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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Visita del Cardinale Leonardo Sandri in Georgia e Armenia

Un futuro di riconciliazione
con il contributo di tutti

(L’Osservatore Romano, 4 agosto 2012)

 

«Sopra tutte queste cose rivestitevi della carità. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo». Le parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Colossi forniscono la chiave di lettura della visita del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in Georgia e Armenia. Gli incontri, a carattere ecclesiale e civile, si sono svolti infatti in un clima di ascolto sereno e nel desiderio di valorizzare i ricchi frutti che distinguono la storia e il presente dei due Paesi.

In essi le comunità cattoliche sono numericamente modeste, ma con rilevante capacità di proporsi come testimoni intelligenti di carità, approfondendo il dialogo ecumenico e spendendosi per soluzioni di pace e riconciliazione nelle tensioni fra popoli e Paesi della regione.

La visita in Georgia si è aperta con la solenne concelebrazione nella chiesa dell’Assunzione di Tbilisi, sede dell’amministratore apostolico del Caucaso dei Latini, il vescovo Giuseppe Pasotto: erano presenti, oltre ai presuli, sacerdoti e religiose, fedeli appartenenti alle altre due componenti rituali cattoliche, caldea ed armena, che hanno arricchito la liturgia con canti delle diverse tradizioni, quasi a fare eco alle parole del cardinale Sandri: «Come la luce ci fa percepire i diversi colori e sfumature delle cose, così anche noi, riflettendo la luce di Cristo, con le differenze del nostro patrimonio rituale, formiamo un ponte tra il cielo e la terra, capaci di costruire relazioni autentiche. Le Chiese devono confessare con la loro unità che in Cristo il Dio di ogni misericordia si è fatto a noi vicino per sempre».

La gratitudine a Dio si è prolungata nel ricevimento offerto dalla nunziatura apostolica per celebrare i vent’anni delle relazioni diplomatiche tra la Georgia e la Santa Sede. Era presente da parte del governo, Nikolaz Vashakidze, primo vice-ministro degli Affari Esteri. Il cardinale Sandri, si è ricollegato alle iniziative appena concluse a Roma per la stessa ricorrenza. Partendo dal ricordo della storica visita di Giovanni Paolo II nel 1999, sono risuonate le parole cariche di affetto e paterna sollecitudine di Benedetto XVI, dell’estate 2008, durante il sanguinoso conflitto: «Ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente. Si riprenda, invece, risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni».

Il frutto più maturo di questo ventennale rapporto è stata senz’altro l’iniziativa del Governo nel corso del 2011, con la promulgazione della legge che riconosce e tutela le minoranze religiose. Già molto apprezzata nel discorso del Pontefice durante l’udienza dello scorso gennaio per la presentazione degli auguri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, la legge è stata oggetto di valutazioni nell’incontro tra il cardinale e Tamar Kintsurashvili, delegata dal presidente della Georgia per i diritti umani e le minoranze religiose nel National security council, come pure in quello col ministro degli Esteri, Grigol Vashadze. È condiviso il convincimento che i rapporti con la Santa Sede si intensifichino ulteriormente, ribadendo la tutela costituzionale della presenza cattolica del Paese, come il desiderio di continuare l’apertura verso la grande tradizione europea, che contribuisca alla promozione di una comunità dei popoli soprattutto custodendo la ricchezza spirituale che ha contribuito a formare nella storia le rispettive identità.

Anche l’udienza concessa al cardinale, unitamente agli ordinari cattolici latino e armeno, da Sua Santità Ilia ii, Patriarca Catholicos di Georgia, ha sottolineato, nell’ambito del dialogo ecumenico, l’importanza dell’alleanza fra le Chiese tradizionali per la difesa e la promozione dei valori dello spirito, minacciato dalla dominante cultura relativista. L’ascolto di alcune esecuzioni musicali sacre composte dal Patriarca ha suggellato l’impegno a proseguire la preghiera reciproca tra le Chiese, sorte dalla predicazione dei due fratelli apostoli, Pietro e Andrea. Sua Santità Ilia ii ha concluso: «Il futuro è la pace, altrimenti potremo solo sprofondare in un abisso!».

Significativo è stato il tempo trascorso con la piccola comunità caldea, tanto attenta alla formazione attraverso la catechesi e capace di esprimersi nella bellezza dei tradizionali canti in siriaco, come pure la testimonianza di più di quattrocento giovani armeni, giunti nella capitale per incontrare il porporato. Egli li ha invitati a sentirsi eredi di un grande tesoro di fede e di cultura, diventando protagonisti del futuro con la vita cristiana e l’opera di evangelizzazione. E a sostegno dell’impegno affidato ha assicurato la preghiera e la benedizione apostolica di Benedetto XVI, chiamato dal Signore a confermare i fratelli nella fede. Il cardinale ha ricordato una tipica espressione augurale della lingua georgiana «Che io ti sostituisca» (Šen genatsvale), cogliendone il profondo afflato cristiano di carità: «È in fondo il modo con cui la persona umana cerca o almeno si augura di agire nei confronti degli altri. Ed è l’esempio mirabile con cui Dio in Cristo ha scelto di agire verso l’umanità intera».

