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CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL X ANNIVERSARIO
DELLA VISITA COMPIUTA DA GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DEL CARD. CRESCENZIO SEPE

Bielsko-Biala
Chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù
Sabato, 21 maggio 2005

 

Ecc.mo Mons. Tadeusz,
Ecc.mo Nunzio Apostolico,
Care Eccellenze,
Illustri ospiti,
Carissimi fratelli e sorelle,

"Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". Gesù, il Figlio di Dio venuto sulla terra per fondare il Regno di Dio, prende spunto dalla presenza dei bambini per insegnare agli Apostoli e ai discepoli di ogni tempo, il contenuto reale di questo Regno e la condizione per farne parte: vivere come bambini in umiltà, innocenza, semplicità e fiducia nei nostri rapporti con Dio.

Se, infatti, come Gesù ci ha rivelato, questo Dio è nostro Padre, il nostro atteggiamento non può non essere che quello di un figlio.

Dio è colui che, dopo averci pensati ed amati fin dall'eternità, ci ha donato l'esistenza facendoci nascere in un determinato e luogo, in una particolare nazione, famiglia, contesto culturale, sociale, ecc.

Ma questo Dio, proprio perché Padre, non si è limitato a darci la vita, ma continua ad accompagnarci in tutti i momenti della nostra esistenza e non mancherà di accoglierci tra le sue braccia paterne al termine del nostro pellegrinaggio terreno.

Gesù, il perfetto figlio del Padre, è venuto ad insegnarci ad essere come lui, figli, assomigliandoci a lui - figli nel Figlio, e aprendoci le porte del Regno dei cieli. Perciò, con tutta verità, possiamo pregare: Padre nostro, che sei nei cieli...

Entrare a far parte del regno di Dio significa abbandonarsi alla Sua volontà, riconoscere umilmente la propria e totale dipendenza da Dio, proprio come lo fanno i bambini, che si fidano ciecamente dei propri genitori.

Il cristiano che riesce a far rivivere in sé lo spirito di un bambino, è in grado anche di instaurare con Dio un rapporto fatto di tenerezza, di amore, di fiducia, ed impostare la sua vita in modo da mettervi al centro il Signore, diventando in tutto e per tutto dipendente dalla Sua infinità bontà. L'animo semplice ed innocente di chi si abbandona totalmente nelle mani di Dio viene da lui generosamente ricompensato con un amore infinito.

Questa verità della nostra fede ci aiuta a capire l'immenso ministero pastorale dell'indimenticabile Papa Giovanni Paolo II, recentemente scomparso, figlio eminente di questa terra polacca. Verso questa terra egli nutriva un legame del tutto particolare sin dalla sua infanzia, perché qui si trovano le sue più profonde radici umane e culturali: qui era nato suo padre; qui vivevano i suoi cugini; qui nell'ospedale di Bielsko Biala, ha lavorato suo fratello medico, che poi si ammalò e morì, servendo i malati. La sua gratitudine verso questa città era profonda. In queste parti, infine, fece l'ultima visita pastorale, come Vescovo di Cracovia, prima di partire per il Conclave nel memorabile ottobre del lontano 1978, che lo vide eletto Papa. Assunse il nome di Giovanni Paolo II, indicando in esso il programma del suo Pontificato: essere come Paolo Apostolo missionario per le strade del mondo e portare l'annuncio evangelico a tutti i popoli della terra, e, come l'Apostolo Giovanni, essere maestro nella fede, ammaestrando e battezzando tutti nel nome della Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, come ricorderemo nella festività di domani.

Come una volta Gesù percorreva le strade della Palestina, così Giovanni Paolo II, appena eletto Papa, si mise in cammino attraverso i continenti e le nazioni, senza badare alla stanchezza, alle distanze e a numerose difficoltà, per portare Cristo a tutti i popoli e per aiutare i credenti, e spesso anche i non credenti, ad avvicinarsi al Signore, che è la via, la verità, e la vita, e l'unico salvatore del mondo e dell'umanità. Il dovere di proclamare la salvezza assunse ai suoi occhi la forma di un appello missionario pressante perché, nonostante venti secoli dalla venuta di Cristo, "Il numero di coloro che ignorano Cristo e non fanno parte della Chiesa è in continuo aumento... per questa umanità immensa, amata dal Padre che per essa ha inviato il suo Figlio, è evidente l'urgenza della missione" (RM n.3).

