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INCONTRO CON GLI STUDENTI DELLE PONTIFICIE UNIVERSITÀ DI ROMA
PER L'APERTURA DELL'ANNO ACCADEMICO 

INDIRIZZO D'OMAGGIO DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI
A SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Lunedì, 23 ottobre 2006

Beatissimo Padre,

la comunità dei docenti, i numerosi studenti ed il personale non docente dei Pontifici Atenei Romani sono particolarmente lieti di iniziare il nuovo anno accademico, celebrando l'Eucaristia sulla tomba di Pietro e incontrandosi con il Successore del primo degli Apostoli. Le siamo, quindi, tutti sinceramente grati, Santità, per aver voluto continuare la tradizione di questo incontro speciale, avviata dal Suo Venerato Predecessore, Giovanni Paolo II.

Le Università e Facoltà Ecclesiastiche, presenti a Roma, conferendo i gradi accademici per autorità della Santa Sede, hanno piena coscienza della propria responsabilità di fronte a Cristo, alla Chiesa e all'umanità intera, di fronte alla verità. In questa prospettiva, l'incontro con la Santità Vostra assume un profilo altamente significativo:  quello cioè di rinsaldare la fedeltà al "sacro deposito della Parola di Dio", in quanto interpretato autenticamente dal "Magistero vivo della Chiesa" (Dei Verbum, 10), nonché di esprimere la piena comunione con il Vescovo di Roma.

È forte in tutti il senso di viva riconoscenza per l'illuminato Magistero consegnato alla Chiesa nel Suo primo anno di pontificato; in particolare per la Lettera enciclica Deus caritas est, nella quale ci ha ricordato che "all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (n. 1).

Lo studio della teologia e delle altre discipline ecclesiastiche, compiuto nelle Facoltà romane, è un'occasione speciale per riappropriarsi dell'esperienza fondamentale del personale incontro con il Signore Gesù.

Alcuni giorni fa, parlando alla Commissione Teologica Internazionale, Vostra Santità ha usato espressioni che bene si adattano al compito dei Pontifici Atenei Romani, ed in particolare all'insegnamento e allo studio della teologia: "Dio non è l'oggetto; Dio è il soggetto della teologia. Chi parla nella teologia, il soggetto parlante, dovrebbe essere Dio stesso. E il nostro parlare e pensare dovrebbe solo servire perché possa essere ascoltato, possa trovare spazio nel mondo, il parlare di Dio, la Parola di Dio ... [e] le nostre parole siano solo strumento mediante il quale Dio possa parlare" (L'Osservatore Romano, 7 ottobre 2006, p. 5). Sì, vogliamo essere strumenti mediante i quali Dio possa parlare. Per questo allo studio uniamo la preghiera, e per questo è tanto importante per noi l'amore alla Chiesa, che è Corpo Mistico di Cristo, nonché la comunione con il Successore di Pietro e la fedeltà al suo Magistero.

Beatissimo Padre, con questi sentimenti ci disponiamo ad ascoltare la Sua parola e Le chiediamo la benedizione sul nostro impegno accademico di ricerca e di obbedienza alla verità per servire meglio i fratelli.

       

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