all’informazione oppure ci esporremo al sospetto di insabbiare.

2. Norme procedurali trasparenti e regole per i processi ecclesiastici:

Le procedure processuali come rimedi legali non hanno senso senza norme legali e procedurali adeguate, poiché questo equivarrebbe all’arbitrarietà quando si arriva al pronunciamento delle sentenze. Rappresenterebbe una mancanza di trasparenza riguardo alle azioni specifiche. Stabilire norme procedurali trasparenti e regole per i processi ecclesiastici è essenziale. Ieri, nel nostro gruppo, un vescovo – non europeo – ha detto che la loro amministrazione civile è migliore delle altre; potrebbe essere. La Chiesa non deve operare al di sotto degli standard qualitativi dell’amministrazione pubblica della giustizia se non vuole subire critiche per avere un sistema legale inferiore, che è dannoso per le persone.

3. La comunicazione al pubblico del numero dei casi e dei relativi dettagli per quanto possibile e secondo le leggi dello Stato:

La diffidenza istituzionale porta a teorie cospirazioniste relative a un’organizzazione e alla creazione di miti sulla stessa. Lo si può evitare se i fatti vengono esposti in modo trasparente. Dobbiamo esaminare il quadro giuridico sulla protezione dei dati ovviamente, ma non possiamo dare l’impressione di nascondere qualcosa; nella nostra cultura non porterebbe a nulla di buono.

4. Pubblicazione degli atti giudiziari:

Le corrette procedure giuridiche servono a stabilire la verità e costituiscono la base per comminare una punizione proporzionata all’offesa. Le persone devono vedere come il giudice arriva ad una sentenza; nella maggior parte dei casi questo non avviene e penso che per la nostra situazione questa non sia una cosa buona. Inoltre, stabiliscono fiducia nell’organizzazione e nella sua leadership. Il persistere di dubbi su una condotta appropriata delle procedure processuali non fa altro che danneggiare la reputazione e il funzionamento di un’istituzione. Questo principio si applica anche alla Chiesa.

E qui concludo. Guardando alle questioni da affrontare in questo nostro incontro, è evidente che la tracciabilità e la trasparenza sono solo un tema tra i tanti sui quali riflettere in relazione con la prevenzione degli abusi e l’affrontare gli abusi; abbiamo parlato anche di altri problemi, ma questo è uno degli aspetti importanti quando riguadagneremo la credibilità, la tracciabilità e la trasparenza. Tuttavia, bisogna essere sempre consapevoli che la tracciabilità e la trasparenza sono estremamente importanti anche al di là del contesto degli abusi – lo abbiamo ascoltato oggi -, per esempio nell’ambito finanziario, altro settore della Chiesa in cui avvengono scandali. Sono inoltre un fattore decisivo per l’affidabilità e la credibilità della Chiesa. Penso che da questo congresso dobbiamo imparare quali siano le nostre responsabilità nelle diocesi, nelle conferenze episcopali, anche nella Santa Sede. Dobbiamo guardare a cosa possiamo fare per riacquistare credibilità e anche noi guardiamo a una migliore forma di trasparenza e tracciabilità. Questo potrebbe essere un compito anche per altri punti.  Compiamo un passo coraggioso in questa direzione. Spero che questo incontro possa essere un coraggioso passo in avanti per il futuro della Chiesa. Grazie mille.

 


* Traduzione di lavoro