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INDIRIZZO DI AUGURIO AL SANTO PADRE
DEL DECANO DEL COLLEGIO CARDINALIZIO,
EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER

Lunedì, 22 dicembre 2003

 

Beatissimo Padre!

Alla fine di quest'anno innanzitutto dobbiamo esprimerLe gratitudine. In occasione del Giovedì Santo, il 17 aprile scorso, Lei ci ha fatto il dono prezioso dell'enciclica ,Ecclesia de Eucharistia", insegnandoci così a inserire lo speciale ringraziamento di quest'anno, per i 25 anni del Suo pontificato, nel grande ringraziamento con cui Gesù Cristo consegna sempre di nuovo il mondo al Padre, e così lo trasforma. In questa enciclica, Lei, 40 anni dopo l'approvazione della costituzione conciliare sulla sacra liturgia, ha ripreso l'accordo iniziale del Concilio Vaticano II, sviluppandolo e approfondendolo, per aiutare così tutti noia vivere quest'eredità del Concilio, non di rado fraintesa, in modo più profondo e più puro. Ha sviluppato un tema fondamentale che nel Concilio era presente, ma che, in un mondo così individualistico nel modo di pensare e di vivere, rischiava di andare perduto: il legame indissolubile tra Chiesa e eucaristia. L'eucaristia costruisce la Chiesa, così dice il titolo del secondo capitolo. Ma è vero anche l'inverso: la Chiesa è lo spazio vitale dell'eucaristia. Non si può ricevere l'eucaristia come un nutrimento privato per poi rinchiudersi nel proprio individualismo. Essa ci lega al Signore e in tal modo ci lega gli uni agli altri. È vincolante nel senso che ci rende membra del corpo di Cristo, la cui unità si costituisce nei vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della' comunione (IV, 38).

Ma Lei - come aveva già fatto in „Dono e mistero" - ci ha anche consentito di gettare uno sguardo sulla Sua personale vita eucaristica. Ci ha mostrato ancora una volta che la comunione sacramentale e quella spirituale appartengono inscindibilmente l'una all'altra, e ci ha regalato parole preziose che scaturiscono direttamente dal cuore: Â„È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr. Gv 13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore... Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!" (II, 25).

Con queste parole Lei ha indicato la direzione e il centro delle celebrazioni per i 25 anni del Suo pontificato. Il cuore di esse è stato proprio l'intrattenersi con Cristo, il chinarsi sul suo petto. Abbiamo capito che era proprio da lì che Le venivano, Santo Padre, la forza e la luce per il cammino di questi 25 anni e abbiamo capito che anche noi possiamo rendere il nostro servizio a Cristo nella Sua Chiesa soltanto a partire da questo fulcro. Quei giorni di festa sono stati coronati dal concistoro nel quale abbiamo potuto sperimentare, in modo tangibile e simbolico, per così dire, che alla Chiesa riaccade sempre di ringiovanire. La Chiesa - dicevano i Padri - col passare del tempo non in vecchia, ma ringiovanisce, in quanto essa va incontro al Signore, che

è la fonte della vita. Memorabile è anche lo speciale accento che in quei giorni ha fatto risuonare ben oltre la Chiesa la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta: la fede e l'amore si appartengono l'una all'altro, la contemplazione eucaristica davanti al Signore rende capaci di amore, un amore che non vuole affermarsi ma piuttosto donarsi - in questa santa dei nostri giorni, tutto questo è divenuto visibile a noi cristiani e all'umanità.

Alla fine della Sua enciclica sulla santa eucaristia, Lei ha ripreso il filo della „Lettera apostolica sul rosario" indicandoci Maria come donna eucaristica. Partendo dalla contemplazione della Madre di Dio, Lei ha tradotto il mistero eucaristico nel concreto della nostra esistenza; penso soprattutto alla frase: „C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle Parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il Corpo del Signore" (VI, 55):

Santo Padre, con questa parole che parlano al cuore, ma ancor più con il Suo esempio, Lei, nel corso di quest'anno ci ha indicato la via anche per il futuro. Per questo oggi La ringraziamo. E, mentre Le diciamo: Buon Natale e felice Anno Nuovo, Le chiediamo di benedirci.

 

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