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CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA

INCONTRO DEI CONSULTORI ED OFFICIALI DEL DICASTERO

OMELIA DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

Lunedì, 9 gennaio 2006

 

"Convertitevi e credete al Vangelo"

L'odierno Vangelo (Mc 1, 14-20), del primo giorno del tempo ordinario, rispecchia il terzo dei Misteri della luce, con i quali Giovanni Paolo II ha integrato la preghiera del Rosario (Lett. Ap. Rosarium Virginis Mariae, 16 ottobre 2002, nn. 19b, 21a), per "potenziare il suo spessore cristologico" e "affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno "compendio del Vangelo"" (n. 19b-c). Si tratta dei misteri della vita pubblica di Cristo (n. 19b), nei quali emerge in modo particolare Cristo come luce del mondo (n. 21a). Il terzo di questi misteri, indicato dal Pontefice come "l'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione" (n. 21a), fa riferimento proprio al brano odierno: "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo"".

Questo brano del Vangelo e nello stesso tempo Mistero del Rosario getta anche una particolare luce sull'insegnamento della Chiesa in tutte le sue forme e dimensioni. Secondo i documenti del Magistero come pure secondo il Codice di Diritto Canonico tutte le forme di insegnamento della Chiesa - la predicazione, l'istruzione catechistica, l'azione missionaria, le scuole cattoliche, le università cattoliche, le facoltà ecclesiastiche, gli strumenti di comunicazione sociale - entrano nell'esercizio del "munus docendi" della Chiesa, entrano nell'annuncio del Vangelo. Tale insegnamento è un compito fondamentale affidato dal Signore, dal quale la Chiesa non può esimersi senza tradire Cristo.

Si tratta di un compito che - per poter essere assolto - esige un particolare impegno e fedeltà. Sì, notevole impegno, soprattutto oggi in un clima di indifferentismo e relativismo; e fedeltà:  infatti, siamo chiamati ad insegnare il Vangelo e non noi stessi, a proclamare la saggezza della parola di Dio e non la nostra.

Per un tale compito l'odierno brano contiene un'altra indicazione di estrema importanza. Tutto il nostro impegno in questo settore deve riflettere l'invito di Gesù "convertitevi e credete al vangelo", ossia deve mirare a due cose, alla conversione e alla fede. Se il nostro insegnamento intenzionalmente e potenzialmente - cioè per quanto riguarda sia il nostro intento sia le adeguate qualità e caratteristiche dell'insegnamento - non è diretto alla conversione e alla fede, non è un insegnamento fedele alla missione affidataci da Cristo.

Questo insegnamento ed educazione presuppone, quindi, l'amore di Cristo e lo zelo apostolico, la volontà di avvicinare la gente a Cristo e condurre alla conversione del cuore. Presuppone l'amore della Chiesa, il sentirsi inseriti nella missione della Chiesa, il sentirsi investiti del mandato di Cristo tramite la Chiesa. Presuppone soprattutto che alimentiamo la nostra fede, la nostra comprensione delle verità di fede nonché la nostra consapevolezza della missione e della responsabilità davanti al Signore nella preghiera, nell'unione con Cristo. Infatti, Gesù ha detto chiaramente:  "Rimanete in me e io in voi" come il tralcio nella vite; "Chi rimane  in  me  ed  io  in  lui,  fa  molto  frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15, 5).

Nell'odierno Vangelo c'è pure un ulteriore rilievo per quanto riguarda l'insegnamento e l'educazione, che riguarda la competenza della nostra Congregazione. Dopo il menzionato invito, quasi programmatico all'inizio della sua missione pubblica - "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" - vediamo Gesù chiamare gli apostoli:  Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni. Sì, per la missione di annunciare il Vangelo è di estrema importanza preparare bene quanti sono chiamati al sacerdozio ministeriale. Si tratta della responsabilità dei Vescovi, dei moderatori nei seminari, ma anche di tutti i professori che insegnano loro. È per questo che la nostra Congregazione insiste tanto sulla solida formazione sacerdotale specialmente teologica e spirituale, come presupposto di una efficace cura pastorale, e quindi insiste anche sulla solidità teologica, ecclesiale e spirituale dei formatori e dei docenti nei seminari.

Dando una occhiata alla prima lettura dell'odierna Messa (1Sam 1, 1-8), vediamo una scena deprimente. Anna è desolata perché sterile, si sente abbandonata da Dio, in quanto la fecondità era ritenuta una benedizione del cielo. Inoltre, la sua rivale, cioè Peninna (altra moglie di Elkana) la disprezza e l'umilia duramente. Anna quindi "si mise a piangere e non voleva prendere cibo".

Questo dolore e amarezza di Anna sembrano in qualche modo esprimere il nostro animo quando talvolta vediamo i difetti dell'insegnamento nella Chiesa, ossia quando vediamo che esso non è fedele, che viene fatto con spirito mercenario piuttosto che da figli della Chiesa, che distrugge la comunione invece di costruirla, che nonostante l'aumento dei centri di insegnamento cresce l'ignoranza religiosa, che l'insegnamento in realtà non avvicina all'unione con il Signore, che manca l'adeguata qualità di tale insegnamento affinché esso possa essere efficace, ecc.

Ma la storia di Anna, piuttosto che la disperazione o il pessimismo deve innestare in noi la fiducia. Anna, infatti - come sappiamo dal seguito del racconto del primo libro di Samuele (1Sam 1, 9-2, 11) - ha confidato nel Signore, ha pregato con fervore, ha fatto un voto a Dio. E Dio non è rimasto insensibile all'umile fatica di Anna. La sua sterilità è diventata fecondità, la sofferenza gioia, e Anna ha potuto intonare un canto di lode, di gioia, preludio del Magnificat di Maria.

Questa scena ci dice che, invece di lamentarci, dobbiamo confidare nel Signore e ciascuno di noi deve fare da parte sua tutto il possibile per essere segno e pegno di speranza. Il Signore non è insensibile. Comunque, dice "senza di me non potete far nulla".

Sono, quindi, molto contento che non solo abbiamo oggi riflettuto nell'aula, e rifletteremo ancora il pomeriggio nelle riunioni, sul nostro compito, ma lo facciamo anche nella preghiera, nella comune celebrazione eucaristica, davanti al Signore. Questo è necessario.

Gesù, che fra poco diventerai presente in mezzo a noi nell'atto più grande del tuo amore, illumina le nostre menti con la tua luce, riscalda i nostri cuori con il tuo amore. Solo allora saremo efficaci nel tuo servizio all'insegnamento e all'educazione.

     

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