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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

VISITA IN LIBANO
DELL'EM.MO CARD. LEONARDO SANDRI,
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

23-30 novembre 2008

 

L’appello di pace per l’Oriente che i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Cattolici nel recente Sinodo dei Vescovi hanno posto nelle mani del Santo Padre Benedetto XVI, ha trovato una eco speciale nel viaggio in Libano del Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

Lunedì 24 novembre 2008, aprendo al Patriarcato maronita di Bkerkè l’annuale assemblea dei Patriarchi, il Porporato si è così espresso: “In questa parte del mondo segnata da tante tribolazioni per l’assenza di pace duratura, mi permetto di esortarvi perché il vostro appello non resti lettera morta, ma al contrario trovi diffusione nell’intero Popolo di Dio. Che una supplica sempre più convinta salga al Signore per l’intercessione della Regina della Pace ed essa susciti in tutti pensieri, parole e opere di pace”. Il Card. Sandri ha precisato che l’appello potrà trovare accoglienza se sarà accompagnato da gesti di riconciliazione in seno alla comunità cattolica. L’armonia e la concordia interne alle Chiese cristiane potranno dare impulso alla corresponsabilità di tutte le religioni nella pacificazione del mondo: “Quante sofferenze sarebbero state risparmiate se le religioni non avessero tardato a riconoscere la responsabilità dei loro membri nei confronti della pace, dell’amore del prossimo, della non-violenza, della riconciliazione e del perdono, e anziché contribuire talora a suscitare conflitti avessero sempre aiutato prontamente a risolverli conducendo un’opera di pace radicata in profonde convinzioni spirituali!”. Da tale constatazione nasce la convinzione che “non ci sarà pace tra i popoli della terra senza la pace tra le religioni, e non ci sarà pace tra le religioni senza la pace tra le Chiese cristiane. La pace non soffre se è condivisa; proprio quando è partecipata diventa più efficace e sicura”. Il Prefetto ha poi indicato ai Pastori orientali tre preoccupazioni, che incidono fortemente sul vissuto ecclesiale: “l’emigrazione cristiana, con tutte le conseguenze ad intra e ad extra; la denatalità e i gravi problemi che affliggono le famiglie; la trasmissione della fede alle giovani generazioni e per conseguenza il rinnovamento della pastorale giovanile e vocazionale”. Sono urgenze da affrontare con serietà per consentire all’Oriente cattolico di continuare a trasmettere l’indispensabile carisma delle proprie tradizioni spirituali alla Chiesa universale.

All’incontro erano presenti i Patriarchi Card. Nasrallah Buotros Sfeir di Antiochia dei Maroniti, Presidente dell’Assemblea, Antonios Naguib di Alessandria dei Copti, Gregorios III Laham di Antiochia dei Greco-Melchiti, Nerses Bedros XIX Tarmouni di Cilicia degli Armeni, Fouad Twal di Gerusalemme dei Latini col Patriarca emerito Michel Sabbah, il Rappresentante del Patriarcato Caldeo e Siro, e il Nunzio Apostolico, Mons. Luigi Gatti. Numerosi i vescovi, i sacerdoti e i religiosi di ogni rito orientale.

Martedì 25 novembre, il Card. Sandri ha presieduto una Celebrazione Ecumenica nella Basilica di San Paolo ad Harissa alla presenza degli stessi Patriarchi e dei delegati delle Chiese e comunità ecclesiali cristiane. L’iniziativa, inserita nel percorso dell’Anno Paolino e animata dai cori di diverse confessioni e tradizioni liturgiche, ha consentito una corale preghiera per la pace in Libano, in Terra Santa e in tutto l’Oriente. Rivolgendosi alla folta assemblea, il Cardinale ha espresso la “profonda considerazione” del Papa per i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre Chiese e comunità cristiane, auspicando che il Libano “unico per la sua varietà spirituale, culturale e storica, sia unico anche per l’armonia ed unità tra le sue componenti religiose e civili”. Riferendosi a Paolo di Tarso, ne ha elogiato il “cuore ecumenico” e la “passione per l’unità e per la pace che, insieme a Pietro, ha attinto al Cuore del Salvatore, Gesù Cristo”. Ha esortato allo scambio della “fraterna pace in Cristo” per riscoprire sulle orme apostoliche la perenne missione ecclesiale: “vivere di Cristo, nostra unità e nostra pace, e a tutti portare questo dono per fare dell’intera umanità l’unica famiglia dei figli di Dio”.

