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CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO ANNO DELL'EUCARISTIA SUGGERIMENTI E PROPOSTE
INTRODUZIONE Ad appena un anno dalla conclusione dellÂÂAnno del Rosario, una nuova iniziativa del Santo Padre: lÂÂAnno dellÂÂEucaristia (ottobre 2004  ottobre 2005). Le due iniziative stanno in continuità. Si pongono infatti nel quadro dellÂÂindirizzo pastorale che il Papa ha dato a tutta la Chiesa con la Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, collocando al centro dellÂÂimpegno ecclesiale la contemplazione del volto di Cristo, nel solco del Concilio Vaticano II e del Grande Giubileo (cf. Mane nobiscum Domine, cap. I). In effetti, con la Rosarium Virginis Mariae, il Papa ci ha invitato a contemplare Cristo con lo sguardo e il cuore di Maria. E venuta poi lÂÂEnciclica Ecclesia de Eucharistia, che ci ha condotti a ciò che è la ÂÂsorgente e il ÂÂculmine di tutta la vita cristiana, invitandoci a un rinnovato fervore nella celebrazione e nellÂÂadorazione dellÂÂEucaristia. In connessione con lÂÂEnciclica, lÂÂIstruzione Redemptionis Sacramentum ha richiamato il dovere di tutti di assicurare una liturgia eucaristica degna di così grande Mistero. Ora lÂÂAnno dellÂÂEucaristia, introdotto e orientato dalla Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine (7 ottobre 2004), ci offre una importante occasione pastorale perché lÂÂintera comunità cristiana sia ulteriormente sensibilizzata a fare di questo mirabile Sacrificio e Sacramento il cuore della sua vita. Per lo svolgimento di questo Anno, il Santo Padre ha lasciato lÂÂiniziativa alle Chiese particolari. Ha chiesto tuttavia alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di offrire ÂÂsuggerimenti e proposte (cf. Mane nobiscum Domine, 29), che potessero essere utili per quanti, Pastori e operatori pastorali ad ogni livello, saranno chiamati a dare il loro contributo. Di qui il carattere di questo sussidio. Esso non pretende alcuna esaustività, ma si limita a dare, con uno stile essenziale, suggerimenti operativi. Talvolta sono appena richiamati ambiti e temi da non dimenticare. Un capitolo di linee di ÂÂspiritualità eucaristica si spera possa essere utile, almeno come stimolo, nel quadro di iniziative di catechesi e formazione. E infatti importante che lÂÂEucaristia sia colta non soltanto negli aspetti celebrativi, ma anche come progetto di vita, alla base di una autentica ÂÂspiritualità eucaristicaÂÂ. Mentre ringraziamo il Santo Padre per questo altro ÂÂdonoÂÂ, affidiamo la riuscita di questo Anno allÂÂintercessione della Madre di Dio. Alla sua scuola di ÂÂdonna eucaristicaÂÂ, si ridesti lo ÂÂstupore di fronte al Mistero del Corpo e del Sangue di Cristo, e tutta la Chiesa ne viva con più grande ardore.
*** SOMMARIO 1. Quadro di riferimento 2. Contesti cultuali 3. Linee di spiritualità eucaristica 4. Iniziative e impegni pastorali 5. Percorsi culturali DOCUMENTI CITATI Concilio Ecumenico Vaticano II Libri liturgici Documenti di Giovanni Paolo II Altri documenti
1. LÂÂorizzonte aperto dallÂÂAnno dellÂÂEucaristia richiama e promuove una operosità a largo raggio, che coniuga le varie dimensioni del vivere in Cristo nella Chiesa. LÂÂEucaristia infatti non è un "tema" fra gli altri, ma il cuore stesso della vita cristiana. «La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale, e per i singoli fedeli. Nella Messa, infatti, si ha il culmine sia dellÂÂazione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono al Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio di Dio nello Spirito Santo. In essa inoltre la Chiesa commemora, nel corso dellÂÂanno, i misteri della redenzione, in modo da renderli in certo modo presenti. Tutte le altre azioni sacre e ogni attività della vita cristiana sono in stretta relazione con la Messa, da essa derivano e ad essa sono ordinate» (Institutio generalis Missalis Romani = IGMR, 16). Pertanto lÂÂaccento eucaristico che segna questo speciale Anno declina e innerva attività fondamentali della vita della Chiesa, sia considerata nel suo insieme come nelle singole membra. Il Papa stesso ha sottolineato questa chiave di lettura, collocando lÂÂiniziativa allÂÂinterno del disegno pastorale complessivo, che è stato proposto alla Chiesa in termini cristologico-trinitari negli anni di preparazione del Grande Giubileo, e sta progressivamente "scandendo" gli anni successivi a partire dalla Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte. «LÂÂAnno dellÂÂEucaristia si pone dunque su uno sfondo che si è andato di anno in anno arricchendo, pur restando sempre ben incardinato sul tema di Cristo e della contemplazione del suo Volto. In certo senso, esso si propone come un anno di sintesi, come una sorta di vertice di tutto il cammino percorso» (Mane nobiscum Domine, 10). Su questa base, la programmazione di iniziative durante questo Anno dovrebbe tener conto dei vari ambiti e offrire stimoli su più versanti. In questo capitolo ci proponiamo di evocare, in modo molto sintetico, alcune "prospettive" teologico-pastorali, che disegnano una sorta di "quadro di riferimento" per i suggerimenti e le proposte che seguiranno. La fede nellÂÂEucaristia 2. "Mistero della fede" (cf. Ecclesia de Eucharistia, cap. I), lÂÂEucaristia si comprende alla luce della Rivelazione biblica e della Tradizione ecclesiale. Al tempo stesso, il riferimento a queste ultime è necessario perché lÂÂEucaristia possa sprigionare la sua caratteristica di "mistero di luce" (cf. Mane nobiscum Domine, cap. II), facendoci in qualche modo ripercorrere il "cammino di fede" descritto nel racconto evangelico dei due "discepoli di Emmaus", che il Santo Padre ha scelto come "icona" per lÂÂAnno dellÂÂEucaristia. In effetti lÂÂEucaristia è mistero di luce sia in quanto suppone e implica la luce della Parola di Dio, sia perché la stessa "frazione del pane" proietta luce sul mistero di Dio-Trinità: proprio nellÂÂevento pasquale della morte e risurrezione di Cristo, e conseguentemente nel suo "memoriale" eucaristico, Dio si rivela in sommo grado come Dio-Amore. LÂÂAnno dellÂÂEucaristia pertanto si propone innanzitutto come un periodo di più intensa catechesi attorno allÂÂEucaristia creduta dalla Chiesa. Tale catechesi terrà presente:
La celebrazione dell'Eucaristia e il culto eucaristico fuori della Messa 3. Ricevuta da Cristo, che lÂÂha istituita, lÂÂEucaristia è celebrata dalla Chiesa nella forma da essa stabilita (cf. IGMR e Praenotanda allÂÂOrdo Lectionum Missae). Il culto eucaristico fuori della Messa è intimamente legato alla celebrazione eucaristica e ad essa ordinato. «Un impegno concreto di questo Anno dellÂÂEucaristia potrebbe essere quello di studiare a fondo, in ogni comunità parrocchiale, lÂÂOrdinamento generale del Messale Romano. La via privilegiata per essere introdotti nel mistero della salvezza attuata nei santi "segni" resta poi quella di seguire con fedeltà lo svolgersi dellÂÂAnno liturgico» (Mane nobiscum Domine, 17). A titolo di semplice indicazione "tematica" per gli operatori pastorali, vengono qui di seguito segnalati gli aspetti intorno ai quali si è invitati questÂÂAnno a "interrogarsi" in modo speciale, ai fini di una degna celebrazione e una più fervida adorazione del Mistero eucaristico. Con i Documenti fondamentali su menzionati, non mancherà di essere di aiuto la recente Istruzione Redemptionis Sacramentum. Sono da tener presenti:
Una verifica su questi punti sarebbe particolarmente desiderabile nellÂÂAnno dellÂÂEucaristia. Certamente, nella vita pastorale delle singole comunità ai traguardi più alti non si può arrivare con facilità, ma bisogna tendervi. «Se il frutto di questo Anno fosse anche soltanto quello di ravvivare in tutte le comunità cristiane la celebrazione della Messa domenicale e di incrementare lÂÂadorazione eucaristica fuori della Messa, questo Anno di grazia avrebbe conseguito un risultato significativo. Buona cosa tuttavia è mirare in alto, non accontentandoci di misure mediocri, perché sappiamo di poter contare sempre sullÂÂaiuto di Dio» (Mane nobiscum Domine, 29). La spiritualità eucaristica 4. Nella Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa per il XL anniversario della Costituzione sulla Sacra Liturgia, il Papa si è augurato che si sviluppi nella Chiesa una "spiritualità liturgica". EÂÂ la prospettiva di una liturgia che nutre e orienta lÂÂesistenza, plasmando il vissuto del credente come autentico "culto spirituale" (cf. Rm 12, 1). Senza la coltivazione di una "spiritualità liturgica", la pratica liturgica facilmente si riduce a "ritualismo" e vanifica la grazia che sgorga dalla celebrazione. Ciò vale in modo speciale per lÂÂEucaristia: «La Chiesa vive dellÂÂEucaristia». In verità, la celebrazione eucaristica è in funzione del vivere in Cristo, nella Chiesa, per la potenza dello Spirito Santo. Occorre pertanto curare il movimento che va dallÂÂEucaristia celebrata allÂÂEucaristia vissuta: dal mistero creduto alla vita rinnovata. Per questo il presente sussidio offre anche un capitolo di linee di spiritualità eucaristica. In questo iniziale quadro di riferimento sarà utile additare alcuni punti particolarmente significativi:
Maria: icona della Chiesa "Eucaristica" 5. «Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa». Così esordisce il cap. VI della Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia, in cui Giovanni Paolo II richiama la profonda relazione che Maria intrattiene con lÂÂEucaristia e con la Chiesa che vive del Sacramento dellÂÂaltare. LÂÂincontro con il "Dio con noi e per noi" include la Vergine Maria. LÂÂAnno dellÂÂEucaristia costituisce una occasione propizia anche per approfondire questo aspetto del Mistero. Per vivere profondamente il senso della celebrazione eucaristica, e fare in modo che essa lasci un segno nella nostra vita, non cÂÂè di meglio che lasciarsi "educare" da Maria, "donna eucaristica". Importante, a tal proposito, ricordare quanto il Papa ha detto nella Rosarium Virginis Mariae n. 15, a proposito della "conformazione a Cristo con Maria": ella «ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come ÂÂrespirareÂÂ i suoi sentimenti». DÂÂaltra parte - scrive ancora il Papa in Ecclesia de Eucharistia - nella celebrazione eucaristica, in certo modo, noi riceviamo sempre, con il memoriale della morte di Cristo, anche il dono di Maria, che ci è stato fatto dal Crocifisso nella persona di Giovanni (Ecco tua Madre: Gv 19,27): «Vivere nellÂÂEucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi ÂÂ sullÂÂesempio di Giovanni ÂÂ colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso lÂÂimpegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei. Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche» (Ecclesia de Eucharistia, 57). Sono temi che meritano, questÂÂAnno, di essere fatti oggetto di speciale meditazione (cf. Mane nobiscum Domine, 31). Sulla celebrazione dellÂÂEucaristia in comunione con Maria, prolungandone gli atteggiamenti cultuali che rifulgono esemplari in lei, si veda Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, Praenotanda, 12-18. I Santi testimoni di vita eucaristica 6. Nella Novo Millennio ineunte, n. 30, il Papa invita a porre tutto il cammino pastorale della Chiesa nella prospettiva della "santità". Questo non può non valere in modo particolare per un Anno tutto imperniato sulla spiritualità eucaristica. LÂÂEucaristia ci fa santi, e non può esserci santità non incardinata sulla vita eucaristica. «Colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6, 57). Questa verità è testimoniata dal "sensus fidei" di tutto il popolo di Dio. Ma ne sono in modo speciale testimoni i Santi, nei quali risplende il mistero pasquale di Cristo. Ha scritto Giovanni Paolo II in Ecclesia de Eucharistia, n. 62: «Mettiamoci, miei carissimi fratelli e sorelle, alla scuola dei Santi, grandi interpreti della vera pietà eucaristica. In loro la teologia dellÂÂEucaristia acquista tutto lo splendore del vissuto, ci "contagia" e, per così dire, ci "riscalda"». EÂÂ cosa che vale per tutti i Santi. Alcuni tra di essi hanno vissuto questa dimensione con particolare intensità e con speciali doni dello Spirito, infervorando i fratelli del loro stesso amore per lÂÂEucaristia (cf. Mane nobiscum Domine, 31). Gli esempi potrebbero essere innumerevoli: da santÂÂIgnazio di Antiochia a santÂÂAmbrogio, da san Bernardo a san Tommaso dÂÂAquino, da san Pasquale Baylón a santÂÂAlfonso Maria dei Liguori, da santa Caterina da Siena a santa Teresa dÂÂAvila, da san Pietro Giuliani Eymard a san Pio da Pietrelcina, fino ai "martiri dellÂÂEucaristia", antichi e moderni, da san Tarcisio a san Nicola Pieck e compagni, a san Pietro Maldonado. LÂÂAnno dellÂÂEucaristia offrirà unÂÂoccasione per riscoprire questi "testimoni", sia tra quelli più noti a livello della Chiesa universale, sia tra quelli che sono più ricordati nelle Chiese particolari. EÂÂ desiderabile che la stessa ricerca teologica si interessi ad essi, giacché il vissuto dei Santi è un significativo "locus theologicus": nei Santi «Dio ci parla» (cf. Lumen Gentium, 50) e la loro esperienza spirituale (cf. Dei Verbum, 8), garantita dal discernimento ecclesiale, getta luce sul Mistero. Camminando alla loro luce e sulle loro orme sarà più facile assicurare che questo Anno di grazia sia veramente fecondo.
7. Stando al cuore dellÂÂeconomia sacramentale, come vertice dellÂÂiniziazione cristiana, lÂÂEucaristia illumina gli altri sacramenti ed è il loro punto di convergenza. La stessa forma rituale prevede o prescrive - eccetto per la Penitenza ÂÂ che i sacramenti siano o possano essere inseriti nella celebrazione dellÂÂEucaristia (cf. Praenotanda dei vari Ordines; Redemptionis Sacramentum, 75-76). La Liturgia delle Ore può essere armonizzata con la celebrazione eucaristica (cf. IGLH, 93-97). Anche i sacramentali, come la benedizione abbaziale, la professione religiosa, la consacrazione delle vergini, il conferimento dei ministeri istituiti o straordinari, le esequie, trovano il loro normale contesto durante la Messa. La dedicazione della chiesa e dellÂÂaltare avvengono con la celebrazione dellÂÂEucaristia. Vi sono pure altre benedizioni che si possono fare durante la Messa (cf. Ordo coronandi imaginem B.M. Virginis; De Benedictionibus, 28). Se è vero che altre benedizioni, atti di culto, pratiche di devozione, non sono da inserire nella Messa (cf. De Benedictionibus, 28; De sacra communione, 83; Redemptionis Sacramentum, 75-79; Direttorio pietà popolare, 13, 204), è vero altresì che non esiste preghiera cristiana senza riferimento allÂÂEucaristia, massima preghiera della Chiesa, indispensabile per i cristiani. Le molteplici forme di orazione privata come le varie espressioni di pietà popolare realizzano, infatti, il loro senso genuino nel disporre alla celebrazione dellÂÂEucaristia o nel prolungarne gli effetti nella vita. A titolo indicativo si ricordano alcuni giorni, tempi e modi di preghiera con riferimento eucaristico. Domenica 8. La domenica è «il giorno di festa primordiale», «fondamento e nucleo di tutto lÂÂanno liturgico» (SC, 106). «Colta nella totalità dei suoi significati e delle sue implicazioni, essa è, in qualche modo, sintesi della vita cristiana e condizione per viverla bene» (Dies Domini, 81). EÂÂ in effetti il giorno di Cristo risorto, e porta dunque con sé la memoria di ciò che è il fondamento stesso della fede cristiana (cf. 1Cor 15, 14-19). «Se la domenica è il giorno della risurrezione, essa non è solo la memoria di un evento passato: è celebrazione della viva presenza del Risorto in mezzo ai suoi. Perché tale presenza sia annunciata e vissuta in modo adeguato, non basta che i discepoli di Cristo preghino individualmente e ricordino interiormente, nel segreto del cuore, la morte e la risurrezione di Cristo. (ÂÂ ) EÂÂ importante perciò che si radunino, per esprimere pienamente lÂÂidentità stessa della Chiesa, la ekklesía, lÂÂassemblea convocata dal Signore risorto» (Dies Domini, 31). La celebrazione eucaristica è infatti il cuore della domenica. Il nesso tra la manifestazione del Risorto e lÂÂEucaristia è particolarmente adombrato nel racconto dei discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35), guidati da Cristo stesso a entrare intimamente nel suo mistero attraverso lÂÂascolto della sua Parola e la comunione al "Pane spezzato" (cf. Mane nobiscum Domine). I gesti compiuti da Gesù: «egli prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30), sono i medesimi che Egli compì nellÂÂUltima Cena e che incessantemente Egli compie, tramite il sacerdote, nelle nostre Eucaristie. Il carattere proprio della Messa domenicale e lÂÂimportanza che questa riveste per la vita cristiana esigono che sia preparata con speciale cura, in modo che sia sentita come una epifania della Chiesa (cf. Dies Domini, 34-36; Ecclesia de Eucharistia, 41, Novo Millennio ineunte, 36) e si distingua quale celebrazione gioiosa e canora, coinvolgente e partecipata (cf. Dies Domini, 50-51). Ravvivare in tutte le comunità la celebrazione dellÂÂEucaristia domenicale dovrebbe essere il primo impegno di questo Anno speciale. Se si farà almeno questo, insieme con lÂÂincremento dellÂÂadorazione eucaristica fuori della Messa, lÂÂAnno dellÂÂEucaristia avrà ottenuto già un importante risultato (cf. Mane nobiscum Domine, 23 e 29). Veglia pasquale e comunione pasquale 9. La Veglia pasquale è il cuore dellÂÂanno liturgico. In essa, la celebrazione dellÂÂEucaristia è «il culmine, essendo in modo pieno il sacramento della Pasqua, cioè memoriale del sacrificio della croce e presenza del Cristo risorto, completamento dellÂÂiniziazione cristiana, pregustazione della pasqua eterna» (Lettera feste pasquali, 90). Nel raccomandare di non celebrare in fretta la liturgia eucaristica nella Veglia pasquale, ma di aver cura che tutti i riti e le parole raggiungano la massima forza di espressione, specialmente la comunione eucaristica, momento di piena partecipazione al mistero celebrato in questa notte santa, è auspicabile ÂÂ rimettendo agli Ordinari dei luoghi la valutazione sullÂÂopportunità e le circostanze, nel pieno rispetto delle norme liturgiche: cf. Redemptionis Sacramentum, 100-107 ÂÂ che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico con la comunione della veglia pasquale ricevuta sotto le specie del pane e del vino (cf. Lettera feste pasquali, 91 e 92). LÂÂottava pasquale come le Messe domenicali del tempo pasquale sono particolarmente significative per i neofiti (cf. Ordo initiationis christianae adultorum, 37-40 e 235-239). EÂÂ consuetudine che i fanciulli facciano la loro Prima Comunione in queste domeniche (cf. Lettera feste pasquali, 103). Si raccomanda che, soprattutto nellÂÂottava di Pasqua, la santa Comunione venga portata agli infermi (Lettera feste pasquali, 104). Durante il tempo pasquale i pastori ricordino il significato del precetto della Chiesa di ricevere in questo tempo la santa Comunione (cf. C.I.C. can. 920), facendo in modo che tale precetto non venga percepito in modo minimalistico, ma come il punto fermo e imprescindibile di una partecipazione eucaristica che deve interessare tutta la vita ed esprimersi regolarmente almeno in tutte le domeniche. Giovedì Santo 10. EÂÂ noto il valore della Messa crismale, che secondo la tradizione si celebra il Giovedì della