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Luis F. Card. Ladaria, S.I.
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

MISERICORDIA: L’AMORE DI DIO CHE RICREA LA VITA
PRESENTAZIONE DELLA COLLANA:
LA TEOLOGIA DI PAPA FRANCESCO

Sala Marconi – Palazzo Pio, Roma
Lunedì, 12 marzo 2018

 

Quando il Papa S. Giovanni Paolo II scrisse la sua Lettera enciclica su Dio Padre, nell’ambito della sua trilogia trinitaria (insieme a Redemptor hominis e Dominum et Vivificantem), le diede come titolo Dives in misericordia, “ricco in misericordia”, titolo tratto dalla lettera di Paolo agli Efesini (2,4). Anche Papa Francesco, nella sua Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, dal titolo Misericordiae Vultus, ha citato all’inizio del testo questa stessa frase: si tratta della prima citazione biblica che troviamo nel documento.

Vale la pena soffermarci sul contesto della frase per inquadrarla e renderci conto della ricchezza di temi che con essa si collegano: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati…» (Ef 2,4-5). È sembrato indubbiamente al Papa Giovanni Paolo, e anche al Papa Francesco che lo ha seguito, che proprio l’abbondanza della misericordia sia la caratteristica più propria, più specifica di Dio, specialmente di Dio Padre: quella che meglio spiega, per quanto riguarda noi, la “definizione” di Dio come “amore” che troviamo nella prima lettera di Giovanni (cfr. 1 Gv 4,8.16).

Riflettiamo in primo luogo sulla parola “misericordia”. La pietà, la compassione, tocca il cuore di Dio, ha a che fare con ciò che c’è di più profondo nel suo essere. Nell’antropologia biblica, il cuore è la sede dei pensieri e dei sentimenti dell’uomo. È quella dimensione umana così profonda che soltanto Dio può penetrare e conoscere. È un luogo aperto solo al suo sguardo: «l’uomo vede le apparenze, il Signore vede il cuore» (1 Sam 16,7); Dio è colui che «pesa i cuori» (Prov.24,12). Dal cuore viene la lode al Signore, «esulterà il mio cuore nella tua salvezza» (Sal 13,6). La gioia dell’uomo si “localizza” nel suo cuore (Sal 104,15), i desideri profondi dell’uomo si trovano nel suo cuore, e il Signore li esaudisce: «hai esaudito il desiderio del suo cuore» (Sal 21,3; cfr. Prov 13,12.).

Questo centro dei pensieri e dei sentimenti, dal quale provengono le decisioni umane, può essere trasformato e purificato solo da Dio stesso: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 51,12) è la preghiera del salmista. Dio stesso, d’altra parte, promette: «Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne» (Ez 11,19; cfr. 36,26). Queste osservazioni antropologiche ci parlano anche di Dio proprio perché secondo l’Antico Testamento Dio ha anche un cuore, ha anche disegni e progetti di pace e di salvezza, ai quali l’uomo si deve adeguare: «Il disegno del Signore sussiste per sempre, in progetti del suo cuore per tutte le generazioni» (Sal 33,11). Dio cerca uomini che abbiano sentimenti corrispondenti al suo cuore: «Il Signore si è scelto un uomo secondo il suo cuore [Davide] e gli comanderà di essere capo del suo popolo» (1 Sam 13,14). Il cuore di Dio ci apre il senso della misericordia: nel profondo del suo cuore trovano posto la compassione, la bontà, la disponibilità al perdono. Sono atteggiamenti che scaturiscono dal profondo del suo essere, dal suo essere che è “amore”.

«Il grande amore con il quale [Dio] ci ha amato» (Ef 2,4). La reduplicazione, di sapore ebraico, che troviamo in questo testo, esprime con forza la profondità dell’amore di Dio per noi. Abbiamo fatto già un breve riferimento alla “definizione” di Dio come “amore”, che si trova nella prima lettera di Giovanni (4,8.16). Dio non soltanto ama, non soltanto mostra amore, non soltanto ha o pratica l’amore, Egli è amore. Nel Nuovo Testamento si è potuti arrivare a questa costatazione così profonda a partire dall’amore che il Padre ci ha mostrato in Gesù: «Egli ci ha amati per primo» (1 Gv 5,19). Papa Francesco lo ricorda spesso: Dios nos primerea…“il suo amore ci precede sempre” (Lett. ap. Misericordia et misera, n. 5). È l’azione preveniente di Dio nei nostri confronti, è il “Dio per noi” che, amandoci, ci svela il mistero di Dio in sé stesso.

