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CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

LA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA DELLA VITA RELIGIOSA
(Plenaria SCRIS Marzo 1980)

INTRODUZIONE

La Plenaria della Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari svoltasi dal 4 al 7 marzo 1980 ha considerato, sulla base di un'ampia documentazione, la dimensione contemplativa nella vita religiosa. Il tema era stato scelto nella Plenaria del 1976 dopo aver affrontato la problematica del ruolo specifico dei Religiosi nell'ambito della missione della Chiesa per la promozione integrale dell'uomo, in particolare nei suoi aspetti socio-politici. Nel rilevare, allora, l'importanza fondamentale della interiorità spirituale di ogni forma di vita consacrata, si è avvertito il bisogno e l'urgenza di mettere in luce l'assoluto primato della vita nello Spirito Santo.

La scelta di questo tema, approvata poi dal Santo Padre, coincide anche con un fenomeno di ripresa di tante forme di preghiera e di nuove forme di vita contemplativa, in atto nel popolo di Dio e in molte comunità religiose, e con la tendenza a voler superare la nociva dicotomia tra interiorità e attività nella vita personale e comunitaria dei Religiosi e delle Religiose, in reazione ad un certo periodo di svalutazione della preghiera e del raccoglimento, non del tutto ancora superato.

L'obiettivo dei lavori della Plenaria non è stato di tipo speculativo e di studio teologico. Ma, fondandosi su di una descrizione dottrinale sufficientemente concreta e condivisa, si è voluto pervenire ad una raccolta di orientamenti pratici e formativi nella duplice linea: di favorire, cioè, l'integrazione fra interiorità e operosità negli Istituti cosiddetti di vita attiva, e di promuovere la vitalità e il rinnovamento degli Istituti specificamente contemplativi.

Nel redigere, qui, i principali orientamenti formulati dalla Plenaria, si è tenuto conto non soltanto dei rilievi fatti dai Padri in occasione del voto, ma anche delle principali istanze emerse in altra occasione, ad es. nelle riunioni di gruppo, quando venivano a completare il pensiero dei Padri. Inoltre, si sono cercati dei titoli appropriati per gli argomenti dei voti, si sono organizzati i contenuti, si sono suddivisi in parti, pensando che questo dia chiarezza e renda più espliciti i lineamenti, altrimenti troppo condensati nelle proposte di voti.

La redazione di questa sintesi consta di tre parti:

I. Descrizione della dimensione contemplativa.

II. Orientamenti per gli Istituti di vita attiva.

III. Orientamenti per gli Istituti specificamente contemplativi.

I.

DESCRIZIONE DELLA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA

1. - La dimensione contemplativa è radicalmente una realtà di grazia, vissuta dal credente come un dono di Dio; lo abilita a conoscere il Padre (cfr. Gv. 14,8) nel mistero della comunione trinitaria (cfr. 1 Gv. 1,1-3), si da poter gustare «le profondità di Dio» (1 Cor. 2,10).

Non si intende entrare, qui, nei delicati e numerosi problemi sui diversi modi di contemplazione, né fare un'analisi della contemplazione in quanto dono infuso dallo Spirito Santo.

Descriviamo la dimensione contemplativa fondamentalmente come la risposta teologale di fede, speranza e amore con cui il credente si apre alla rivelazione e alla comunione del Dio vivente per Cristo nello Spirito Santo. « Lo sforzo di fissare in Lui (Dio) lo sguardo e il cuore, che noi chiamiamo contemplazione, diventa l'atto più alto e più pieno dello spirito, l'atto che ancor oggi può e deve gerarchizzare l'immensa piramide dell'attività umana » (Paolo VI, 7-XII-1965).

Come atto unificante dello slancio dell'uomo verso Dio, la dimensione contemplativa si esprime nell'ascolto e nella meditazione della Parola di Dio; nella comunione della vita divina che ci viene trasmessa nei sacramenti e in modo speciale nell'Eucaristia; nella preghiera liturgica e personale; nel costante desiderio e ricerca di Dio e della sua volontà negli eventi e nelle persone; nella partecipazione cosciente alla sua missione salvifica; nel dono di sé agli altri per l'avvento del Regno. Ne consegue, nel religioso, un atteggiamento di continua e umile adorazione della presenza misteriosa di Dio nelle persone, negli avvenimenti, nelle cose: atteggiamento che manifesta la virtù della pietà, sorgente interiore di pace e portatrice di pace in ogni ambiente di vita e di apostolato.

Tutto questo si realizza attraverso una progressiva purificazione interiore e sotto la luce e guida dello Spirito Santo, affinché possiamo incontrare Dio in tutto e in tutti per diventare « lode della sua gloria» (Ef. 1,6).

Prende rilievo, in tal modo, la natura stessa della vita consa-crata come radice profonda che alimenta e dà unità a ogni espressione dell'esistenza per i religiosi e le religiose.

