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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

CELEBRAZIONE PER LA SIGNIFICAZIONE PUBBLICA DELLA COMUNIONE ECCLESIASTICA CONCESSA DAL SANTO PADRE AL NUOVO PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI SIRI, S.B. IGNACE YOUSSEF III YOUNAN

Roma, 18 giugno 2009

 

Giovedì 18 giugno 2009, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, è stata celebrata la solenne liturgia eucaristica in rito siro-antiocheno nel corso della quale, a nome del Papa, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha dato pubblica significazione della comunione ecclesiastica tra il vescovo di Roma e il nuovo patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssef iii Younan. Folta la delegazione che ha accompagnato il proprio capo e pastore per professare la fede di Pietro, che fu vescovo di Antiochia, e di Paolo, che là dove i discepoli per la prima volta furono chiamati cristiani, ha predicato il Crocifisso risorto, ma anche di sant'Ignazio di Antiochia, di cui i patriarchi siri portano sempre il nome, e di sant'Efrem il Siro. All'inizio è stata data lettura della lettera con la quale il Pontefice ha delegato il cardinale Sandri a rappresentarlo al sacro rito, che il porporato ha illustrato nell'omelia qui pubblicata: il pallio in passato conferito anche ai patriarchi orientali è stato, infatti, sostituito dallo scambio delle sacre specie eucaristiche, quale segno e volontà di comunione interecclesiale nell'unica Chiesa cattolica guidata da Pietro e dai suoi successori. Con i vescovi e i fedeli siri provenienti da Libano, Siria, Iraq e da altre parti del mondo, hanno partecipato alla celebrazione alcuni ambasciatori e i rappresentanti degli orientali presenti a Roma. Tra i presenti, il patriarca e prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Ignace Moussa i Daoud, e l'arcivescovo segretario Cyril Vasil', con i monsignori Maurizio Malvestiti e Arnaud Bérard del medesimo dicastero. Ad accogliere i partecipanti nella basilica liberiana il cardinale arciprete Bernard Law, che ha concelebrato. La divina liturgia si è conclusa con un suggestivo canto mariano in siriaco davanti alla icona della Salus populi romani.

(© Osservatore Romano)

 

 

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