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3° Incontro Internazionale dei Sacerdoti

in preparazione al Grande Giubileo del Duemila

(Guadalupe, Mexico, 7-12 luglio 1998)

OMELIA di S. Em. Rev.ma il Signor Cardinale

Darío Castrillón Hoyos

Prefetto della Congregazione per il Clero

 

alla Santa Messa con le ordinazioni sacerdotali

Domenica, 12 luglio 1998

 

Sia lodato Gesù Cristo!

1) La scrittrice americana Dolly Thompson, una decina di anni fa pubblicò, per una rivista, i risultati di una laboriosa indagine sul campo di concentramento nazista di Dachau. Una delle domande chiave rivolte ai sopravvissuti era questa: chi, in mezzo all'inferno che era Dachau, è rimasto più a lungo in condizioni di equilibrio? Chi ha mantenuto più a lungo il proprio senso di identità?

La risposta è stata sempre la stessa: i sacerdoti cattolici! Essi, pur in mezzo a tanta follia e a tanta barbarie efferatissima - e questo è successo anche nei non meno diabolici luoghi di detenzione del pianeta comunista - sono riusciti a mantenersi in equilibrio. Il motivo? La costante consapevolezza della propria vocazione. La loro scala di valori era chiara e totale la loro dedizione all'ideale. In mezzo all'inferno terreno essi portavano la loro testimonianza: quella di Cristo!

2) Viviamo in un mondo instabile. Siamo sulle sabbie mobili. Si pensi alla famiglia, alla politica, all'economia, al lavoro, ecc.

Ebbene, il sacerdote autentico, in tale mondo, è modello di stabilità, di maturità e di dedizione totale alla propria missione. E' così costituzionalmente.

Nell'incerto cammino di questa società, emerge un interrogativo: chi è oggi il sacerdote nel mondo?

Secolarizzazione, agnosticismo, relativismo, spostamento dell'asse del pensiero dall'oggettivo al soggettivo, riducono lo spazio del sacro svigorendo i contenuti della fede: tutto si fa vago, relativo, irenico e, conseguentemente, privo di slancio missionario. L'uomo della tecnica e del 'benessere' avverte un'estrema indipendenza spirituale. E' fondo della vita individuale, familiare, sociale. Quando poi volgiamo lo sguardo al panorama complessivo dei comportamenti morali, non possiamo sfuggire alla constatazione della confusione, del disordine, dell'anarchia.

L'uomo si fa creatore del bene e del male. Alla norma morale sostituisce il proprio desiderio e il proprio interesse del momento.

3) In tale contesto la missione del sacerdote diventa di importanza decisiva e di urgente attualità: proprio per la stessa civiltà.

Il sacerdote deve proclamare al mondo l'immutabile e sempre nuovo messaggio di Cristo nella sua integralità, ovvero la pienezza di Cristo nella sua purezza e radicalità; deve dare al mondo la forza liberatrice di Cristo.

Il sacerdote non è "del" mondo, è "nel" mondo per essere presenza di Cristo, per essere un altro Cristo, e tale è per la forza dello Spirito Santo che lo assimila ontologicamente al Redentore tramite l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del Vescovo ordinante.

4) In ogni luogo si invocano riforme politiche, riforme economiche, migliori classi dirigenti, maggiore pulizia nella vita sociale, più sicurezza, un ordine improntato alla pace e segnato da un più alto livello di vita, un maggiorato e planetariamente concordato impegno ecologico, ecc..

Di tutto ciò si discute, si scrive, si riempiono programmi; su tutto ciò si promuovono incontri, tavole rotonde, simposi ma tutto ciò rimarrà allo stadio di mero desiderio e si risolverà in un oceano di parole se non si cambierà il cuore dell'uomo! Agire dall'esterno serve a ben poco e, comunque, non è mai risolutivo. Sarà soltanto l'uomo nuovo, convertito e in grazia, che potrà rinnovare le strutture e gli ambienti. Al di fuori di questo tipo di azione non ci sarà mai autentico progresso, vera promozione dell'uomo, vera civiltà. Ci si ridurrebbe a semplici avanzamenti tecnologici, magari anche strabilianti, ma settoriali e, talvolta, proprio perché fuori da un contesto ideale valido, anche ribaltantisi contro l'uomo stesso; una sorta di vicenda da apprendista stregone.

5) Il vero campo di battaglia della Chiesa è il paesaggio segreto dello spirito dell'uomo, luogo nascosto e geloso in cui non si entra senza molto tatto e comprensione, oltre alla particolarissima grazia promessa dal sacramento dell'Ordine.