2. - « Il tema prescelto per questa Plenaria deve considerarsi, pertanto, di primaria importanza. E io sono certo, diceva il Santo Padre nel suo messaggio ai partecipanti, che da questo vostro incontro deriverà a tutti i religiosi un incoraggiamento prezioso a perseverare nell'impegno di rendere davanti al mondo la testimonianza del primato del rapporto dell'uomo con Dio. Confortati dalle indicazioni, che scaturiranno dal vostro incontro romano, essi non mancheranno di dedicare, con rinnovata convinzione, un tempo sufficientemente lungo a soste di preghiera davanti al Signore, per dirgli il loro amore e, soprattutto, per sentirsi amati da Lui ».

3. La Plenaria, rivolgendo dunque la sua attenzione a questo tema, dedica la riflessione agli Istituti attivi e a quelli specificamente contemplativi (cfr. P.C. 7-8), guardando anche con benevola premura a nuove forme di vita religiosa nelle quali si nota particolare anelito alla vita contemplativa e fa voti che venga chiarita sempre meglio la loro fisionomia nella comunione ecclesiale, a servizio di tutto il Popolo di Dio.

II.

ORIENTAMENTI PER GLI ISTITUTI DI VITA ATTIVA

A) Compenetrazione mutua tra azione e contemplazione.

B) Cura rinnovata della vita nello Spirito Santo.

C) Animazione comunitaria.

D) La dimensione contemplativa nella formazione.

E) Promozione della dimensione contemplativa nelle Chiese locali.

A) COMPENETRAZIONE MUTUA TRA AZIONE E CONTEMPLAZIONE

4. - Quale « azione »?

Non si tratta, per il religioso e la religiosa, di un'azione qualsiasi. Il Concilio parla di « azione apostolica e caritativa » (P.C. 8), originata e animata dallo Spirito Santo. E' solo una simile azione che « rientra nella natura stessa della vita religiosa in quanto costituisce un ministero sacro e un'opera particolare di carità che sono stati affidati (ai religiosi) dalla Chiesa e devono essere esercitati in suo nome » (P.C., ib).

La caratteristica propria di tale azione è la spinta della carità alimentata nel cuore del Religioso; il cuore considerato come il santuario più intimo della sua persona in cui vibra la grazia di unità tra interiorità e operosità.

Urge, dunque, saper curare la coscienza personale e comunitaria della sorgente primaria dell'azione apostolica e caritativa, come partecipazione vissuta di quella «missione (di Cristo e della Chiesa) che trae la sua origine dal Padre (ed) esige, da tutti coloro che si sentono inviati, di esercitare la coscienza della carità nel dialogo della preghiera » (M.R. 16).

« Nel caso dei religiosi di vita apostolica, si tratterà di favorire l'integrazione tra interiorità e attività. Il loro primo dovere, infatti, è quello di essere con Cristo. Un pericolo costante per gli operai apostolici è di farsi talmente coinvolgere dalla propria attività per il Signore, da dimenticare il Signore di ogni attività » (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 2).

5. - La preghiera rinnovata

La preghiera è il respiro indispensabile di ogni dimensione contemplativa: « in questi tempi di apostolato rinnovato, come sempre in qualsiasi impegno missionario, il posto di privilegio va dato alla contemplazione di Dio, alla meditazione del suo piano di salvezza e alla riflessione sui segni dei tempi alla luce del Vangelo, affinché la preghiera possa alimentarsi e crescere in qualità e frequenza » (M.R. 16).

Così la preghiera, aperta alla realtà della creazione e della storia, diviene riconoscimento, adorazione e lode costante della presenza di Dio nel mondo e nella sua storia; eco di una vita solidale con i fratelli, soprattutto con i poveri e i sofferenti.

Ma tale preghiera, personale e comunitaria, viene evidenziata soltanto se il cuore del religioso e della religiosa raggiunge un grado elevato di vitalità e di intensità nel dialogo con Dio e nella comunione con Cristo, Redentore dell'uomo (cfr. P.C. 8; E.T. 10 e 42).

Perciò, nel ritmo talora spossante degli impegni apostolici, la preghiera personale e comunitaria dovrà avere momenti quotidiani e settimanali ben curati e sufficientemente prolungati. Essi saranno completati da esperienze più forti di raccoglimento e di preghiera, ogni mese e durante il corso dell'anno (cfr. Sinodo dei Vescovi '71, AAS 63/l971/913-914).

6. - La natura stessa dell'azione apostolica e caritativa

La natura stessa dell'azione apostolica e caritativa racchiude una propria ricchezza che alimenta l'unione con Dio: bisogna curarne quotidianamente la consapevolezza e l'approfondimento.

