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GIUBILEO DEI VESCOVI 

OMELIA DEL CARD. TOMKO 
DURANTE LA CELEBRAZIONE MISSIONARIA 
PRESIEDUTA NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

Sabato 7 ottobre 2000

 

Noi successori degli apostoli nel mondo, ci troviamo in notevole numero in questa Basilica, sotto lo sguardo maestoso e misericordioso del Signore, Nostro Kyrios-Pantocrator che ci parla direttamente nel Vangelo della missione. Ci troviamo alla tomba dell'apostolo delle genti, il grande missionario Paolo che ci alloquisce nella prima lettura. Il solenne mandato del Signore e il messaggio di Paolo ci riportano alle stesse radici della missione. Lasciamoci illuminare e guidare da questa Parola di Dio particolarmente significativa in questo anno del Grande Giubileo.

Dire Giubileo vuol dire la missione. Significa l'anniversario di salvezza, 2000 anni dall'incarnazione redentiva, dalla nascita di Colui che "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e si è fatto uomo", come lo recitiamo nella Professione della fede. Egli è nato, morto, ma è anche risorto per cui resta vivo oggi come ieri, la sua incarnazione non è solo un momento storico ma è uno stato permanente in cui egli vive ed opera " ieri, oggi e nei secoli" (Ebr 13, 8). Il suo solenne mandato dato alla Chiesa risuona oggi in questa Basilica, con la stessa forza, urgenza ed attualità come ieri sul Monte degli Ulivi. Ascoltiamolo attentamente.

1. Alla sorgente della missione

La sorgente della missione è Dio uno-trino. Essa sgorga dall'amore fontale Padre il quale invia ("mittit" - manda in missione) il suo Figlio in virtù dello Spirito Santo. Il Figlio, a sua volta, manda in missione, con la potenza dello Spirito, la sua Chiesa per comunicare a tutti i popoli la salvezza e la comunione con la vita trinitaria:  la missione della Chiesa è la continuazione della missione di Gesù Cristo. "Come, il Padre ha mandato (misit) me anch'io mando ("mitto") voi" (Gv 20, 21). La fase esterna della missione di Gesù è a sua volta preceduta e collegata con la vita intima di Dio. In Gesù Cristo è l'amore di Dio che si effonde ad extra riversandosi sugli uomini:  Iddio ha così amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio, perché ogni uomo che crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna " (Gv 3, 16). La missione di Gesù Cristo dal Padre ha quindi la sua continuazione nella Chiesa. È sempre la stessa missione che per l'opera del Figlio e dello Spirito passa come incarico alla Chiesa di Cristo per la salvezza dell'umanità.

2. Il mandato

Per continuare la sua missione sulla terra a beneficio di tutte le nazioni e di tutte le generazioni, Gesù ha convocato in Spirito Santo la comunità dei suoi discepoli, la Chiesa, e prima di salire al Cielo le ha affidato la stessa sua missione. Il solenne mandato è come passaggio del potere e dell'incarico missionario da Gesù Cristo alla Chiesa, da Dio agli uomini. Questo fatto è degno di grande attenzione da parte nostra perché è portatore di un'immensa carica dinamica per l'azione missionaria della Chiesa.

Già il momento scelto per il mandato è importante:  sembrano essere le ultime parole del Signore su questa terra prima dell'ascensione ai cieli. In Matteo il mandato inizia con la solenne premessa:  "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28, 18); il potere è quello proprio del Figlio di Dio, exousía, che si estende su tutto l'universo e comprende anche i cieli. È il Signore, il Kyrios che ci parla con piena autorità. San Paolo userà un altro termine, non meno espressivo, per questo "potere" o "forza":  "dynamis" "potenza della sua Risurrezione". Ed è in forza di questo potere che Gesù manda la sua Chiesa:  "Andate dunque...", quel "dunque" indica chiaramente la continuità ed insieme il fondamento della missione in nome e con l'autorità che proviene ultimamente da Dio e che non dovrebbe essere impedita da nessun potere umano; potremmo parlare del "diritto divino" di evangelizzare.

Segue poi il contenuto concreto del mandato:  "Andate dunque, ammaestrate tutte le nazioni", ammaestrate tutti i popoli, senza eccezioni, senza limiti di tempo o di periodi storici, senza badare ad ostacoli e difficoltà. Andare esprime il dinamismo missionario che spinge fuori, oltre le proprie frontiere, oltre le proprie diocesi. Ammaestrare include essenzialmente l'annuncio, la catechesi e il kerygma.

"Battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" inserendole nel circuito della linfa vitale divina che proviene dalla vita che è Gesù Cristo, innestandole in lui come membra nuove del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Gesù quindi comanda ai suoi discepoli di portare a tutti i popoli i mezzi di salute; di aprire tutti alla comunione della vita divina trinitaria, d'impiantare la comunità dei "discepoli" ("fate discepoli") che è la Chiesa (Corpo mistico), nella quale vengono inseriti, con il Battesimo.

"Insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato":  l'evangelizzazione include necessariamente anche i comandamenti ed in primo luogo il "comandamento nuovo" che è eminentemente missionario:  "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13. 35). La trasformazione dei costumi individuali e sociali, la penetrazione dello spirito e dei valori del Vangelo (giustizia, pace, solidarietà, perdono, libertà, uguaglianza, diritti umani) nella vita sociale è evidentemente inclusa nelle cose comandate dal Signore. La missione rispetta in pieno i veri "valori del Regno" e le esigenze dell'inculturazione.

"Ed io sono con voi fino alla fine dei tempi". Gesù Cristo, morto e risorto, Signore del cosmo, del tempo e della storia, assicura la sua presenza attiva nell'opera missionaria fino alla fine dei secoli. La missione affidatagli dal Padre e da Lui condotta nella potenza dello Spirito durante la sua dimora terrestre viene ora affidata ai suoi discepoli, alla sua Chiesa, rimanendo però sempre opera sua. La Chiesa compie quindi quest'opera non come qualcosa di autonomamente proprio e nemmeno con le sole proprie forze; si tratta ancora, nel segno del mistero dell'Incarnazione, di un'opera divino-umana, a cui l'assistenza divina è promessa ed assicurata.

3. La nostra missione ad gentes

Cari fratelli, Vescovi, successori degli apostoli noi siamo chiamati e oggi ancora richiamati a portare avanti la stessa missione di Gesù Cristo per la salvezza del mondo, "pro mundi vita - per la vita del mondo" (Gv 6, 51) Certo, noi tutti abbiamo i nostri compiti e le nostre Chiese particolari. Ma il Concilio Vaticano II ci ammonisce che "tutti i Vescovi... sono stati consacrati non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo. Il comando di Cristo di predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16, 15) riguarda innanzitutto e immediatamente proprio loro... Suscitando, promovendo e dirigendo l'opera missionaria nella sua diocesi... il Vescovo rende presente e visibile l'ardore missionario del Popolo di Dio, sicché la diocesi tutta si fa missionaria" (AG 38).

La Costituzione dogmatica "Lumen gentium" scende nei particolari quando prescrive:  "Con tutte le forze [i singoli Vescovi] devono fornire non solo gli operai della messe, ma anche aiuti spirituali e materiali" (LG 23). E l'Enciclica "Redemptoris missio" dà una direttiva che non permette limitare l'animazione missionaria ad un ornamento folcloristico o ad una sola giornata:  "Le Chiese inseriscano l'animazione missionaria come elemento cardine della loro pastorale ordinaria nelle parrocchie, nelle associazioni e nei gruppi specie giovanili" (RM 83).

Ogni Vescovo deve essere quindi personalmente impegnato nella missione ad gentes. Come Paolo sulla cui tomba ci troviamo:  "Sapete come non mi sono sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi... , scongiurando giudei e greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù..." (Atti 20, 20-21).

Cari fratelli, se siamo troppo abituati a concentrare la nostra attenzione ai bisogni della nostra diocesi, alla mancanza di preti e di mezzi, ora è il momento di allargare il nostro cuore alla misura del mondo, di rinnovare la grazia della nostra consacrazione episcopale, di impegnarci decisamente nell'opera misteriosa che Gesù Cristo prosegue nel mondo, nel momento in cui entriamo nel Terzo millennio. Due terzi dell'umanità attendono ancora Gesù Cristo perché riveli loro l'amore del Padre.
"La missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa è ancora ben lontana dal suo compimento e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio... "Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo, è per me un dovere:  guai a me se non predicassi il Vangelo (1 Cor 9, 16)"" (RM 1).

Caritas Christi urget nos - è l'amore di Cristo che ci spinge!

Amen.

                     

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