Il Papa era anche consapevole dell'immensa missione e della grande responsabilità evangelizzatrice che aveva ricevuto, come lo testimoniano le sue stesse parole: "Sento il dovere di condividerla in ordine sia all'evangelizzazione che alla missione universale. Mi sento in cammino per le vie del mondo per annunciare il Vangelo, per confermare i fratelli nella fede, per consolare la Chiesa, per incontrare l'uomo. Sono viaggi di fede, sono altrettante occasioni di catechesi itinerante, di annuncio evangelico nel prolungamento, a tutte le latitudini, del Vangelo e del magistero apostolico, dilatato alle odierne sfere planetarie" (RM n. 63; cfr Discorso al S. Collegio, 28 giugno 1980).

Tra tutti i suoi viaggi apostolici, oggi ricordiamo quello che lo portò qui, a Bielsko Biala. Era il 22 maggio del 1995. Da quel festoso vostro incontro sono passati ben dieci anni, ma sono sicuro che nella vostra mente sono sempre vivi i suoi gesti, il suo sguardo che abbracciava tutti, come pure nella vostra mente risuonano ancora, con la stessa intensità, le sue parole, rivolte a voi durante quella breve visita. Permettetemi di ricordarne alcune, che ritengo particolarmente significative ed attuali, e che si ricollegano in qualche modo anche all'odierno Vangelo. Soffermandosi in una breve riflessione sulla presenza di Dio nella vita dell'uomo, disse: "il problema del posto per Dio nella vita dell'uomo e nella vita dell'umana società è sempre attuale e sempre aperto. Ricordiamo bene cosa ha detto Gesù: Ecco io sto alla porta e busso (Ap 3, 20). E l'uomo, gli aprirà, gli troverà posto nella propria vita? L'uomo gli troverà un posto nell'ambito della società, della cultura, dell'economia, ed anche della politica? Ecco, questa è la domanda che ritorna".

Nonostante siano passati dieci anni da quella visita e il mondo sia notevolmente cambiato, queste parole non hanno perso nulla della loro validità ed attualità. La domanda sul posto di Cristo nella vita dell'uomo rimane ugualmente importante nelle società sviluppate, quanto in quelle meno sviluppate. Anzi il contesto socio-economico e culturale spinge ancor più a ricercare la verità su Dio.

È ancora il Papa a confidare il suo grande senso missionario, quando afferma: "Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunciare Cristo a tutti i popoli" (RM n. 3)

Queste parole del Papa mi incoraggiano a fare un appello a tutta la Chiesa in Polonia perché non esiti a condividere con la Chiesa universale tutti i suoi doni spirituali. La Polonia è uno di quei pochi paesi che gode di un gran numero di vocazioni sacerdotali e religiose. La vostra Chiesa è ricca di sacerdoti e religiosi. È una benedizione del Signore! È un dono che avete ricevuto e che dovete partecipare agli altri.

Vi confido, che io, quando ricevo da tutto il mondo le richieste di missionari, guardo con sempre maggiore fiducia proprio alla vostra Chiesa. Raccogliere l'insegnamento del grande Papa Giovanni Paolo, missionario del mondo, significherà inviare sempre più numerosi missionari a continuare la missione, alla quale egli ha dedicato con straordinaria generosità la sua vita e il suo ministero.

Conosco tanti sacerdoti, religiosi e religiose, che stanno donando la loro vita per i fratelli che vivono nei Paesi di missione. Continuate con questa vostra generosità e, se potete, aumentatela. Se per la sua beatificazione, alla quale speriamo che si possa giungere presto, la Chiesa in Polonia potesse raddoppiare il numero di missionari, ciò sarebbe il suo più bell'omaggio a questo Pontefice e alla Chiesa universale. Dio vi benedica. Dio benedica la Polonia. Amen!

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