Prendendone coscienza, i religiosi e le religiose santificheranno talmente le attività, da trasformarle in fonte di comunione con Dio, al cui servizio sono dedicati per nuovo e speciale titolo (L.G. 44).

La valorizzazione della concreta spiritualità apostolica del proprio Istituto, inoltre, aiuterà ancor più a cogliere le ricchezze santificanti contenute in ogni ministero ecclesiale (cfr. L.G. 41; P.O. 4; O.T. 9).

La missione della Chiesa, alla quale i consigli evangelici congiungono in modo speciale (L.G. 44), non può consistere, infatti, «in un'attività di vita esteriore... Per sua natura (essa) altro non è se non la missione dello stesso Cristo continuata nella storia del mondo. Pertanto essa consiste principalmente nella compartecipazione all'obbedienza di Colui (Eb. 5,8) che offrì se stesso al Padre per la vita del mondo » (M.R. 15).

7. - La costante cura di mezzi appropriati

La costante cura dei mezzi che favoriscono la dimensione contemplativa, è una conseguenza indispensabile della fedeltà alle esigenze teologali di ogni vita religiosa, secondo l'indole propria dei singoli Istituti.

Tra i mezzi da curare, alcuni particolarmente corrispondono alle esigenze di una profonda armonizzazione tra dimensione attiva e contemplativa.

Ad essi, perciò, questa Plenaria dedica gli orientamenti seguenti, richiamandovi l'attento impegno dei responsabili degli Istituti e dei singoli religiosi e religiose.

B) CURA RINNOVATA DELLA VITA NELLO SPIRITO SANTO

8. - La Parola di Dio

L'ascolto e la meditazione della Parola di Dio sono il quotidiano incontro con «la sovreminente scienza di Gesù Cristo» (P.C. 6; E.S. II, 16, § 1).

Il Concilio « esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere questa sublime scienza » (D.V. 25).

Ma tale impegno, personale e comunitario, per nutrire più abbondantemente la vita spirituale con un maggior tempo dedicato all'orazione mentale (cfr. E.S. II, 21), acquisterà efficacia e attualità, anche apostolica, se la Parola verrà accolta oltre che nella sua ricchezza obiettiva anche dentro la concretezza della storia che viviamo e alla luce del magistero della Chiesa.

9. - La centralità dell'Eucaristia

La celebrazione dell'Eucaristia e l'intensa partecipazione ad essa, quale «fonte e apice di tutta la vita cristiana» (L.G. 11), formano il centro insostituibile e animatore della dimensione contemplativa di ogni comunità religiosa (cfr. P.C. 6; E.T. 47-48).

I religiosi sacerdoti daranno, perciò, posto preminente alla celebrazione quotidiana del Sacrificio Eucaristico.

Ogni religioso e religiosa vi prenderà parte attiva (cfr.S.C.48) tutti i giorni, tenuto conto delle situazioni concrete in cui vivono e operano le loro comunità.

«Si raccomanda molto quella partecipazione più perfetta, per la quale i fedeli, dopo la Comunione del Sacerdote, ricevono il Corpo del Signore dal medesimo Sacrificio» (S.C. 55; cfr. E.T. 47; Sinodo dei Vescovi 1971).

"L'impegno di prendere parte quotidianamente (al Sacrificio eucaristico) aiuterà i religiosi a rinnovare ogni giorno l'offerta di se stessi al Signore.

Riunite nel nome del Signore, le comunità religiose hanno come loro centro naturale l'Eucaristia. E normale, perciò, che esse siano visibilmente raccolte attorno ad un oratorio, nel quale la presenza del Santissimo Sacramento esprime e realizza ciò che deve essere la missione principale di ogni Famiglia religiosa » (cfr. E.T. 48) (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 2) (2).

10. - Celebrazione rinnovata del Sacramento della Penitenza

Il Sacramento della Penitenza, che «restaura e rinvigorisce il dono fondamentale della metànoia ricevuto nel Battesimo» (Cost. Poenitemini, AAS 68/1966/180) riveste una funzione particolarmente intensa nella crescita della vita spirituale. Non c'è dimensione contemplativa senza coscienza personale e comunitaria di conversione.

Con il decreto dell'8 dicembre 1970, questa Sacra Congregazione lo richiamava attirando l'attenzione dei religiosi e, in particolare, dei superiori, sulle modalità necessarie per un'adeguata valorizzazione di questo Sacramento (cfr. AAS 63/1971/318-319).

I Padri della Plenaria richiamano nuovamente:

—una conveniente, regolare frequenza personale;

—la dimensione ecclesiale e fraterna che la celebrazione di questo sacramento mette maggiormente in rilievo quando viene attuata con rito comunitario (cfr. L.G. 11; Cost. Poenitemini, I, 1.c), rimanendo tuttavia la Confessione un atto sempre personale.

