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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Visita del Cardinale Leonardo Sandri in Egitto

Alla paziente ricerca dell’unità

(L’Osservatore Romano, 9 gennaio 2013)

 

In un momento particolarmente difficile per l’Egitto, dove si susseguono tensioni e disordini, la presenza silenziosa delle suore nella Chiesa e nella società è quanto mai importante. In particolare, le religiose del Sacro Cuore di Gesù — una congregazione egiziana, nata per promuovere il dialogo e l’accoglienza in mezzo al popolo, senza nessuna discriminazione di sorta — sono la prova decisiva che la carità rende fratelli cristiani e musulmani. È quanto affermato dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la divina liturgia in rito copto celebrata martedì 8 gennaio, in occasione del centenario della fondazione dell’istituto religioso.

Il rito si è svolto ad Alessandria d’Egitto, prima tappa della visita che, dal 6 all’11 gennaio, sta portando il porporato a incontrare non solo la comunità cattolica di rito orientale e latino, ma anche i cristiani ortodossi del Paese. Nella circostanza il prefetto si è fatto anche latore della vicinanza, della preghiera e della benedizione apostolica del Papa alla superiora generale Marie Aïda Boutros e alle sue consorelle, e ai patriarchi cattolici, il cardinale Antonios Naguib e Gregorios III Laham.
«Le suore egiziane — ha detto il porporato nell’omelia — hanno sempre cercato l’unità in un contesto di esperienze e percorsi diversi. Il centenario racchiude in sé tutta la pienezza di tale ricchezza».

La congregazione religiosa, ha ricordato il cardinale, è stata fondata il 6 gennaio 1913 da sette donne che si sono prefissate di «dedicarsi ai bisognosi e agli emarginati, nello zelo pastorale e catechetico, nel servizio sanitario, scolastico ed educativo». Essa è sorta proprio all’interno della Chiesa copto-cattolica in «questa terra ricca di storia e di tradizione, dove iniziò e si diffuse l’esperienza del monachesimo. Il suo inarrestabile percorso di testimonianza e dedizione si compie mentre la Chiesa universale celebra l’Anno della fede. La coincidenza — ha commentato il celebrante — ci fa comprendere che nessuna opera di carità potrebbe mai durare a lungo senza il continuo sostegno della fede. Essa soltanto ci rende saldi e irreprensibili nell’amore, che è servizio e assistenza, e non è soltanto il sostegno al fare, bensì nutrimento della vita».

Il cardinale Sandri ha poi sottolineato l’importanza del lavoro apostolico e caritativo delle suore lungo questi cento anni, a cominciare dalle fondatrici che dettero vita a un’opera capace di rinnovarsi incarnando i valori del Vangelo. La congregazione religiosa, come ha fatto notare il prefetto, è infatti «ben inserita nella realtà sociale dell’Egitto, ma è presente anche in Sudan e in Tunisia». Inoltre l’opera si è adeguata alle necessità dei tempi e ha ampliato l’orizzonte ma, ha messo in guardia il porporato rivolgendosi direttamente alle suore, «vi basterà guardare al luogo in cui la vostra missione ha avuto origine: l’Egitto, terra ospitale che ha accolto il bambino Gesù, per trovare le nuove forme di carità richieste dalla situazione».

Al rito erano presenti, tra gli altri, il vescovo Adel Zaki, vicario apostolico di Alessandria di Egitto, monsignor Kurian Matthew Vayalunkal, incaricato d’affari della nunziatura apostolica, due rappresentanti della Congregazione per le Chiese Orientali, monsignor Khaled Ayad Bishay e don Flavio Pace.

Il giorno precedente, il cardinale Sandri aveva presieduto la celebrazione eucaristica presso il vicariato latino di Alessandria, con la quale aveva iniziata la visita alla comunità cattolica egiziana. Nell’omelia aveva commentato i brani evangelici del Natale e dell’Epifania e aveva invitato i presenti a riflettere sull’Anno della fede, durante il quale «ci è chiesto di smascherare la tentazione di fermarci alle labbra nella professione della verità di Dio. Siano coinvolti il cuore, i pensieri e le azioni. Forse invece la speranza si è affievolita, la carità rallentata, i dubbi hanno preso il sopravvento e ci siamo lasciati vincere dallo spirito del mondo».

Agli occhi del cardinale erano ben presenti le sofferenze e le tensioni che attraversano il popolo egiziano. È notizia del 6 gennaio, di uno sventato attentato alla chiesa copta di Rafah, nella penisola del Sinai, nel giorno in cui le Chiese orientali celebrano il Natale. «Come comunità cristiane in Egitto e nell’Oriente — aveva detto in proposito — non ci sono mai risparmiate le prove e le sofferenze, le divisioni interne ed esterne, il dialogo a volte teso ma sempre da rinnovare con le istituzioni: tuttavia, non ci è permesso di considerare queste sfide come un freno al sogno cristiano di pace e di salvezza».

Il prefetto ha poi ricordato l’esempio di sant’Atanasio, invitando i fedeli a «difendere la verità su Gesù Cristo», perché così si «difende la dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza del Creatore». Infine ha chiesto ai cattolici egiziani di contribuire a rendere accessibile a tutti il Dio di Gesù, contribuendo così ad amare il proprio Paese e permettere che la grande luce di Betlemme non si spenga, ma si alimenti sempre dalla carità.
 

(©L'Osservatore Romano - 9 gennaio  2013)


 

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