Settimana Santa (per motivi pastorali può anticiparsi in altro giorno, purché vicino alla Pasqua: cf. Caeremoniale Episcoporum, 275). Oltre a chiamare i presbiteri delle diverse parti della diocesi a concelebrare con il Vescovo, si invitino con insistenza anche i fedeli a partecipare a questa Messa e a ricevere il sacramento dellÂÂEucaristia durante la sua celebrazione (cf. Lettera feste pasquali, 35). Per ricordare, soprattutto ai sacerdoti, il Mistero eucaristico del Giovedì Santo, fin dallÂÂinizio del suo pontificato, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha inviato una Lettera ai sacerdoti (nel 2003 la Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia). Per il significato speciale che questo giorno riveste (cf. Caeremoniale Epicoporum, 97), tutta lÂÂattenzione deve rivolgersi ai misteri soprattutto commemorati nella Messa "nella cena del Signore": lÂÂistituzione dellÂÂEucaristia, lÂÂistituzione del sacerdozio ministeriale e il comando del Signore sulla carità fraterna. Opportune indicazioni celebrative e pastorali circa la Messa vespertina del Giovedì Santo, la processione eucaristica al termine di essa e lÂÂadorazione del Santissimo Sacramento sono rinvenibili nella citata Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 44-57 e nel Direttorio su pietà popolare e liturgia, 141. Solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo 11. Questa festa, «estesa nel 1264 da papa Urbano IV a tutta la Chiesa latina, da una parte costituì una risposta di fede e di culto a dottrine ereticali sul mistero della presenza reale di Cristo nellÂÂEucaristia, dallÂÂaltra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso lÂÂaugusto Sacramento dellÂÂaltare» (Direttorio pietà popolare, 160). La festa del Corpus Domini ispirò nuove forme di pietà eucaristica nel popolo di Dio, giunte fino a noi (cf. Direttorio pietà popolare, 160-163). Tra esse la processione, che rappresenta la forma tipo delle processioni eucaristiche: prolunga la celebrazione dellÂÂEucaristia in modo che il popolo cristiano «renda pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il Santissimo Sacramento» (De sacra communione, 101; cf. CIC, can. 944). Pertanto «si viva, questÂÂanno, con particolare fervore la solennità del Corpus Domini con la tradizionale processione. La fede nel Dio che, incarnandosi, si è fatto nostro compagno di viaggio sia proclamata dovunque e particolarmente per le nostre strade e fra le nostre case, quale espressione del nostro grato amore e fonte di inesauribile benedizione» (Mane nobiscum Domine, 18). Un accento spiccatamente eucaristico potrà opportunamente assumere anche la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Celebrazione eucaristica e Liturgia delle Ore 12. «La Liturgia delle Ore estende alle diverse ore del giorno le prerogative del mistero eucaristico, "centro e culmine di tutta la vita della comunità cristiana": la lode e il rendimento di grazie, la memoria dei misteri della salvezza, le suppliche e la pregustazione della gloria celeste. La celebrazione dellÂÂEucaristia viene anche preparata ottimamente mediante la Liturgia delle Ore, in quanto per suo mezzo vengono suscitate e accresciute le disposizioni necessarie alla fruttuosa celebrazione dellÂÂEucaristia, quali sono la fede, la speranza, la carità, la devozione e il desiderio dellÂÂabnegazione di sé» (IGLH, 12). Nella celebrazione comune, quando le circostanze lo suggeriscono, si può fare una unione più stretta tra la Messa e una Ora dellÂÂUfficio - Lodi mattutine, Ora Media, Vespri -, secondo le indicazioni e la normativa vigente (cf. IGLH, 93-97). Adorazione eucaristica 13. La riserva del Corpo di Cristo per la comunione agli infermi portò i fedeli alla lodevole consuetudine di raccogliersi in preghiera per adorare Cristo realmente presente nel Sacramento conservato nel tabernacolo. Raccomandata dalla Chiesa a Pastori e fedeli, lÂÂadorazione del Santissimo è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del Sacrificio del Signore e la sua presenza permanente nellÂÂOstia consacrata (cf. De sacra communione, 79-100; Ecclesia de Eucharistia, 25; Mysterium fidei; Redemptionis Sacramentum, 129-141). Il trattenersi in preghiera presso il Signore Gesù, vivo e vero nel Santo Sacramento, matura lÂÂunione con lui: dispone alla fruttuosa celebrazione dellÂÂEucaristia e prolunga gli atteggiamenti cultuali ed esistenziali da essa suscitati. Si esprime, secondo la tradizione della Chiesa, in diverse modalità:
14. Adorazione e sacra Scrittura. «Durante lÂÂesposizione, orazioni, canti e letture, si devono disporre in modo che i fedeli in preghiera orientino e incentrino la loro pietà sul Cristo Signore. Per favorire lÂÂintimità della preghiera, si predispongano letture della sacra Scrittura con omelia o brevi esortazioni, che portino i fedeli a un riverente approfondimento del mistero eucaristico. EÂÂ bene che alla parola di Dio i fedeli rispondano col canto e che in momenti opportuni si osservi il sacro silenzio» (De sacra communione, 95). 15. Adorazione e Liturgia delle Ore. «Dinanzi al Santissimo Sacramento esposto per un tempo prolungato, si può anche celebrare qualche parte della Liturgia delle Ore, specialmente se si tratta delle Ore principali. Con tale celebrazione infatti si estende alle varie ore della giornata la lode e il rendimento di grazie della celebrazione eucaristica e la Chiesa rivolge a Cristo, e per mezzo suo al Padre, preghiere e suppliche a nome del mondo intero» (De sacra communione, 96). 16. Adorazione e Rosario. La lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ci ha ulteriormente aiutato ad oltrepassare una visione del Rosario come preghiera semplicemente mariana, invitando a valorizzare lÂÂimpronta eminentemente cristologica di esso: contemplare i misteri di Cristo con gli occhi e il cuore di Maria, in comunione con lei e sul suo esempio. Se rimane vero che durante lÂÂesposizione del Santissimo Sacramento non si devono compiere altre pratiche devozionali in onore della Vergine Maria e dei Santi (cf. Direttorio pietà popolare, 165), si comprende però perché il Magistero non escluda il Rosario: è appunto in forza di questo suo carattere che va sottolineato e sviluppato. Proprio in vista dellÂÂAnno dellÂÂEucaristia il Papa ha scritto: «Lo stesso Rosario, compreso nel suo senso profondo, biblico e cristocentrico, che ho raccomandato nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, potrà essere una via particolarmente adatta alla contemplazione eucaristica, attuata in compagnia e alla scuola di Maria» (Mane nobiscum Domine 18; cf. Redemptionis Sacramentum, 137; Direttorio pietà popolare,165). Pertanto vanno riscoperti e promossi nella pratica pastorale gli elementi offerti nella Rosarium Virginis Mariae cap. III. LÂÂascolto di un testo biblico, il silenzio meditativo, la clausola cristologica dopo il nome di Gesù al centro dellÂÂAve Maria, il Gloria cantato, una adatta preghiera conclusiva rivolta a Cristo, anche in forma litanica, favoriscono lÂÂindole contemplativa che qualifica la preghiera davanti al Santissimo custodito nel tabernacolo o esposto. Recitare il Rosario di fretta, lÂÂassenza di spazio meditativo, lÂÂinsufficiente orientamento cristologico non aiutano a lasciarsi incontrare da Cristo presente nel Sacramento dellÂÂaltare. Quanto alle litanie della Vergine, che sono un atto cultuale a sé stante non necessariamente legato al Rosario (cf. Direttorio pietà popolare, 203), esse possono più opportunamente essere sostituite da litanie rivolte direttamente a Cristo (ad es. le litanie del Cuore di Gesù, del Sangue di Cristo). 17. Benedizione eucaristica. Processioni e adorazioni eucaristiche si concludono ordinariamente, quando cÂÂè il sacerdote o il diacono, con la benedizione con il Santissimo. Gli altri ministri o persone incaricate dellÂÂesposizione, a conclusione di essa ripongono il Sacramento nel tabernacolo (cf. De sacra communione, 91). Poiché la benedizione con il Santissimo Sacramento non è una forma di pietà eucaristica a sé stante, deve essere preceduta da una breve esposizione, con un tempo conveniente di preghiera e silenzio. «EÂÂ vietata lÂÂesposizione fatta unicamente per impartire la benedizione» (De sacra communione, 89). Processioni eucaristiche 18. La processione eucaristica per le vie della città terrena aiuta i fedeli a sentirsi popolo di Dio che cammina con il suo Signore, proclamando la fede nel "Dio con noi e per noi" (cf. Redemptionis Sacramentum, 142-144; Direttorio pietà popolare, 162-163). Ciò vale soprattutto per la processione eucaristica per eccellenza, quella del Corpus Domini. EÂÂ necessario che nelle processioni si osservino le norme che garantiscono la dignità e la riverenza verso il Santissimo e ne regolano lo svolgimento, in modo che lÂÂaddobbo delle vie, lÂÂomaggio dei fiori, i canti e le preghiere siano una manifestazione di fede nel Signore e di lode a lui (cf. De sacra communione, 101-108) Congressi eucaristici 19. Segno di fede e di carità, manifestazione tutta particolare del culto eucaristico, i congressi eucaristici «si devono considerare come una "statio" cioè una sosta dÂÂimpegno e di preghiera, a cui una comunità invita la Chiesa universale, o una Chiesa locale le altre Chiese della medesima regione o della stessa nazione o del mondo intero, per approfondire insieme qualche aspetto del mistero eucaristico e prestare ad esso un omaggio di pubblica venerazione, nel vincolo della carità e dellÂÂunità» (De sacra communione, 109). Per la fruttuosa riuscita del congresso si considerino le indicazioni date per la sua preparazione e svolgimento in De sacra communione, 110-112.