E' giusto e doveroso che il sacerdote si inserisca nella vita comune degli uomini, nella loro ferialità, nei loro problemi, nel loro tessuto di relazioni e di onesti interessi, ma nel fare questo deve sempre essere tutto prete, interiormente ed esteriormente prete, soltanto prete, nientemeno che prete.

Per configurazione ontologica e per conseguente missione pastorale siamo "nel" mondo ma non siamo "del" mondo, per cui non possiamo cedere ai conformismi, non possiamo scendere a compromessi, non possiamo lasciarci coinvolgere nel processo globalizzante di osmosi con le mode transeunti. E i giovani, soprattutto, ci aspettano proprio a questo banco di prova. In noi non cercano dei Acompagnoni@ ma degli uomini di Dio. Ecco il segreto di tante consolanti fioriture di vocazioni proprio laddove c'è più austerità, più fedeltà! Impariamo a leggere correttamente i segni dei tempi!

La Chiesa è in grado di resistere a qualsiasi attacco, a tutti gli assalti sferrati dai diversi potentati - e la storia lo documenta in modo eloquente - ma non resiste al pericolo che deriverebbe dall'oblío delle parole di Gesù: "Voi siete il sale della terra, la luce del mondo". E Gesù stesso ne indica la conseguenza: "Se il sale diventa insipido, come si preserverà il mondo dalla corruzione?" (Mt. 5,13-14). A chi servirebbe un sacerdote così assimilato al mondo da diventare un prete mimetizzato e non più fermento trasformatore?

6) Innanzi ad un mondo senza preghiera e senza adorazione, il sacerdote è, in primo luogo, l'uomo della preghiera, dell'adorazione, del culto, della celebrazione dei santi misteri davanti agli uomini in nome di Cristo (P.O. 2).

Davanti ad un mondo sommerso nel terrorismo, assalito dall'errore presentato negli aspetti più seducenti, il sacerdote deve parlare di Dio e delle realtà della vita ultraterrena. Il suo stesso abito ne è un richiamo consono ad una consacrazione che fa del soggetto un "altro Cristo" e che, come tale, è sempre, ovunque, in qualsiasi circostanza in servizio, fino all'estrema immolazione di sé. Si trova nella necessità di correggere, sul metro eterno, le misure sbagliate che i discorsi e i fatti degli uomini danno al mondo, accettando l'impressione di essere in mezzo alla gente come uno che parte da una logica e parla una lingua diversa dagli "altri". Sì, amici, non certo per questioni di "casta", ma costituzionalmente e per motivo di servizio apostolico, il sacerdote non è come gli altri e questo si deve percepire e - essendo ancora nel tempo - si deve vedere. Ciò che la gente aspetta dal sacerdote è proprio che non sia come gli altri. Egli, quanto a purezza di intenzione, quanto a stile di vita motivatamente coerente con la stessa disciplina ecclesiastica, quanto a tensione missionaria, deve essere sempre sulla predella dell'altare. E' di questo sacerdote che ha necessità urgente il mondo.

Davanti a un mondo immerso nella violenza, corroso dall'egoismo e da una sorta di panerotismo, il prete è l'uomo del bell'Amore e lo è per il sacrosanto, inestimabile e irrinunciabile dono del sacro celibato. Ecco la testimonianza dell'amore, ecco una delle illustrazioni più eloquenti della natura stessa del sacerdozio ordinato. Dalle vette purissime dell'amore di Dio, del quale fa una particolarissima ed unica esperienza, scende a valle dove gli uomini vivono la loro vita di solitudine, di incomunicabilità, di violenza, per annunciare loro misericordia, riconciliazione, speranza.

Il sacerdote risponde alle esigenze della società, facendosi voce per chi non ha voce: i piccoli, i poveri, gli anziani, gli infermi, gli oppressi, i sofferenti e tutti coloro che vengono scartati, emarginati, tutti coloro che, secondo lo spirito del mondo, non producono, non rendono, non valgono. Ma il sacerdote deve avere ben altri criteri, è lo Spirito di Dio che ne costituisce il criterio di valutazione. Per questo deve essere forte, non può soffrire di alcun complesso di inferiorità dinanzi alla iattanza del mondo, non può lasciarsi anestetizzare dalle mentalità correnti, deve essere capace di andare contro-corrente per amore della verità, della giustizia misericordiosa, del diritto di Dio, ai quali corrisponde il bene comune e il bene di ciascuno.

7) Il sacerdote non appartiene a se stesso ma a tutti e a ciascuno nella proporzione in cui è tutto e solo di Dio! Vediamo allora bene la logica, coassiale con il Sacerdozio, dell'obbedienza, della castità, del distacco da qualsiasi interesse che non sia Dio. Sì, perché noi sacerdoti non ci apparteniamo ma apparteniamo agli altri e in questo è già racchiusa tutta la forza della missione. La Santa Madre Chiesa ci educa, ci aiuta, ci attrezza, con quanto dispone, ad essere noi stessi e, pertanto, ad essere per gli altri, secondo la logica della Redenzione.