(2) Tornerà a vantaggio di tutti i religiosi e religiose, per una più profonda comprensione e valorizzazione del <mistero e culto della SS. Eucaristia>, conoscere e meditare la Lettera inviata da Giovanni Paolo SI a tutti Vescovi della Chiesa, per il Giovedi Santo 1980.

Come pure, specialmente sotto il profilo formativo, sarà necessario tenere in seria considerazione l'Istruzione sulla formazione liturgica nei seminari, emanata dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica il 3 giugno 1979, e la Lettera circolare del medesimo Sacro Dicastero, in data 6 gennaio 1980, <su alcuni aspetti della formazione spirituale nei seminari>.

Cfr. anche l'Istruzione della Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino, "Inaestimabile donum", su alcune norme circa il culto del Mistero Eucaristico (3 aprile 1980).

11. - La direzione spirituale

Anche la direzione spirituale, in senso stretto, merita di ritrovare il suo giusto ruolo nel processo di sviluppo spirituale e contemplativo delle persone. Essa non potrà, infatti, essere sostituita da ritrovati psicopedagogici.

Perciò quella «direzione di coscienza », per la quale P.C. 14 domanda « la dovuta libertà », dovrà essere favorita con la disponibilità di persone competenti e qualificate.

Tale disponibilità sarà offerta anzitutto dai sacerdoti i quali, per la loro missione pastorale specifica, ne promuoveranno la stima e la fruttuosa partecipazione. Ma anche gli altri superiori e formatori, dedicandosi alla cura delle singole persone loro affidate, contribuiranno, sia pure in altro modo, a guidarle nel discernimento e nella fedeltà alla loro vocazione e missione.

12. - Liturgia delle Ore

« L'Ufficio divino, in quanto preghiera pubblica della Chiesa, è fonte di pietà e nutrimento della preghiera personale » (S.C.90). Esso « è ordinato a santificare tutto il corso della giornata » (S.C. 84).

L'accoglienza con la quale le comunità religiose hanno già risposto alla esortazione della Chiesa perché anche i fedeli d'ogni stato si unissero nella celebrazione della Lode divina, mostra quanto abbiano compreso l'importanza di partecipare, così, più intimamente alla vita della Chiesa (E.S. II, 20).

Dalla cura e dalla fedeltà che tutti i religiosi vi dedicheranno, anche la dimensione contemplativa della loro vita troverà costanti motivi di ispirazione e di alimento.

A questo scopo potrebbe essere maggiormente valorizzata la ricchezza spirituale contenuta nell'Ufficio delle Letture.

12. - La Vergine Maria

La esemplarità della Vergine Maria per ogni vita consacrata e la partecipazione alla missione apostolica della Chiesa (E.T.56; L.G.65) acquista particolare luce quando si presenta negli atteggiamenti spirituali che l'hanno caratterizzata: -Maria, la Vergine in ascolto; Maria, la Vergine in preghiera - (Marialis cultus, 17-18, AAS 66/1974/ 128-129) si offre "quale eccellentissimo modello della Chiesa in ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo (L.G. 63), cioè di quella disposizione interiore con cui la Chiesa, sposa amatissima, è strettamente associata al suo Signore, lo invoca e, per mezzo di lui, rende il culto all'Eterno Padre» (Marialis Cultus, 16). Ella, in piedi, intrepida davanti alla Croce del Signore, insegna la contemplazione della Passione.

Ravvivando il culto verso di Lei, secondo l'insegnamento e la tradizione della Chiesa (L.G. 66-67; Marialis Cultus 2· e 3· parte), i religiosi e le religiose trovano il cammino sicuro che illumina e corrobora la dimensione contemplativa di tutta la loro vita.

«La vita contemplativa dei religiosi sarebbe incompleta se non si orientasse verso un amore filiale nei confronti di Colei che è la Madre della Chiesa e delle anime consacrate.

Tale amore per la Vergine si manifesterà con la celebrazione delle sue feste, e in particolare con le preghiere quotidiane in suo onore, soprattutto con il Rosario.

E' una tradizione secolare per i religiosi quella della recita giornaliera del Rosario e non è perciò inutile ricordare l'opportunità, la fragranza, l'efficacia di una tale preghiera, che propone alla nostra meditazione i misteri della vita del Signore". (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 2).

14. - Indispensabilità dell'ascesi personale e comunitaria

Un'ascesi generosa è costantemente richiesta per la quotidiana «conversione al Vangelo » (cfr. Cost. Poenitemini, II-III, 1.c; Mc 1,15).

Essa appare dunque indispensabile anche per la dimensione contemplativa di ogni vita religiosa.

Per questo le comunità religiose devono presentarsi nella Chiesa quali comunità oranti e, insieme, penitenti (cfr. E.S. II, 22), ricordando l'orientamento conciliare che la penitenza « non sia soltanto interna e individuale, ma anche esterna e sociale » (S.C. 110).

