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Card. Victor Manuel Fernández
Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede

Fiducia ed attenzione

Omelia di Sua Em.za Víctor M.  Fernández
nella presa di possesso della Parrocchia “Santi Urbano e Lorenzo”

Roma, 3 dicembre 2023

 

Sono lieto di farvi questa visita soprattutto per pregare per voi, per ciascuno di voi. In questa Eucaristia, desidero offrire al Signore la vita di tutti voi, pregare per ognuno di voi, per la salute del corpo, la pace nel cuore, la speranza per andare avanti, l'armonia famigliare e perché il Signore vi aiuti a raggiungere ciò di cui avete più bisogno in questo momento della vita.

Ma sono venuto anche per condividere con voi la Parola del Signore; perché questa Parola è luce per la nostra vita, ci aiuta a vedere meglio il senso dell'esistenza, perché viviamo, perché continuiamo a vivere.

L'insegnamento della Parola di oggi (Is 63, 16b-17. 19b; 64, 2-7; Mc 13, 33-37) potrebbe essere riassunto in due espressioni: fiducia e attenzione. Queste sono due cose che ci aiutano a vivere in pace, nella gioia, nella fortezza.

Fiducia

Prima di tutto la fiducia, perché la Parola di Dio ci invita a dire: "Tu, Signore, sei nostro Padre". Pronunciamo con tenerezza queste parole: "Tu, Signore, sei nostro Padre". E poi continua: "Noi siamo l'argilla e tu sei il nostro vasaio". Quando queste parole vengono pronunciate con il cuore, significa che ci lasciamo plasmare dal Signore, che ci lasciamo condurre da Lui, che ci lasciamo trasformare dalla sua grazia.

Ci sono persone che non si lasciano trasformare, e dicono: "Io sono così, sto bene così, che bisogno ho di cambiare qualcosa?". Altri dicono: "Non commetto peccati gravi, non sono vizioso come gli altri, cosa devo cambiare?". Queste persone non sono argilla, sono pietre dure che non saranno nemmeno toccate dallo Spirito Santo. E poi muoiono pur essendo vivi, perché non crescono e non migliorano più, ancor meno offrono qualcosa di nuovo al Signore.

Gli orientali, soprattutto i buddisti, ci invitano ad essere come l'acqua, perché essa si adatta a qualsiasi contenitore, si lascia andare, e se entra in un bicchiere prende la forma di un bicchiere, se entra in una bottiglia prende la forma di una bottiglia, è flessibile, è adattabile. Lao Tse ha detto che dobbiamo essere come i rami flessibili degli alberi. Perché aveva notato che quando cadeva la neve, i rami duri si spaccavano, ma i rami flessibili resistevano. È un atteggiamento del cuore che si scioglie un po’, che si allenta, che cessa di resistere.

Ma la Parola di Dio ci propone qualcosa di più personale: guardare negli occhi Dio nostro Padre, stabilire un rapporto personale con Lui e dirgli: "Tu sei mio Padre".

E poi offrirsi a Lui come un pugno di argilla pronto a lasciarsi modellare: "Modellami tu Signore, come vuoi. Confido nel tuo amore, tu sai cosa è meglio per me, fa di me quello che vuoi". Così hanno vissuto San Francesco d'Assisi e tutti i santi, con tenerezza e fiducia. Perché hanno perso la paura dello sguardo del Signore. Al contrario, gli dicono, come ci mostra il Salmo di oggi: "Voltati Signore, guardaci" (Sal 80, 15). Guardaci Signore, non abbiamo paura del tuo sguardo. Guardaci e illumina la nostra vita, guardaci e amaci, guardaci e trasformaci.

Papa Francesco ci sprona in merito alla fiducia del cuore che non confida solo nelle proprie forze, che riconosce di aver bisogno di Dio, che cerca il suo sguardo paterno e che riesce così ad uscire dalle anguste misure di questo mondo chiuso nei suoi limiti. E ci ricorda alcune belle parole di santa Teresina di Lisieux quando dice che al di là di questa fiducia “non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore”, l’amore che tutto dona. Dice il Papa che “con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita […] L’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti”. Per santa Teresina “Il peccato del mondo è immenso, ma non è infinito. Invece, l’amore misericordioso del Redentore, questo sì, è infinito”.

Niente di tutto questo significa che siamo inattivi. Ed è per questo che nel Vangelo compare la seconda parola: "attenzione" o "vigilanza". State attenti, ci dice il Signore.

Attenzione

Quante volte passiamo la vita dormendo, sopravvivendo, e gli anni trascorrono senza sapere per cosa viviamo, senza assaporare la vita, senza viverla fino in fondo. Il Signore ci offre sempre una vita più bella, più felice, più piena, ma noi avvolte siamo come addormentati, non stiamo attenti. Non prestiamo più attenzione al Suo amore, alla Sua voce, alla Sua chiamata. Ecco perché non viviamo nel presente.

Per questa stessa ragione abbiamo smesso di crescere. Perché per crescere bisogna vivere al meglio ogni momento, con anima e cuore. Se vuoi crescere, allora anzitutto vivi.

Molte volte le nostre anime sono ammalate da una tentazione chiamata “idealismo”. L'idealismo è esigere che tutto sia perfetto per essere felici. Ma questo non esiste. Quell'essere umano che è tuo amico, ti ama più che può, ma non chiedergli di essere perfetto. Il suo affetto è vero, anche se imperfetto.

C'è chi dice: "Se vivessi in un'altra città sarebbe diverso, ma qui dove sono io non c'è niente da fare, nessuno è sincero, sono tutti falsi". E poi con quella scusa non vogliamo nessuno, finiamo per intorpidirci, come se fossimo rinchiusi in un mondo egoista.

Il Signore ci dice: No, svegliati, meglio stai attento. Guarda che in mezzo alla miseria e alle tenebre ci sono tante piccole cose che sono buone, che sono vere. Possono essere imperfette, non sono il paradiso, ma sono reali. Svegliati. Vivi.

Una comunità fiduciosa e attenta

L'Avvento che stiamo iniziando è un tempo di cambiamento, ma perché ciò avvenga davvero, chiediamo al Signore un cuore fiducioso e attento.

Che questa comunità lo chieda, perché solo così potrà crescere, rinnovarsi, vivere ciò che Papa Francesco ci propone, cioè: essere una comunità viva, sempre in crescita, sempre aperta e in uscita. Non una comunità che si accontenta di poco, intorpidita, chiusa in se stessa.

Facciamo un momento di silenzio, così chiediamo allo Spirito Santo di toccare i nostri cuori in questo Avvento, per arrivare al Natale con un cuore fiducioso e attento: lì veramente potrà nascere Gesù.