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S.E.R. MONS. ANTONIO MARIA VEGLIÒ
SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI
MEMBRO DELLA
COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE PER IL DIALOGO TEOLOGICO
FRA LA CHIESA CATTOLICA E LA CHIESA ORTODOSSA NEL SUO INSIEME

10a Sessione Plenaria: Ravenna
8-15 ottobre 2007

 

La «Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme», ha tenuto dall’8 al 15 ottobre 2007 a Ravenna (Italia), la sua 10a Sessione Plenaria. Vi hanno preso parte 50 membri: 27 cattolici e 23 ortodossi. La Commissione consta in tutto di 60 membri, 30 cattolici e altrettanti ortodossi. Tra i membri cattolici figuravano: le loro Eccellenze Mons. Antonio Maria Vegliò, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, Mons. Ioannis Spiteris, Vescovo di Corfù, Zante e Cefalonia, Mons. Paul El-Sayah, Arcivescovo maronita di Haifa e Terra Santa, Mons. Florentin Crihălmeanu, Vescovo greco-cattolico di Cluj (Romania), ed i Monsignori Ivan Dačko, della Chiesa in Ucraina, Dimitrios Salachas, dell’Esarcato greco-cattolico di Atene, Mons. Eleuterio Fortino, dell’Eparchia italo-albanese di Lungro, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani e co-segretario della Commissione Mista. La partecipazione dei membri orientali cattolici è stata attiva e costruttiva.

I membri ortodossi rappresentano - secondo l'ordine indicato dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli - il medesimo Patriarcato ecumenico, i Patriarcati greco-ortodossi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, le Chiese autocefale di Cipro, Grecia, Polonia, Albania, delle Terre Ceche e di Slovacchia, e le Chiese autonome di Finlandia e di Estonia.

Da parte ortodossa, il Patriarcato di Bulgaria non ha potuto inviare i suoi delegati a Ravenna, mentre i delegati del Patriarcato di Georgia hanno dovuto lasciare la riunione per partecipare alle celebrazioni del 30° anniversario dell’elezione del patriarca Ilia II alla sede patriarcale e del 14° centenario della fondazione dello storico Monastero della Santa Croce. I delegati della Chiesa di Mosca invece si sono ritirati sin dal primo giorno di lavoro della Sessione a causa della presenza dei delegati della Chiesa ortodossa di Estonia, la cui “autonomia” è una questione discussa tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca.

Il ritiro però della delegazione russa dai lavori non ha coinvolto la Chiesa cattolica, il dialogo o il tema discusso, ma è stata una questione interna all’Ortodossia. I membri cattolici hanno accolto la decisione di Mosca con rammarico, esprimendo la speranza che la questione possa essere positivamente risolta. È da ricordare, però, che sin dal 1986 c’è stata una decisione panortodossa unanime secondo la quale l’assenza di una Chiesa ortodossa non costituisce un ostacolo per il prosieguo del dialogo.

La riunione a Ravenna è stata la seconda ad essere convocata dopo la riattivazione del dialogo a Belgrado (18-25 settembre 2006) con la 9a Sessione Plenaria della Commissione Mista. Come è noto, il dialogo era stato interrotto nel 2000 dopo l’8a Plenaria di Baltimora (USA) convocata per affrontare il tema controverso dell’“Uniatismo”, cioè le questioni relative alle relazioni dell'Ortodossia con le Chiese orientali cattoliche, emerso dopo il crollo dei regimi comunisti in Europa orientale. Sebbene la questione sia stata trattata nella 7a Sessione Plenaria di Balamand (Libano 1993) con il documento «L’uniatismo, metodo d’unione del passato, e la ricerca attuale della piena unità», a Baltimora non è stato possibile chiarire la tematica. A Belgrado, come anche a Ravenna, questo problema, per il momento, non è stato riaperto, ma la Commissione Mista ha ripreso il suo normale iter teologico iniziando a trattare progressivamente il problema del primato romano che divide da secoli le Chiese d’Oriente e d’Occidente. Questo tema presupponeva, ovviamente, tutta una serie di documenti precedentemente concordati, tutti nell’ambito del tema generale della comunione ecclesiale, e precisamente il documento documento di Monaco di Baviera (1982): Il mistero della Chiesa e dell’Eucaristia alla luce del mistero della Santa Trinità, il documento di Bari (1987): Fede, Sacramenti e Unità della Chiesa, e il documento di New Valamo, Finlandia (1988): Il sacramento dell’ordine nella struttura sacramentale della Chiesa. In particolare l’importanza della successione apostolica per la santificazione e l’unità del popolo di Dio.

A Belgrado e a Ravenna la Commissione Mista ha studiato la natura e l’esercizio dell’autorità e della collegialità nella Chiesa a tre livelli: locale (diocesi), regionale (Metropolia e Patriarcato) e universale. A questi tre livelli si indicava la presenza e il ruolo di un protos, un primo, con particolari prerogative. A Belgrado si erano discussi i primi due livelli. A Ravenna si è completato lo studio ed è stato approvato un documento finale comune: «Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa – Comunione ecclesiale, Conciliarità e Autorità», che costituisce, comunque, un documento intermedio di lavoro della Commissione. Come emerge dal titolo, il documento delinea dunque tre concetti fondamentali: comunione ecclesiale, conciliarità, autorità.