In tal modo i religiosi renderanno pure testimonianza del rapporto misterioso tra la rinuncia e la gioia, tra il sacrificio e la dilatazione del cuore, tra la disciplina e la libertà spirituale (E.T.29). In particolare, la crescita nella dimensione contemplativa non può certo conciliarsi, ad es. con l'uso indiscriminato e talora imprudente dei mass-media; con un attivismo esagerato ed estroverso; con un clima di dissipazione che contraddice le attese più profonde di ogni vita consacrata: «la ricerca dell'intimità con Dio comporta il bisogno, veramente vitale, di un silenzio di tutto l'essere, sia per coloro che devono trovare Dio anche in mezzo al frastuono, sia per i contemplativi» (E.T. 46).

« Per giungere a tanto, hanno bisogno del silenzio di tutto il loro essere, e questo richiede zone di silenzio effettivo e una disciplina personale, per favorire il contatto con Dio» (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 2).

Tutti questi mezzi troveranno applicazione più adeguata e feconda se saranno accompagnati dall'esercizio personale e comunitario del discernimento evangelico; da una periodica e seria revisione delle attività; dall'addestramento ininterrotto di una sempre più profonda lettura dello spessore sacramentale della realtà quotidiana (eventi, persone, cose), con esplicita finalità di non lasciar mai decadere l'attività del religioso e della religiosa dal suo livello ecclesiale ad una semplice prassi orizzontale e temporalista.

C) ANIMAZIONE COMUNITARIA

15. - La comunità religiosa

La comunità religiosa è in se stessa una realtà teologale, oggetto di contemplazione: come «famiglia unita nel nome del Signore» (P.C. 15; cfr. Mt. 18,20), è, per natura sua, il luogo dove l'esperienza di Dio deve potersi particolarmente raggiungere nella sua pienezza e comunicare agli altri.

La reciproca accoglienza fraterna, nella carità, contribuisce a « creare un ambiente atto a favorire il progresso spirituale di ciascuno » (E.T. 39).

Proprio per questo i religiosi hanno bisogno di un «luogo di preghiera » all'interno delle loro stesse case, dove la quotidiana tensione verso l'incontro con Dio, fonte di comunione nella carità, trova costante motivo di richiamo e di sostegno.

La presenza reale del Signore Gesù nell'Eucaristia, devotamente custodita e adorata, sarà per loro segno vivente di una comunione che si costruisce ogni giorno nella carità.

16. - Il Superiore nella comunità

Il Superiore nella comunità disimpegna un ruolo di animazione (M.R.13) simultaneamente spirituale e pastorale in conformità alla «grazia di unità» propria d'ogni Istituto (cfr.PC 8).

Coloro che sono chiamati ad esercitare il ministero dell'autorità devono comprendere e aiutare a comprendere che, in queste comunità di consacrati, lo spirito di servizio verso tutti i fratelli diviene espressione della carità con cui Dio li ama (P.C. 14).

Questo servizio di animazione unitaria richiede, quindi, che i superiori e le superiore non siano né alieni e disinteressati di fronte alle esigenze pastorali, né assorbiti da compiti semplicemente amministrativi, ma si sentano e vengano accolti primariamente quali guide per la crescita simultaneamente spirituale e apostolica di ciascuno e dell'intera comunità.

D) LA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA NELLA FORMAZIONE

17. - La formazione religiosa

La formazione religiosa nelle sue varie fasi, iniziale e permanente, ha lo scopo precipuo d'immergere i religiosi nell'esperienza di Dio e aiutarli a perfezionarla progressivamente nella propria vita. A tale fine è necessario che «si ponga l'apostolato stesso nel debito risalto» (M.R.27). L'obiettivo principale da raggiungere negli Istituti di vita attiva sarà quello della mutua permeazione tra interiorità e attività, così che la coscienza di ognuno coltivi il primato della vita nello Spirito Santo (M.R. 4) da cui sgorga la grazia di unità propria dell'amore di carità.

Ora, la dimensione fortemente ecclesiale della vita religiosa (L.G. 44; E.T. 50; M.R. 10) sollecita la realizzazione della formazione, sotto ogni aspetto, in profonda comunione con la Chiesa universale. In modo, tuttavia, che ciascun religioso possa vivere la sua vocazione in forma concreta ed efficace in quella Chiesa locale e per la Chiesa locale a cui è inviato secondo la missione del suo Istituto.

« Voi siete - ha detto il Papa - con la vostra vocazione, per la Chiesa universale; attraverso la vostra missione, in una determinata Chiesa locale. Quindi la vostra vocazione per la Chiesa universale si realizza entro le strutture della Chiesa locale. Bisogna far di tutto affinché la vita consacrata si sviluppi nelle singole Chiese locali, affinché contribuisca all'edificazione spirituale di esse, affinché costituisca la loro particolare forza. L'unità con la Chiesa universale, attraverso la Chiesa locale: ecco la vostra via» (Giovanni Paolo II, ai Superiori generali, 24-XI-1978).

