TERZA CONGREGAZIONE DEL SINODO DEI VESCOVI Riassunto dell’intervento del
Tutti noi viviamo in un mondo che quotidianamente si nutre di “novità”. Le mille novità ci interpellano su cosa sia davvero la novità. Il mondo di oggi, frastornato da mille cambiamenti, è infatti privo di novità perché prigioniero di un pensiero debole, ed è sempre alla ricerca di emozioni perché ingombrato da mille cose che non lo soddisfano veramente. Si pone pertanto la grande domanda: dove sta davvero la novità? Al riguardo, risuonano sempre attuali le parole di sant’Ireneo di Lione: Cristo “ha portato ogni novità, portando se stesso” (Adversus haereses, IV, 34, 1). In Lui è concentrata ogni novità. La nuova evangelizzazione richiede di superare certi dibattiti intra-ecclesiali in cui, da tanti anni, si ripropongono sempre gli stessi temi, e di riproporre invece la fede cristiana nella sua pienezza e perenne novità. In questa pienezza e novità trova consistenza e forza di comunione la collegialità tra i Vescovi, la quale non può però divenire pretesto per un’autonomia mal intesa. Il Concilio Vaticano II insegna che il Signore, “affinché lo stesso episcopato fosse uno e indiviso prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità di fede e di comunione” (LG 18). La nuova evangelizzazione esige di attingere a questa comunione ed avrà efficacia solo se fondata sull'unità dei Vescovi con il Successore di Pietro e tra loro. Questa unità è la pietra angolare su cui il Signore edifica la sua Chiesa. Nello stare di nuovo davanti a Cristo, noi attingiamo a quella novità di vita, che è in grado di cambiarci nel profondo. Si tratta, infatti, di rinnovare la fede nei nostri cuori, di “risvegliare la Chiesa nelle anime” (R. Guardini). Solo se rinnovati, saremo nuovi evangelizzatori. Da Cristo risorto nasce la Chiesa come sacramento della sua presenza e dell’unità con Dio e fra gli uomini (cf. LG 1). Da lui proviene la fede della Chiesa: una fede sempre nuova benché si nutra, in ogni tempo, dei medesimi doni. Radicati in Cristo e nella Chiesa, ci appoggiamo alla fede di Pietro, attorno a cui troviamo quella solida unità che non viene da noi e che non viene mai meno (cf. UR 4). A questa unità tutti noi apparteniamo. Questa unità vogliamo servire “perché il mondo creda” (Gv 17, 21).
(L’Osservatore Romano, 11 ottobre 2012, pp. 8-9).
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