La tradizione della Chiesa riflette sulla parola di Dio e, con la luce dello Spirito Santo, penetra il suo senso più intimo e scopre che il Dio-Amore è il Dio uno e trino, Padre, Figlio, Spirito Santo: tre persone nell’unità di quell’essenza che è l’Amore. Perciò il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che Dio, nella sua vita intima, è “eternamente scambio di amore”: Ipse aeterne est amoris commercium (CCC 221). Ecco da dove viene l’amore col quale Dio ci ama. Anche se dobbiamo sempre distinguere accuratamente ciò che è Dio in sé stesso e la sua libera comunicazione verso l’esterno, dobbiamo tener presente che c’è una profonda corrispondenza fra ciò che egli è e ciò che egli fa. Egli ci ama perché è l’Amore. E questo amore, riversato su di noi uomini, prende la forma della misericordia. Certo, l’amore che esiste fra le tre Persone divine non può avere questa caratteristica. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno la pienezza e la perfezione della divinità, da cui deriva che non possiamo introdurre nello scambio di amore, che eternamente esiste fra di loro, la nozione della misericordia. Ma questo amore intratrinitario è totale, senza riserve, ed è alla radice dell’amore totale che Dio Padre ci mostra nell’inviare a noi suo Figlio. Un amore che lo stesso Figlio manifesta, donandosi per noi nello Spirito Santo (cfr. Eb 9,14).

«Da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo» (Ef 2,5). Troviamo qui l’ultima ragione per cui l’amore di Dio si manifesta nei nostri confronti come misericordia, al punto che la misericordia è diventata uno dei suoi grandi attributi, anzi, dal nostro punto di vista, il più eccellente. Occorre riconoscere che, nei discorsi teologici su Dio, la sua misericordia infinita non trova sempre il posto che le spetterebbe. L’amore misericordioso di Dio si esercita nei confronti dei peccatori, di coloro che a causa della disobbedienza si sono allontanati dall’amicizia con Dio, un’amicizia che Egli ci ha offerto fin del primo istante della creazione. Tutta l’umanità è sotto il segno di Adamo, allo stesso tempo primo uomo e primo peccatore, «tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3,23); «A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato…» (Rm 5,12). La misericordia divina viene incontro a una umanità peccatrice alla quale Dio offre il suo perdono e la sua grazia. Siamo così liberati dal peccato e della morte.

«Ci ha fatto rivivere con Cristo» (Ef 2,5). La misericordia divina ha un effetto concreto in noi: ci ridona la vita, ci ricrea. Il peccatore, privato della vita di Dio, è morto. Il peccato porta alla morte, sia temporale che eterna. Cristo, con la sua obbedienza, ha aperto il cammino di quella giustificazione che ci ricrea: «Come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19). La misericordia di Dio ci ha dato la vita, ci ha fatto rivivere, perché ci ha restituito la vita di Dio.

È una vera e propria ri-creazione, come osserva anche Papa Francesco, nella sua Lettera apostolica Misericordia et misera, pubblicata al termine del Giubileo straordinario della Misericordia: “la misericordia…trasforma la vita. È un’autentica nuova creazione che realizza un cuore nuovo, capace di amare in modo pieno, e purifica gli occhi perché riconoscano le necessità più nascoste” (n. 16). La misericordia divina opera dunque in noi questo risultato particolare: ci fa vivere in Dio già adesso, perché gli effetti della risurrezione di Cristo, fin da ora, sono reali. Con la risurrezione di tutti i chiamati alla vita eterna, quegli effetti raggiungeranno la pienezza. Ma fin da ora ci cambiano e fanno sentire il loro benefico influsso su di noi. Dio ci prende così come siamo, ma non ci lascia così come siamo. Egli attira a Sé la nostra vita, ci fa uscire dalla solitudine e dall’egoismo in cui ci confina il peccato, ci mette in cammino e ci trasforma, ci cambia in meglio.

«Per grazia siete salvati» (Ef 2,5). Due elementi dobbiamo sottolineare nel commento a questo breve inciso: in primo luogo, la misericordia divina è gratuita, non è un merito nostro. Dio effonde su di noi la sua grazia, cioè, il suo favore, gratuitamente. Questo è il senso della parola grazia. In secondo luogo, la grazia, l’amore gratuito di Dio, ha in un certo senso un nome proprio, è essenzialmente legata a Cristo: «È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tit 2,11); «[Dio] ci ha chiamati e ci ha salvati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù» (2 Tim 1,9-10); «dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1,16). In Cristo, l’Amato del Padre, noi siamo stati “gratificati” (Ef 1,6): Egli riversa su di noi l’amore intratrinitario nel modo più radicale, nella forma della misericordia.