3. LINEE DI SPIRITUALITÀ EUCARISTICA 20. Un discorso di spiritualità eucaristica esigerebbe molto più di quanto ci si propone di offrire in queste pagine. In effetti ci limitiamo ad alcuni "spunti", nella fiducia che siano le Chiese particolari a riprendere il discorso, fornendo stimoli e più ampi contenuti per specifiche iniziative di catechesi e formazione. EÂÂ importante infatti che lÂÂEucaristia sia colta non soltanto negli aspetti celebrativi, ma anche come progetto di vita e stia alla base di una autentica "spiritualità eucaristica". LÂÂAnno dellÂÂEucaristia è tempo propizio per dilatare lo sguardo oltre gli aspetti tipicamente celebrativi. Proprio perché è il cuore della vita cristiana, lÂÂEucaristia non si conclude tra le pareti della chiesa, ma esige di trasfondersi nel vissuto di chi vi partecipa. Il sacramento del Corpo di Cristo è elargito in vista dellÂÂedificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Gli atteggiamenti eucaristici cui siamo educati dalla celebrazione sono da coltivare nella vita spirituale, tenendo conto della vocazione e dello stato di vita di ciascuno. LÂÂEucaristia in verità è alimento essenziale per tutti i credenti in Cristo, senza distinzione di età e condizione. Le considerazioni che qui offriamo disegnano alcune piste di riflessione, a partire da qualche espressione della stessa liturgia, ripresa dal testo latino del Messale. Si intende così sottolineare come la spiritualità liturgica si caratterizzi per il suo ancoraggio ai segni, ai riti, alle parole della celebrazione e possa trovare in essi sicuro e abbondante nutrimento. 21. Ascolto della Parola Verbum Domini. A conclusione delle letture della sacra Scrittura, lÂÂespressione Verbum Domini ÂÂ Parola di Dio!- ci richiama lÂÂimportanza di ciò che esce dalla bocca di Dio, e ce lo fa sentire non come un testo "lontano", per quanto ispirato, ma come parola viva con la quale Dio ci interpella: siamo nel contesto di un vero «dialogo di Dio col suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dellÂÂAlleanza» (Dies Domini, 41). La liturgia della Parola è una parte costitutiva dellÂÂEucaristia (cf. SC, 56; Dies Domini, 39-41). Ci raccogliamo in assemblea liturgica per ascoltare ciò che il Signore ha da dirci: a tutti e a ciascuno. Egli parla ora e qui, a noi che lo ascoltiamo con fede, credendo che Egli solo ha parole di vita eterna, che la sua parola è lampada ai nostri passi. Partecipare allÂÂEucaristia vuol dire ascoltare il Signore al fine di mettere in pratica quanto ci manifesta, ci chiede, desidera dalla nostra vita. Il frutto dellÂÂascolto di Dio che ci parla quando nella Chiesa si leggono le sacre Scritture (cf. SC, 7) matura nel vissuto quotidiano (cf. Mane nobiscum Domine, 13). LÂÂatteggiamento dellÂÂascolto sta al principio della vita spirituale. Credere in Cristo è ascoltare la sua parola e metterla in pratica. EÂÂ docilità alla voce dello Spirito, il Maestro interiore che ci guida alla verità tutta intera, non soltanto alla verità da conoscere ma anche alla verità da praticare. Per ascoltare davvero il Signore nella liturgia della Parola, occorre essere affinati nellÂÂudito del cuore. A ciò prepara la lettura personale delle sacre Scritture, in tempi e occasioni programmate e non lasciate ad eventuali ritagli di tempo. E perché quanto ascoltato nella celebrazione eucaristica non sparisca dalla mente e dal cuore con lÂÂuscita di chiesa, occorre trovare modi per prolungare lÂÂascolto di Dio, il quale ci fa giungere la sua voce in mille modi, attraverso le circostanze della vita quotidiana. 22. Conversione Agnoscamus peccata nostra ut apti simus ad sacra mysteria celebranda. Kyrie eleison, Christe eleison Come si vede dai testi citati, la dimensione penitenziale è ben presente nella celebrazione eucaristica. Essa emerge non solo allÂÂinizio nellÂÂatto penitenziale, con le sue varie formule di invocazione della misericordia, ma anche nella supplica a Cristo nel canto del Gloria, nel canto dellÂÂAgnus Dei durante la frazione del Pane, nella preghiera che rivolgiamo al Signore prima di partecipare al convito eucaristico. LÂÂEucaristia stimola alla conversione e purifica il cuore penitente, cosciente delle proprie miserie e desideroso del perdono di Dio, pur non sostituendosi alla confessione sacramentale, unico modo ordinario, per i peccati gravi, per ricevere la riconciliazione con Dio e con la Chiesa. Tale atteggiamento dello spirito deve prolungarsi nelle nostre giornate, sostenuto dallÂÂesame di coscienza, ossia il confrontare pensieri, parole, opere, omissioni, con il Vangelo di Gesù. Vedere con trasparenza le nostre miserie ci libera dallÂÂautocompiacimento, ci mantiene nella verità davanti a Dio, ci porta a confessare la misericordia del Padre che sta nei cieli, ci mostra il cammino che ci attende, ci conduce al sacramento della Penitenza. Ci apre poi alla lode e al rendimento di grazie. Ci aiuta infine ad essere benevoli verso il prossimo, a compatirlo nelle sue fragilità e a perdonarlo. Il monito di Gesù a riconciliarci con il fratello, prima di portare lÂÂofferta allÂÂaltare (cf. Mt 5,23ÂÂ24), e lÂÂappello di Paolo a verificare la nostra coscienza prima della partecipazione allÂÂEucaristia (ciascuno esamini se stesso e poi mangi il pane e beva al calice: 1Cor 11,28), vanno presi sul serio. Senza la coltivazione di questi atteggiamenti, lÂÂEucaristia viene disattesa in una sua dimensione profonda. 23. Memoria Memores igitur, Domine, eiusdem Filii tui salutiferae passionis necnon mirabilis resurrectionis et ascensionis in caelum (Preghiera eucaristica III) «Se i cristiani celebrano lÂÂEucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua Passione: "Fate questo in memoria di me" (1Cor 11,24-25)» (CCC, 1356). LÂÂEucaristia è, in senso specifico, "memoriale" della morte e risurrezione del Signore. Celebrando lÂÂEucaristia la Chiesa fa memoria di Cristo, di quanto ha fatto e ha detto, della sua incarnazione, morte, risurrezione, ascensione al cielo. In lui fa memoria dellÂÂintera storia della salvezza, prefigurata nellÂÂantica alleanza. Fa memoria di ciò che Dio ÂÂ Padre, Figlio e Spirito Santo ÂÂ ha fatto e fa per lÂÂumanità intera, dalla creazione alla "ricreazione" in Cristo, nellÂÂattesa del suo ritorno alla fine dei tempi per ricapitolare in sé tutte le cose. Il "memoriale" eucaristico, passando dalla celebrazione nei nostri atteggiamenti vitali, ci spinge a fare memoria grata di tutti i doni ricevuti da Dio in Cristo. Ne scaturisce una vita segnata dalla "gratitudine", dal senso di "gratuità" e insieme dal senso di "responsabilità". In effetti, ricordare ciò che Dio ha fatto e fa per noi nutre il cammino spirituale. La preghiera del Padre nostro ci ricorda che siamo figli del Padre che sta nei cieli, fratelli di Gesù, segnati dallo Spirito Santo che è stato effuso nei nostri cuori. Ricordare i doni di natura (la vita, la salute, la famigliaÂÂ ) tiene vivo il ringraziamento e lÂÂimpegno a valorizzarli. Ricordare i doni di grazia (il battesimo e gli altri sacramenti; le virtù cristianeÂÂ ) tiene vivo, insieme al ringraziamento, lÂÂimpegno a non vanificare questi "talenti" e piuttosto a farli fruttificare. 24. Sacrificio Hoc est Corpus meum. Hic est calix Sanguinis mei novi et aeterni testamenti Te igitur, clementissime Pater, per Iesum Christum, Filium tuum, Dominum nostrum, supplices rogamus ac petimus, uti accepta habeas et benedicas haec dona, haec munera, haec sancta sacrificia illibata. Memento, Domine, ÂÂ omnium circustantium, quorum tibi fides cognita est et nota devotio, pro quibus tibi offerimus: vel qui tibi offerunt hoc sacrificium laudis. Hanc igitur oblationem servitutis nostrae, sed et cunctae familiae tuae (Preghiera eucaristica I) Offerimus tibi, gratias referentes, hoc sacrificium vivum et sanctum (Preghiera eucaristica III) LÂÂEucaristia è sacramento del sacrificio pasquale di Cristo. DallÂÂincarnazione nel grembo della Vergine fino allÂÂultimo respiro sulla croce, la vita di Gesù è un olocausto incessante, un perseverante consegnarsi ai disegni del Padre. Il culmine è il sacrificio di Cristo sul Calvario: «ogni volta che il sacrificio della croce, "col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato" (1Cor 5,7), viene celebrato sullÂÂaltare, si effettua lÂÂopera della nostra redenzione» (Lumen Gentium, 3; CCC, 1364). Questo unico ed eterno sacrificio viene reso realmente presente nel sacramento dellÂÂaltare. In verità, «il sacrificio di Cristo e il sacrificio dellÂÂEucaristia sono un unico sacrificio» (CCC, 1367). Ad esso la Chiesa associa il suo sacrificio, per divenire un solo corpo e un solo spirito in Cristo, di cui è segno la comunione sacramentale (cf. Ecclesia de Eucharistia, 11-16). Partecipare allÂÂEucaristia, obbedire al Vangelo che ascoltiamo, mangiare il Corpo e bere il Sangue del Signore vuol dire fare della nostra vita un sacrificio a Dio gradito: per Cristo, con Cristo e in Cristo. Come lÂÂazione rituale dellÂÂEucaristia è fondata sul sacrificio offerto da Cristo una volta per tutte nei giorni della sua esistenza terrena (cf. Eb 5,7-9) e lo ripresenta sacramentalmente, così la nostra partecipazione alla celebrazione deve portare con sé lÂÂofferta della nostra esistenza. NellÂÂEucaristia la Chiesa offre il sacrificio di Cristo offrendosi con lui (cf. SC, 48; IGMR, 79, f; Ecclesia de Eucharistia, 13). La dimensione sacrificale dellÂÂEucaristia impegna dunque la vita. Da qui la spiritualità del sacrificio, del dono di sé, della gratuità, dellÂÂoblatività richiesta dal vivere cristianamente. Nel pane e nel vino che portiamo allÂÂaltare è significata la nostra esistenza: la sofferenza e lÂÂimpegno di vivere come Cristo e secondo il comandamento dato ai suoi discepoli. Nella comunione al Corpo e al Sangue di Cristo è significato il nostro "eccomi" a lasciare pensare, parlare, operare lui in noi. La spiritualità eucaristica del sacrificio dovrebbe permeare le nostre giornate: il lavoro, le relazioni, le mille cose che facciamo; lÂÂimpegno nel praticare la vocazione di sposi, genitori, figli; la dedizione al ministero per chi è vescovo, presbitero, diacono; la testimonianza delle persone consacrate; il senso "cristiano" del dolore fisico e della sofferenza morale; la responsabilità di edificare la città terrena, nelle varie dimensioni che comporta, alla luce dei valori evangelici. 