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OMELIA DEL CARDINALE PREFETTO
IGNACE MOUSSA I DAOUD
IN OCCASIONE DELLA SANTA MESSA
PER L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO 2006-2007
AL PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE

Pontificio Istituto Orientale
9 ottobre 2006

 

Em.mo e caro Cardinale Spidlik, 
Beatitudine Lucian, Arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco-cattolica di Romania,
Ecc.mo Mons. Bercea, Vescovo di Oradea Mare dei Romeni,
Rev.mo Padre Rettore, Rappresentante del Preposito Generale della Compagnia di Gesù,
Stimati Docenti e cari Studenti del Pontificio Istituto Orientale,

a tutti il mio saluto cordiale. E un rinnovato caloroso augurio a Sua Beatitudine Lucian per l’elevazione sua e della Chiesa greco-cattolica romena al grado Arcivescovile Maggiore. Ne condividiamo la gioia, ma soprattutto la gratitudine al Signore e al Santo Padre Benedetto XVI per un provvedimento che onora una Chiesa di testimoni fedeli fino al martirio.

Affidiamo con fede allo Spirito di Cristo Signore il nuovo anno accademico. E contiamo fiduciosi sulla intercessione della Santissima Madre di Dio, Sede della Divina Sapienza, perché possiamo essere docili alle ispirazioni che vengono dall’Alto.

Ci guida la parola di Dio. Ad essa ci riferiamo per sottolineare un aspetto qualificante dell’impegno del nostro Istituto: la dimensione pastorale da garantire all’insegnamento della teologia e del diritto canonico.

San Paolo ammonisce i Corinzi in questi termini: “Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori” (1 Cor. 15-16).

I “pedagoghi” avevano il compito di condurre il fanciullo o il giovane dai suoi maestri, e poi di sorvegliarlo e frenare le sue deviazioni. San Paolo allude però ad una paternità spirituale che descrive nella stessa lettera affermando: “io ho seminato in voi la nuova vita dello Spirito che vi configura a Cristo” (1 Cor. 3,6).

Cristo è l’unico Maestro, l’unica via di grazia e di verità che conduce alla salvezza. Tutti abbiamo avuto pedagoghi e maestri. I nostri studenti hanno molti docenti che insegnano la teologia, la liturgia, la patristica, il diritto canonico e le altre scienze sacre. Tutte le conoscenze hanno senso solo se conducono al vero Maestro e se con Lui approdano alla contemplazione di Dio Uno e Trino e del suo amore per noi, ossia alla nostra deificazione. Il pedagogo e maestro cristiano deve chiedere il dono di questa paternità spirituale, che lasci spazio crescente all’unico Maestro, Gesù Cristo. Lui renderà efficace la serietà, il rigore e l’aggiornamento della preparazione scientifica che tanto apprezziamo e che deve essere da tutti i docenti responsabilmente perseguita.

I docenti, infatti, si faranno imitatori di San Paolo preoccupandosi di trasmettere la verità rivelata proprio per condurre a Cristo. E' loro compito spiegare e difendere la fede della Chiesa e contribuire al progresso dottrinale degli alunni. Un compito arduo che possono svolgere grazie alla più profonda intelligenza del mistero della salvezza e delle scienze sacre che essi possiedono, e anche per la conoscenza del contesto religioso, culturale e sociale contemporaneo. Un compito da svolgere nel fedele rispetto del magistero autentico della Chiesa, collaborando responsabilmente e umilmente alla funzione dell’insegnamento che è propria dei Pastori della Chiesa.

Nello stesso tempo i docenti godranno della libertà conveniente e sempre lavoreranno per la crescita della comunità credente. Nella prospettiva paolina, i “pedagoghi” della Parola di Dio, lasciando da parte le parole della sapienza umana e gli argomenti astrusi, sono chiamati a trasmettere integralmente il mistero di Cristo, che è via, verità e vita, e a dimostrare come le cose terrene e le umane istituzioni, secondo il disegno di Dio Creatore, sono ordinate  alla salvezza degli uomini e perciò possono contribuire non poco all'edificazione del Corpo di Cristo.