Perché la misericordia è l’aspetto più radicale della manifestazione dell’amore di Dio? Perché l’amore misericordioso non si rivolge soltanto a chi lo merita, ma a anche a chi, a causa del peccato, se ne era reso positivamente indegno. È qui che si manifesta nel massimo grado la profondità del dono di Dio, che altrimenti non saremmo in grado di cogliere. Diciamolo con le parole di Paolo: «Quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito, Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,6-8). Gesù è morto per i peccatori. Questa è la massima manifestazione dell’amore del Padre e dello stesso Gesù. L’amore di Dio mostra la sua profondità in quanto è misericordioso, è amore per i peccatori. La liturgia ci dice addirittura che Dio manifesta il suo potere soprattutto nell’amore e nella misericordia (Domenica XXVI del T.O., cit. da Papa Francesco, Misericordiae Vultus 6).

È un paradosso, ma non una contraddizione: grazie al peccato, che Dio odia e che non vuole, abbiamo conosciuto fino a che punto Egli ci ama. Eliminare questo aspetto di misericordia e riconciliazione dell’opera salvifica di Cristo sarebbe una gravissima mutilazione. Senza l’abbondanza del nostro peccato non potremmo pensare alla “sovrabbondanza” della sua grazia (cfr. Rm 5,20). Solo consapevoli del pondus peccati, di cui parlava Sant’Anselmo (Cur Deus homo, I, 21), possiamo conoscere il “peso” ancora più grande del suo dono di grazia.            

Anche il titolo della bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia è assai significativo a questo riguardo: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre” (n. 1). Molte sono le manifestazioni della misericordia di Dio nella vita di Cristo. La bontà di Dio si fa carne in Gesù. Gesù sente compassione per le folle che lo seguono e che sono come pecore senza pastore (cfr Mc 6,34; 8,2 par). Egli, perdonando i peccati, usa un potere che è proprio solo di Dio, e che Lui possiede in quanto Figlio di Dio. Gesù ci mostra la misericordia del Padre nell’obbedienza totale ai suoi disegni salvifici: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato […] Allora ho detto: “Ecco io vengo […] per fare o Dio la tua volontà”» (Eb 10,5-7; cfr Sal 40,7-9). Nell’oblazione del suo corpo per noi Gesù si mostra come il sommo sacerdote misericordioso, in tutto simile ai sui fratelli: «doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo» (Eb 2,12.17; cfr. 4,15). Nella sua passione e nella sua morte, vissute per noi, Gesù si rivela come il sacerdote misericordioso che ama sino alla fine e, così, rivela l’amore del Padre per noi.

Proprio nel costato trafitto di Gesù (cfr. Gv 19,34-37), dal quale proviene la Chiesa, la pietà e la fede dei cristiani scoprono l’espressione di quella misericordia che si nascondeva nel suo intimo e che, adesso, il suo cuore aperto ci rivela. «Patet arcanum cordis per foramina corporis» «si rivela il segreto del cuore mediante le ferite (lett. i “buchi”) del corpo», diceva san Bernardo, e continua, «si rivela quel grande mistero della pietà, si rivelano “le viscere misericordiose del nostro Dio nelle quali ci ha visitato il sole dall’alto” (Lc 1,78» (Serm. In Cantica Canticorum 61,4-5). La misericordia divina risplende nella croce del Signore. Sulla croce, Gesù manifesta la misericordia del Padre e la invoca per coloro che gli danno morte: «Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno» (Lc 23,34). Il volto della misericordia risplende in Gesù crocifisso, che tutto attrae verso di sé (cfr. Gv 12,32) e al quale tutti dobbiamo guardare (cfr. Gv 19,37) per conoscere l’amore del Padre. 

La misericordia di Dio non è dunque un semplice sentimento di condiscendenza che approva tutto, che rinuncia a distinguere fra il bene e il male, che non tiene conto della giustizia e dimentica il dovere della correzione: «Dio [ci corregge] per il nostro bene, per farci partecipi della sua santità» (Eb 12,10). Il Signore ammonisce di correggere il fratello che sbaglia (cfr. Mt 18,15-17). Correggere richiama il latino cum-regere, che significa sostenerci reciprocamente, camminare insieme lasciandoci guidare da Dio, aprendoci al suo Amore che è “misericordia”.

Un cuore aperto, quello di Dio, che apre a sua volta i nostri cuori, li spalanca al bene e al perdono, li dilata e ci cambia dal di dentro. Pur conoscendo la nostra fragilità, Egli non si stanca di chiamarci a Sé. Ci invita a cambiare, camminando con Lui: “cammina e, d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Come ci ricorda Papa Francesco, lo sguardo amoroso di Dio ”cambia la vita “ (Lett. ap. Misericordia et misera, n. 4). La sua misericordia è un amore che ci mette in cammino e ci rende grati, ci ricrea e, se cadiamo, ci rialza sempre.