La presenza cattolica nelle due nazioni è infatti «rivestita della carità» di Cristo, verso tutti i poveri e i sofferenti. Lo ha testimoniato la visita a Caritas Georgia, con alcune centinaia fra bambini, ragazzi e anziani seguiti nei centri diurni come in strutture residenziali, attraverso dipendenti e volontari con qualificata esperienza e capaci di formare le giovani generazioni con laboratori di artigianato ed oggetti d’arte, apprezzati sia dal patriarcato ortodosso come dalle strutture governative. E ancora, passando in Armenia, le opere delle suore armene dell’Immacolata Concezione, a Gyumri in particolare, delle suore Missionarie della carità fondate dalla beata Teresa di Calcutta a Spitak e Yerevan, come l’ospedale di Ashotks, donato dalla Caritas italiana su invito di Giovanni Paolo II, dopo il terribile terremoto del 1988, e gestito finora grazie all’opera infaticabile dei religiosi camilliani e delle piccole sorelle di Charles di Foucault. Proprio in quel contesto il cardinale Sandri, che aveva già visitato il memoriale a ricordo della «grande tribolazione» occorso al popolo armeno quasi un secolo fa, ha posto in relazione la domanda che sorge nell’uomo di fronte agli sconvolgimenti della natura con quella ben più amara nel constatare la malvagità umana nelle sue forme estreme: «La risposta al male più incomprensibile è quella carità — ha affermato — che si è resa presente ed operante, attraverso mani fraterne ed amiche. Insieme, armeni cattolici ed apostolici, uomini e donne di buona volontà, servendo i poveri e i sofferenti che qui bussano alla porta, continuiamo a vedere Cristo che scende in loro dal cielo, continuiamo ad ospitarlo fra noi. Anche noi, feriti dal suo amore salvifico, diverremo capaci di offrire ai più bisognosi l’effluvio della carità, che manifesta al mondo il volto di Cristo».

Il rito della dedicazione della chiesa di Tashir ha consentito di richiamare ai fedeli, accorsi numerosissimi dalle cittadine e dai villaggi limitrofi, come «ciò che è creato qui diventa segno e richiamo di ciò che è increato, e in questo modo coloro che si radunano come comunità nel tempio santo di Dio diventano a loro volta edificio di Dio, santo e a Lui gradito. La chiesa edificio è epifania della Chiesa di pietre vive!», spingendo a cogliere un richiamo eucaristico in tutta la natura, come ha fatto Daniel Varujan nella poesia Andastan: «Dal cielo, sulle spighe / gocciolano le stelle l’olio consacrato. / Semina, contadino, in nome dell’ostia del Signore / germi di luce straripano dalle tue dita / in ciascuna delle spighe bianche di latte / maturerà domani una parte del corpo di Gesù».

La Chiesa apostolica armena ha espresso la massima attenzione alla visita del cardinale Sandri, accompagnato in tutte le tappe dal vescovo Hovakym Manukian, responsabile del dipartimento per le relazioni con le Chiese, e dall’arcivescovo Nathan Hovhannisian, ma soprattutto con una intera giornata messa a disposizione da Sua Santità Karekin ii, Supremo Catholicos di Santa Etchmiadzin. Alla fraterna accoglienza nella sua residenza ha fatto seguito un lungo colloquio, nel quale è stato ribadito il desiderio di procedere nel dialogo e nella collaborazione, già manifestata dalla visita di Giovanni Paolo II nel 2001 e dagli incontri avuti con Benedetto XVI. L’occasione prossima, nel 2015, del centenario delle sofferenze patite dal popolo armeno vorrebbe essere vissuta in modo tale che si diffonda nel mondo un messaggio di riconciliazione e di pace.

Il Catholicos ha poi accompagnato il cardinale Sandri a visitare il complesso di Santa Etchmiadzin, in cui sono in atto notevoli lavori di ampliamento e riqualificazione. Insieme hanno sostato in preghiera nella cattedrale davanti all’altare che celebra la «discesa» di Cristo.

Il presidente della Repubblica, Serzh Sargsyan, e il ministro degli esteri, Edward Nalbandian, hanno accolto il cardinale, indirizzando il proprio saluto a Benedetto XVI e apprezzando l’opera della Santa Sede nel preservare i valori della civiltà cristiana nel contesto internazionale, ma anche ringraziando la comunità cattolica per l’apporto al bene comune del popolo con ammirevole presenza di educazione e carità. Il cardinale Sandri ha ringraziato in quella circostanza per l’accoglienza dell’arcivescovo ordinario per i fedeli cattolici armeni dell’Europa orientale, monsignor Minassian, insediatosi da circa un anno. L’auspicio delle autorità è che in futuro si intensifichino i legami con la Santa Sede: il ricordo della lettera indirizzata al Sultano da Benedetto XV sulle sofferenze degli armeni, la collocazione della statua di san Gregorio l’Illuminatore all’esterno della basilica di San Pietro, le ricerche d’archivio in atto in Vaticano da parte di studiosi armeni sono solo alcuni segni evidenti delle buone e feconde relazioni.

Il presidente e il ministro hanno affermato con chiarezza che la nazione e il popolo armeno desiderano un avvenire di pace, dove le contese siano sciolte senza campagne propagandistiche e senza la corsa agli armamenti, ma col rispetto del diritto e delle risoluzioni della comunità internazionale.

Il nunzio apostolico, monsignor Solcynsky, il segretario di nunziatura, don Filippo Ciampanelli, e l’officiale della Congregazione per le Chiese Orientali, don Flavio Pace, hanno accompagnato il cardinale Sandri nell’intera visita. Essa ha ovunque riservato al ricordo e alla benedizione di Benedetto XVI la più cordiale accoglienza, quale auspicio perché la pace di Cristo, con il contributo di tutti, georgiani e armeni, possa regnare nei cuori e nella vita delle due nazioni e in tutto il Caucaso.

L'Osservatore Romano - 4 agosto 2012)


 

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