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APERTURA DEI LAVORI DELLA V CONFERENZA GENERALE
DELL'EPISCOPATO LATINOAMERICANO E DEI CARAIBI

INTERVENTO INTRODUTTIVO
DEL CARDINALE GIOVANNI BATTISTA RE

Sala delle Conferenze
Santuario Nazionale di Nossa Senhora Aparecida, Brasile
Lunedì, 14 maggio 2007

 

1. Durante i lavori di questa V Conferenza Generale ci farà da guida quanto ci ha detto ieri il Santo Padre, al quale va il nostro pensiero affettuoso e riconoscente.

Gli siamo tutti profondamente grati per avere convocato questa Conferenza; gli siamo grati per essere venuto ad Aparecida; gli siamo grati per i ricchissimi insegnamenti che ci ha lasciato. Ne faremo tesoro in questi giorni, cercando di utilizzare al meglio per i lavori della nostra Conferenza le linee-guida offerte dalle parole del Papa.

Dopo il discorso pontificio, così ricco di contenuti, è superfluo da parte mia un discorso introduttivo. Mi limito, quindi, soltanto a illustrare la logica che deve ispirare e guidare i nostri pensieri, i nostri interventi, i contributi di noi tutti. Mi pare che tale logica non possa essere che la coscienza che tutti noi qui siamo chiamati a vivere un'esperienza di Chiesa e un evento importante per il futuro dell'America Latina. E, per questo, vogliamo operare in docile ascolto delle ispirazioni del Signore e con spirito di comunione fra noi e di servizio alla Chiesa e alla società in America Latina e nei Caraibi. Pesa su di noi la grave e grata responsabilità di Pastori che hanno il compito di guidare le Chiese particolari in persona Christi capitis.

Un unico criterio deve muoverci: un amore sconfinato per Cristo, per la Chiesa e per il popolo dell'America Latina. E questo triplice amore deve generare un grande spirito di comunione:

a) Comunione con Dio: i momenti di preghiera che sono stati accuratamente programmati sono momenti essenziali per esprimere la nostra esperienza di Chiesa, che ci aiuti ad essere docili allo Spirito nell'"obbedienza della fede" (cfr san Paolo).

Come nella primitiva comunità cristiana i grandi eventi, lieti o carichi di difficoltà, si vivevano in comunione di preghiera (Atti 2, 42; 4, 23-31), così questa V Conferenza è accompagnata dalla intercessione della Chiesa di Dio che pellegrina nel "Continente della Speranza": Vescovi, presbiteri, parrocchie, comunità contemplative, comunità religiose, famiglie, laici singoli, accompagnano questo nostro incontro di Aparecida con la preghiera.

b) Comunione tra di noi e unione sotto la guida del Santo Padre: non si tratta solo di una relazione di cortesia, perché vogliamo essere - per usare una felice espressione del Servo di Dio Giovanni Paolo II - "casa e scuola di comunione", convinti che "ubi caritas et amor Deus ibi est".

La logica della comunione ecclesiale deve portare ad una grande considerazione della verità contenuta nel parere degli altri, anche se diverso dal nostro. Al riguardo, dovremo tenerci lontani dalle etichette e dagli slogan, scegliendo come unico criterio l'amore per Cristo e per la Chiesa.

Nella vita della Chiesa il bene di uno deve essere il bene di tutti e la sofferenza di uno deve essere la sofferenza di tutti.

c) Comunione con tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle dell'America Latina: nel nostro cuore saranno presenti in questi giorni le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti gli uomini e di tutte le donne che vivono in questo Continente Latino-americano. Ci sentiamo vicini ai problemi gravissimi della gente povera, di quanti soffrono, di quanti hanno fame e sete materiale e ancor più di quanti hanno fame e sete di Dio.

2. Il documento di "Sintesi", che raccoglie gli apporti offerti dai Paesi dell'America Latina e dei Caraibi, sotto la guida dei loro Pastori, in preparazione a questo incontro, contiene un ampio ventaglio di approfondimenti, di riflessioni, di spunti. Questa ampiezza rappresenta una ricchezza, ma contiene anche il pericolo di voler toccare tutti i temi e di disperderci in una eccessiva vastità di analisi, a scapito di una sintesi efficace, che porti a conclusioni condivise e pratiche, volte a incidere nel futuro.

Vorrei pertanto suggerire di approfondire le tematiche sempre in riferimento al tema di questa Conferenza: "Discipulos y misioneros de Jesucristo, para que nuestros pueblos en Él tengan vida - Io soy el camino, la verdad y la vida (Gv 14, 6)".

È un tema centrale della nostra fede cattolica e della nostra vita cristiana.

Essere discepoli significa seguire Cristo, ascoltarlo, accettarne la Parola, che è Parola di vita eterna; significa considerare Gesù Cristo l'unico vero modello a cui ispirarci e vivere nell'obbedienza della fede.

Significa, in altre parole, prendere Cristo sul serio e fondare la propria vita sulla roccia della parola di Dio e nutrendo la propria fede con l'Eucaristia.

Il discepolo di Cristo ha un amore vero alla Chiesa, fondata da Cristo per la nostra salvezza, e considera la partecipazione all'Assemblea eucaristica del giorno del Signore un impegno a cui non mancare mai.

