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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

 

 L'EREDITÀ SPIRITUALE DELLA CHIESA MARONITA

Il Cardinale Leonardo Sandri al raduno dei libanesi cattolici emigrati negli Stati Uniti

di Maurizio Malvestiti, Sotto-segretario della Congregazione per le Chiese Orientali

(L'Osservatore Romano, 31 luglio 2009)

Gratitudine per "l'esemplare attaccamento alla fede e ai valori gelosamente trasmessi dai padri" e incoraggiamento a proseguire nel senso di appartenenza alla Chiesa maronita e nella generosa testimonianza cristiana sono stati espressi dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ai circa millecinquecento partecipanti all'annuale Maronite convention degli Stati Uniti d'America, svoltasi a Los Angeles.

L'appuntamento può ormai definirsi storico giunto com'è alla quarantaseiesima edizione. "Continuate ad offrire in seno alla grande famiglia delle Chiese Orientali cattoliche l'esempio della vostra tenacia nella salvaguardia del patrimonio spirituale, rituale, liturgico, giuridico e culturale ereditato dalla Chiesa maronita e dalla vostra amata terra d'origine: il Libano. Continuate nello stesso tempo a professare l'inscindibile fedeltà al vescovo di Roma per rimanere inseriti in modo vitale nell'unica Chiesa cattolica", ha aggiunto il porporato, indicando tra le finalità dell'incontro quelle di ravvivare le comuni radici spirituali e ricordare la patria libanese, meritevole di tutta la possibile solidarietà spirituale e materiale "dei figli divenuti cittadini del mondo".

La Divina liturgia quotidiana secondo il rito antiocheno-maronita, col suggestivo intreccio delle lingue siriaca, araba e inglese, come pure la riflessione sul ruolo del laicato maronita in collaborazione con le altre Chiese orientali e la Chiesa latina, e la sensibilità ecumenica e interreligiosa, hanno caratterizzato le giornate californiane, in un clima di grande festa per rinsaldare i vincoli fraterni tra i protagonisti di un'immigrazione approdata alla terza e alla quarta generazione e tra libanesi originari dalle stesse città e villaggi che talora si incontrano solo nell'annuale ritrovo.

Convocati da monsignor Robert Shaheen, vescovo di Nostra Signora del Libano di Los Angeles, e da monsignor Gregory Mansour, vescovo di Saint Maroun di Brooklyn, i maroniti sono giunti da ogni parte degli Stati Uniti, insieme alle rappresentanze provenienti, oltre che dalla patria d'origine, da altre nazioni del Continente americano, a cominciare dai vescovi maroniti Joseph Khoury venuto dal Canada, Edgar Madi dal Brasile e Georges Saad Abi Younes dal Messico. Quella americana del resto è la più consistente ed organizzata diaspora maronita, capace di intercettare anche i giovani che hanno attivamente animato la grande festa a livello liturgico e ricreativo. Alla loro presenza si è riferito il cardinale Sandri, dopo avere espresso uno speciale saluto di riconoscenza a sua beatitudine il Patriarca di Antiochia dei maroniti, cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, esortandoli a rimanere strettamente legati alla comunità maronita e con essa "ancorati alle origini e proprio per questo motivo aperti al nuovo. Senza fermarsi soltanto sulle forme del passato ma avendo a cuore la fedeltà al contenuto della fede cristiana universale e alla tradizione maronita nella sua più vera sostanza". Il porporato aveva visitato la terra libanese lo scorso novembre e desiderava completare il "pellegrinaggio spirituale al cuore maronita del Libano" incontrando la componente americana dell'unica Chiesa maronita sparsa nel mondo. Lo ha confidato ai maroniti d'America invitandoli a testimoniare il loro patrimonio spirituale nella nuova patria, che non intende peraltro sostituire quella d'origine: "i vostri villaggi e le belle montagne, e i santuari e le chiese nello splendido contesto naturale libanese che si affaccia sul mare amico aperto al mondo. Tutto mi anticipava il presente incontro. Siete terra biblica in senso spirituale voi libanesi cristiani di origine anche quando siete per il mondo. Siate, perciò, il sale della terra e la luce del mondo come vuole il vangelo di Gesù Cristo, Nostro Signore".