25. Ringraziamento Vere dignum et iustum est, aequum et salutare, La vigilia della sua passione, la sera in cui istituì il sacramento del suo sacrificio pasquale, Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai discepoliÂÂ Il rendimento di grazie di Gesù ri-vive in ogni nostra celebrazione eucaristica. Il termine "eucaristia", dalla lingua greca, significa infatti ringraziamento (cf. CCC, 1328). EÂÂ una dimensione che emerge a chiare lettere nel dialogo che introduce la Preghiera eucaristica: allÂÂinvito del sacerdote «Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio», i fedeli rispondono: «EÂÂ cosa buona e giusta». LÂÂesordio della Preghiera eucaristica è sempre caratterizzato da una formula che dice il senso della riunione di preghiera: «EÂÂ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santoÂÂ ». Queste formule codificate, mentre dicono ciò che compiamo nella celebrazione, esprimono un atteggiamento che non dovrebbe venir meno nello spirito dei rigenerati in Cristo: ringraziare è proprio di chi si sente gratuitamente amato, rinnovato, perdonato. EÂÂ giusto e doveroso ringraziare Dio sempre (tempo) e in ogni luogo (spazio) Da qui si irradia la spiritualità del ringraziamento per i doni ricevuti da Dio (la vita, la salute, la famiglia, la vocazione, il battesimo ecc.). Ringraziare Dio non solo nelle grandi occasioni, ma "sempre": i Santi hanno ringraziato il Signore nella prova, nellÂÂora del martirio (san Cipriano diede ordine ai suoi di dare 25 monete dÂÂoro al suo carnefice: Atti del martirio, 3-6, Ufficio delle letture del 16 settembre), per la grazia della croceÂÂ Per chi vive lo spirito eucaristico ogni circostanza della vita è occasione appropriata per ringraziare Dio (cf. Mane nobiscum Domine, 26). Ringraziare sempre e "in ogni luogo": negli ambiti del vivere quotidiano, la casa, i posti di lavoro, gli ospedali, le scuoleÂÂ LÂÂEucaristia ci educa anche ad unirci al ringraziamento che sale dai credenti in Cristo sparsi su tutta la terra, unendo il nostro grazie a quello di Cristo stesso. 26. Presenza di Cristo Dominus vobiscum Gloria tibi, Domine, Mortem tuam annuntiamus, Domine, et tuam resurrectionem confitemur, donec venias Ecce Agnus Dei... Domine, non sum dignus... «Nella celebrazione della Messa sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa. EÂÂ presente in primo luogo nellÂÂassemblea stessa dei fedeli riuniti nel suo nome; è presente nella sua parola, allorché si legge in chiesa la Scrittura e se ne fa il commento; è presente nella persona del ministro; è presente infine e soprattutto sotto le specie eucaristiche: una presenza, questa, assolutamente unica, perché nel sacramento dellÂÂEucaristia vi è il Cristo tutto e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente. Proprio per questo la presenza di Cristo sotto le specie consacrate vien chiamata reale: "reale non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia" (Mysterium fidei, 39» (De sacra communione, 6). «Occorre, in particolare, coltivare, sia nella celebrazione della Messa che nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva consapevolezza della presenza reale di Cristo, avendo cura di testimoniarla con il tono della voce, con i gesti, con i movimenti, con tutto lÂÂinsieme del comportamento» (Mane nobiscum Domine, 18). Segno visibile di realtà invisibili, il sacramento contiene ciò che significa. LÂÂEucaristia è anzitutto opus Dei: il Signore parla e opera, ora, qui, per noi, in virtù della potenza dello Spirito (cf. CCC, 1373). La fede nella sua presenza reale la esprimiamo, ad esempio, nei dialoghi diretti che rivolgiamo al Signore dopo averne ascoltato la Parola: Lode a te, o Cristo, e prima di comunicare al suo Corpo e Sangue: O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma diÂÂ soltanto una parola e io sarò salvato. La celebrazione dellÂÂEucaristia dovrebbe portarci ad esclamare, come gli Apostoli dopo aver incontrato il Risorto: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25). La comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo è comunione con il Risorto, farmaco di immortalità, pegno della gloria futura. La presenza, il calore, la luce del Dio con noi devono rimanere in noi e trasparire in tutta la nostra vita. Fare comunione con Cristo ci aiuta a "vedere" i segni della divina presenza nel mondo e a "manifestarli" a quanti incontriamo. 27. Comunione e carità Una voce dicentes Concede, ut, qui Corpore et Sanguine Filii tui reficimur, Spiritu eius Sancto repleti, unum corpus et unus spiritus inveniamur in Christo (Preghiera eucaristica III) "Populo congregato": con queste parole inizia lÂÂOrdo Missae. Il segno della croce al principio della Messa manifesta che la Chiesa è il popolo radunato nel nome della Trinità. Il convenire tutti, nello stesso luogo, per celebrare i santi misteri è rispondere al Padre celeste che chiama i suoi figli, per stringerli a sé per Cristo, nellÂÂamore dello Spirito Santo. LÂÂEucaristia non è azione privata, ma azione di Cristo che associa sempre a sé la Chiesa con vincolo sponsale indissolubile (cf. Mane nobiscum Domine, cap. III). Nella liturgia della Parola ascoltiamo la medesima Parola divina, sorgente di comunione tra tutti coloro che la mettono in pratica. Nella liturgia eucaristica presentiamo, nel pane e nel vino, lÂÂofferta della nostra vita: è la "comune" offerta della Chiesa che, nei santi misteri, si dispone a far comunione con Cristo. In virtù dellÂÂazione dello Spirito Santo, nellÂÂofferta della Chiesa si rende presente il sacrificio di Cristo («Guarda con amore e riconosci nellÂÂofferta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione»): una sola offerta spirituale gradita al Padre, per Cristo, con Cristo, in Cristo. Il frutto di questa associazione al "sacrificio vivo e santo" è rappresentato dalla comunione sacramentale: «e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Preghiera eucaristica III). Ecco la sorgente incessante della comunione ecclesiale, illustrata da san Giovanni con la similitudine della vite e dei tralci e da san Paolo con quella del corpo. LÂÂEucaristia fa la Chiesa (cf. Ecclesia de Eucharistia), colmandola della carità di Dio e spronandola alla carità. Il presentare, insieme al pane e al vino, anche offerte in denaro o altri doni per i poveri ricorda che lÂÂEucaristia è impegno alla solidarietà e alla condivisione. A tal proposito il Santo Padre ha fatto un appello accorato: «Perché dunque non fare di questo Anno dellÂÂEucaristia un periodo in cui le comunità diocesane e parrocchiali si impegnano in modo speciale ad andare incontro con fraterna operosità a qualcuna delle tante povertà del nostro mondo?» (Mane nobiscum Domine, 28). La preghiera liturgica, pur coinvolgendo i singoli partecipanti, è sempre formulata al "noi": è la voce della Sposa che loda e supplica, una voce dicentes. Gli stessi atteggiamenti assunti dai partecipanti manifestano la comunione tra membra dellÂÂunico organismo. «LÂÂatteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dellÂÂunità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta infatti e favorisce lÂÂintenzione e i sentimenti dellÂÂanimo di coloro che partecipano » (IGMR, 42). Lo scambio della pace prima della Comunione (o prima di presentare i doni allÂÂaltare, come nel rito ambrosiano) è espressivo della "comunione ecclesiale" necessaria per fare comunione sacramentale con Cristo. Il frutto della Comunione è lÂÂedificazione della Chiesa, riflesso visibile della comunione trinitaria. (cf. Ecclesia de Eucharistia, 34). Da qui la spiritualità di comunione (cf. Novo Millennio ineunte, 43-45): richiesta dallÂÂEucaristia e suscitata dalla celebrazione eucaristica (cf. Mane nobiscum Domine, 20-21). La comunione tra gli sposi è modellata, purificata, nutrita dalla partecipazione allÂÂEucaristia. Il ministero dei pastori della Chiesa e la docilità dei fedeli al loro magistero è tonificato dallÂÂEucaristia. La comunione alle sofferenze di Cristo è sigillata per i fedeli malati dalla partecipazione allÂÂEucaristia. La riconciliazione sacramentale, dopo i nostri "smarrimenti", è coronata dalla comunione eucaristica. La comunione tra molteplici carismi, funzioni, servizi, gruppi, movimenti allÂÂinterno della Chiesa è assicurata dal santo mistero dellÂÂEucaristia. La comunione tra persone impegnate in varie attività, servizi, associazioni di una parrocchia, è manifestata dalla partecipazione alla medesima Eucaristia. La tessitura di rapporti di pace, intesa, concordia, nella città terrena è sostenuta dal sacramento del Dio con noi e per noi. 28. Silenzio Quiesce in Domino et exspecta eum (Ps 37,7) Nel