Il Vangelo poi presenta la peccatrice perdonata, la quale entra, senza preavviso, nella casa del fariseo che aveva invitato Gesù, ne provoca l’indignazione e suscita in lui una domanda: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca”. Anche gli altri commensali si chiedono: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?” Ma il Signore dice alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va in pace”.

Il fariseo era un perfetto conoscitore della legge, esigente per la sua applicazione sugli altri,  ma la sua conoscenza era priva di carità e si riduceva ad uno sterile legalismo, che soffocava piuttosto che liberare. La salvezza è invece offerta all’uomo e alla donna, accolti nella loro condizione di debolezza e di peccato. Cristo li riabilita sempre! La parola e la cura della Chiesa devono andare nella stessa direzione per essere segno e strumento della assoluta volontà redentiva di Cristo. 

Queste parole evangeliche sono di alta ispirazione al ministero sacerdotale e alla preparazione spirituale e dottrinale dei sacri ministri, la cui finalità è la “salus animarum”. E’ in una prospettiva eminentemente pastorale che bisogna intendere l’insegnamento della Teologia e del Diritto canonico.

Nella teologia conosciamo e approfondiamo ciò che dobbiamo credere per la nostra salvezza; nella liturgia celebriamo ciò che crediamo rendendo culto a Dio Uno e Trino; con il Diritto canonico conosciamo i sacri canones, cioè le regole che ci aiutano nel tempo e nel luogo in cui viviamo ed operiamo ad incarnare e tradurre in pratica ciò che per fede crediamo e nella liturgia celebriamo.

In tutto, sempre e comunque, si perseguano la gloria di Dio e la salvezza delle anime. E mai derogando a questa prioritaria istanza, si faccia tutto il possibile per realizzare un incontro approfondito con la cultura odierna.

In questa riflessione voi sentite l’eco del Concilio Ecumenico Vaticano II. La dimensione pastorale non è un corollario facoltativo o una specie di fissazione di un Concilio che ha voluto definirsi “pastorale”, ma un imperativo perché è stata individuata dal Concilio come la vera anima della formazione dei servitori del Vangelo.

L'insegnamento dottrinale, perciò, non dovrà essere una semplice offerta di nozioni, ma dovrà tendere  a una vera formazione interiore, attenta al luogo e al tempo, alla condizione degli alunni, sensibile al dialogo ecumenico, interreligioso e con i non credenti, all'apostolato e alla comunicazione sociale, senza trascurare le discipline ausiliarie, come la psicologia e la sociologia pastorale.  Proprio perché si preparano ad esercitare i ministeri in una Chiesa sui iuris, agli alunni non deve, infatti, mancare uno spirito veramente universale, che li abiliti all’impegno missionario.

Cari docenti e studenti,

in apertura dell’Anno Accademico 2006-2007, la Congregazione per le Chiese Orientali augura ai docenti e gli studenti un fruttuoso cammino. E si compiace cordialmente col Rettore, con le altre Autorità Accademiche e con tutti i Docenti per lo sviluppo qualificato della nostra cara Istituzione. Ai Responsabili, ai Professori e ai Collaboratori va il sentito ringraziamento della Congregazione e di tutte le Chiese Orientali Cattoliche per il molto che ricevono dalla dedizione competente e generosa di ciascuno.

L’anno che inauguriamo ci introduce nel 90° anniversario di fondazione sia del Pontificio Istituto Orientale sia della Congregazione per le Chiese Orientali per volontà di Papa Benedetto XV di felice memoria.

Il tempo che passa renda più fecondo il raccolto!

E’ l’auspicio che affido alla Divina Bontà ma anche alla vostra serietà e al vostro diligente impegno per potere insieme e sempre rendere gloria a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

 

Card. Ignace Moussa I Daoud
Patriarca emerito di Antiochia dei Siri, Prefetto  

  

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