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Commissione Teologica Internazionale

Omelia per la Santa Messa nell’Anno della Fede
durante il pellegrinaggio della Commissione Teologica Internazionale
alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore
il giovedì 6 dicembre 2012

Liturgia della Parola: Prb 8,22-31, Slm 39, Lc 1,26-38

+ Gerhard Ludwig Müller
Presidente

 

Cari Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle,

ci ha radunati la Parola di Dio fattasi carne, il Logos che ha preso casa nel grembo della Beata Vergine Maria. Egli in questo tempo si fa attendere dalla Chiesa e da ciascuno di noi in vigilante attesa, che è tutta permeata dalla presenza di Maria, la donna dell’Avvento, irradiata poi dal mistero dell’Immacolata Concezione che meditiamo in questi giorni della novena che precede la festa.

1. In Lei contempliamo oggi “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). È bene nell’Anno della fede tornare con rinnovato vigore spirituale e teologico a questa principale affermazione mariana della Sacra Scrittura. La fede della Vergine diventa, sin da primi passi del Vangelo, modello del pellegrinaggio nella fede, come la descriverà il Concilio Vaticano II. Lei è tipo dell’incontro umano con Dio. Nel dialogo tra Dio e l’uomo nella scienza dell’annunciazione tocchiamo con mano la pienezza dei tempi, che porta a compimento l’antica alleanza e si apre la prospettiva escatologica dell’avvento definitivo di Dio. Nella fede la donna di Nazaret accoglie la nuova presenza di Dio, che nel sconvolgente realismo dell’incarnazione del Verbo interroga ogni uomo. Lei è beata, perché ha creduto nell’adempimento della parola del Signore (Lc 1,45). Sulla stessa scia beati diventanti tutti coloro che ascoltano la Parola e accolgono con fede (Lc 11,28). Non è una fede passiva, che accetta in modo immobile quanto da Dio proposto, quasi in una logica di obbligo che renderebbe schiavi. Ma è la fede che, nel dialogo con Dio, diventa collaboratrice e coprotagonista della salvezza, si fa la concretezza della storia, si incarna tangibilmente nel mondo, che in fondo, coscientemente o meno, attende la stessa salvezza. Maria in questo cammino ecclesiale, in cui abbiamo la grazia di essere partecipi e coprotagonisti, è la difesa e sostegno della nostra fede (cfr Messe della B.V.M., formulario 39). Infatti, se l’Annuciazione ci fa comprendere Maria alla luce dell’evento di Cristo e nell’ambito dell’azione dello Spirito di Dio, in realtà ci fa anche intravvedere l’inizio stesso della storia della Chiesa primitiva, in cui la Chiesa ad aeterno “prende piede”, per così dire, concretamente in mezzo agli uomini per portare la missione della salvezza all’umanità, finché Egli verrà.

Si può dire che le verità che riguardano la persona e la missione di Maria nella storia della salvezza vanno riportare tutte a questa memoria lucana dell’Annunciazione, al mistero di “Colei che ha creduto”. Per i Padri e teologi antichi questo è un principio inscindibile di ogni sana mariologia: il primato della fede. Per Agostino non c’è dubbio che “beatior est Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi – Maria è più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo” (De sancta virginitate, 3, 3), perciò dobbiamo dire che Maria è Vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede che non era alterata da nessun dubbio (Lumen gentium, 63, CCC, 507) e del suo totale abbandono alla volontà di Dio (1 Cor 7,34-35). Per la sua fede poi ella diviene la Madre dell’Autore della vita e Salvatore dell’uomo. A partire da questa fede Maria Vergine e Madre diviene la figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa. Oggi con un rinnovato vigore è l’insegnamento del Santo Padre Benedetto XVI a riproporre ai cristiani il volto credente della Madre.

2. In questa nostra comunità teologica vogliamo rilevare oggi un solo aspetto particolare di tale cammino credente della Vergine. Nella luce della fede Lei è la creatura sapiente abbandonata alla mani di Dio. Il dono della fede introduce alla vera sapienza del Mistero. Come stella sul nostro cammino (cfr Lettera enciclica Spe salvi, 49-50), Ella può risplendere la luce della Sapienza eterna del Verbo, che ha riecheggiato nella prima lettura. Maria, che rispecchia la Sapienza del Figlio, è dunque invocata dalla secolare preghiera della Chiesa quale Sede della Sapienza. Tale invocazione in modo particolare interpella ed obbliga nel cuore ogni teologo. Gli uomini e donne della scienza teologica non potrebbero corrispondere pienamente all’oggetto della propria scienza, se trascurassero il suo aspetto sapienziale. La sapienza nella scienza teologica ci fa comprendere per il meglio che il mistero studiato – Deus-Trinitas, Dio di Gesù Cristo –, non è semplicemente un oggetto affidato alle nostre menti, ma è il vero Soggetto del nostro pensare. Cristo è il vero Teologo delle antiche Scritture, noi assieme a Maria siamo tutti discepoli del Verbo.

La nostra Commissione nell’ultimo documento ha voluto concludere la propria riflessione sulla Teologia oggi aprendo proprio questa prospettiva sapienziale. Non trascurando mai la competenza e professionalità scientifica dell’impegno teologico, questa va compresa nell’ampio orizzonte della sapienza, che nel tesero della fede è stata affidata alla Chiesa, così come nell’Annunciazione fu affidato al grembo di Maria il Cristo, “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1,18-25), venuta nel mondo per sacrificarsi per noi, e sacrificarsi fino alla Croce.

Ora, se beato Giovanni Paolo II intravedeva una profonda consonanza tra la vocazione della Beata Vergine e quella della genuina filosofia, ricordando come anticamente Lei fu chiamata “la mensa intellettuale della fede” e l’immagine coerente della vera filosofia, perché nell’assenso dato all’annuncio di Gabriele, nulla perse della sua vera umanità e libertà, ma le fortificava (cfr Lettera enciclica Fides et ratio, 108). Molto di più ancora, si deve tenere presente il profondo rapporto di Maria con il modo di pensare teologico. Chi tra gli uomini ha conosciuto meglio di Lei il Figlio di Dio? Chi tra le creature ha avuto migliore dimestichezza con il Soggetto e oggetto della nostra scienza. La Vergine sapiente, nel suo atteggiamento di fede, ci insegna la fedeltà e la prudenza, lo zelo e la pietà, come la vera libertà dei cultori delle scienze teologiche.

3. A Lei, pellegrina nella fede e Madre della Chiesa, affidiamo oggi la nostra Commissione Teologica Internazionale, ma idealmente Le affidiamo tutta la comunità teologica nella Chiesa: affinché i teologi e le teologhe con il loro prezioso e indispensabile lavoro, seguendo il modello dell’immacolata “Esperta” di Cristo, possano costituire la ricchezza del quotidiano cammino ecclesiale nell’intelligenza della fede. Amen.

    

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