Non viviamo per noi stessi e non cerchiamo ciò che è nostro. Noi siamo consacrati, noi siamo separati dagli altri per essere costituiti per gli altri, condividiamo gioie e dolori di tutti, senza distinzione di età, di sesso, di categorie sociali, di appartenenze politiche. La consacrazione ci staglia sopra a tutto per poter servire tutti, senza distinzione. Ecco i nostri privilegi!

8) Il sacerdote, assimilato a Cristo Capo e Pastore, è guida del popolo che, in comunione con la Sede Apostolica e il proprio Vescovo, conduce, rendendo così il difficile servizio dell'autorità. Il condurre è un dominio, ma un servizio e un dovere grave: quello di condurre. Lo esige la carità pastorale. Siamo "guide" del popolo, non condottieri di un esercito anonimo, ma pastori di una comunità formata da persone che hanno ciascuna il loro nome, la loro storia irripetibile, il loro volto, il loro segreto. Compito nostro è guidare costoro con amore e rispetto, nella consapevolezza che alla loro condizione di figli di Dio corrisponde una vocazione eterna, la cui sequela fa realizzare la persona, dona pace e gioia.

9) Cari ordinandi, siete qui avvolti dal calore di questa universale rappresentanza dell'Ordo sacerdotale, da una così qualificata e numerosa accolta di Eminentissimi ed Eccellentissimi Successori degli Apostoli, dei quali siete costituiti come i più preziosi collaboratori ed inoltre - e questo è un dono di singolare preziosità - riceverete la parola dello stesso Vicario di Cristo. E' un clima comunionale che dovrà accompagnarvi sempre nella sua dimensione affettiva ed effettiva. Siete inseriti nell'icona del Cenacolo. Pensate: al centro c'è l'Eucarestia, siamo con Maria Santissima, c'è questa presenza particolare del Santo Padre, i tre bianchi Amori, pilastri del vostro essere sacerdotale e, il tutto, nel clima di questa apostolicità, nel clima dell'"ubi caritas", in così commovente sottolineatura di universalità e di fraternità. E tale sottolineatura dovremmo tutti fortemente recuperare se vogliamo essere i missionari della nuova evangelizzazione per il Terzo Millennio veniente.

10) Portate sempre nel cuore, soprattutto nei momenti di difficoltà, questo momento benedetto e questa immagine di Chiesa: noi già ordinati da poco o da tanto tempo da ora in poi vi avremo sempre presenti nella quotidiana celebrazione eucaristica, vi avremo presenti quasi fra le pagine del nostro breviario e raccolti fra i grani della nostra corona del Santo Rosario. Anche voi portate noi ed impegnamoci tutti fraternamente in questo scambio di doni anche con quanti non sono ora qui fisicamente.

Vorrei farvi gli auguri di santo sacerdozio, e credo, in questo, di raccogliere i sentimenti di tutti i concelebranti, auspicando che ciascuno di voi, carissimi ordinandi, sia un sacerdote piccolo e grande, nobile di spirito e di tratto come un re, semplice e naturale come un buon contadino. Un eroe nella conquista di sé, il sovrano dei suoi desideri, un servitore per i timidi e i deboli; uomo che non si abbassa davanti ai potenti ma si curva davanti ai poveri. Fedele discepolo del suo Signore e forte, autorevole capo del suo gregge.

Nessun altro impiego ed uso della vita, nessuna situazione di stato e di rapporto con gli altri sono capaci di arricchire, di dilatare, di fortificare l'amore di un cuore umano quanto l'esercizio consapevole, fedele e generoso del sacerdozio cattolico! Nessun dono più prezioso può essere elargito ad una comunità di un sacerdote secondo il Cuore di Gesù.

La speranza del mondo consiste nel poter contar,e anche per il futuro, sull'amore di cuori sacerdotali forti e misericordiosi, liberi e miti, generosi e fedeli. Per questo tutti devono sentirsi mobilitati per la santificazione del clero e per la promozione delle vocazioni: famiglie, diocesi, parrocchie, comunità, aggregazioni varie, scuole e singoli sacerdoti, che non dovrebbero dipartirsi da questo mondo senza lasciare l'eredità di un altro sacerdote. Voi che sarete ordinati fra pochi istanti, abbiatelo già fra i vostri propositi e, per essere concreti, mi permetto suggerirvi, nel vostro ministero pastorale, di riservare tempo ed attenzioni particolarissime alle Sante Confessioni e alla direzione spirituale e di vivere sempre con coraggio e nitore la vostra identità.

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