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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I VESCOVI DELLA SICILIA
NEL 25° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DI PALERMO

OMELIA DEL CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

Cattedrale di Palermo
Mercoledì, 14 febbraio 2007

 

L'odierna liturgia colloca la celebrazione del 25° anniversario della Facoltà Teologica di Palermo fortemente nella prospettiva della sua missione evangelizzatrice e missionaria, principalmente verso la Chiesa in Sicilia per quale la Facoltà è stata eretta 25 anni fa, ma anche, in quanto facoltà ecclesiastica, verso la Chiesa universale.

L'evangelizzazione dei Santi Cirillo e Metodio

Infatti, ricordiamo oggi due grandi apostoli degli slavi e compatroni dell'Europa, uomini da una parte veramente colti sia dal punto di vista teologico che culturale in genere, e dall'altra parte zelanti missionari, convinti cioè che la loro educazione e cultura doveva servire a proclamare il Vangelo e a far crescere la Chiesa. Non solo erano convinti di ciò, ma lo hanno messo coraggiosamente in pratica, non piegandosi di fronte a tante difficoltà che hanno trovato nel loro cammino.

La Lettera Apostolica Egregiae virtutis (31 dicembre 1980), con cui i santi Cirillo e Metodio sono stati proclamati compatroni d'Europa, osserva:  "[p]er corrispondere alle necessità del loro servizio apostolico in mezzo ai popoli slavi tradussero nella loro lingua i libri sacri a scopo liturgico e catechetico, gettando con questo le basi di tutta la letteratura nelle lingue dei medesimi popoli. Giustamente perciò essi sono considerati non solo gli apostoli degli slavi ma anche i padri della cultura tra tutti questi popoli e tutte queste nazioni, per i quali i primi scritti della lingua slava non cessano di essere il punto fondamentale di riferimento nella storia della loro letteratura" (n. 1c). Quindi, il loro impegno di evangelizzazione si è tramutato anche in un notevole contributo alla cultura del nostro continente:  hanno tradotto nella lingua slava non solo la Sacra Scrittura e i testi liturgici, ma anche le opere dei Padri della Chiesa e le leggi ecclesiastiche e civili bizantine. Per poter farlo hanno creato un nuovo alfabeto, che fosse assimilabile e comprensibile dai loro destinatari. Il loro primario intento, però, è stato quello di arricchire i popoli con i valori del Vangelo. Tutto serviva a tale scopo. Di conseguenza Giovanni Paolo II nota nella stessa Lettera Apostolica che la proclamazione dei santi fratelli Cirillo e Metodio come compatroni d'Europa "vuole in pari tempo essere una testimonianza, per gli uomini del nostro tempo, della preminenza dell'annuncio del Vangelo, affidato da Gesù Cristo" (n. 3c).

Alla loro appassionata missione fra le nazioni slave, Giovanni Paolo II ha dedicato poi una breve ma bella Enciclica Slavorum Apostoli (2 giugno 1985), nella quale li ha presentati come "veri modelli per tutti i missionari, che nelle varie epoche hanno accolto l'invito di san Paolo di farsi tutto a tutti per riscattare tutti" (n. 11b, cf. anche n. 7c).

I Santi Cirillo e Metodio interpellano la Facoltà Teologica

Come in questo contesto non vedere interpellata la vostra Facoltà Teologica? Anche essa è chiamata ad essere coinvolta nell'opera dell'evangelizzazione, anche essa deve essere missionaria.
Il Concilio Vaticano II, infatti, parla delle facoltà teologiche nella Dichiarazione sull'educazione cristiana Gravissimum educationis (28 ottobre 1965). In essa si afferma che l'educazione è diretta a formare veri cristiani, capaci di "testimoniare la speranza che è in loro" e di "promuovere la conformazione cristiana del mondo" (n. 2). Quindi, anche tutte le università e facoltà cattoliche sono chiamate, come esige il medesimo documento conciliare, a formare "uomini veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo" (n. 10a). Ciò vale ancor di più per le facoltà di scienze sacre, alle quali è affidato il compito importantissimo di preparare i propri alunni al ministero sacerdotale, all'insegnamento e allo svolgimento delle forme più alte di apostolato intellettuale (n. 11a).

La Costituzione Apostolica di Giovanni Paolo II Sapientia christiana (15 aprile 1979), che è la legge fondamentale per le facoltà teologiche, nel "proemio" le colloca fortemente nel dinamismo dell'evangelizzazione; anzi, nel primo articolo ribadisce il diritto e il dovere della Chiesa di erigere tali facoltà, proprio "per compiere la missione evangelizzatrice affidatale da Cristo". Inoltre, nota che le singole discipline teologiche devono essere insegnate in modo tale che il mistero di Cristo sia "annunciato con maggiore efficacia al Popolo di Dio e a tutte le genti" (art. 67 2).

Non diversamente il Codice di Diritto Canonico che tratta delle Facoltà ecclesiastiche (cann. 815-821) nel libro III riguardante "La funzione d'insegnare della Chiesa", che è la principale nell'opera dell'evangelizzazione.