18. - L'approfondimento dell'indole propria

La conoscenza dell'indole propria (M.R. 11) dell'Istituto di cui si è membri costituisce una componente essenziale nella formazione alla dimensione contemplativa.

Anche sotto questo profilo dunque, è importante coltivare quel principio generale di rinnovamento che il Perfectae Caritatis definisce come « continuo ritorno alle fonti ».

19. - Una solida formazione intellettuale

Una solida formazione intellettuale, che risponda alle finalità della vocazione e missione del proprio Istituto, è pure a base di una equilibrata e ricca vita di preghiera e di contemplazione. Perciò lo studio e l'aggiornamento sono raccomandati come fattori di un sano rinnovamento della vita religiosa, nella Chiesa e per la società dei nostri tempi (P.C. 2, c-d; E.S. II, 16): «Gli studi siano programmati non quasi fossero una male intesa realizzazione di sé, per raggiungere finalità individuali, ma affinché valgano a rispondere alle esigenze di progetti apostolici della stessa Famiglia religiosa in armonia con le necessità della Chiesa » (M.R. 26).

20. - L'esigenza di adeguate qualità nei formatori

L'esigenza di qualità adeguate risulta, quindi, evidente per coloro che assumono responsabilità di formazione:

  • capacità umane d'intuito e di accoglienza;
  • esperienza sviluppata di Dio e della preghiera;
  • sapienza che deriva dall'attento e prolungato ascolto della Parola di Dio;
  • amore della Liturgia e comprensione del suo ruolo nell'educazione spirituale ed ecclesiale;
  • competenza culturale necessaria;
  • disponibilità di tempo e di buona volontà per dedicarsi alla cura personale, e non soltanto di gruppo, dei singoli candidati.

E) PROMOZIONE DELLA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA NELLE CHIESE LOCALI

21. - Il Vescovo come «perfezionatore del suo gregge»

Il ministero pastorale del Vescovo, primariamente rivolto alla santificazione della Chiesa a lui confidata, pone in evidenza la missione che gli compete « di perfezionare il (suo) gregge, studiandosi di far progredire sulla via della santità i sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno » (C.D. 15i cfr. M.R. 7).

Per questa ragione i Pastori delle Chiese locali si riterranno, soprattutto nella promozione della vita di preghiera e della dimensione contemplativa, sia «perfezionatori» dei fratelli (M.R. 7.28) secondo la vocazione di ciascuno, sia testimoni della propria personale santificazione (M.R. 9 d).

  • In questo profilo acquista maggior rilievo la loro cura pastorale per le vocazioni, anche alle varie forme di vita consacrata (M.R. 32) e, insieme, la premura affinché non venga a mancare l'assistenza spirituale nelle comunità già costituite.
  • Favorendo, inoltre, la comprensione e la stima della vita religiosa, prima e più ancora che delle opere svolte dai vari Istituti, il Vescovo renderà più pronta e proficua la mutua collaborazione fra clero e religiosi (cfr. M.R. 37). Con questo si assicurerà meglio anche la preparazione di sacerdoti capaci di sostenere e accompagnare la vita spirituale e apostolica dei religiosi e delle religiose, secondo la natura della vita religiosa stessa e le finalità di ogni Istituto.

«Per parte loro, le religiose devono poter trovare nel clero i confessori e i direttori spirituali capaci di recar loro un aiuto a meglio comprendere e vivere la loro consacrazione. L'influsso dei sacerdoti è, d'altronde, molto spesso determinante nel favorire la scoperta e il successivo sviluppo della vocazione religiosa » (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 4).

- A questo scopo lo studio della vita consacrata, nelle sue varie forme e nei suoi diversi aspetti, appare necessario fin dalla formazione seminaristica, per una completa preparazione ecclesiale del clero diocesano (cfr. M.R. 30 a, ib. 49,1).

22. - L'inserzione ecclesiale dei Religiosi

I Religiosi e le Religiose, da parte loro, devono testimoniare la loro effettiva e cordiale appartenenza, «alla famiglia diocesana» (C.D. 34).

E questo, non soltanto rendendosi disponibili, secondo il loro carisma, alle esigenze della Chiesa locale (C.D. 35; cfr. doc. M.R., passim), ma ancor più offrendo la loro esperienza spirituale ai sacerdoti diocesani e facilitando, per tutti i fedeli, incontri di preghiera.

«V'è poi un particolare problema, la cui importanza merita oggi d'essere segnalata: è quello degli stretti rapporti che intercorrono tra gli Istituti religiosi e il Clero in merito alla dimensione contemplativa che ogni vita consacrata al Signore deve avere come suo costitutivo fondamentale.