Giovedì 27 novembre, incontrando oltre duecento studenti della facoltà di Teologia dell’Università di Kaslik, ha incoraggiato tutti i giovani del Libano, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, alla responsabilità per la riconciliazione e la prosperità del Paese: “Sono certo che conoscete quanto Benedetto XVI promuova il dialogo tra fede e cultura e come ami comunicare con i giovani dediti agli studi universitari. Il futuro del Libano dipende dalla riuscita personale di ciascuno di voi. Siete voi giovani la parte migliore del vostro Paese, la sua promessa e la sua speranza. La Chiesa e il mondo hanno bisogno del Libano che siete voi, e di quel mosaico di coesistenza culturale e multireligiosa che in voi deve trovare piena espressione”. Li ha ringraziati per quanto la Chiesa cattolica e l’Oriente cristiano riceveranno dalla loro dedizione e ha messo nelle loro mani l’appello di pace pronunciato dai loro pastori: “Esso rischia di rimanere parola vuota se i giovani non lo accoglieranno per primi. Voi siete la via di cui ha bisogno la pace oggi e domani. Per costruire la pace non possiamo dare il superfluo: essa attende il meglio di noi stessi. La vostra giovinezza deve nutrire la pace e consentirle di svilupparsi nel mondo intero”. Ai docenti ha ricordato che la cultura è privilegiato veicolo di pace quando si pone al servizio della verità e che l’educazione alla pace è compito ecclesiale e dovere inderogabile della teologia, avendoci assicurato l’apostolo Paolo che “Cristo è la nostra pace”.

Di rilievo i contatti col mondo ecumenico, in particolare la visita al Catholicos Armeno Apostolico Aram I, appena rientrato dalla visita a Papa Benedetto XVI, e al Metropolita Greco-Ortodosso di Beirut, come pure con i Capi Sciiti, Sunniti e Drusi, a conferma della considerazione recentemente espressa dal Papa per il Libano al nuovo Ambasciatore: “Paese di numerose confessioni religiose che hanno saputo mostrarsi capaci di vivere insieme nella fraternità e nella collaborazione”.

Il Card. Sandri ha reso visita anche al Presidente della Repubblica Michel Suleiman ed ai Presidenti dell’Assemblea Nazionale Nabih Berry e del Consiglio dei Ministri Fouad Siniora, sempre accolto con attestazioni di profondo rispetto e gratitudine per la sollecitudine del Santo Padre nei confronti del Libano. Alle alte Cariche dello Stato il Cardinale ha formulato l’auspicio che la comunità internazionale protegga e valorizzi la Nazione Libanese, evitando – secondo le parole dello stesso Pontefice - di renderla terreno di scontro e consentendo piuttosto che sia un laboratorio per risolvere i conflitti perduranti nella regione.

La permanenza del Prefetto in Libano si è snodata, soprattutto, sulle memorie cristiane antiche e recenti, custodite dalle comunità ecclesiali e dalle famiglie religiose, nel contempo impegnate in opere educative, sanitarie e caritative molto apprezzate. Significative le soste ai Santuari di San Charbel e di San Nimatullah al-Hardini, insigni figli insieme a Santa Rafka della Chiesa di San Marone; e poi di Abuna Yakoub, il fondatore della Congregazione latina delle Suore della Croce del Libano recentemente beatificato da Benedetto XVI, come pure ai Conventi dei Basiliani e delle Basiliane Melchiti di Saida, e al Seminario di Raboueh, dove è stato accolto dal Patriarca Melchita. L’emblema del cattolicesimo libanese è, però, rappresentato dalla Valle Santa, al nord del Paese. Costellata dalle tombe di santi monaci ed eremiti conosciuti e sconosciuti, in uno splendido contesto naturale, fu la culla della Chiesa maronita e sede per lungo tempo dei suoi Patriarchi. Il Cardinale Sandri l’ha visitata con alcuni vescovi, celebrandovi l’Eucaristia e piantando un piccolo cedro in auspicio di pace. Ultima tappa, quale affidamento dell’intero viaggio alla preghiera, l’incontro con le Carmelitane del Monastero della Madre di Dio e dell’Unità e l’omaggio a Nostra Signora del Libano nel celebre Santuario di Harissa.

 

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