ritmo celebrativo, il silenzio è necessario per il raccoglimento, lÂÂinteriorizzazione, la preghiera interiore (cf. Mane nobiscum Domine, 18). Non è vuoto, assenza, bensì presenza, ricettività, reazione davanti a Dio che parla a noi, qui e ora, ed opera per noi, qui e ora. «Sta in silenzio davanti al Signore», ricorda il Sal 37 (36),7. In verità la preghiera, con le sue diverse sfumature - lode, supplica, invocazione, grido, lamento, ringraziamento ÂÂ prende corpo a partire dal silenzio. Tra gli altri momenti, nella celebrazione dellÂÂEucaristia ha particolare rilievo il silenzio dopo lÂÂascolto della Parola di Dio (cf. Ordo Lectionum Missae, 28; IGMR 128, 130, 136) e soprattutto dopo la comunione al Corpo e al Sangue del Signore (cf. IGMR ,164). Questi tempi di silenzio sono in certo senso prolungati, al di fuori della celebrazione, nel raccolto sostare in adorazione, preghiera, contemplazione davanti al Santissimo Sacramento. Lo stesso silenzio della tradizione monastica, quello dei tempi di esercizi spirituali, di giornate di ritiro, non sono forse il prolungare quei momenti di silenzio caratteristici della celebrazione eucaristica affinché possa radicarsi e portare frutto in noi la presenza del Signore? Occorre passare dallÂÂesperienza liturgica del silenzio (cf. Lettera apostolica Spiritus et Sponsa, 13) alla "spiritualità" del silenzio, alla dimensione contemplativa della vita. Se non è ancorata al silenzio, la parola può deperire, trasformarsi in rumore, addirittura in stordimento. 29. Adorazione Procidebant ante sedentem in trono et adorabant viventem in saecula saeculorum (Ap 4,10) La posizione che assumiamo durante la celebrazione dellÂÂEucaristia ÂÂ in piedi, seduti, in ginocchio - rinvia ad atteggiamenti del cuore. EÂÂ una gamma di vibrazioni quella della comunità orante. Se lo stare in piedi confessa la libertà filiale donataci dal Cristo pasquale, il quale ci ha rialzati dalla schiavitù del peccato; lo stare seduti esprime la ricettività cordiale di Maria, che sedutasi a piedi di Gesù ne ascoltava la parola; lo stare in ginocchio o profondamente inchinati dice il farci piccoli davanti allÂÂAltissimo, davanti al Signore (cf. Fil 2,10). Il genuflettere davanti allÂÂEucaristia, come fanno il sacerdote e i fedeli (cf. IGMR, 43), esprime la fede nella presenza reale del Signore Gesù nel Sacramento dellÂÂaltare (cf. CCC, 1387). Riflettendo quaggiù, nei santi segni, la liturgia celebrata nel santuario del cielo, imitiamo i vegliardi: «si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli» (Ap 4,10). Se nella celebrazione dellÂÂEucaristia adoriamo il Dio con noi e per noi, tale sentire dello spirito deve prolungarsi e riconoscersi anche in tutto ciò che facciamo, pensiamo, operiamo. La tentazione, sempre insidiosa nel curare gli affari di questo mondo, è quella di piegare le nostre ginocchia davanti a degli idoli e non più a Dio solo. Le parole con cui Gesù contraddice le suggestioni idolatriche del diavolo, nel deserto, devono trovare riscontro nel nostro parlare, pensare, agire quotidiano: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» (Mt 4,10). Il piegare il ginocchio davanti allÂÂEucaristia, adorando lÂÂAgnello che ci concede di fare Pasqua con lui, ci educa a non prostrarci a idoli costruiti dalle mani dellÂÂuomo e ci sostiene nellÂÂobbedire con fedeltà, docilità, venerazione, a colui che riconosciamo unico Signore della Chiesa e del mondo. 30. Gioia Et ideo, choris angelicis sociati, Propter quod caelestia tibi atque terrestria «Per essenza, la gioia cristiana è partecipazione alla gioia insondabile, insieme divina e umana, che è nel cuore di Gesù Cristo glorificato» (Gaudete in Domino, II), e questa partecipazione alla gioia del Signore «non si può dissociare dalla celebrazione del mistero eucaristico» (ivi, IV), in modo particolare dallÂÂEucaristia celebrata nel "dies Domini". «Il carattere festoso dellÂÂEucaristia domenicale esprime la gioia che Cristo trasmette alla sua Chiesa attraverso il dono dello Spirito. La gioia è appunto uno dei frutti dello Spirito Santo (cf. Rm 14,17; Gal 5,22)» (Dies Domini, 56). Diversi sono gli elementi che nella Messa sottolineano la gioia dellÂÂincontro con Cristo e con i fratelli, sia nelle parole (si pensi al Gloria, al prefazio) che nei gesti e nel clima festivo (lÂÂaccoglienza, gli ornamenti floreali e lÂÂuso di adeguato accompagnamento musicale, secondo quanto è consentito dai tempi liturgici). Una espressione della gioia del cuore è il canto, il quale non è abbellimento esteriore della celebrazione eucaristica (cf. IGMR, 39; Dies Domini, 50; Chirografo per il centenario del Motu Proprio "Tra le sollecitudini" sulla musica sacra). LÂÂassemblea celeste, a cui quella eucaristica si unisce celebrando i santi misteri, canta con gioia le lodi dellÂÂAgnello immolato e vivente in eterno, perché con lui non cÂÂè più lutto, né pianto, né lamento. Il "cantare la Messa" e non semplicemente durante la Messa, ci permette di sperimentare che il Signore Gesù viene a far comunione con noi «perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena» (cf. Gv 15,11; 16,24; 17,13). Ci colmerai di gioia, Signore, con la tua presenza! La gioia della celebrazione eucaristica si riverbera nella domenica, insegnandoci a rallegrarci nel Signore, sempre. A gustare la gioia dellÂÂincontro fraterno e dellÂÂamicizia. A condividere la gioia ricevuta in dono (cf. Dies Domini, 55-58). Sarebbe un controsenso per chi partecipa allÂÂEucaristia lasciarsi dominare dalla tristezza. La letizia cristiana non nega la sofferenza, la preoccupazione, il dolore; sarebbe una risibile ingenuità. Nel pianto della semina insegna a scorgere la gioia del raccolto. Nella sofferenza del venerdì santo fa attendere il gaudio del mattino di Pasqua. LÂÂEucaristia educa a gioire insieme agli altri, senza trattenere soltanto per sé la gioia ricevuta in dono. Il Dio con noi e per noi pone il sigillo della sua presenza nelle nostre tristezze, tra i nostri dolori, in noi sofferenti. Chiamandoci a far comunione con sé, Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione (cf. 2 Cor 1,4). 31. Missione Oratio universalis Vere Sanctus es, Domine, Benedicat vos omnipotens DeusÂÂ Ite, missa est Costituita da credenti di ogni lingua, popolo e nazione, la Chiesa è frutto della missione che Gesù ha affidato agli Apostoli ed è incessantemente investita del mandato missionario (cf. Mt 28,16-20). «Dalla perpetuazione nellÂÂEucaristia del sacrificio della Croce e dalla comunione col Corpo e Sangue di Cristo la Chiesa trae la necessaria forza spirituale per compiere la sua missione. Così lÂÂEucaristia si pone come fonte e insieme come culmine di tutta lÂÂevangelizzazione, poiché il suo fine è la comunione degli uomini con Cristo e in Lui col Padre e con lo Spirito Santo» (Ecclesia de Eucharistia, 22). Nella preghiera universale, nella Preghiera eucaristica, nelle orazioni di messe per varie necessità, lÂÂintercessione della Chiesa celebrante i santi misteri abbraccia lÂÂorizzonte del mondo, le gioie e le tristezze dellÂÂumanità, le sofferenze e il grido dei poveri, lÂÂanelito di giustizia e di pace che attraversa la terra (cf. Mane nobiscum Domine, 27-28). Il congedo con cui si conclude la celebrazione eucaristica non è semplicemente la comunicazione del termine dellÂÂazione liturgica: la benedizione, specialmente con le formule solenni, che precede la dimissione, ci ricorda che usciamo di chiesa con il mandato di testimoniare al mondo che siamo "cristiani". Lo ricorda Giovanni Paolo: «Il congedo alla fine di ogni Messa costituisce una consegna, che spinge il cristiano allÂÂimpegno per la propagazione del Vangelo e la animazione cristiana della società » (Mane nobiscum Domine, 24). Il cap. IV della Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine tratta appunto dellÂÂEucaristia presentata come principio e progetto di missione. LÂÂincontro con Cristo non è un talento da seppellire, ma da far fruttificare in opere e parole. LÂÂevangelizzazione e la testimonianza missionaria si dipartono dunque come forze centrifughe dal convito eucaristico (cf. Dies Domini, 45). La missione è portare Cristo, in modo credibile, negli ambienti di vita, di lavoro, di fatica, di sofferenza, facendo in modo che lo spirito del Vangelo sia lievito della storia e "progetto" di relazioni umane improntate alla solidarietà e alla pace. «Potrebbe la Chiesa realizzare la propria vocazione senza coltivare una costante relazione con lÂÂEucaristia, senza nutrirsi di questo cibo che santifica, senza poggiare su questo sostegno indispensabile alla sua azione missionaria? Per evangelizzare il mondo cÂÂè bisogno di apostoli "esperti" nella celebrazione, adorazione e contemplazione dellÂÂEucaristia» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2004, 3). Come annunciare Cristo senza ritornare, regolarmente a conoscerlo nei santi misteri? Come testimoniarlo senza alimentarsi alla sorgente della comunione eucaristica con lui? Come partecipare alla missione della Chiesa, superando il rischio dellÂÂindividualismo, senza coltivare il vincolo eucaristico che ci stringe ad ogni fratello di fede, anzi ad ogni uomo? Giustamente, lÂÂEucaristia può essere chiamata anche il Pane della missione: una bella "figura" in questo senso è il cibo che venne dato ad Elia, perché continuasse a svolgere la sua missione, senza cedere di fronte alle difficoltà del cammino: «con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, lÂÂOreb» (1 Re 19, 8).