I sacerdoti secolari hanno bisogno di attingere nella contemplazione la forza e il sostegno del loro apostolato. Come nel passato, essi devono trovare normalmente un appoggio, a questo riguardo, presso religiosi sperimentati e nel contatto con monasteri disposti ad accoglierli per gli esercizi spirituali e per periodi di raccoglimento e di ripresa » (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 4).

Inoltre, la loro partecipazione alle iniziative di preghiera promosse dalla stessa Chiesa locale potrà contribuire a incrementare e arricchire la vita spirituale di tutta la comunità cristiana (cfr. M.R. 24-25).

23. - La corresponsabilità e l'armonia della collaborazione

La corresponsabilità e l'armonia della collaborazione nelle Chiese locali saranno validamente aiutate, anche per lo sviluppo spirituale, da periodici contatti fra il Vescovo e i Responsabili degli Istituti religiosi nelle diocesi; come pure dalla creazione e dal buon funzionamento di opportuni organismi a livello di Conferenze Episcopali e di Conferenze dei Religiosi e delle Religiose (cfr. C.D. 35, 5-6; E.S..II, 42 43; E.T. 50; M.R. 29, 36, 50, 54, 56, 59, 62, 65).

III.

ORIENTAMENTI PER GLI ISTITUTI SPECIFICAMENTE CONTEMPLATIVI

24. - Importanza di tali Istituti

La «Plenaria», riconoscendo il valore fondamentale che hanno gli Istituti maschili e femminili dediti alla vita specificamente contemplativa, con particolare gioia manifesta la sua stima e la sua riconoscenza per quello che essi rappresentano nella Chiesa. Questa infatti per sua natura ha la caratteristica di essere "fervente nella azione e dedita alla contemplazione" così che «ciò che in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione» (S.C. 2). Convinta della funzione particolare di grazia che questi Istituti hanno nel Popolo di Dio, li esorta a continuare con fedeltà a dare il contributo della loro specifica vocazione e missione alla Chiesa universale e alle Chiese particolari nelle quali sono inseriti.

E li esorta a conservare e ad alimentare il loro ricco patrimonio spirituale e dottrinale contemplativo, che costituisce un richiamo e un dono al mondo e una risposta agli uomini che ai nostri giorni cercano con ansia, anche al di fuori della tradizione cristiana, metodi ed esperienze contemplative non sempre autentiche (cfr. Messaggio del Papa villa Plenaria, n. 3).

25. - Attualità della vita specificamente contemplativa

Coloro che sono chiamati alla vita specificamente contemplativa, sono riconosciuti «uno dei tesori più preziosi della Chiesa ». Essi, grazie ad uno speciale carisma, «hanno scelto la parte migliore (cfr. Le. 10,12), quella cioè della preghiera, del silenzio, della contemplazione, dell'amore esclusivo di Dio e della dedizione totale al suo servizio..... La Chiesa conta moltissimo sul loro contributo spirituale » (Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 3).

Per questo « pur nella urgente necessità di apostolato attivo, i loro Istituti conservano sempre un posto eminente nel Corpo Mistico di Cristo... Essi infatti offrono a Dio un esimio sacrificio di lode e, producendo frutti abbondantissimi di santità, sono di onore e di esempio al Popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica» (Perfectae Caritatis, n. 7). Essi perciò devono vivere con realismo il mistero del «Deserto» al quale il loro «Esodo» li ha portati. E' il luogo nel quale, pur nella lotta della tentazione cielo e terra - secondo la tradizione - s'incontrano, nel quale il mondo, terra arida, diventa paradiso... e la stessa umanità raggiunge la sua pienezza» (Venite Seorsum, III, AAS 61/1969/681).

Per questo si può dire che « se i contemplativi sono in certo modo nel cuore del mondo, molto più sono nel cuore della Chiesa » (ib.). L'Ad Gentes ha anzi affermato che la vita contemplativa significa appartenere alla pienezza della presenza della Chiesa, esortando a instaurarla dovunque, particolarmente nelle Missioni (n. 18, 40).

26. Il « mistero apostolico » di tali Istituti

La vita di questi Istituti, «maniera particolare di vivere e di esprimere il mistero pasquale di Cristo, che è una morte per la vita» (Venite Seorsum, I) è uno speciale mistero di grazia che esprime il volto più santo della Chiesa, "comunità orante" che col suo Sposo Gesù Cristo s'immola per amore, per la gloria del Padre e la salvezza del mondo.