È decisamente positivo il giudizio che il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha dato dei risultati della Sessione di Ravenna. In tal senso si è espresso, all’Agenzia Asia News (19.10.2007), il metropolita Ioannis di Pergamo, co-presidente della Commissione, insieme con il cardinale Walter Kasper che conferma, in tal modo, la valutazione positiva del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Nel documento, composto di 46 paragrafi, tra l’altro si afferma: «Durante il primo millennio, la comunione universale delle Chiese, nel normale svolgersi degli eventi, fu mantenuta attraverso le relazioni fraterne tra i vescovi. Tali relazioni dei vescovi tra di loro, tra i vescovi ed i loro rispettivi protoi, e anche tra gli stessi protoi nell’ordine (taxis) canonico testimoniato dalla Chiesa antica, hanno nutrito e consolidato la comunione ecclesiale. La storia registra consultazioni, lettere ed appelli alle principali sedi, specialmente alla sede di Roma, che esprimono palesemente la solidarietà creata dalla koinonia. Disposizioni canoniche quali l’inserimento nei dittici dei nomi dei vescovi delle sedi principali, e la comunicazione della professione di fede agli altri patriarchi in occasione di elezioni, erano espressioni concrete di koinonia» (n. 40).

«Entrambe le parti concordano sul fatto che tale taxis canonica era riconosciuta da tutti all’epoca della Chiesa indivisa. Inoltre, concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che «presiede nella carità», secondo l’espressione di Sant’Ignazio d’Antiochia (Lettera ai Romani, Prologo), occupava il primo posto nella taxis, e che il vescovo di Roma è pertanto il protos tra i patriarchi. Tuttavia essi non sono d’accordo sull’interpretazione delle testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio» (n. 41).

Il documento di Ravenna offre nuove prospettive positive per affrontare il problema cruciale che divide da secoli Oriente e Occidente, cioè quello del Primato del Romano Pontefice, Vescovo di Roma, nella Chiesa universale. Entrambe le parti concordano sul fatto che nella Chiesa, a livello universale, c’è sempre stato e riconosciuto da tutti nel primo millennio un Primus tra i Patriarchi e Vescovi, come c’è stato un primus ai diversi livelli locali: diocesi, metropolie, patriarcati.

Protos” nella Chiesa universale vuol dire colui che presiede come capo nella comunione dei Vescovi, ed è, in quanto tale, munito di prerogative particolari ed esercita una potestà per garantire l’unità della fede e l’unità ecclesiale. Per la dottrina cattolica, questo “Protos”, per volontà di Cristo, è il successore di Pietro a Roma, il vescovo di Roma.

Il documento di Ravenna, essendo un testo per così dire “di passaggio” non intende risolvere una secolare divergenza teologica dottrinale. Le Chiese ortodosse non accettano il Primato così come è stato definito nei due Concili, Vaticano I e Vaticano II, ma non rifiutano il fatto che nella Chiesa c’è stato e ci deve essere un Primo tra i vescovi nella comunione universale delle Chiese dell’ecumene cristiana. Indubbiamente sarà molto impegnativa e difficile la prossima tappa del dialogo su questo problema.

Il documento di Ravenna tratta dunque della funzione del “Protos” a diversi livelli (locale e regionale) fino al livello universale della communio omnium Ecclesiarum e constata che a tutti i livelli non si intende un Sinodo di vescovi senza un primus, come pure non si intende un primus separato dal Sinodo. Le parole di Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Ut unum sint” e cioè di “trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova” sono significative per il dialogo nella ricerca anche di una convergenza dottrinale sul tema, ma ricordando sempre che il primato del Papa, vescovo di Roma, successore di Pietro, per la Chiesa cattolica è una questione non solo storica e canonica, ma essenzialmente dottrinale, basata sul Nuovo Testamento, cioè sul ministero di Pietro voluto da Cristo per la sua Chiesa.

La Commissione Mista ha avuto la calorosa e generosa ospitalità dell’arcidiocesi di Ravenna. La Sessione ha avuto inizio l’8 ottobre nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe con una solenne celebrazione vespertina, durante la quale l’arcivescovo, S.E. Mons. Giuseppe Verucchi, salutando i membri della Commissione, ha assicurato che il loro lavoro sarebbe stato accompagnato dalla preghiera dell’intera arcidiocesi, di comunità contemplative e religiose, sacerdoti e comunità parrocchiali. Durante quella settimana ci sono state anche due celebrazioni liturgiche con una grande partecipazione di fedeli: la concelebrazione eucaristica dei membri cattolici nella Cattedrale (13 ottobre) e la concelebrazione della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo da parte dei membri ortodossi (14 ottobre) nella Basilica di San Vitale.

Una calorosa accoglienza è stata riservata anche dalle autorità civili della provincia e della città. Il prefetto ed il sindaco, con i presidenti della provincia e della regione, hanno salutato con distinzione in forma ufficiale, in un incontro alla prefettura, tutti i membri della Commissione Mista, esprimendo, come ebbe a dire il prefetto dott.ssa Floriana De Sanctis, la speranza che il desiderio del dialogo, di comprendere e di essere compresi, che caratterizza la Commissione Mista, possa essere segno da imitare anche nella vita civile e politica.

A Ravenna è stato deciso che la prossima Sessione della Commissione Mista avrà luogo nell’autunno del 2009, probabilmente a Cipro. Sarà discusso il tema «Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio». Ciò prelude ad altre fasi. Nel frattempo due sottocommissioni miste di studio (composte di quattro cattolici e quattro ortodossi) sono state nominate per preparare, nella prossima primavera del 2008, uno studio al riguardo. Il Comitato di Coordinamento misto, nella prossima primavera del 2008, elaborerà una sintesi da presentare all’11a Sessione Plenaria della Commissione Mista.

Infine è da segnalare che i due co-presidenti della Commissione Mista, S.Em. il cardinale Walter Kasper e S. Em. Yoannis (Zizioulas) metropolita di Pergamo, hanno inviato un messaggio di ringraziamento a S.S. Benedetto XVI e a S.S. Bartolomeo I per i voti augurali indirizzati alla Commissione Mista.

Si allega il “Documento di Ravenna”.

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