4. INIZIATIVE E IMPEGNI PASTORALI 32. CÂÂè da pensare che i singoli Vescovi, le Conferenze dei Vescovi, i Superiori religiosi, non mancheranno di dare indicazioni per il fruttuoso svolgersi dellÂÂAnno dellÂÂEucaristia (cf. Mane nobiscum Domine, 5 e 29). A scopo orientativo si segnalano suggerimenti e proposte. 33. Conferenze dei Vescovi - Preparare opportuni sussidi ÂÂ specie dove le Diocesi non potranno farlo - che diano risalto allÂÂAnno dellÂÂEucaristia, favoriscano la riflessione di sacerdoti e fedeli, affrontando problematiche dottrinali e anche quelle pastorali maggiormente sentite nei loro paesi (mancanza di preti, affievolimento in alcuni sacerdoti dellÂÂimportanza della Messa quotidiana, disaffezione alla Messa domenicale, abbandono del culto eucaristicoÂÂ ). - Considerare il tipo e la qualità delle trasmissioni televisive e radiofoniche della celebrazione eucaristica (cf. Dies Domini, 54), utili specialmente per chi è impossibilitato a partecipare alla Messa (correttezza delle riprese, bontà del commento, bellezza e dignità della celebrazione per non diffondere prassi discutibili, eccessivo risalto alla spettacolarità ecc.). - Proporre iniziative per lÂÂapertura e la chiusura dellÂÂAnno dellÂÂEucaristia nelle singole Diocesi. - Invitare ad approfondimenti Università, Facoltà, Istituti di studio, Seminari. - Promuovere congressi eucaristici nazionali. - Interessare e coinvolgere soprattutto i sacerdoti con iniziative anche a livello nazionale. 34. Diocesi - Curare lÂÂapertura solenne e la chiusura ufficiale dellÂÂAnno dellÂÂEucaristia, entro i termini stabiliti per la Chiesa universale, in data utile nelle singole Diocesi: si consiglia una celebrazione "stazionale" in cattedrale ÂÂ o luogo adatto - presieduta dal Vescovo; se si crede opportuno, la celebrazione può cominciare in una chiesa o posto vicino al luogo della celebrazione, al quale ci si reca in processione al canto delle litanie dei Santi (cf. ad esempio Caeremoniale Episcoporum, 261). - Valorizzare, in dati giorni e circostanze dellÂÂanno liturgico, la "Messa stazionale" presieduta dal Vescovo, quale segno di comunione eucaristica della Chiesa particolare (cf. Mane nobiscum Domine, 22). - Invitare gli uffici e le commissioni diocesane di settori pastorali (catechetico, liturgico, arte, musica liturgica, scuola, malati, questioni sociali, famiglia, clero, vita consacrata, giovani, movimentiÂÂ ) a promuovere almeno una iniziativa specifica nel corso dellÂÂanno. - Promuovere congressi eucaristici (tempi di riflessione e di preghiera). - Valorizzare gli incontri del clero (partecipazione alla Messa crismale, ritiri mensili, incontri diocesani o vicariali, esercizi spirituali annuali, formazione permanente) per approfondire temi eucaristici, anche a livello pastorale e spirituale. - Dare un accento eucaristico alla Giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. - Promuovere la conoscenza di Santi e Sante, specie se con particolare relazione alla Diocesi, che si sono distinti per lÂÂamore allÂÂEucaristia, ne hanno predicato il Mistero, hanno scritto su di esso. - Conoscere il patrimonio di arte diocesana con riferimento eucaristico - dipinti, sculture, iconografia, altari, tabernacoli, vasi sacriÂÂ . -, custodito nelle varie chiese e nei musei diocesani; curare mostre, letture guidate, pubblicazioni. - Incrementare lÂÂadorazione perpetua del Santissimo Sacramento individuando a tale scopo chiese e cappelle adatte, ricordarne lÂÂesistenza dove già ci sono, procurando che siano aperte soprattutto durante gli orari congeniali alla gente (cf. Mane nobiscum Domine, 18). - I giovani siano in particolare sollecitati a porre il tema della XX Giornata Mondiale della Gioventù "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2), in rapporto con lÂÂAnno dellÂÂEucaristia (cf. Mane nobiscum Domine, 30). Sarebbe significativo un incontro di adorazione eucaristica per giovani a livello diocesano in prossimità della Domenica delle Palme. - Aprire rubriche di interesse eucaristico su settimanali, riviste diocesane, siti internet, emittenti radio-televisive locali. 35. Parrocchie Accogliere lÂÂinvito del Santo Padre è fare il possibile, durante questo Anno, per dare allÂÂEucaristia domenicale il posto centrale che le compete nella parrocchia, a giusto titolo chiamata «comunità eucaristica» (cf. SC, 42; Mane nobiscum Domine, 23; Dies Domini, 35-36; Eucharisticum mysterium, 26). In questa luce, si suggeriscono alcune piste: - Dove cÂÂè bisogno, riordinare o dare un assetto stabile ai luoghi della celebrazione (altare, ambone, presbiterio) e alla riserva dellÂÂEucaristia (tabernacolo, cappella dellÂÂadorazione); dotarsi dei libri liturgici; curare la verità e bellezza dei segni (vesti, vasi sacri, arredo). - Incremento o costituzione del gruppo liturgico parrocchiale. Cura dei ministri istituiti e dei ministri straordinari della Santa Comunione, dei ministranti, della schola cantorum ecc. - Dedicare particolare attenzione al canto liturgico, tenendo conto delle indicazioni offerte nel recente Chirografo di Giovanni Paolo II sulla musica sacra. - Programmare in periodi dellÂÂanno - tempo pasquale, quaresima - incontri formativi specifici sullÂÂEucaristia nella vita della Chiesa e del cristiano; occasione particolarmente propizia, per adulti e ragazzi, è il tempo di preparazione alla Prima Comunione. - Riprendere in mano e far conoscere lÂÂInstitutio generalis Missalis Romani (cf. Mane nobiscum Domine, 17) e i Praenotanda dellÂÂOrdo Lectionum Missae; il De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam; la recente Enciclica Ecclesia de Eucharistia e lÂÂIstruzione che lÂÂha seguita Redemptionis Sacramentum. - Educare allo "stare in chiesa": cosa fare quando si entra in chiesa; genuflessione o inchino profondo al Santissimo Sacramento; clima di raccoglimento; indicazioni per aiutare la partecipazione interiore durante la Messa, specie in certi momenti (tempi di silenzio, preghiera personale dopo la comunione) e per educare alla partecipazione esteriore (modo di acclamare o pronunciare coralmente le parti comuni). Per la comunione sotto le due Specie ci si attenga alle disposizioni vigenti (cf. SC, 55; IGMR, 281-287; Redemptionis Sacramentum, 100-107). - Celebrare convenientemente lÂÂanniversario della dedicazione della propria chiesa. - Riscoprire la "propria" chiesa parrocchiale, conoscendo il senso di quanto abitualmente si vede in essa: lettura guidata dellÂÂaltare, ambone, tabernacolo, iconografia, vetrate, portale, ecc. Il visibile della chiesa favorisce la contemplazione dellÂÂInvisibile. - Promuovere - anche indicando modalità pratiche - il culto eucaristico e la preghiera personale e comunitaria davanti al Santissimo (cf. Mane nobiscum Domine, 18): visita, adorazione del Santissimo e benedizione eucaristica, Quaranta Ore, processioni eucaristiche. Valorizzare in modo conveniente, dopo la Messa nella Cena del Signore il Giovedì Santo, il prolungarsi dellÂÂadorazione eucaristica (cf. Direttorio pietà popolare, 141). - Proporre in particolari circostanze iniziative specifiche (adorazioni notturne). - Verificare la regolarità e la dignità nel portare la comunione ai malati. - Far conoscere lÂÂinsegnamento della Chiesa circa il Viatico. - Accompagnare la vita spirituale di chi, trovandosi in situazioni irregolari e partecipando alla santa Messa, non può ricevere la comunione eucaristica. 36. Santuari LÂÂAnno dellÂÂEucaristia interpella direttamente anche i santuari, luoghi già di per sé chiamati ad offrire abbondantemente ai fedeli i mezzi della salvezza, annunciando con zelo la Parola di Dio, favorendo convenientemente la vita liturgica, in specie con lÂÂEucaristia e la celebrazione della Penitenza, nonché coltivando forme approvate di pietà popolare (cf. C.I.C. can. 1234, § 1; Direttorio pietà popolare, 261-278). Speciale interesse di fedeli e pellegrini riguarderà questÂÂAnno i santuari eretti a motivo di prodigi eucaristici e di pietà eucaristica. - Essendo la celebrazione eucaristica il fulcro della molteplice azione dei santuari (evangelizzazione, carità, cultura), sarà fruttuoso:
- Assicurare la possibilità della preghiera davanti al Santissimo Sacramento, curando il raccoglimento e animando momenti di adorazione comunitaria. Facilitare con una adeguata segnalazione lÂÂindividuazione del luogo del Tabernacolo (cf. IGMR, 314-317; Redemptionis Sacramentum, 130). - Incoraggiare la pratica del sacramento della Penitenza, assicurando, secondo le possibilità, la disponibilità di confessori in orari utili per le gente (cf. Direttorio pietà popolare, 267). 37. Monasteri, Comunità religiose e Istituti Dato lo stretto vincolo tra Eucaristia e vita consacrata (cf. Vita consecrata, 95; Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, Ripartire da Cristo, 26), lÂÂanno dellÂÂEucaristia deve risultare uno stimolo in più ad ancorarsi al cuore della propria vocazione e missione, personalmente e comunitariamente. In tutte le Regole e Costituzioni è prescritta o raccomandata la Messa quotidiana e la devozione eucaristica. - LÂÂanno dellÂÂEucaristia è unÂÂopportunità per programmare tempi di riflessione e di verifica:
- Riscoprire nella vita e negli scritti dei propri fondatori - fondatrici la pietà eucaristica da essi praticata e insegnata. - Interrogarsi: quale testimonianza di vita eucaristica offrono le persone di vita consacrata operanti in parrocchie, ospedali, case di cura, istituzioni educative e scolastiche, penitenziari, centri si spiritualità, case di accoglienza, santuari, monasteri? - Verificare se si segue lÂÂorientamento più volte dato dal Magistero (cf. Dies Domini, 36) di partecipare alla Messa domenicale in parrocchia e di ben sintonizzarsi con la pastorale della Chiesa diocesana in cui vivono. - Incrementare Ore di adorazione del Santissimo Sacramento (cf. Mane nobiscum Domine, 18). 38. Seminari e case di formazione Lo speciale Anno dellÂÂEucaristia interpella le comunità e case di formazione in cui si preparano i futuri sacerdoti diocesani e religiosi, nonché i diaconi (cf. Mane nobiscum Domine, 30). La partecipazione alla mensa della Parola e dellÂÂEucaristia matura la risposta vocazionale e la apre alla missione specifica che Dio affida a quanti Egli stesso sceglie come pastori del suo popolo (cf. Congregazione per lÂÂEducazione Cattolica, Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari, 8-27 e Appendice 30-41). Mentre sostiene il quotidiano cammino di formazione, lÂÂEucaristia manifesta ai seminaristi qual è il cuore del loro futuro ministero. Attenzioni da considerare: - Coltivare il raccordo tra formazione teologica ed esperienza spirituale del Mistero eucaristico per una sua più profonda interiorizzazione. - Cura della partecipazione interiore ed esteriore alla celebrazione della Messa. - Conoscenza della teologia liturgica risaltante dai riti e dai testi della celebrazione eucaristica. - Conoscenza anche pratica di quanto concerne il rito della Messa e soprattutto il modo adeguato di celebrarla: funzione dello spazio celebrativo; il genere dei diversi testi e il modo di pronunciarli, le sequenze rituali, le parti del Messale, la normativa che regola la celebrazione eucaristica nei giorni dellÂÂanno, le legittime possibilità di scelta di formule e formulari. - Utilità di una certa dimestichezza con la lingua latina e il canto gregoriano, in modo da poter pregare e cantare in latino quando serve, radicandosi nella tradizione della Chiesa orante. - Incremento dellÂÂadorazione eucaristica, sia personale che comunitaria, nelle sue varie forme, compresa lÂÂesposizione del Santissimo Sacramento. - Conveniente collocazione del Tabernacolo in modo da favorire la preghiera privata. 39. Associazioni, Movimenti, Confraternite Lo spirito di comunione, fraternità, condivisione che motiva lÂÂiscrizione a unÂÂassociazione è naturalmente legato al mistero eucaristico. Esistono confraternite e associazioni esplicitamente intitolate allÂÂEucaristia, al Santissimo Sacramento, alla devozione eucaristica. LÂÂinserimento di associazioni, gruppi e movimenti nella Chiesa, alla cui edificazione e vitalità contribuiscono, secondo i loro carismi, si manifesta con il normale ritrovarsi nelle Messe domenicali della parrocchia (cf. Mane nobiscum Domine, 23; Dies Domini, 36). LÂÂAnno dellÂÂEucaristia:
40. Questo capitolo è volutamente schematico, ma non per questo di scarso significato. Il motivo dellÂÂessenzialità è soprattutto il fatto che, spostandoci sul piano della cultura, ci incontriamo inevitabilmente con le variegate situazioni delle tante Chiese particolari sparse nel mondo, ciascuna delle quali inserita in un determinato contesto, con le sue ricchezze, le sue peculiarità, la sua storia. Spetta alle Chiese particolari dare corpo a quanto qui viene ricordato con semplici menzioni tematiche. Ma non è difficile comprendere quanto sia importante che lÂÂoccasione di questo Anno dellÂÂEucaristia venga colta anche come stimolo a scoprire quanto lÂÂEucaristia sia stata capace, e resti capace, di incidere fortemente nella cultura umana. 41. Ricerca storica Spazi di ricerca si aprono per le Facoltà Teologiche, per le Università Cattoliche e gli Istituti di studi superiori. Alle Facoltà Teologiche in particolare si suggerisce come pista significativa di coniugare lÂÂapprofondimento dei fondamenti biblici e dottrinali dellÂÂEucaristia con lÂÂapprofondimento del vissuto cristiano, specie il vissuto dei Santi. 42. Edifici, monumenti, biblioteche Cattedrali, monasteri, santuari e non poche chiese rappresentano già di per sé "un bene culturale" e spesso si qualificano anche come centri di irradiazione di cultura. In questa prospettiva, lÂÂAnno dellÂÂEucaristia può offrire uno stimolo a mettere in luce la tematica eucaristica risaltante dal patrimonio culturale e artistico, a riflettere su si essa, a promuoverne la conoscenza. Mostre, convegni e pubblicazioni di vario tipo possono farsi avvalendosi anche della collaborazione di istituzioni ed enti ecclesiastici e non (Università, Facoltà, Centri di studio, Circoli culturali, Editoria). 43. Arte, musica sacra, letteratura Se da una parte lÂÂarte sacra con tematica eucaristica è testimonianza della fede creduta, dallÂÂaltra è trasmissione di essa al popolo di Dio. Gli esempi potrebbero essere moltissimi, dai ben noti dipinti che si trovano nelle catacombe romane alle numerose realizzazioni su questo tema, compiute sia in Oriente che in Occidente nel corso dei secoli. La conoscenza della tradizione permette di rendersi conto degli accenti "eucaristici" che hanno ispirato la produzione artistica nelle epoche che ci hanno preceduto e di instaurare confronti con la produzione contemporanea. Ci limitiamo ad evocare alcuni ambiti tematici: Quanto allÂÂarte sacra:
Per la musica sacra:
Per la letteratura, il teatro, la filmografia:
44. Per tutti questi ambiti, i competenti sapranno trovare facilmente i percorsi giusti, e sarebbe un grande esito dellÂÂAnno dellÂÂEucaristia se le ricerche compiute portassero a una maggiore conoscenza e a una maggiore condivisione di tesori che appartengono alla comune eredità del cristianesimo nei diversi continenti. Va in questo senso ciò che il Papa dice nella Mane nobiscum Domine riferendosi allÂÂEucaristia anche nei termini di un più forte impegno a testimoniare «la presenza di Dio nel mondo». Di fronte a orientamenti culturali che tendono a marginalizzare il contributo cristiano, e persino a cancellare dalla memoria il suo contributo storico nelle terre tradizionalmente cristiane, il Papa ha scritto: «Non abbiamo paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede. La "cultura dellÂÂEucaristia" promuove una cultura del dialogo, che trova in essa forza e alimento. Ci si sbaglia a ritenere che il riferimento pubblico alla fede possa intaccare la giusta autonomia dello Stato e delle istituzioni civili, o che addirittura possa incoraggiare atteggiamenti di intolleranza. Se storicamente non sono mancati errori in questa materia anche nei credenti, come ebbi a riconoscere in occasione del Giubileo, ciò va addebitato non alle "radici cristiane", ma allÂÂincoerenza dei cristiani nei confronti delle loro radici» (Mane nobiscum Domine, 26).
Un anno di grazia, di fervore, di mistagogia 45. A conclusione di queste pagine, dopo tanti suggerimenti e proposte, conviene ritornare a ciò che è più essenziale, ricordando che il Santo Padre, nella Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, ha parlato di un "Anno di grazia". In effetti, tutte le cose che potremo fare avranno un senso se poste dentro lÂÂottica del dono di Dio. Le iniziative non dovranno essere che sentieri aperti, perché la grazia, sempre offerta dallo Spirito di Dio, scorra con abbondanza, accolta dai singoli e dalle comunità. LÂÂeccomi della Vergine Santa dovrà ancora una volta dare il tono allÂÂeccomi di tutta la Chiesa, che continuamente, con il corpo e il sangue di Cristo, riceve anche il dono della maternità di Maria: "Ecco tua Madre!" (cf . Ecclesia de Eucharistia, 57). La riuscita di questÂÂAnno dipenderà indubbiamente dalla profondità della preghiera. Siamo invitati a celebrare lÂÂEucaristia, a riceverla, ad adorarla, con la fede dei Santi. Come dimenticare, in questa giornata in cui la liturgia fa memoria di Santa Teresa dÂÂAvila, il fervore della grande mistica spagnola, dottore della Chiesa? A proposito della comunione eucaristica, ella scrive: «Non cÂÂè dÂÂandar molto lontano per cercare il Signore. Fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, il buon Gesù è in noi: avviciniamoci a Lui!» (Cammino di perfezione, 8). Questo Anno speciale dovrà appunto aiutarci a incontrare Gesù nellÂÂEucaristia e a vivere di lui. A questo dovrà tendere anche la catechesi "mistagogica", che il Papa chiede ai Pastori come impegno speciale (cf. Mane nobiscum Domine, 17). Facendo eco al suo appello, ci piace concludere con un tipico brano della mistagogia in Occidente, tratto dal De Mysteriis (n. 54) di SantÂÂAmbrogio:
Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 15 ottobre 2004, memoria di Santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa. Francis Card. Arinze
Domenico Sorrentino
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