Il discepolo di Cristo, inoltre, è attento ai fratelli, è solidale e sensibile verso i poveri, è rispettoso degli altri, promuove la giustizia e la bontà verso tutti e contribuisce all'edificazione di una società più umana.

Essere missionari significa annunciare Cristo, farlo conoscere ed amare, testimoniarlo nella vita quotidiana con coerenza, con chiarezza, con umiltà, con gioia e con coraggio. Significa annunciarlo nella fedeltà e nell'integrità di ogni suo insegnamento, come è custodito ed insegnato dalla Chiesa.

Dobbiamo annunciarlo come persone singole, ma anche come comunità ecclesiali, partecipando alla celebrazione dei misteri della salvezza, alla preghiera liturgica come lo fa la Chiesa guidata dal Vicario di Cristo.

L'essere discepoli e l'essere missionari sono in connessione vitale, per cui essere discepoli porta ad essere missionari nell'annunciare Cristo nell'America Latina e nel Caribe di oggi e di domani, affrontando i problemi alla luce di Cristo, luce delle genti.

Il fatto che il tema di questa Conferenza concentri l'attenzione sulle singole persone, cioè su ciascun battezzato, mi sembra una scelta felice.

3. Come le precedenti quattro Conferenze Generali hanno tutte dato un reale contributo al bene dell'America Latina, così questa V Conferenza dovrà lasciare un segno forte ed un luminoso orientamento per il futuro, nella situazione carica di sfide che questo Continente si prepara ad affrontare.

L'Episcopato latino-americano ha desiderato questa Conferenza Generale, che - come è noto - è una formula tipica dell'America Latina.

Ognuno di noi deve sentire, davanti a Dio e davanti alla società, la responsabilità di dare il proprio contributo per costruire il futuro di questo Continente su basi solide, che abbiano il loro fondamento nella legge scritta da Dio nei cuori umani e nei valori della fede cristiana che sono il patrimonio più prezioso che l'America Latina ed i Caraibi hanno.

Ognuno di noi deve avere in questi giorni alta coscienza della propria responsabilità e dei propri compiti di fronte alla situazione della vita cristiana nel Continente. Insieme cercheremo di scrutare i segni dei tempi e di illuminare con la sapienza del Vangelo le situazioni e le realtà religiose, culturali, sociali, economiche, ecc., di oggi.

In questa epoca di grandi cambiamenti, di globalizzazione e di secolarizzazione, le sfide sono immense, ma anche le potenzialità di bene sono molte in America Latina e nei Caraibi.

Per alcuni aspetti questa V Conferenza si svolge in un clima e in un contesto migliori rispetto ad alcune delle precedenti. Per altri aspetti, invece, dobbiamo riconoscere che è in atto una erosione del sostrato culturale cattolico proprio dell'America Latina ed una crescita rapida e preoccupante delle sette, che non possono lasciarci indifferenti.

Si impone pertanto la necessità di rafforzare la fede, di consolidare la propria identità, di difendere la dignità di ogni persona umana, di sostenere la famiglia e di aiutare i poveri. È tempo di una presenza più attiva dei cattolici, come fedeli discepoli di Cristo. Una presenza animata da spirito missionario che impegna nell'evangelizzazione e nella testimonianza, riscoprendo la Parola di Dio come luce, forza e guida per trovare soluzione ai problemi ed alle situazioni peculiari dell'America Latina e dei Caraibi.

In una società ferita dalle tensioni provocate da gravi ingiustizie e da enormi disuguaglianze sociali, economiche e scolastiche che gridano al cielo, i popoli dell'America Latina e dei Caraibi devono ritrovare la propria forza inserendosi in Cristo via verità e vita, come suoi discepoli e missionari, fedeli a Dio e attenti agli uomini di oggi.

L'annuncio di Cristo e del suo Vangelo è anche annuncio di promozione umana per tutti, annuncio di crescita e di progresso.

Solo seguendo Cristo ed accettando il suo insegnamento è possibile trovare i sentieri ed i criteri giusti per costruire il futuro nella giustizia, nell'unità, nella costruzione di una civiltà dell'amore e della pace.

Questa V Conferenza Generale, dando continuità alle precedenti quattro e cercando di dare attuazione all'Esortazione Apostolica "Ecclesia in America" del Servo di Dio Giovanni Paolo II e dell'Enciclica "Deus caritas est" del Papa Benedetto XVI, deve aiutare l'America Latina ed i Caraibi a "ripartire da Cristo", secondo il programma indicato dal compianto Papa Giovanni Paolo II all'inizio del Terzo Millennio, cioè aprire a Cristo le porte del cuore delle persone e tutte le dimensioni della vita personale e della società.

"Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Questa certezza deve essere la forza ispiratrice dei nostri lavori.

La Madonna Aparecida accompagni i nostri passi in questi giorni.

Ci sostengano anche tutti i Santi e Beati dell'America Latina. In particolare, in questo momento in cui vi è una erosione dei valori cristiani, ci indichino la strada le straordinarie figure di Vescovi quali santo Toribio di Mogrovejo, san Ezequiele Moreno e san Rafael Guizar y Valencia, che furono grandi evangelizzatori di questo Continente.

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