La loro vita contemplativa, perciò, è il loro primo e fondamentale apostolato, perché è il loro modo tipico e caratteristico, secondo uno speciale disegno di Dio, di essere Chiesa, di vivere nella Chiesa, di realizzare la comunione con la Chiesa, di compiere una missione nella Chiesa. E' in tale prospettiva, nel pieno rispetto alla funzione apostolica primaria della stessa vita, in virtù della quale devono « soli Deo vacare » (P.C. 7), che, salve le leggi della clausura e le norme stabilite al riguardo, possono - nella fedeltà al proprio spirito e alle tradizioni di ciascuna famiglia - aprirsi ad esperienze di aiuto e di partecipazione per la preghiera e la vita spirituale nei riguardi di chi vive al di fuori (cfr. M.R. 25).

27. - Necessità di un'appropriata formazione

Si insiste sulla necessità di una formazione iniziale e permanente adeguata alla loro vocazione e vita di ricerca contemplativa di Dio « nella solitudine e nel silenzio, nella preghiera continua e nell'intensa penitenza » (P.C. 7), nell'impegno serio di fondare tale formazione su basi bibliche, patristiche, liturgiche, teologiche, spirituali e di preparare formatrici e formatori idonei a tale funzione.

Particolare attenzione meritano le giovani Chiese e i monasteri isolati e sprovvisti di particolari aiuti o mezzi a tale scopo. In collaborazione con la Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e della Sacra Congregazione per le Chiese Orientali, si dovranno studiare modi e mezzi per recare un valido aiuto, nel campo della formazione, a tali monasteri (équipes di formazione, libri, corsi per corrispondenza, nastri, cassette, dischi...).

28. - Stima e delicatezza nei rapporti

I rapporti del Vescovo come pastore, guida e padre con i monasteri contemplativi, rapporti già sottolineati da una Plenaria precedente, domandano che lo studio dei vari aspetti della questione sia continuato, affinché, con l'aiuto della sacra Gerarchia, la presenza e la missione di tali monasteri nelle Chiese particolari costituisca veramente una grazia che rifletta la diversità dei carismi a servizio di tutto il popolo di Dio.

La «Plenaria» è pure del parere che i Vescovi cerchino di promuovere tra i sacerdoti (fin dalla preparazione del Seminario) (cfr. O.T. 19; M.R. 30b) e tra i fedeli la conoscenza e la stima della vita specificamente contemplativa. Questa non rende coloro che vi sono chiamati «stranieri all'umanità... Nella solitudine, nella quale attendono alla preghiera, i contemplativi non dimenticano mai i loro fratelli. Se si sono strappati dal loro frequente contatto, non l'hanno fatto in vista di una comoda tranquillità personale, ma per partecipare più universalmente ai loro lavori, ai loro dolori, alle loro speranze » (Venite Seorsum, III).

29. - La clausura papale

La «Plenaria» esprime la sua stima per i monasteri di monache di «clausura papale». Se la separazione dal mondo appartiene all'essenza della vita contemplativa, tale clausura rappresenta un segno e un mezzo eccellente per realizzare la stessa separazione in conformità con lo spirito dei vari Istituti.

Per cui, la stessa «Plenaria», mentre accoglie l'invito del Concilio Vaticano II al giusto rinnovamento delle norme che tengano conto delle particolari condizioni dei tempi e dei luoghi (cfr. P.C. 16), esorta vivamente i predetti monasteri a conservare fedelmente secondo i vari carismi e le tradizioni dei singoli Istituti, la loro speciale «separazione dal mondo», strumento molto idoneo alla promozione della vita contemplativa.

CONCLUSIONE

30. La dimensione contemplativa è il vero segreto del rinnovamento di ogni vita religiosa; essa rinnova vitalmente la sequela del Cristo perché conduce ad una conoscenza sperimentale di Lui, necessaria per poter renderGli la vera testimonianza di chi L'ha udito, L'ha visto con i propri occhi, L'ha contemplato, L'ha toccato con le proprie mani (cfr. I Giov. 1,1; Fil. 3, 8).

Più il religioso si aprirà alla dimensione contemplativa più si renderà attento alle esigenze del Regno, sviluppando intensamente la sua interiorità teologale, perché osserverà gli eventi con quello sguardo di fede che lo aiuterà a scoprire ovunque l'intenzione divina. Soltanto chi vive questa dimensione contemplativa sa scoprire il disegno salvifico di Dio nella storia e può avere capacità di realizzarlo con efficacia ed equilibrio.

«Le vostre case devono essere soprattutto centri di preghiera, di raccoglimento, di dialogo - personale e soprattutto comunitario - con Colui che è e deve restare il Primo e Principale Interlocutore nell'operoso susseguirsi delle vostre giornate. Se saprete alimentare questo clima di intensa e amorosa comunione con Dio, vi sarà possibile portare avanti, senza tensioni traumatiche o pericolosi sbandamenti, quel rinnovamento della vita e della disciplina, al quale il Concilio Ecumenico Vaticano II vi ha impegnato» (Giovanni Paolo II, 24 novembre 1978).

EDOARDO CARD. PIRONIO,
Pref.

+ AGOSTINO MAYER,
O.S.B. Secr.

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