Quindi lo zelo apostolico dei santi fratelli Cirillo e Metodio interpella le facoltà teologiche, le costringe ad un esame di coscienza.

Direi di più, gli elementi messi in rilievo da Giovanni Paolo II nell'opera missionaria e evangelizzatrice dei santi Fratelli di Salonicco, sono di grande attualità anche per le odierne facoltà di teologia. Penso qui principalmente alla loro "profonda dottrina" (cfr Slavorum Apostoli, n. 7a), alla loro "ineccepibile ortodossia ed una coerente attenzione sia al deposito della tradizione che alle novità di vita" (Slavorum Apostoli, n. 10a), alla loro unione con la sede romana di Pietro (cfr Egregiae virtutis, nn. 1d-e, 3a; Slavorum Apostoli, nn. 13, 14d), come pure alle altre caratteristiche della loro missione, sottolineate nei menzionati documenti, ad es. una sana inculturazione, il senso della Chiesa, della sua unità e universalità, la comunione tra le Chiese dell'Oriente e dell'Occidente, ecc.

Sì, i santi fratelli Cirillo e Metodio, con il loro impegno e zelo missionario, interpellano le facoltà teologiche.

La responsabilità di fronte alla Parola di Dio

Ma è soprattutto la Parola di Dio dell'odierna Santa Messa che maggiormente interpella la nostra coscienza. Essa ha una autorevolezza dalla quale non si può prescindere. Essa è il principale riferimento nella nostra riflessione.

Il Vangelo (Mc 16, 15-20) descrive, infatti, il momento in cui Gesù innesta un potente germe di missionarietà, di evangelizzazione nell'albero della Chiesa. Ad un piccolo gruppo di persone semplici - ma che per alcuni anni hanno vissuto con Lui in una stretta intimità - Gesù affida una missione. Una missione sorprendente che in quel tempo, quando non c'erano i moderni mezzi di comunicazione, umanamente parlando superava assolutamente le loro forze:  "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura!". Come "andate in tutto il mondo", "predicate [...] ad ogni creatura"? Questi semplici pescatori di Palestina dovevano affrontare una missione di dimensione universale in un mondo che godeva in quel tempo di tanti uomini colti dal punto di vista religioso e culturale, di tanti uomini potenti nel campo politico?

Questa scena dell'odierno Vangelo sembra forse semplice, perché ci siamo già abituati a questi testi. In realtà, però, si tratta dell'evento, da una parte, di una enorme potenzialità che si proietta sulla storia di tutta la terra e di tutti i tempi, e d'altra parte si tratta della missione umanamente parlando senza prospettive. Questa missione è stata presa, però, sul serio e con l'entusiasmo dai Dodici. In realtà, già lo stesso Vangelo ci informa: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano".
Con quale serietà e responsabilità sia stata affrontata la realizzazione di quella missione, lo dimostra fra l'altro anche la seconda lettura (2 Tim 4, 1-5), nella quale abbiamo sentito l'appassionata esortazione di san Paolo rivolta a Timoteo: "Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:  annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina [...] vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero".

In realtà il messaggio del Vangelo ha raggiunto tutti i confini della terra.

Di fronte ai benefici frutti di questa missione come appropriata appare l'esclamazione di stupore e di gioia del libro del profeta Isaia che abbiamo sentito nella prima lettura (Is 52, 7-10): "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza".

Non sentirsi coscienziosamente coinvolti in questo dinamismo di evangelizzazione, da parte di una facoltà teologica, sarebbe tradire Cristo.

Il Vangelo, come ho citato poco fa, ha notato due elementi nell'esercizio della missione da parte degli Apostoli: "essi partirono e predicarono" e "il Signore operava insieme con loro". L'elemento umano, ossia che essi "partirono e predicarono" appare il presupposto del fatto che "il Signore operava insieme con loro". Questi semplici pescatori, infatti, non erano in grado di eseguire il mandato di Gesù; umanamente ciò era impossibile, ma era il Signore con loro, con la forza dello Spirito Santo. Lui, il Signore, è il principale artefice dell'evangelizzazione. Fiduciosi di questo, "essi partirono e predicarono".

Così è anche nella vostra Facoltà. Il più importante è il Signore che opera, in Lui dobbiamo avere fiducia, Lui farà fruttificare il vostro lavoro, ma ciò presuppone il vostro impegno generoso e qualificato, il vostro zelo apostolico, la vostra unione con Cristo nella preghiera, il vostro amore alla Chiesa.

Conclusione

L'Enciclica Slavorum Apostoli comincia con la costatazione: "Gli apostoli degli Slavi, i santi Cirillo e Metodio, rimangono nella memoria della Chiesa insieme alla grande opera di evangelizzazione che hanno realizzato".

Vorrei augurare alla Facoltà Teologica di Palermo che similmente anche essa rimanga sempre viva nella memoria della Chiesa Siciliana "insieme alla grande opera di evangelizzazione" che realizza e che ha ancora da realizzare con sempre maggiore vigore per la crescita nella fede, nella consapevolezza e cultura cristiana, nella santità dell'amato popolo della vostra affascinante Isola.

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