Nell'incontro riservato ai sacerdoti il cardinale aveva anticipato alcune urgenti sfide ecclesiali: "La prima proviene dal rischio della perdita della identità propria e della fusione sia nella Chiesa latina sia nelle altre Chiese orientali cattoliche o in comunità e chiese non cattoliche. Apertura non vuol dire confusione. Il modello ecclesiale è l'unità nella molteplicità delle tradizioni cristiane in docilità allo Spirito Santo e ai pastori posti da Cristo nella Chiesa. La seconda è la tendenza all'autosufficienza e all'indipendenza da ogni legame con la Chiesa d'origine. Ma senza la radicazione nelle origini cristiane non c'è futuro per la Chiesa universale e le Chiese orientali sono le custodi viventi delle origini cristiane. La terza sfida è stata fortemente segnalata dal Sinodo patriarcale della Chiesa maronita celebrato in Libano tra il 2003 e il 2006 e consiste nel pericolo di sentirsi al sicuro in Occidente, dimenticando e trascurando l'indispensabile dovere di sostegno alla causa della presenza dei nostri fratelli nella fede e del cristianesimo in genere nel Medio Oriente dove per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani".

Nelle omelie, invece, commentando la parola di Dio, ha raccomandato la perseveranza nel Nome di Cristo e nella comunione di fede e di amore col vicario di Cristo, nella prima giornata, e la radicalità che distingue la sequela cristiana, nella seconda, con riferimenti efficaci alla situazione culturale e sociale americana: "Se il Dio di Gesù Cristo non ammette compromessi, potranno ammetterli i cristiani? Il nostro Dio non tace davanti alla menzogna, come non si è arrestato davanti alla morte, che ha piuttosto distrutta nella vittoria pasquale. Il cristiano perciò non dà spazio alla menzogna e non fa finta di niente quando il peccato rode la sua vita, la sua famiglia e la sua comunità. Cercherà di essere tollerante e agire con delicatezza, sapendo attendere i tempi più opportuni per la correzione fraterna, disposto per primo a riceverla. Ma non potrà, ad esempio, assistere imperterrito alla disgregazione della famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna secondo il progetto di Dio Creatore, e all'apologia dell'aborto. Non potrà scambiarle per nuovi processi culturali, chiamando amore la debolezza o l'infedeltà. In questa crisi globale non si assocerà tranquillo alla dimenticanza di molti verso le fasce più deboli della società, magari tentando ancora di guadagnare qualcosa per sé. E non difenderà i diritti eludendo i doveri di solidarietà sociale, quando il vangelo chiede addirittura la gratuità, la misericordia e la comunione".

Il cardinale ha concluso la convention presiedendo la Divina liturgia domenicale, nella quale ha tenuto l'omelia il cardinale Roger Michael Mahony, arcivescovo di Los Angeles. Concelebranti i vescovi maroniti, i protosincelli delle eparchie statunitensi Elias Fauzy e Michael Thomas, padre Abdallah Zaidan, coordinatore della convention, e numerosi altri sacerdoti, con la partecipazione di diaconi, religiosi e religiose, dei membri dell'ordine di san Charbel, di volontari e di tante gioiose famiglie.

Il messaggio del Pontefice e la benedizione apostolica, assicurate dalla lettera del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, hanno accompagnato le varie fasi dell'incontro, con uno speciale auspicio per i giovani a crescere nell'amore per Cristo e a manifestare il tesoro della fede cristiana perché si diffonda nella società americana il regno di Dio, che è regno di giustizia, santità e pace.

(©L'Osservatore Romano - 31 luglio 2009)

 

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